venerdì, giugno 27, 2008

Non c'è più posto, all'inferno

Come se non ce ne fossero abbastanza, ecco che nascono dei nuovi guai.
Fa caldo, porca miseria, che quando esco per strada mi volto a cercare di capire dovè il fòno acceso, e chi ce l'ha lasciato.
Si suda, ma non è quello il problema, il problema è che poi ci si risuda sopra, e poi di nuovo, e ancora.
Per fortuna nel bunker catacombale dove viviamo c'è, grazie alle pareti rinforzate spesse 80 cm e l'assenza di luce solare, una frescura che non ti dico.
Per i primi dieci minuti che entri.
Poi, sapesse il caxxo perchè, entra il caldo anche lì.
Forse mi segue.
O forse lo emano io.
...
Forse sono radiattivo.
Malato.
Ho il potere di emettere un caldo assurdo, trasformare le città in ambienti da incubo, far boccheggiare tutti coloro che hanno la ventura di condividere il secolo con me, generare dolore, panico e sofferenza.
Mh.
Mi sento già meglio.

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Sentite, lo so che scrivo poco e quel poco che scrivo lo faccio pagare un tanto al chilo, ma fa caldo, sono stanco, troppo lavoro, lo stress mi fa venire la disidrosi e sembro sempre uno che si è appena ricordato di aver lasciato la macchina in divieto di sosta un anno fa.
Però vi faccio una promessa: toglierò l'ICI sulla prima casa a breve un post metafisico sul perchè i più grandi filosofi della storia non hanno mai sbagliato candeggio, o perlomeno, se lo hanno fatto, non con la loro biancheria.
Dio, che caldo che faccio.

Nella foto: il mio lontano ed amato Peugeot 103 (non proprio il mio, il mio è morto)

mercoledì, giugno 18, 2008

Cherudek

Maledizione e dannazione, l'italia ha passato il turno, mi aspettano altri giorni al suono di popopopopoooo.
Comunque.
Avere un blog dà anche le sue soddisfazioni, lo devo dircelo. C'ho il mio pubblico, i miei fanz, le mie groupie, i gruppi a supporto che aprono i miei concerti...insomma, se solo rendesse pure vaini sarebbe il lavoro della vita.
Che poi, la fama: ormai ho raggiunto l'apice, se cammino per strada mi fermano per chiedermi opinioni sulla toponomastica locale; aziende locali e nazionali di servizi mi scrivono ogni giorno lettere e raccomandate, e anche i loro avvocati, e anche le loro agenzie di recupero del credito; nella mia casella di posta ellettronica frotte di sconosciuti mi contattano per offrirmi i loro servigi, consci del mio prestigio, e mi chiedono se mi interessa finanziare imprese alle Cayman, se voglio entrare nel loro casinò, o se sono interessato ad enlarge il mio penis.
Ah, la fama.
Intanto, sto preparandomi per quando verrò chiamato al teatro Parioli in Roma, dove va ora in onda il Maurizio Costanzo Sciò.
- Boni, boni. Oggi abbiamo con noi il cielebre schrittore di indernette Aighe.
Entro tra gli applausi, mentre Bracardi (è ancora vivo Bracardi?) suona "Forever young" di Dylan Bob.
- Alora, come va, tutto bbene?
- Bene grazie.
- Allora, Aighe, ce parla un bo' di questa indernette, che noialtri (Costanzo, che è finto populista, parla sempre a nome di questi misteriosi "noialtri", a suo dire ignoranti e porelli) nun c'avemo capito gnente.
- Si, ah, io...
- Ma prima sentiamo che ne penza Bevilagua. Bevilagua, fa male l'indernette?
- Malissimo. Io una volta, caro Maurizio, a casa di un caro amico che conosce le tecnologie, ho visto che utilizzando questo strumento, il computatore, è possibile ottenere gratuitamente prodotti coperti dal diritto d'autore. Ora, io mi chiedo, ma quanti milioni di euro in diritto d'autore mi saranno stati rubati, ottenendo milioni di copie pirata dei miei libri attraverso codesti strumenti? E poi c'è la pedofilia.
- Bravo, ggiusto. Parietti, te che dici?
- Mah, Maurizio, secondo me bisognerebbe pensare alla cose veramente importanti, e non perdere tempo davanti a questi computer (pronunciato caampiùders, all'ammeriggana). Pensiamo alle vere emergenze dell'ITALIA (applausi del pubblico), come il terrorismo islamico, l'immigrazione clandestina, le tasse, gli omicidi di bianchi da parte dei negri extracomunitari, il terrorismo islamico. Queste sono le cose che dovremmo avere a cuore, se amiamo l'ITALIA (applausi del pubblico).
- Ebbrava Alba. C'hai raggione. E inzomma Aiche, che ce dici de Internette?
- Dove sono? Chi siete voi?

