venerdì, maggio 29, 2009

Mai ho desiderato tanto un iPod

Gentile pubblico,
è senza alcuna vergogna che vi faccio partecipi di un contest al quale la mia umile personcina va a partecipare. Se, come auspico, intendete sostenere il sempre vostro, procedete dunque senza indugio a:
- leggere il regolamento, qui;
- registrarvi, qui;
- guardare le foto in concorso, qui, e deridere tutte quelle che non sono la mia;
- votare la mia gradevole rappresentazione dell'audacità della giovine età, qui, (e, nel caso, la si può anche commentare dicendo che è molto bella, e che anche io lo sono);
- tornare sul blog ottuso a dirmi che si è adempiuto il proprio dovere, e sentirsi parte di una grande famiglia.

Se poi volete fare gli splendidi, già che ormai vi siete registrati, potete anche votare quella di Elle, che è questa, e quella di Markk. Ogni contributo sarà gradito.
Poi, se vinco, vi presto l'iPod.
Giuro.

PS: dai, vi supplico.

venerdì, maggio 22, 2009

Un giustificato motivo per (parte diciannovesima)

Nonostante l'intro che ci colma di speranza, no, questo non è l'ultimo capitolo scritto da Giangi.
Ho sonno.
Heike

Questo è l'ultimo!
Sospiro dentro di me mentre mi imbarco sul regionale trascinato dalla musica e dalle valige.
Ottanta chilometri ed è fatta! Ancora un'oretta abbondante e questo calvario è finito.
Ad un tratto ho una sensazione stranissima seguita da un brivido. Sento quello suono stridulo della sirena che preannuncia il chiudersi delle porte della metro milanese.
Ho un sussulto Mi guardo intorno stranito e spaventato, è come se per una frazione incalcolabile di tempo non riuscissi a sentirmi in un luogo definito.
Sono sul treno per Prato o a Cairoli?
Possibile che quella canna di ieri sera abbia avuto il così detto effetto a scoppio ritardato?
Per qualche istante penso di poter dire di aver vissuto parallelamente in due luoghi diversi che han deciso di incontrarsi nella mia testa e che, se da un lato han reso reso ancor più evidente uno status di smarrimento prodotto da ore e chilometri di viaggio, dall'altro han voluto forse sottolineare quanto della mia vita passo ogni giorno aspettando l'invito a salire o a scendere senza averne il più delle volte un giustificato motivo per farlo, ma confidando semplicemente di trovarlo salendo sul prossimo vagone.
La verità forse è che son semplicemente stanco, e mi pare di potre dire di aver trovato nelle pieghe delle valige la conferma di tutto ciò nonchè nei primi borbottii del mio MP3 la cui batteria sembra cominciare a dare segni di resa.
Come se non bastasse il treno è carico di persone, si vede che l'effetto dei continui ritardi dei vari IC, regionali ed Eurostar di mezza Italia si riperqute esponenzialmente su quelli che han la temeraria audacia di partire in orario. Di cambiar treno e sperare di trovare una soluzione più comoda non se ne parla, la fortuna direi che non mi ha neanche sorriso per sbaglio. Comincio così a buttare l'occhio nel corridoio per cercare di intravedere uno di quegli sgabellini estraibili che ad ogni viaggio sono sottoposti a continue sollecitazioni ma sui quali personalmente ripongo grossa fiducia e stima. Nei inquadro subito uno nel bel mezzo del treno e con una inaspettata scaltrezza, dettata più che altro dal fortissimo desiderio di poggiare le chiappe su una superficie il più possibile stabile, mi lancio su di esso e lo conquisto.
Ci siamo, poso le valige introno a me e affacciandomi al finestrone del treno ammiro il lento incalzare dell'appennino tosco-emiliano con le sue infinite sfumature di verde. Anche se solo un regionale il treno sembra sfreggiare fiero e sicuro per la sua strada, le soste che incontra rappresentano solo un semplice passaggio di routine, una formalità. L'appennino è avvolgente, treno e rotaie si dissolvono fagocitati dai suoi dolci rilievi per poi riapparire per pochi istanti e di nuovo sparire. Questa sensazione di esserci per poi perdersi la sento incredibilmente mia, propria di un'animo che allo stesso tempo è ansioso di fondersi con la vita mentre dall'altro rivendica la propria immiscibilità, la sua natura innafferabile, come una particella di mercurio a contatto con l'aria.
Purple Rain accompagna questo momento di estasi e completa distensione di pensieri e immagini, un brano che forse in alcune occasioni andrebbe ascoltato chiudendo gli occhi ma che in questo momento non posso far altro che vivere con le palpebre spalancate lasciando che tanta bellezza e tanta armonia possa accompagnarmi il più a lungo possibile.
Le fatiche del viaggio si disperdono così, insieme a mille pensieri, ricordi, parole, sguardi, nel gesto della mia mano che si strofina sulla testa.
Giangi

