mercoledì, febbraio 27, 2008

Bariloche

Cose che capitano per caso. Ho appena scoperto che domenica scorsa eran diciott'anni che è morto Sandro Pertini, e niente, mi rattrista sempre pensare che certa gente scompare e sembra normale, dopo un po', che non ci sia più.
Che Pertini è morto ormai da prima che nascesse pure gente che legge (e commenta) su questo blog, e mi dispiace che a volte non resti altro che le fotografie, film, qualche ricordo. Non che Pertini io l'abbia mai conosciuto personalmente, sempre e solo visto in televisione, ma saperlo vivo e presidente era proprio un'altra cosa, altro che Napolitano o Ciampi, era lui, il partigiano che avrebbe sparato al mascellone, il mio presidente.
Uno che - e pure Pazienza lo sapeva - avrebbe preso tanti a calci nel culo per tutta la vita, e anche oggi, se ci fosse, comincierebbe da quelli che nella politica non ci credono e dicono che "tanto son tutti uguali". Eh no, signor mio, direbbe (ne son certo), io non sono uguale e nessuno, se lei permette.
Che poi è facile vederlo, adesso che è morto, come un santino, ne convengo con voi, i morti non fanno nè male nè paura a nessuno, e vengono bòni per tutto, guarda Wojtyla. Anche perchè tanto, e lo sanno anche i sassi, l'Italia mica è davvero una democrazia rappresentativa, quelle son fànfole, l'Italia è una rappresentazione di democrazia, dove tutti son buoni a far la parte loro per non perdere nulla, è tutto un rincorrere chi ti può offrire qualcosa, se è vivo bene, se è morto meglio, che non gli devi dare nulla in cambio. Come Berlinguer, che lo puoi pure infilare in campagna elettorale, Walter, usarlo come santino, farci quello che vuoi, ci sarà sempre chi ti dirà "ah Berlinguer, quant'era bravo, c'hai proprio ragione Walter", ma solo per la questione emotiva, perchè i discorsi...basta che abbassi il volume, nelle registrazioni, Walter, e immaginare, fare finta che lui ti dica di sì e sia d'accordo con tutto quello che vuoi fare. Io ero piccino e non me li ricordo, ma i funerali, di Berlinguer, tutta quella gente in piazza per un funerale, voglio vedere chi la porta, neanche per un concerto degli Audioslave.
Figuriamoci, Walter.
(E sempre a proposito di Berlinguer, della serie "vediamo quanto in basso posso scendere", vogliamo parlare di Benigni che si fa prendere in braccio da Mastella?
Almeno l'avesse buttato di sotto, da quelle scale...)

Io questa cosa non la sopporto, e già tante volte l'ho detto, la mercificazione del sogno. Un artista, o chiunque che abbia fatto cose degne di nota, che smette di essere un artista per essere un normale essere umano disposto al compromesso. Io vi supplico, voi che avete segnato la mia infanzia e la mia adolescenza con i vostri esempi, che mi avete fatto credere in cose più grandi di me, non fatemi smettere di credere nei sogni, compite azioni eccezionali, disegnate parabole ardite, ma poi scomparite, abbiate il ritegno di rimanere puri e puliti, non fatevi più, mai più vedere.
Ma aspetta, non servirebbe a niente, è impossibile fuggire al mondo, non basta nascondersi, bisogna farsi dimenticare, essere stati delle persone vere, non dei personaggi, perchè non c'è nulla, nulla di peggio di vedere un copywriter o un editor che stuprano un tuo mito per far vendere assorbenti o motofalciatrici o detersivi per la moquette del bagno, maledetti voi siate, maledetti per sempre.
Bisogna esser come la Gina, la mia nonna, che ai tedeschi col mitra che le volevan prendere la bicicletta disse di no, li spinse via e corse ad avvertire tutti, che arrivavano i tedeschi, scappate, via via!
Ma bisogna esserlo di nascosto, che non se ne accorga nessuno.