giovedì, giugno 12, 2008

Le ragioni di una sconfitta

Con la consueta umiltà e chiarezza, Bertinotti ci spiega perchè è andata così com'è andata. In corsivo, il risultato ottenuto passando le considerazioni del grande statista nel traduttore automatico.

La destra ha vinto perchè:

- La Nuova destra cambia il registro della politica e la destra smette di essere minoritaria, ruolo a cui l'aveva consegnata la rottura operata dalla Resistenza e il lungo dopoguerra italiano.
Trad: perchè siete tutti fascisti e volete il Suv.
- Quanto siano state negative per la sinistra le condizioni ambientali è evidente ad ognuno ed è persino troppo facile indicare il peso distruttivo operato dal voto utile e l'effetto destrutturante della politica del PD sulla sinistra sia nel senso di cancellare, con la sua collocazione programmatica e con il suo profilo politico, ogni spazio di confronto a sinistra (inducendo lì un senso di solitudine e di inefficacia) che di pretendere di attrarre su di sè, col collante pigliatutto di essere l'unica possibilità di vincere su Berlusconi, ogni avversione al centro-destra.
Trad: è colpa di Veltroni. Tutta. E per sempre.
- L'esperienza della partecipazione al governo Prodi è venuta così ad essere costretta tra (...) la condanna ad una sostanziale ininfluenza sulle grandi scelte della politica interna del governo o la rottura con esso e la fine della legislatura, prima che fosse possibile verificare fino in fondo la possibilità estrema di uscire dalla politica dei due tempi che Prodi e i suoi avevano adottato.
Trad: dimenticavo: la colpa è anche di Prodi.

La Sinistra ha perso perchè:
- Abbiamo provato a vedere le cause recenti (i nostri errori) e, anche, gli spiazzamenti da noi subiti nel grande cambiamento regressivo. Non credo basti. C'è, penso, qualcosa che va oltre. Il cannocchiale deve allora allungare il nostro sguardo.
Trad: ho guardato bene. Non è colpa mia. Più probabilmente è colpa di Veltroni.
- Se non si vuole fare riferimento, ma sarebbe bene farlo, alla nozione benjaminiana di rammemorazione, basti, per il rapporto cruciale tra presente e passato, un passo famoso del comitato clandestino rivoluzionario indigeno dell'EZLN (...): "nelle parole dei più anziani tra noi si trova anche la speranza per la nostra storia. E nelle loro parole appare l'immagine di un uomo come noi: Emiliano Zapata. E abbiamo visto il luogo dove dovevano dirigersi i nostri passi per divenire veri e la nostra storia fatta di lotte ha ripreso a scorrere nelle nostre vene, e le nostre mani si sono riempite delle grida dei nostri, e la dignità è ritornata nelle nostre bocche e abbiamo visto un mondo nuovo".
Trad: Sapete che sono stato nel Chiapas e ho conosciuto il sub-comandante Marcos? Ci sono anche le foto che lo testimoniano, e anche lui, come me, fuma la pipa. Abbiamo riso un sacco.
- E' mancata la sperimentazione del passaggio da una struttura verticale, piramidale, ad una struttura orizzontale
- Nel rapporto tra le politiche delle forze di sinistra e, da un lato, il suo insediamento sociale e, dall'altro, le molteplici soggettività critiche che ad esse guardavano si è aperto uno iato.
- (...) la ricollocazione cercata nell'attraversamento critico delle funzioni dell'intellettuale, cioè delle nuove condizioni di lavoro culturale e nella critica del lavoro intellettuale all'interno del ciclo allargato della produzione.
Qui Babel Fish è esploso e non sono più stato in grado di tradurre.
- Ed eravamo al tempo del capitalismo della produzione di massa per il consumo di massa e poi nel ciclo politico-sociale dell'ascesa dell'operaio comune di serie e dello studente di massa. Figuriamoci oggi.
Trad: Antani.