venerdì, maggio 15, 2009

Capitolo sette

Questa è la settima parte di una storia a bivi, portata avanti su indicazione dei lettori. Le prime sei sono qui. Buona lettura!

Candice mi aspetta là, leggermente adagiata con i gomiti su uno dei tavolacci imbanditi di carne arrostita e frutta mista, con i suoi due giganteschi meloni al posto giusto, incorniciata da questi tizi con la passione delle arleidevison (bleah!). "Frutta e verdura da Candice" recita la scritta sopra di lei: la miglior verduraia della zona, immagino io, pensando che ormai ci dividono solo pochi metri e qualche vegetale nel mezzo. Ma la mia immaginazione si rivela spesso insufficiente perché, mentre mi avvicino a lei, la vedo tirarsi su e quel che era nascosto dagli ortaggi riempie il mio intero campo visivo: due enormi seni che ricalcavano perfettamente le forme della sua mercanzia... in tutti i sensi! Il tutto trattenuto a stento da una camiciola a quadretti bianchi e rossi annodati sul davanti. Sfoggio il mio sorriso a 88 denti che fa sfigurare anche i migliori istruttori di tennis, le lancio la mia occhiata ammiccante, sono già pronto a perdermi con lei nella discettazione sui punti oscuri della Critica Della Ragion Pura di Kant e a farla sciogliere addosso a me quando un BEEEEEP che non sentivo da anni mi rintocca nel cervello.

-BEEEEEP-

No, non è il cellulare. Il suono proviene dal polso, dall'Omni, il mio "orologio" di servizio. E' accaduto quello che non potevo immaginare neanche nei miei incubi peggiori! (beh, d'altronde non ho una grande immaginazione, l'avevo detto, no?)
Il gatto ha trovato Heike! Mi mordo la lingua. Troppo presto. Come è successo? Chi l'ha aiutato? Pensavo che solo la gilda dei non-morti e degli Emo's fosse sulle sue tracce. Povero amico mio... e povero me! Se il gatto capisce le potenzialità di Heike non oso immaginare quello che potrà fare a questa realtà! (il mio solito problema di immaginazione)
Basta, siamo realisti!
- Candice, mi dispiace ma... Basta, siamo realisti! Tra me e te ci sarebbe stato solo sesso: sesso sfrenato, sesso primordiale, sesso in un'accezione che tu non avresti mai immaginato (e neanch'io) e io avrei serbato il ricordo di te al mattino con la sigaretta in bocca...
- ..io non fum-
- ...ma ora come non mai il dovere mi chiama. Addio!
Ho una frazione di secondo per sbatterla al muro, infilarle la lingua in bocca e afferrare velocemente un suo ricordo.
Corro velocemente verso la mia turbo nera (ringraziando mentalmente i nani barbuti per averla portata al raduno), ingrano la marcia... e VIA!!! Sfreccio tra le urla indistinte dei tizi...
- Ehi, non ci hai neanche ringraziato per aver recuperato la tua auto!
...e mando una bacio alla dolce Candice che muove le labbra a stento, probabilmente per supplicarmi di rimanere o portarla con lei...
- Pagami la melaaaaa! LADROOO!!!
...ma ormai sono troppo lontano per sentirla. Finisco di addentare la mela (non ho mangiato granché dall'inizio di questa storia) e mi affido alla mia strumentazione in dotazione che ora ha cominciato a funzionare egregiamente.