La Polaroid smette di produrre le pellicole per le macchinette, quelle con lo sviluppo istantaneo.
A casa mia ce l'avevamo, la macchina Polaroid, ero bambino, ma mi ricordo i miei fratelli che facevano le foto e usciva la foto tutta bianca e dovevi scuoterla, per farla sviluppare in fretta. Poi piano piano appariva l'immagine, ci volevano due minuti, e in quelle foto avevamo le canottiere e i pantaloni corti e i sandali e i panni stesi in cortile e la Simca e la 128 e tutto il mondo era in bianco e nero.
A casa dei miei c'è una scatola, con tutte le Polaroid, ma tante son sbiadite, stanno diventando tutte bianche, qualcuna è scomparsa, in un percorso alla rovescia che l'ha fatta ritornare come appena uscita dalla macchina. E' il contrario dello sviluppo, c'ha messo diciott'anni, invece che due minuti.
Le Polaroid non esistono più.
Ma tanto non le usava più nessuno.
Come tutta questa rabbia.

Nella foto: falli a pezzi, Sandro.

lunedì, febbraio 25, 2008

Proprietà invariantiva

Cinque cose che farei se avessi la macchina del tempo.
1 - Tornerei indietro di un qualche anno, porterei con un certo anticipo da un editore il manoscritto di un libro che so-con-certezza diventerà un best-seller (tipo quella cagata del codice da minchia), ci farei i belli soldi e poi, quando Maurizio Costanzo mi invita in trasmissione per parlare del successo planetario del mio libro, ne approfitterei per picchiarlo a morte con una mazza di legno chiodata (con chiodi arrugginiti);
2 - Tornerei indietro nel tempo al 22 novembre 1963, filmerei in diretta l'omicidio di Kennedy, poi diventerei ricco e famoso smascherando il vero responsabile e tutto il complotto. In seguito, quando Maurizio Costanzo mi invita in trasmissione per parlare del successo planetario del mio filmato, ne approfitterei per picchiarlo a morte con una mazza di legno chiodata (con chiodi arrugginiti);
3 - Tornerei indietro nel tempo a, tipo, dodici anni fa, aspetterei Maurizio Costanzo sotto casa sua fino a che non esce per pisciare il cane (ignoro se ne abbia mai avuto uno, povera bestia), poi uscirei dall'ombra all'improvviso per dirgli "un giorno ti ucciderò, Maurizio Costanzo, te lo prometto". Poi tornerei nel presente e, appena esce di nuovo di casa a pisciare il cane (povera bestia), lo aggredirei con una mazza di legno chiodata (con chiodi arrugginiti), urlando "CHE TI AVEVO DETTO?!" fino a lasciarlo a terra inanimato;
4 - Ne approfitterei per diventare vergognosamente ricco (e ridurre in miseria Maurizio Costanzo);
5 - Tornerei indietro nel tempo fino alla presa del potere da parte dei nazisti, cercherei di parlare con Hitler e convincerlo a desistere dai suoi convincimenti, paventando le tragedie che le sue azioni avrebbero causato ai popoli d'Europa e del mondo intero. Mi adoprerei per distoglierlo dal suo folle piano di germanizzazione del mondo, dai suoi sogni di dominio, dai suoi delirii di sterminio. Cercherei in tutti i modi di ricondurlo alla ragione, mostrandogli le conseguenze delle sue scellerate decisioni. Ma lui rimarrebbe irremovibile, fermo sulle sue posizioni. Così, mi giocherei l'ultima carta: lo porterei con me nel futuro, per mostrargli che, in ogni modo, le sue ambizioni sarebbero state frustrate, e le uniche conseguenze sarebbero state maggiori lutti, per tutti, compresa la nazione germanica. Alla fine, di fronte al amusoleo dell'Olocausto, stremato dalla portata di tante e tali rivelazioni, accetterebbe le mie parole come verità, e mi chiederebbe di aiutarlo a trovare una soluzione. "Non sarà facile" gli risponderei "ma potrai farcela. Dovrai impegnarti ed adoperarti per il bene comune e la pace tra i popoli. Combatti le dittature e il potere della violenza, Hitler, segui l'ideale del multilateralismo e la dottrina della compassione, sii pronto al dialogo. Parla, parla, parla, non stancarti mai di parlare e ascolta sempre quello che hanno da dirti gli altri. Cerca una soluzione che non sia mai quella della violenza". Così, la seconda guerra mondiale non ci sarà mai, il nazismo diventa un movimento internazionale pacifista, non violento e socialista, l'olocausto non avrà luogo, l'Europa fiorirà come un campo di gigli e i russi e gli americani e gli auropei si vorranno bene, sotto l'ispirazione del baffetto sbarazzino di Hitler, segretario generale delle Nazioni Unite e premio Nobel per la pace 1945, 1946, 1947 e 1963. Io, in quanti ispiratore della pace mondiale, vengo invitato al Maurizio Costanzo Show e ne approfitto per fare ciò che va fatto (con chiodi arrugginiti).

