sabato, febbraio 28, 2009

The house of rising sun

Nel segno dell'universalità dell'amore e della commistione dei popoli e della distensione internazionale, due giorni fa è nato Claudio Ryoma, che voi tutti, quando egli sarà sol levante nei futuri giorni oscuri, potrete dire di aver conosciuto in quanto figlio di Urakidany.
Benvenuto C.R., amico.
E auguri a tutti e due, quei due che ti hanno fatto.

PS: in maniera incongrua e parzialmente imbarazzante, interrompo questo alato momento per segnalare che il mio maestro Alessio, squallidamente pungolato da me (uomo senza vergogna), ha dato vita al club dei seguaci del Blog Ottuso, da oggi (ieri) su Facebook! Accorrete numerosi!

martedì, febbraio 24, 2009

Lungamente attesa, pubblico alfine la mia recensione del film "Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo", film che ho aspettato per vent'anni

Fa cacare.

mercoledì, febbraio 18, 2009

Capitolo tre

Questa è la terza parte di una storia (a bivi). Le prime due sono qui. Buona lettura!

No, io alle feste proprio non mi ci trovo.
Figuriamoci ai rave.
Le droghe, la musica techno, le lucine, le canzoni di Al Bano...no, questa roba non fa proprio per me.
Scanso la troupe di Lucignolo e torno indietro verso la macchina.
Che mi frega se quella rimbambita si è scordata il cellulare? Faccio così (penso mentre salgo in macchina e accendo e faccio manovra e torno sulla strada): domani controllo la rubrica del telefono, cerco qualcosa tipo "casa", "mamma", "Al Bano", telefono e dico che ho il cellulare di Carmilla se possono avvertirla ci incontriamo lo restituisco bla bla bla.
Anzi, sai che faccio quasi quasi?
Me lo tengo.
E si, quella mi ha lasciato qui, in mezzo ai grilli e alle cicale per andare a una festa, nemmeno mi ha detto dov'è l'autostrada, vorrei vedere se...
...
Eh?
Che c'è?
Perché la macchina si ferma?
Perché si è spenta?
CHE SUCCEDE ADESSO?
Non capisco, guardo la spia dell'olio, ed è a posto. Guardo l'indicatore della benzina, e segna serbatoio pieno, guardo il...
Aspetta.
Serbatoio pieno?
Come serbatoio pieno? L'ultima volta che ho fatto benzina è stato...ooooh...tipo....due-tre settimane fa, quando tornavo da Lucca, ho messo trenta euri e...
Provo a picchiettare col dito sul cruscotto, sull'indicatore della benzina.
Si muove, schizza verso EMPTY.
Si accende la lucetta gialla della riserva.
Ah ah, ho finito la benzina, ah ah.
Sono le quattro di notte e mi sono perso in aperta campagna e sono senza benzina ah ah.
Ho il telefono scarico, ma tanto anche se era carico, non c'è campo e sono senza benzina, ah ah.
Ok, sono sull'orlo di un attacco isterico.
Devo calmarmi, respirorespirorespiro.
Chiudo gli occhi.
Appoggio la testa all'indietro, rilasso le spalle.
Calma, una soluzione la trovo.
Potrei rimanere in macchina e aspettare che faccia giorno, manca solo, quanto? quattro ore, quattro ore passano in un attimo, poi, quando c'è un po' di luce, cerco una casa, un bar, un cazzo di qualcosa e telefono a qualcuno che mi venga a prendere.
Eh si, dai, facciamo così.
Però fa un po' freschetto.