Heike. Devo recuperare Heike.

Ho promesso a Elle che l'avrei recuperato e lo farò. Ma neppure lei conosce il segreto che pure lui ignora.
Già! La promessa. Ero seduto in una stanza buia. Il rumore dei suoi tacchi che echeggiava nel corridoio l'avrei distinto tra mille. Aperta la porta, la sua voce sicura e al tempo stesso dolce ed imperiosa aveva sussurrato:
- Luci. Schermi.
La stanza si era illuminata e gli schermi alle pareti e sui tavoli si erano accesi mostrando informazioni, cartografie, dati di reportistica, conoscenze di ogni dove e in ogni lingua. Un pensiero fulmineo: un solo decimo di quelle informazioni avrebbe fatto avanzare una qualsiasi civiltà media di uno scatto evolutivo.
- Buongiorno Peephee.
- Buongiorno Elle. Non sapevo che fosse giorno.
- Sì, il tempo per noi non ha valore, vero? Dopo quella missione nel sec. XI la tua identità come Valerian è saltata. Ne prepareremo altre per te. O forse potresti suggerircene qualcuna, no?
Una strana occhiata da parte sua.
- Sarò breve. Devi trovare Heike e portarlo qua. I nostri informatori ci hanno rivelato che strane forze si stanno concentrando attorno a lui, compresi gli Emo's. Ancora non ci è chiaro il perché. Dovrai scoprire anche questo. L'Agenzia ha bisogno di te e tu sei il nostro migliore operativo. Inoltre...
Qualcosa nel suo tono di voce. Un inavvertibile tremolio -solo un orecchio esperto come il mio lo poteva avvertire- segnava l'attacco della frase seguente.
- ...devo rivederlo un'ultima volta prima di cambiare assegnazione e secolo.
Aveva abbassato lo sguardo.
- Puoi andare.

La fortuna aveva bussato alla mia porta quando Heike in persona mi aveva cercato al telefono e fornito l'indizio per trovarlo. E ora è tra le grinfie del mio avversario: Enkidu, Palamede, uno dei loro, un uomo dagli occhi di piombo. E ora sotto le spoglie del gatto Gourmet. Chissà se si avvale ancora della vecchia Nocciola come suo famiglio! Ripenso alla mia vita. Vita. Come se ne avessi una sola. Il tempo è mio amico e l'Eternità la mia compagna. Ricordo i tempi in cui governavo Uruk o quando gioivo dei sapori bucolici di Ithaki. E di quando mi facevo chiamare Juan Salvo o Mort Cinder. Una lacrima riga la mia guancia: tante e tante altre vite. Ricordi. Affetti. Identità. Ma coloro che mi hanno affidato questa missione mi hanno sempre chiamato Khruner, il vagabondo dell'infinito. E' stata una fortuna essere reclutato nell'Agenzia Spazio-Temporale. E loro ignorano la mia vera natura, anche se cominciano ad insospettirsi...

Basta pensare al passato. Devo aiutare Heike. Devo farlo. Non solo per Elle ma anche per portare a termine la mia ricerca... e dire che mai avrei pensato che si sarebbe manifestato nella persona di Heike. L'Omni ha avvertito il pericolo di Gourmet e ora mi sta guidando verso la mia meta ma....

Oddio!!! Cos'è quel bagliore nel cielo del mattino, velato dalla volta celeste? Come la nascita di una stella... no! Una cometa che si sta abbattendo al suolo, a pochi chilometri dalla mia posizione ma in altra direzione da quella che stavo percorrendo. Strano... la cometa emette come degli strani bagliori ad intermittenza e la scia è... come dire... anomala!...
Sento puzza di bruciato... Vuoi scommettere che si tratta proprio di...
Uno squillo interrompe i miei pensieri: è Elle! Cosa vorrà da me? Eppure non ci dovrebbero essere contatti dopo che una missione è iniziata!