giovedì, febbraio 21, 2008

Diplomazja

La settimana scorsa, lo giuro su questo pezzo di spago, ho visto un corteo di Forza Italia, venti persone con bandiere e fiaccole accese e tutto e ho pensato che stavano andando a fare una di quelle cose che fanno di solito loro, tipo bruciare in piazza gli F24 o linciare un marocchino, ma poi ho visto che erano accompagnati da dieci-quindici carabinieri e ho capito che invece era una manifestazione, così li ho seguiti, sperando in qualche azione dimostrativa di grande impatto. E infatti, dopo nenanche dieci minuti di slogan tipo veltroni-veltroni-vaffanculo, erano già tutti sudati e si sono seduti su un muretto basso aspettando che passassero le mogli coi fuoristrada per riportarli a casa.
Mentre li osservavo, ho improvvisamente capito che tra medicina omeopatica e medicina tradizionale non c'è nessuna differenza: nessuna delle due funziona.
Adesso vi spiego perchè.
La setimana scorsa, dopo due mesi di inutili tentativi, Elle è finalmente riuscita ad attaccarmi il raffreddore. Non starò a dilungarmi sulle secrezioni nasali color verde marcio (inizialmente però era decisamente giallo mostarda, con una consistenza vischiosa e compatta, resistente al tatto e dal sapore piuttosto salato), nè insisterò sul'espettorato (che senza dubbio possiamo qualificare come poco fluido, filante e dal colore declinante al terra di siena bruciata), e nemmeno vi annoierò con il resoconto dettagliato dei rumore conseguente alle difficoltà respiratorie (ansimante, sussultorio, interrotto frequentemente da un violento e raschiante risucchio di materia e muco attraverso le fosse nasali ingrossate).
Cosa stavo dicendo? Ah si, Forza Italia. Anzi no, si chiama Popolo delle Libertà. No, della Libertà.
Anzi, Partito del Popolo della Libertà.
Partito del Popolo?
...
Come il partito comunista cinese?
Insomma, Forza Italia e il muco (scusate, il raffreddore mi intorpidisce il cervello). La medicina tradizionale non funziona, non ci azzecca mai, il mio dottore mi dice sempre "prendi queste pasticche" appena entro in ambulatorio, non faccio neanche in tempo a dirgli che cos'ho.
Dottore: avanti il prossimo.
Heike: buongiorno dottore.
Dottore: prenda queste pasticche.
Heike: Ma...
Dottore: pensa di saperne più di me? Io (indica la laurea appesa al muro sopra la sua testa) sono laureato.
Heike: Si, ma...
Dottore: Va bene, allora non le prenda e muoia (indica un certificato di morte appeso al muro sopra la mia testa).
Heike:...
Dottore: Il prossimo! (indica una targhetta appesa al muro sopra la porta. C'è scritto "il prossimo!")
Non è che non mi fido della medicina, è solo che se sul foglietto di istruzioni di una medicina (lo sapevate che si chiama bugiardino? Indicativo, no?) c'è scritto questo medicinale può causare effetti indesiderati come sonnolenza, secchezza delle fauci e morte, ecco, a me passa la voglia, piuttosto che avere le fauci secche mi tengo il raffreddore.
Tanto, è quasi passato.