Apro gli occhi, giro la chiave per accendere il motore, così avvio il riscaldamento e non muoio assid...
Niente benzina = no motore acceso = no riscaldamento = muoio assiderato.
Chiudi gli occhi, stendi il capo, rilassa le spalle, respirarespirarespira.
Ok, piano B.
Allora, torno indietro al capannone della festa (quanti chilometri avrò fatto nel frattempo? Due, tre, dieci? Dodici? Trenta?) e chiedo aiuto.
Si, si fa così.
Apro gli occhi e
C'E' QUALCUNO CHE MI FISSA DAL FINESTRINO! AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!
Grida anche lui:
AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!
E scappa.
Dio, che nottata.
Ci metto qualche minuto per ricompormi, il battito del cuore rallenta, intanto chiudo la portiera con la sicura, non si sa mai, le chiudo tutte e quattro.
Cerco di fare mente locale: chi era quel pazzo? Ripenso al suo viso: bianco, pallido, esangue, barba lunga e sporca, capelli spettinati che gli cadevano sulla faccia, la bocca contorta in un ghigno diabolico che
E' TORNATO!
AAAAAAAAAAHHHHH!
Ancora, grida anche lui.
AAAAAAAAAAHHHHH!
Scappa.
Adesso mi calmo più in fretta di prima, insomma, che volete, son esperienze che ti formano.
Mi volto a guardare indietro, oltre il lunotto.
Niente, buio.
Mi ricordo di avere una torcia nel vano portaoggetti, mi volto a prenderla e quando mi giro
LUI E' DI NUOVO LI! AAAHHH!
E:
AAAHHH!
Con relativa fuga.
Vabbè, ma insomma, ora basta.
Accendo la torcia e apro lo sportello.
E siccome lui stava acquattato accanto al medesimo (ecco perché non lo vedevo), si prende una sportellata sul cranio.
Cade sulla schiena, tenendosi la testa con ambo le mani.
Inizia a piangere.
- Ah, senta, mi scusi, non volevo.
- Ahh, che male.
- Davvero, sono desolato, mi faccia vedere.
- Ahia...
- Non mi sembra di vedere niente. Probabilmente le verrà un bernoccolo.
- E se mi venisse un trauma cranico? Un'emorragia cerebrale?
- Mah, sinceramente, non credo che il colpo fosse tanto forte da...
- Non importa la forza, sai? A volte basta un colpo piccolo e pam! si muore. Magari non subito, ma anche dopo due-tre giorni. Potrei morire, tra due-tre giorni.
- Ah. Mi spiace.
- Sniff.
Si soffia il naso, mentre io penso a qualcosa da dire.
- E insomma...
Penso a qualcos'altro.
- Le fa male?
Ricomincia a piangere.
- E vabbè, ma se lei non si rimpiattasse dietro le portiere per far paura alla gente, magari non si prenderebbe colpi in testa!
- Ma te ti metti a urlare all'improvviso! Mi piglio paura! E poi ero venuto a cercarti...
- Eh?
- C'è Carmilla che rivuole il telefono.
- Cosa? Che...
- Ero alla festa, mi ha detto che ti sei fregato il telefono e sei scappato. Son venuto a cercarti per riprenderlo.
Non capisco. Come faceva questo zombie a sapere che ero qui fermo in mezzo alla campagna? E che faceva, mi seguiva a piedi?
- Non capisco. Come faceva, lei, a sapere che ero qui fermo in mezzo alla campagna? E che faceva, mi seguiva a piedi?
Mi fissa come se avessi delle foglie di spinacio tra i denti.
- Il capannone è lì dietro, hai solo fatto il giro attorno. Ti ho visto dalla porta e ti ho raggiunto.
- Ma...ma ho viaggiato per più di dieci minuti!