Cosa fare? Correre a salvare Heike, indagare sullo strano fenomeno che ho avvistato o rispondere alla strana chiamata di Elle?

Ok, come forse ricorderete se siete lettori abituali non affetti dall'Alzhaimer, qui si fa alta letteratura, creando una storia interattiva: io e Peephee scriviamo un capitolo per uno (oggi toccava a lui), e alla fine di ogni post mettiamo delle alternative sul prosieguo; voi, in quanto lettori creativi et interessati, scrivete nei commenti quale delle opzioni vi aggrada di più, e noi ubbidiamo supini. Avanti, duqnue, rispondete e proponete, e vediamo come prosegue la vicenda!

martedì, maggio 12, 2009

Ciò che non ti uccide

Riceviamo e pubblichiamo un documento clamoroso, che già sta suscitando colossali ooohh di sorpresa in tutto il mondo:

Quando ero giovane, avevo grandi sogni.

Mi immaginavo, su un palco, illuminato dai riflettori e circondato dalle moltitudini, a gridare e a urlare furioso, riff di chittare, graffianti, furenti.
La batteria che esplode in un ritmo furioso, il basso che guida e segue ad un tempo, il pubblico, ah il pubblico, in delirio, che canta quello che io canto. Quello che io ho scritto.
Poi, morire giovane, bello e maledetto all'apice della carriera, o forse scomparire nei mari del sud, diventare la coscienza di una generazione, e le fanciulle che piangono, sulla mia tomba vuota.

Ma il mondo, si sa, mi ha chiesto altro, e ho posato la chitarra.
Sono diventato quello che mi veniva chiesto di essere.
Non più il poeta della musica, sono diventato un bravo studente, un brillante laureato, poi un professore, un ricercatore, una mente, si dice, luminosa, e la guida, noiosa e pedante forse, ma orgogliosa, per milioni di persone.
Poi, un giorno, la caduta, tremenda, rovinosa, proprio come quella di un rocker. E, da un giorno all'altro sono diventato un pensionato.
Forse.

O forse, questo è solo quello che VOI credete. Perché è solo quello che avete sempre visto.
Era quello che la luce del giorno vi diceva, vi rivelava di me. Ma la notte, ah, allora cambiavo, e invece di dormire, vivevo quella vita che avevo sempre voluto vivere.
Concerti, rabbia, dissoluzione, tutto questo mi si disvelava dinanzi, e potevo essere, di nuovo, il vero spirito del rock'n'roll.
Ora, che tutto è finito, che il mondo è stato cambiato, è tempo che il giorno ceda il passo alla notte, e che, in questa notte, la verità sia compresa. Io sono un rocker. Lo sono sempre stato, e sempre lo sarò.
Romano Prodi


Questo documento clamoroso, rilasciato in nottata, dà una sconvolgente rivelazione: da anni il presidente Prodi conduce una doppia vita: statista morigerato e noioso di giorno, rocker gaudente e dissoluto di notte. La mente che per decenni ha infiammato la scena politica italiana, è la stessa che, allo stesso tempo, ha incendiato i palchi della scena rock mondiale, sotto il nome di DRUPI.
Al celebre emiliano bastava togliersi gli occhiali da doroteo, indossare una fluente parrucca nera, effettuare un piccolo metanagramma sul proprio cognome ed eccolo pronto per il ROCK!
Cosa succederà adesso? Quali saranno le reazioni del mondo politico e musicale a questa drammatica rivelazione? Voci di palazzo riferiscono di un Berlusconi che, all'apprendere la notizia, si sia lasciato sfuggire, a mezza bocca, di essere Vasco, o Elvis Presley, o i Beatles, a scelta.

Nell'immagine, le prove dell'agghiacciante verità.

giovedì, maggio 07, 2009

La condition humaine