Immagine trovata su Ffffound!

martedì, febbraio 19, 2008

Qualche moneta, giovane?

Io, più mi trattano male e più mi convincono, nella vita.
Che se metti caso son fuori con la Elle e arriva uno di quei ragazzi con le rose - che son sempre i soliti tre da diecianni, porca miseria, non una parola di italiano si hanno imparati, una parola che sia una - e timidamente si avvicina e chiede - intuisco - se ne voglio comprare una per la mia ragazza, io, che non mi lascio fregare dalla facile retorica, rifiuto sprezzante e mi alzo in piedi, lo minaccio e lo allontano di malo modo, che alla fine la Elle ci resta male e gliele compra lei, le rose, tutte gliele compra (poi le butta).
Ma se invece cammino per strada e mi si avvicina minaccioso un punkabbestia brandendo un collo di bottiglia insanguinato e mi grida "Bastardo, sgancia uno spicciolo!" io mi intenerisco, non so resistere, mi commuovo e gli lascio qualcosa, come fare a dir di no?

lunedì, febbraio 18, 2008

Un giustificato motivo per (ottava parte)

Giangi si demoralizza? Chissà. Intanto, nonostante il ginocchio frantumato, torna a raccontarci le sue disavventure, nell'eterno viaggio Milano - Città Cupa.
Milano mi sta lasciando, o forse sono io che sto mollando la presa? Bella domanda, che si traveste da dubbio amletico forse proprio per sfuggire all'angoscia di dover dare necessariamente una risposta. Alla fine però sarebbe utile cominciare ad annusare l'idea di abbandonare questo status di paralisi lasciare per un attimo la letteratura inglese alle spalle, e concentrarsi magari su qualcosa di più recente, più attuale, magari di un artista italiano, non necessariamente scritto su un libro rilegato in pelle umana, ma sulle pagine di un pentagramma accompagnato da quell' accordo che va schiantandosi contro gli scogli, per poi dolcemente riposarsi su una riva genovese.
Lambrate, Rogoredo, poi arriva quello che i bestemmiatori di questo secolo, me compreso, chiamano l'Hinterland milanese...notare bene la "H" davanti, non è uno dei soliti miei orrori di ortografia, ma un'altra bestialità a cui ormai oggi non facciamo neanche più caso. Pare infatti che globalizzare sia in assoluto sinonimo di progresso e pertanto debba coinvolgere anche la comunicazione tanto da giustificare una improbabile internazionalizzazione della lingua italiana ed adattarla così alle ragioni del tempo. Breve parentesi che si perde rapidamente dietro gli ultimi banchi di smog milanese; meglio tornare sul treno e cominciare a valutare l'idea di dare una sistemata a quelle valige ammassate una sull'altra, rivestite di un cappotto sgualcito e stanco che reclmano un minimo di attenzione. Questa volta non posso fare a meno di leggere la loro sofferenza e il loro abbandono, decido così di intervenire in loro soccorso, ma presto mi rendo conto che non sarà un compito così scontato.
Eh si, scegliere il posto di single alla ribalta lascia dietro di se l'impossibilità di dare una sistemazione comoda a tutto ciò che nelle ultime ore sta disperatamente cercando di rimanere a me aggrappato. Che fare? Potrei continuare il viaggio ugualmente, lasciar lì in preda del tempo e della polvere ogni cosa, fingere di non sentire lo sguardo della matriarca che puntando il dito verso di me tenta ancora una volta di istruirmi sul senso civico. In ogni caso credo che me la caverei adducendo scuse come quella di una inquantificabile ondata di stanchezza rimandando a tempi indefiniti una risoluzione logistica del problema.
Decido quindi voltare le spalle, infilo le cuffie nelle orecchie e chiudo gli occhi.
Qualcosa però non va, il brano che segue non riesco a riconoscerlo, le poltrone davanti sembrano così incredibilmente vicine tanto da non permettermi di allungare le gambe, mi rigiro più volte su me stesso alla ricerca di una posizione rilassante, tento di liberarmi dalle braccia della poltrona ma sono inchiodate, mi sento imprigionato. Avvicino a me le valige, provo ad usarle come alternativo strumento di appoggio ma, ovviamente, non sono collaborative ed al minnimo spostamento si lasciano disordinatemente cadere per terra. Cresce in me un senso di rabbia e frustrazione che certo non aiuta quella che all'inizio sembrava presentarsi come una rapida e banale soluzione ad un mero problema logistica e che invece si sta rivelando un intricato conflitto interiore.