- Si, ma in tondo. Hai fatto il giro tre volte.
Taccio.
- Vieni, torniamo al capannone, che ridai il telefono alla Carmilla.
- Si.
- A proposito...
Ci guardiamo.
- Hai delle foglie di spinacio tra i denti.
...
La festa continua, il volume della musica è altissimo. Lo zombie mi porta in uno scantinato e se ne va. Carmilla, come mi vede, si avvicina e mi dice:
- Telefono.
- Si, scusa, è che mi era rimasto in tasca e mi ero proprio dimenticato, poi si è inceppato l'indicatore del serbat
- Telefono.
- Si, scusa.
Glielo restituisco.
- Adesso puoi anche andare. Grazie.
Mh.
Mi allontano. C'è un bancone con una qualche specie di bar, vado dal barista, o quel che è e chiedo un bicchier d'acqua.
- Niente acqua
mi fa.
Lo guardo meglio: enorme, pelato, pallido come la morte, ha una benda nera sull'occhio destro.
- Allora, ah, fai te. Ho una gran sete.
E in effetti ho una gran sete.
- Tieni allora, che ho visto che sei amico della Carmilla. Offre la casa.
E mi mette davanti un bicchiere colmo di un beverone rosso, denso e vischioso.
Sarà mica?...
Mi alzo, lento, senza staccargli gli occhi di dosso.
Fanculo, questo posto è pericoloso.
- Ehy!
Mi urla dietro.
- Ho detto che è gratis! Tizio! Il tuo bladimeri! Oh!
Corro, attraverso il seminterrato brulicante di gente, e finisce che vado a sbattere addosso a qualcuno.
E' lo zombie di prima, l'amico di Carmilla.
Che cade a terra e picchia la testa.
- Ah scusa.
- Aahh....
- No, scusa davvero, non volevo.
- Ahia...
- Vieni, ti aiuto ad alzarti.
- Grazieee...
- Ecco qua...senti, ah, non so se magari mi puoi aiutare, è che, ah, ho finito la benzina e...
Mi sorride, sempre tenendosi una mano sulla testa.
- Te l'ha detto Carmilla di venire da me, eh?
- Eh?
Si fruga in una tasca del giubbotto, mi prende la mano, me la apre e ci fa cadere dentro tre pasticchette.
- Prima la rossa. Poi la bianca. Poi quella arancio. Balli per tutta la notte.
Lo guardo, a bocca aperta.
- Ah.
Meglio assecondarlo.
- Okay. Grazie.
Non vorrei si inquietasse.
- Magari le prendo dopo, va bene?
E le infilo nella tasca della giacca.
- Oh.
Qualcuno mi batte la mano sulla spalla. E' Carmilla.
- M'hai detto che ti serviva qualcuno che ti portasse all'autostrada?
- SI!
- Vieni con me.
Mi porta verso una scaletta in ferro. La saliamo e torniamo all'esterno, sul retro del capannone. E' uscita la luna, e una luce tenue rischiara uno spiazzo circondato dagli alberi. Poco più avanti, un cancelletto di ferro, socchiuso, si affaccia su una specie di giardino abbandonato. Carmilla mi porta lì, e si dirige verso una grossa pietra. Tutto ad un tratto si ferma.
- Cazzo!
dice, e torna indietro di corsa.
- Aspettami alla pietra,
mi dice
- torno subito.
La guardo superare il cancelletto e sparire dietro le siepi. Intanto le nubi hanno di nuovo coperto la luna, e allora devo brancolare, cercando di andare ad intuito verso la pietra.
Alla fine la trovo (ci inciampo). Per non cadere, mi ci appoggio con le mani: un granito liscio, vecchio, corroso dalle intemperie e dal muschio. La luna esce dalle nubi proprio mentre ci sono sopra, e questo è quello che leggo, inciso nella pietra:

CARMILLA RAZNOVICH
1799 - 1824
Il cancello cigola, alzo gli occhi, e Carmilla sta tornando.
E non è sola.

Che faccio ora? Scappo? Resto? Ma è una vampira? Una non-morta? La conduttrice di Loveline? O è tutto un colossale equivoco? Ditemi voi, lettori, che sto in ansia!
PS: vi ricordo che è una storia a bivi e il seguito lo scrivo (ogni volta) sulla base delle vostre indicazioni. Continuate così, che andiamo alla grande (mi diverte troppo 'sta cosa).

domenica, febbraio 15, 2009

La maledizione di Montezuma, a spruzzo

Doverosa premessa: questo post è, per sua natura, riservato solo ai pochi lettori interessati alla politica miserrima e provinciale e ridicolmente presuntuosa della mia cittadina, la cui amministrazione pubblica è, sin dal dopoguerra e per oramai consolidata tradizione, saldamente in mano al principale partito di sinistra declinato nelle sue successive incarnazioni.
Riusciranno i nostri eroi a sfuggire alle grinfie del malsano intreccio "affaristi mani lunghe - politici col culo peso"?


Oggi sono andato a votare alle primarie di coalizione di PD e Sinistra Arcobaleno (ma esiste ancora?) per la scelta del candidato sindaco e del candidato presidente della Provincia.
So che può sembrare roba noiosa, e che magari un post dal tono serio non se lo aspetta nessuno da un blog come questo, ma credo siano necessarie due-tre precisazioni.
E poi voglio provare a fare qualche previsione.
E poi voglio passare per uno che sa le robe difficili.
E poi voglio buttare tutto in vacca come al solito, anche le cose serie ("Perché Heike, perché devi sempre rovinare tutto?").
I candidati sindaco (che è quello che mi interessa, la Provincia è una sfida tra poveracci) sono: Alessio Nincheri per la Sinistra Arcobaleno (ma esiste ancora?) (scusate, è un refrain), Paolo Abati e Massimo Carlesi per il PD. Stante il fatto che col cazzo che Nincheri vince, ed è lì solo per dimostrare che la Sinistra Arcobaleno esiste ancora (evidentemente esiste), la sfida è, al solito, tutta interna al PD, tra la linea "massimalista" e "espressione dell'apparato" e "seguitemi vi condurrò fino al prossimo baretto trendy" di Abati e la linea "di minoranza" e "espressione della società civile" e "entusiasmante quanto una conferenza sugli imenotteri" di Carlesi .

Scenario 1
: le primarie le vince Abati. PD e Sinistra Arcobaleno (...dai, lo sapete già) lo presentano alle elezioni. Il PdL non presenta nessuno, ma si appoggia alla lista civica di Aldo Milone, ex assessore PD, ex questurino, ex agente Sisde, sperando di scalzare (idea geniale!) il perverso intreccio di potere dell'apparato, con un uomo dell'apparato. Poi, atri tre-quattro candidati minori (IdV, Lega Nord, la Destra, Primavera di Prato, ecce ecce) senza peso specifico.
Il giorno delle elezioni i sostenitori di Carlesi vanno al mare.
Ad ogni modo, vince Paolo Abati, presumo senza ricorrere al ballottaggio, e diventa sindaco fashion e potentissimo. La Sinistra Arcobaleno entra in giunta occupando qualche assessorato, magari un po' più importante di quelli alla pace o alla società multyculturale. Viene riciclato qualche assessore e vengono fatti grandi progetti per trasformare Città Cupa in una piccola Barcellona (parole del Paolo Abati) Alla fine del mandato, il sindaco torna a fare il suo (attuale) lavoro: presidente di una Spa multiservizi nella quale il Comune è socio di maggioranza.

Scenario 2
(improbabile, ma sono un sognatore): le primarie le vince Carlesi. La Sinistra Arcobaleno si sente sciolta da ogni vincolo legato ad accordi presi con l'Abati e si presenta da sola, candidando Nincheri a sindaco. L'area PD legata ad Abati non va al mare, ma resta in città per votare Aldo Milone e la sua lista civica. Carlesi viene candidato di malavoglia dal PD, piegato alle fottute regole della democrazia (stupidi, stupidi elettori, direbbe D'Alema, mentre veleggia al largo di Mykonos). Il PdL, ringalluzzito, intravede la possibilità di uscire dal recinto del "vedrai se non vinciamo questa volta!", candidando, che ne so, Goffredo Borchi o un'altra figura semitrasparente, destinata a smaterializzarsi con le prime luci dell'alba, spruzzandole di acqua santa o mostrando loro un crocifisso (son fatti così, i politici di destra, timidi). In sostanza, si presenterebbero allo scontro un rifondarolo giovane, ma oramai logoro dallo scontro, un ex assessore malvisto all'interno del suo stesso partito (comunque ancora capace di maggioranze bulgare, e io non capisco perché), un altro ex assessore che si sogna sceriffo, e infine qualcuno, da Forza Italia o quelle robe lì, di forme vaghe ma comunque troppo brutto per essere guardato. La sfida sarebbe tutta tra Carlesi e l'informe creatura della destra, con Milone che cerca d'infilarsi.

Tra qualche ora si sapranno i risultati delle primarie.
Siccome sono uno che pensa sempre al peggio, sono pronto.
Solo una cosa mi sento di dire, con le parole del rimpianto Walter Kovacs: mai compromessi, mai. Nemmeno di fronte all'Apocalisse.