Conclusione.
Come diceva Gramsci, c'è bisogno di tutta la vostra intelligenza.
Trad: ah ah ciao sfigati.

L'articolo originale del subcomandante Faustissimo è leggibile qui.

lunedì, giugno 09, 2008

Come fai, sbagli

E insomma.
Giorni fa salgo sull'autobus, e nella varia umanità che lo popola si fanno largo queste vecchie in odore di formalina, e già capisco che butta male quando vanno dall'autista e gli intimano di andar piano che loro c'hanno la glicemia alta.
Poi si siedono vicino a me e cominciano a elencarsi a vicenda le tare genetiche che affliggono tutte le razze ed etnie umane rappresentate sul bus e diverse dalla loro - la cretacica: i negri puzzano, i cinesi puzzano e son maleducati, gli zingani puzzano e rubano i bambini, gli albanesi puzzano e son cattivi, i giovani puzzano, son maleducati, non hanno il senso del decoro, sempre con que' telefonini e i brillantini, a mi' tempi unn'usava, a casa e zitte, sai, ma senti che puzzo c'è su quest'autobus, che sudicioni, ma un si lavano?
Il tutto mentre una chiazza di urina si allargava misteriosamente sotto il loro sedile.
E dopo questo inizio fulminante, ecco l'argomento del post di oggi: a generalizzare, si sa, non si fa bene, a generalizzare si sbaglia sempre.

Il mondo è un po' troppo difficile, non lo dico io, lo dice il mondo stesso, se fosse facile capire come vanno le cose non ci sarebbe tutto questo casino in giro, ci sarebbe un manuale tipo "Come fare tutto" che te lo regala lo Stato alla nascita e bòn.
E invece no, il mondo è complicatino.
E allora per sopravvire si tende alla semplificazione, per facilitarci la comprensione e per illuderci che viviamo in un mondo più semplice di quello in cui viviamo. E' più facile ignorare la complessità e concentrarsi su tre-quattro piccoli indizi che indicano il colpevole, come in un romanzo giallo, o come a Cluedo.
L'assassino è Hitler, in Europa, con la Wehrmacht.
...
E la stampa, ah, loro sì che la sanno lunga su come si semplifica un casino, bellezza, che, tipo, uno ammazza un'altro, i carabinieri vanno a casa sua e ci trovano un fumetto di Dylan Dog e i giornali su a dire che i fumetti di Dylan Dog fanno ammazzare la gente, che con quelli scritti da Chiaverotti potrebbe anche starci, ma non è questo il discorso.
- Accidenti, su questo giornale parlano dei satanisti e dicono che ascoltano le canzoni di Marilyn Manson ed Eminem. Ecco, io ascolto le canzoni di Marilyn Manson ed Eminem, ma non sono certo un satanista!
- Ed io allora? Amo il cinema splatter e una certa letteratura che potrebbe essere qualificata come gotica o dark, ma non per questo sono un satanista, come invece questo articolo parrebbe suggerire!
- Certo! Pensate che io, secondo un servizio del tg, dovrei essere un satanista perchè penso che Antonio di Pietro sia un bell'uomo. E' uno scandalo!
- Assolutamente. Certo, a me piace partecipare a sabba e messe nere vestito da negromante, evocare i demoni e sgozzare capretti e galli neri nella notte di Valpurga, ma da qui a pensare che io sia un satanista, ce ne vuole!
Concludendo.
Boccino era un tizio che vivena (o vive ancora, non so) a Città Cupa, parecchio grasso e parecchio nullafacente.
Una mattina nella sua inerzia trovòssi davanti ad un asilo, e fermòssi a guardare i bambini che al suono della campanella se ne uscivano vocianti.
Una suora, vedendolo fermo all'angolo della strada anche dopo che l'ultimo bambino se n'era andato, gli si avvicinò e chiese:
- Scusi signore, che sta aspettando un bambino?
- No sorella, son grasso di mio.