Nell'immagine
: la giovinezza.

mercoledì, febbraio 13, 2008

Understatement


Molte persone mi chiedono come faccio a trovare sempre un argomento da scriverci sopra, e sempre in bella calligrafia, e sempre senza fare errori di grammaticali o sintatici.
Moltitudini mi interrogano su come possa sempre avere la forza psicologica ed emotiva per scrivere un post, quando milioni di persone in tutto il mondo muoiono quotidianamente di analfabetismo.
Folle, intere folle bussano alla mia porta per sapere quale impulso mi spinga a vergare i miei aforismi su questa metaforica pagina bianca.
Per rispondere a tutti e sei quelli che mi chiedono codeste cose, mi sono concesso una breve intervista (a breve - due anni - disponibile in podcast).
Molte persone si chiedono come fai a trovare sempre un argomento da scriverci sopra, e sempre in bella calligrafia, e sempre senza fare errori di grammaticali o sintatici. Come fai?
Sinceramente? Non lo so. Ho scoperto di avere un blog giusto due settimane fa, visto che in realtà scrivo tutti i post in stato di trance superconscio o quello che è. Arrivo sulla home page di blogger, dirigo il mouse verso il coso lì, il posto dove ci scrivi nome e password e...basta, poi, quando mi riprendo, il post è già stato scritto e io mi ritrovo tutto nudo, in un fosso, con in mano l'ultimo numero di Zagor. Non capisco. Io manco lo leggo, Zagor.
Cosa pensi dei lettori che non lasciano commenti?
Li disprezzo profondamente, misere creature inadatte a qualsivoglia attività superiore, grumi di materia informe, incapaci di un minimo ragionamento che vada oltre la logica del "qui" ed "ora", volgari, codardi rappresentanti di un mondo che vede nel non agire l'unica azione, nel non scegliere l'unica scelta, nel non vivere l'unica vita. Aspetta, mi sa che sto parlando degli elettori dell'Udeur.
A cosa pensavi quando hai aperto il blog?
Ad acquistare fiducia in me stesso. Pensavo che un blog mi avrebbe aiutato ad uscire dal clichè dello squilibrato che passa tutto il tempo sul computer e che non ha uno straccio di vita sociale. Prima ero una specie di nerd sfigato incapace di guardare la bellezza del mondo, adesso invece...a proposito, ti ho detto che su Blogbabel ero arrivato sopra la millesima posizione?
Molti pensano che voi blogger siate dei deficienti rancorosi e frustrati, incapaci di relazionarsi con chiunque non condivida la vostra visione del mondo, e che approfittiate dell'anonimato per diffondere un'immagine di voi che non sareste in grado di sostenere nel mondo reale. Tu che ne pensi?
Forse.
Il tuo colore preferito?