Aggiornamento delle 22.55: HA VINTO CARLESI!! Alè!! Vedi che Montezuma l'abbiamo scansato.

venerdì, febbraio 13, 2009

Piccolo spazio pubblicità

Amici! Ho uno stonfo di post in lavorazione, compresi un nuovo capitolo della storia a bivi, l'accurata descrizione di una serie di casi umani da manuale, una disamina della politica localissima, l'elenco dei telefilm in preparazione per la prossima stagione televisiva italiana e, pure, dopo molto molto tempo, la rece del quarto film di Indiana Jones.
Adesso però, interrompiamo le trasmissioni con i consigli per gli acquisti.
Come molti di voi sanno, oggi è la giornata nazionale per il risparmio energetico, promossa da Cirri e Solibello della trasmissione Caterpillar su RadioDue...
Orbene, per chi oggi fosse nei pressi di Città Cupa, c'è una bellissima iniziativa, legata a quella di cui sopra, condotta e interpretata da amici miei:

Una serata di letture de paura, a lume di candela e con accompagnamento musicale unplugged.
Se venite, andate dal proprietario, ditegli che vi manda Giggino, e allungategli un centone.
Partecipate!!! (dai)

venerdì, febbraio 06, 2009

Capitolo due

Questa è la seconda parte di una storia. La prima è qui. Buona lettura!

- Allora, la camera la vuole o no?
Ci penso. Fa freddo, è notte e mi sono perso in aperta campagna. La strada pare sia interrotta, e, se devo essere sincero, non ho mica tanta voglia di continuare a girare al buio. Ho deciso, passo la notte qui, domattina riparto e, con la luce del giorno, la strada la ritrovo di sicuro.
Certo, probabilmente se al mio posto ci fosse qualcuno un po' più smaliziato di me, penserebbe che sembra di stare vivendo un clichè, con il viaggiatore perduto, la locanda in mezzo alla campagna, il gobbo, l'ambiente gotico, gli ululati, e se ne ripartirebbe per inserire una nota di varietà in una narrazione che semb
- Ma insomma, si è addormentato in piedi? La vuole la camera? Oh, giovane!
- Si, si, la prendo.
Aw, chi se ne frega.
Entro nell'edificio, seguendo il mio deforme anfitrione.
- Ha molti ospiti?
- Si, abbastanza. Ma sa,
si volta a guardarmi, leccandosi le labbra, il volto contratto in un rictus nervoso che mi ricorda i cannibali
- non bastano mai.
All'improvviso, sento un grido di donna, fortissimo.
- Diommio! Cos'era?!
- Ah, niente. La televisione.
Apre una porta, mi mostra un salottino. Ci sono circa trenta persone, tutti ultrasettantenni, che guardano la televisione a un volume altissimo. Sul teleschermo, un qualche telefilm tedesco, tipo Derrick.
- Vede? Stanotte ospitiamo la maratona non stop degli appassionati del commissario Derrick. Trentasei ore di telefilm. Abbiamo appena cominciato. Si unisce a noi, vero?
Preferivo l'ipotesi cannibalismo.
- Aahh, senta, ho dimenticato lo spazzolino in macchina. Lo vado a prendere, lei intanto, non so, ah, mi prepari la stanza...
- Va bene. Che faccio
mi sorride, untuoso
- le preparo anche una sedia davanti alla televisione? Tra poco comincia l'episodio "Un facile delitto", nel quale il commissario insieme ad Harry
comincio a defilarmi nel corridoio
- indaga sull'omicidio della moglie di un banchiere, che si scopre avere ingenti debiti di gioco, e la moglie lo aveva minacciato di togliergli il denaro che
mi segue
- gli passava, dato che lui era un totale nullafacente, ed è palese che l'aveva sposata solo per interesse, e il commissario
esco dalla locanda ed entro in macchina
