lunedì, luglio 05, 2010

Malkuth

Se nessuno me lo domanda, lo so.
Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più.

Oggi pomeriggio ho incontrato Urakidany.
E' rientrato dal Jap la settimana scorsa, e per una serie mi ragioni che non sto ad argomentare non ci eravamo ancora incontrati, abbiamo rimediato oggi.
Ci siamo visti con praticamente i membri fondanti della nostra vecchia compagnia, gente che non vedevo da (quanto?) cinque-sei anni, e sembrava ieri, l'ultima volta che ci eravamo salutati.
Mau mi accoglie dicendo che c'è bisogno che qualcuno torni dal Jap, per potermi vedere, e Matteone mi stritola nel solito modo di sempre.
Ho avuto l'impressione che il tempo non fosse passato mai, e la sera in cui ci siamo salutati con un "ci sentiamo domani" durato sei anni, non fosse così lontana.
Urakidany, lo sapete, ha un figlio, e Matteone anche, e Mau due, e se Gabo non ne ha è solo perché non ne è convinto.
Stavamo insieme, in quell'epoche tempestose, per sorreggerci a vicenda, impedirci di cadere contro venti troppo forti. Di più: con la nostra amicizia ad intermittenza cercavamo di darci forma, come creta molle, dicendoci che non eravamo troppo sbagliati, e adesso lo riconosco, che non eravamo troppo sbagliati, e quel desiderio di abbracciarvi, amici miei, è solo per testimoniare che esistete, che non siete ragazzi immaginari, ma solidi e piantati in terra come alberi frondosi, dalle radici solide.
Questo passato che non passa io lo amo ancora, vederli invecchiati mi rende felice perché mi dice che se tutto passa e cambia, lo fa con la grazia che si deve alle cose fragili.