Blu. Anzi no, nocetta. Fa più fine.
Qual'è la tua posizione in merito alla globalizzazione forzata imposta ai cittadini dai potentati del mondo, multinazionali in testa?
Che è brutta.
Ho l'impressione che le tue ultime risposte siano un po' tirate via. Mi sto sbagliando?
E' TARDIIII!
Un'ultima cosa: ho notato che, talvolta, i titoli dei tuoi post non abbiano (o hanno? boh) nessun rapporto con l'argomento del quale parli. Che significa? E' intenzionale?
Sono felice che qualcuno (me stesso) l'abbia notato e me lo chieda. Era molto tempo che volevo parlare dei titoli dei miei post, e dell'impressione che dovrebbero generare, soprattutto in rapporto a quello di cui parlo. Allora, innanzitutto dobbiamo considerare che il titolo ha sì valenza introduttiva, lo sappiamo tutti, ma che il suo pieno significato può essere colto spesso - anzi, quasi sempre - solo dopo che si è percorso fino in fondo la struttura narrativa, in un cerchio che collega l'inizio con la fine e di nuovo con l'inizio. Per quanto riguarda i titoli dei post, l'effetto disturbante e surreale che, con le parole di Renè Magritte, si matura nel contrasto, è niente in confronto a quello generato dal vuoto che nasce da una frase che finisce senza

martedì, febbraio 12, 2008

Samizdat, dal fronte

Non so se hai presente quella sensazione, quella luminosa sensazione di benessere che si prova pensando a un sabato mattina di primavera, quelle giornate piene di promesse, un sabato mattina, oh si, un sabato mattina di aprile, con le nuvole bianche, cumulonembi lontani e soffici come panna montata, la brezza leggera e il sole che ti riscalda il viso, bianco di tanto inverno.
Quella sensazione di libertà conquistata, i piedi leggeri che accennano qualche passo di danza, la gioia di arrotolare le maniche della camicia, e la camicia, si, la camicia può tenerla fuori dai pantaloni senza temere quell'alito di gelo che ghiacciava la schiena. C'è profumo di polline, erba tagliata di fresco, le ragazze che portano a spasso il cane in short e maglietta (loro, non il cane), le bici nel parco, il rumore leggero del vento tra le prime foglie.
O d'estate, una birra ghiacciata la sera, seduti a un tavolo all'aperto del pub di sempre, con due, tre amici a ridere, a raccontare di quei pomeriggi afosi quando amavi stare sotto l'ombra dei tigli ad ascoltare il frinire delle cicale, loro sì, che non si stancano mai di cantare, altro che storie.
O anche la gioia della prima neve, camminare dopo la neve ed affondare le scarpe, il naso che ti si ghiaccia, non puoi fare a meno di sorridere, anche gli altri pazzi, i pochi che incontri, ti sorridono, complici di un segreto che nessuno conosce, camminare nella neve prima che si sciolga.
Le giornate di gioia luminosa, la felicità ritrovata, la pace, la pace.

lunedì, febbraio 11, 2008

Il grande attrattore

Allora, questo è un pezzo lungo, però è divertente (inserire risate registrate).
Siccome che Sw4n ha fatto questa cosa del premio per i blog più fighi tra quelli schifosi, e io ero andato a votare per Madmac come blog umoristico anche se in realtà non fa ridere ma mi faceva pena, così piccolo e indifeso, ma poi non l'ho potuto votare perchè Sw4, tanto per chiarire che è una cosa fatta tra amici e niente da prendere sul serio, si era dimenticato di metterlo tra quelli che potevi votare - anzi, non ce l'ha proprio messo e dopo ha detto che ha preso 0 (zero) voti (anf), ecco, allora son rimasto così quarantacinque minuti, fisso e immobile per via della contrarietà e dopo mi sono riscosso e ho visto che esistono dei blog veramente ma veramente (punto).
E Sw4n li mette tutti per benino dentro delle categorie, che la gente è felice se la metti nelle categorie, ma secondo me solo se son categorie fighe, tipo blog musicale o blog giornalistico, che a nessuno ci fa piacere se gli dici che il suo blog va nella categoria "vuoti a rendere".
E in effetti, le categorie ci sono, ed esistono anche nella realtà. Ecco quindi che parte il post che ogni blog umoristico (inserire risate registrate) deve fare una volta nella vita: il post sulle categorie dei blog (inserire applausi registrati):
Il blog adolescenziale intimista: categoria pesantemente inflazionata, ma dalla durata effimera come la pipì di una farfalla. Il/la blogger inizia confidando le pene d'amore nei confronti di un irraggiungibile oggetto del desiderio, tipicamente, per le ragazze, un celebre cantante/attore o il fratello grande di una insopportabile compagna di classe o, per i maschietti timidi ed occhialuti, la più troia della scuola. Dopo due giorni nei quali ha inserito centinaia di post lunghi una frase, il/la blogger adolescente scopre la possibilità di personalizzare il template. Inizia così ad inserire widget assolutamente inutili e pacchiani che appesantiscono le dimensioni del blog oltre il consentito. Dopo l'inserimento del televideo, dell'area chat e della finestra Snai per le scommesse, il blog sparisce per suicidio del server ospitante.
Il blog poeta: Su uno sfondo azzurro cielo, è possibile leggere versi tipo
l'anima mia incorrotta
dolorosamente sanguina ferita dai