- insieme ad Harry lo sottopone ad una stringente azione di pressione psicologica, in conseguenza della quale il marito cade più volte in contraddizione fino a fornire al commissario le prove della sua condotta dissoluta e dell'omicidio che aveva commesso per impadronirsi dell'eredità.....
Mentre mi allontano sgommando, sta ancora parlando.
...
La strada è buia, ho sonno e ho fame.
Non posso nemmeno distrarmi, sennò finisco in un fosso.
Ma io quasi quasi mi fermo, accosto, che senso ha continuare a girare tutta la notte? Sono quasi le tre, parcheggio a bordo strada, mi faccio una bella dormita e domattina poi, con la luc
Skreeeeeek!
(era il rumore della macchina che inchiodava)
C'è una ragazza in mezzo alla strada.
- Signorina, ma che succede? Che ci fa in mezzo alla strada? E' impazzita? Stavo per metterla sotto!
- Ma sei scemo? Che strada?
Mi guardo intorno. Sono finito fuori strada.
- Ti ho visto che sbandavi e poi sei uscito fuori strada. Son corsa subito per vedere se ti eri fatto male.
- Ah.
Devo essermi addormentato mentre guidavo.
- Devo essermi addormentato mentre guidavo.
- Eh, mi sa di sì.
- E quando son finito fuori strada mi sono svegliato e ho visto lei e...
- Eccetera. Vabbè, l'avevan capito tutti, non c'è bisogno di farla troppo pallottolosa.
La guardo meglio.
Caruccia.
Ma vestita un po' leggerina, con un abito di pizzo nero in aperta campagna, alle tre di notte, in inverno. E pallida come una morta.
- Ma lei che fa qui?
- Mi s'è fermata la macchina, porca cazza. Stavo andando a una festa, e sono quasi due ore che sono qui ferma ad aspettare che passi qualcuno.
- Mh. Le dò un passaggio?
- Se tu mi prometti che tu resti sveglio, si. Sennò no.
Saliamo in macchina.
- Allora, dove andiamo?
- I miei amici sono a un capannone, qualche chilometro più avanti.
Mi guardo attorno.
- Ma la sua macchina dov'è?
- E' lì sulla destra.
Guardo, non vedo nulla.
- Te parti, che sennò si fa tardi.
Il buio è sempre più pesante, vedo la strada a malapena. Mi sa che si è rotto un faro, quando sono uscito fuori strada. E' un casino. Sento di doverla tranquillizzare.
- Ah, non deve preoccuparsi, la situazione è sotto controllo.
- Si, guarda la strada.
Silenzio.
- Ha mica un cellulare? Sa il mio è scarico, e vorrei avvertire a casa che mi sono perso e...
- Tieni.
- Ah grazie, grazie.
- Si.
Provo a telefonare. Non c'è campo.
- Non c'è campo.
- Vabè, tienilo, riprovi dopo, io non c'ho tasche.
Silenzio.
- E come, come si chiama?
- Carmilla.
- Eh?
- CARMILLA!
- Ah.
Silenzio.
- Scusi, non avevo capito.
Silenzio.
- Che bel nome.
Silenzio.
- Strano, ma bello.
Silenzio.
- Tipo...la vampira, no?
- Siamo arrivati. Gira a sinistra.
Giro a sinistra ed entriamo in un piazzale. Ci fermiamo e la seguo, mentre si avvicina a questo capannone.
- Oh,
mi fa
- grazie del passaggio, ora cerco i miei amici e mi fo riaccompagnare a prendere la macchina. Ciao.
- Si, ma la strada per tornare all'aut
E spalanca la porta.
Vengo investito da un torrente sonoro ad altissima potenza, luci stroboscopiche, grida. Le vibrazioni della musica (che questa non è musica è rumore) mi risalgono dalle gambe, mi attraversano l'intestino, fanno vibrare il diaframma, sembro uno col parkinson mentre gli fanno una rettoscopia (mai visto, ma posso immaginare). Mentre indietreggio inorridito, sento un peso nella tasca della giacca: il cellulare di Carmilla.
Mi guardo intorno, ma è già sparita nella bolgia.
- Scusa, ciao scusa.
Mi giro.
- Ciao, siamo della redazione di Lucignolo, secondo te perché voi giovani prendete le droghe e andate ai rave?
Dio, perché non sono rimasto a guardare Derrick?