venerdì, giugno 06, 2008

Un giustificato motivo per (parte undecima)

A fronte di una preoccupante emorragia di idee che questo blog sta attraversando, e in forza del fatto che è giugno, le giornate si sono allungate, sta arrivando l'estate, la vita è bella e devo lavorare uno stonfo, vi lascio, questo fine settimana, con il nostro buon vecchio Giangi, collaboratore oramai storico, e la sua rubrica interminabile sul viaggio che mesi (quasi anni) fa ha fatto da Milano a Città Cupa.
Vi avverto: ieri mi ha detto che siamo solo a un terzo del viaggio.
Ma non ho capito se attraverso l'Italia o attraverso la sua testa.
Buona lettura!
Heike

Ancora fermo, proprio quando sembrava che si fosse tracciato un percorso chiaro. Forse è stato un peccato di ingenuità, chissà, ma qualcosa mi dice che ancora una volta le aspettative hanno corroso l'idea di aver ascoltato una nota delicata o magari di aver iniziato a dipingere un quadro con colori indelebili, idea che probabilmente doveva essere lasciata alle braccia del vento senza fingere di proteggerla con i "se" per poi anestetizzarla con i "forse"
Che sia allora! Rimane comunque il fatto che il treno è fermo sulle sue posizioni e non accenna ad avanzare. Cerco con lo sguardo di captare segnali, impressioni, soluzioni dalle persone nello scompartimento, ma paiono smarriti, increduli e pian piano si cominciano a ben delineare nei loro volti sfumature di incazztura indomabile. Meglio continuare a sentire musica e lasciare che la logica e la razionalità, che ogni tanto tornano a bussaare nella mia mente, prendano il sopravvento. Ringrazio a tal proposito Mr. Bon jovi, non quello degli ultimi 10-15 anni, ma quello giovane che oltre a fare il figo sul palco componeva melodie apprezzabili come quella di "these days".
Il treno si anima, comincia un via vai di gente che smanaccia, si agita, si siede, poi si rialza, per poi risedersi sempre più esasperata. La situazione mi diverte, decido allora di seguire per un pò questa ondata delirante di gestualità e mi affaccio dalla mia postazione, do quindi un'occhiata alle valige e fingo di trovar loro una più comoda sistemazione, così, tanto per legittimarne il mio possesso. Sospendo per un attimo il mio personalissimo viaggio nella musica e intraprendo l'itenerario del pendolare muovendomi verso altri vagoni alla ricerca del capotreno. Ovviamente il mio iter dura un paio di carrozze, figuriamoci se sacrifico del tempo alla musica per avere notizie su quella che decido di sentenziare come una tipica sosta di scambio tra treni in ritardo.
Mentre torno al mio posto incrocio lo sguardo con un gruppo di giovani viaggiatori che come me sembrano non soffrire più di tanto questo immobilismo, ma che a differenza di me sembrano avere risposte meno presuntuose sul perchè di questa sosta tra i campi emiliani. Beh col senno di poi sarebbe forse stato meglio non venire a conoscenza dei motivi di tanto attendere, in breve, pare che i "no global" avessero organizzato un'intelligentissima maifestazione nei pressi di bologna paralizzando il traffico ferroviario. La mio egocentrismo e smania di protagonismo mista ad una certa sensazione da perseguitato politico mi portano a chiedere se stiano cercando proprio me, ma torno subito tra i comuni mortali ed alla mia postazione, do un pacca alle valige in segno di rassegnazione e riprendo a respirare musica.
Alla fine tra me e me mi dico: dovrà ripartire no? non importa quale sia il binario su cui continuare, non val la pena spendere tempo a chiedersi se o quando ripartire, basta avere un giustificato motivo per farlo.