Ok, secondo bivio. Che faccio? Resto al rave e mi metto a cercare Carmilla per restituirle il cellulare, oppure chiedo a qualcuno la strada per raggiungere finalmente l'autostrada? Ditemi ditemi, che son curioso di sapere cosa ho fatto quella sera.

lunedì, febbraio 02, 2009

Antanarivo

Stavo scrivendo un post sul laboratorio che sto seguendo insieme ad Ale, come dicevo, che fa il paio con quello della settimana scorsa sull'IDIOTA, solo con meno demenza senile e più fibre.
Solo che non mi faceva tanto ridere (lo scopo di codesto blog è quello, farmi ridere), quindi ho pensato che ci dovevo lavorare ancora, e nel frattempo dare sfogo alla mia insostenibile vanità pubblicando un nuovo post, sul giochino del momento.


FACEBOOK!

No.
Non farò come gb, quella faccia di palta (amico!), che prima ne parla male e dopo ci si iscrive e ne prova grande giuoia.
No no.
E non farò nemmeno come Alessio, che in effetti non ne parla (a voi, a me si), ma guarda caso da quando ci gioca non considera più il blog, e pubblica un post ogni tre-quattro anni settimane.
No no no no.
Io farò in modo diverso.
PRIMA mi ci ho iscritto e mi ci ho giocato.
POI (ora) ne parlo male (ma continuo a giocarci).

Allora, Facebook (per gli amici FB) si rivela in effetti estremamente utile per ritrovare quelle persone che non vedevi e non sentivi da anni, compagni di classe delle elementari, la ragazzina che abitava accanto a casa tua e cha ha traslocato a Detroit nell'86, il tizio che al liceo ti faceva un sacco di atti di bullismo, i tuoi compagni del servizio militare, la tipa che in facoltà, dai, avete capito, ecc ecc.
In definitiva, lo scopo è quello di trovare tutta questa gente e far sapere loro che sei vivo e che hai conseguito traguardi importanti nella tua vita, e che quando ti chiamavano sfigato di merda, beh, insomma, si sbagliavano.
- Ciao Ausvaldo! che bello rivederti!
- Ciao.
- Dimmi, che fai adesso nella vita?
- Ho un'occupazione stabile in ambito produttivo.
- Meraviglioso. In che modo?
- Aero il letame di maiali con questo forcone per ricavarne concime.
- Congratulazioni.

Ma non è tutto qui. Facebook (per gli amici FB) ti permette anche di contattare sconosciuti con il tuo stesso cognome, solo per il gusto di importunarli.
- Ciao!
- Ciao.
- Abbiamo lo stesso cognome. Anch'io mi chiamo Sfintere.
- Non vedo il motivo di continuare oltre questa conversazione.

L'opportunità più bella è però data, a mio giudizio, dalla possibilità di condividere con altri (milioni di persone) i più inconfessabili segreti. Dire tutto, si, tutto, su quello che realmente pensi, desideri o, ancora peggio, ami.
- Ho fondato il fan club di "Quelli che avevano i capelli alla tedesca negli anni '90". Ne vuoi far parte?
- Volentieri. A te va di entrare nel mio "Materazzi e Cannavaro hanno nomi troppo lunghi per entrare nelle maglie della nazionale italiana campione del mondo popopopoooo".
- Figo! Ieri mi sono iscritto a "Vogliamo il Risiko come disciplina olimpica" e "Boicottiamo il centro commerciale Pannocchia di Valsugana Valdarno".
- Io invece partecipo a: "Carlo Conti devi morire!" "Fan dei primi dischi di Anonimo Veneziano" "Ho comprato mezza casa all'IKEA" e "Quelli che amano i piedi di Paola Barale e il suo cane".
- Invece tra i prodotti di mitologia quotidiana che trovo interessante elencare come imprescindibili per la vita di un essere umano ho inserito: la funzione T9 del cellulare, la Moleskine tascabile, la pubblicità dello Sfornatutto DeLonghi, le fotografie di Oliviero Toscani, il salvatelecomando Meliconi, gli Exogini, l'alabarda spaziale, i barattolini Sammontana e il Furby.
- E le sorpresine del Mulino Bianco?
- Grande Giove, come ho potuto dimenticarle?

Certo, rintracciare i vecchi cari amici di un tempo...magari però se non ci parliamo da dieci anni, e se in questo non breve periodo di tempo non ho fatto alcuno sforzo per rintracciarli benchè vivessimo a quattro isolati di distanza e io avessi il loro numero di casa, ecco, forse...no?
18.52 - Che bello Ausvaldo, risentirsi dopo tutti questi anni.
18.52 - Davvero Mariotto, che meraviglia.
18.52 - Stai bene?
18.52 - Si. Tu?
18.53 - Anche io.
18.55 - Sei sposato adesso?
18.57 - Si. Tu?
19.01 - Anche io.
19.10 - Ci sei ancora?
19.12 - Si.
19.44 Ausvaldo is offline.
23.35 Mariotto is offline.

C'è una tipa, che conoscevo quando eravamo bambini, e che abita non lontano da casa mia. Quando ci incontriamo per strada - io non so perché, giuro - evita il mio sguardo, preferisce passare per pazza e fissare il muro, piuttosto di, semplicemente, salutarmi.
Quando mi sono iscritto a Facebook (per gli amici FB), è stata la terza persona a chiedere di diventare mia amica.
Su Facebook (per gli amici FB), l'ho capito, il concetto di amicizia vive svuotato: travalica il senso letterale e si tramuta in qualcosa che io, sinceramente, non so cosa sia.
Qui, oggi, amico è chi ti risponde sì alla domanda "vuoi diventare mio amico?"
Proprio come quando andavamo all'asilo, solo che allora avevamo quattro anni.

domenica, febbraio 01, 2009

Un giustificato motivo per (parte diciassettesima)

Dopo due mesi, torna Giangi.
Tra poco, torno io.
Heike

Si ricomincia!, giù per le scale proprio lì, sulla destra.
Permesso! Permesso! cerco con garbo di districarmi tra la folla viaggiante, anche se dentro di me alberga uno sfrenato desiderio di entrare di prepotenza lungo quella scia che va delineadosi nella mia mente, statisticamente approvata come il miglior tragitto possibile, ottimizzante sia in termini di tempo che di spazio che di risorse psico-idriche sprecande. Schivo, volteggio, con fare maldestro dò vita a movimenti eleganti come se stessi improvvisando un passo alla Frank Sinatra sulle note di New York New York. Il pubblico ancora una volta non pagante mi volge occhiate di scherno, cui non posso dar risposta, fortunatamente ho con me le valige che mi aiutano a mantenere un certo equilibrio, che nel mio caso somiglia forse più ad una vertgine distratta.
Salto gli ultimi due scalini con scioltezza e via!
Inizia il tunnel, si insomma il sottopassaggio.
Sinistra, destra dove vado adesso!
Quale corrente scegliere. questa volta non c'è veramente tempo nè per metafisiche nè per lanci di monetine o ricordi del passato, mi lascio guidare dall'istinto....e guarda un po'! ancora una volta mi porta a sinistra. Mentre mi involo, quello spirito razionale per un attimo assecondato e probabilmente per questo indispettito, tenta di rallentare la mia corsa, così che possa buttar l'occhio su cartelloni, tabelloni, sperando di strappare quella conferma di aver intrapreso il percorso giusto. Il passo rallenta si, ma rimane pur sempre incalzante. Ho fino ad adesso affrontato il viaggio facendo si che l'emotività di un momento trovasse modo per fondersi entro un sistema di giustificazioni possibili, razionalmente spiegabili, di cui alla fine risultava chiaro solo la loro etrena circolarità e il loro strenuo tenatativo di rispondere all'anima di un eco infinito. E' tempo di cambiare, beh diciamo almeno di provarci, quasi quasi lo chiamo crescere così mi sembra meno pesante. Mantengo una falcata sostenuta sono a metà sottopassagio, o meglio a metà della parte sinistra, in fondo cìè l'arrivo o la partenza, dipende dai punti di vista e il mio in questo caso non è proprio in grado di darne una chiara ed onesta identificazione. L'unica certezza che palesa nella mia mente è che non devo araggiungere la fine del sottopassaggio, devo fermarmi, devo svoltare, destra, sinistra,...chi può dirlo...forse il tabellone lì in fondo.
Scatto, un centrometrista nato, direbbe il mio allenatore di bocce. Ho scelto di non arrestare la corsa, quindi giusto un'occhiatina di sfuggita, e come va, va. Mal che vada svolto a caso e agguanto il traguardo. Cinque metri, quattro, tre, due, uno. E' un lampo, un sospiro, concentri tutto te stesso in quell'attimo, il cuore pompa sangue tanto da farti bruciare le vene, il tuo sguardo si assottiglia come a catturare ogni singola sfumatura dell'aria, non esiste niente intorno, solo tu e una risposta. Cercarla è inutile, ormai serve sentirla, e sei già passato. Non puoi chiederti cosa hai visto, porti con te la responsabilità di aver seguito l'istinto, di aver dato retta allo sfuggente brillare di un nome, forse riprodotto su un insegna artificiale di un sottopassagio frenetico di una stazione labirintica, ma per la prima volta impresso su un sorriso che va allargandosi mentre sali le scale di un nuovo binario.