tuoi dardi abbacinanti.

Sapendo di dover morire

consegno ai posteri

immortali le mie rime.
E il popolo langue.
Tutto rigorosamente depositato in Siae. Casomai qualcuno volesse copiare, vè.
Il blog di recensioni: in genere mi piacciono e mi fanno puro comodo quando devo scegliere che fare della mia inutile vita, e c'è pure gente che spacca, tipo gli amici Weltall o Velapoma (anche se a costui non ci è piaciuto Cloverfield). A me però fanno impazzire quelli che tutto gli fa cagare, tutto. E tutti sono cretini. Il mondo non è abbastanza grande per loro, e soprattutto per la sceneggiatura che tengono nel cassetto da anni, che parla della storia di un nano negro dislessico che diventa il miglior amico di un alieno imbranato nonostante l'opposizione dell'effbiai. NB: per un buon blog di recensioni è importante usare almeno un paio di volte al mese la parola "integrità", che fa fine.
Il blog di cucina: da quando non vivo più da mammà ho imparato tre ricette: gli spaghetti all'olio, l'uovo fritto e gli spaghetti all'olio. Ho sentito anche parlare di aglio, ma ancora non ho capito dove lo vendono. Quindi, a me, i blog di cucina con uno che ti dice "semplice, prendi due uova, un poco di farina, una carota e un po' di rosmarino, mischia tutto, poi in forno a cento gradi ed ecco qua la Sachertorte" e ti mette pure la foto del capolavoro, ecco, uno così a me me fa pure incazzare. E la bottiglia di vino da abbinare, sai dove te la devi infilare?
Il blog personale: oggi sono andato dal carrozziere, poi mi sono tagliato i capelli, ho letto un articolo su Focus, ho visto l'anteprima del nuovo Mac, ho attivato Twitter, ho aperto la mia biblioteca su Nobii, ho la mia pagina Flickr, ho un account su Youtube.
Ma questa gente, di lavoro, voglio dire.
Il blog tecnico: utilissimo, se sei uno sfigato senza una vita vera.
Il blog di protesta: che è l'ora di finirla, non se ne può più, la gente è stufa marcia, la gente vuole il cambiamento, la gente è incazzata nera e tutto questo non lo accetterà più, la gente non ce la fà, i politici fanno schifo, gli industriali fanno schifo, i sindacati fanno schifo, i giornali fanno schifo, i giudici fanno schifo, gli arbitri fanno schifo, questo caffè fa schifo, ci sono omicidi ovunque, ci sono stupri ovunque, ci sono furti ovunque, ci sono scandali ovunque, non si può più uscire di casa,i marocchini, , gli spacciatori, le prostitute, i ladri, gli zingari, e l'inquinamento, e gli americani fanno come vogliono, e i giovani fanno come vogliono, e i teppisti fanno come vogliono, e le donne fanno come vogliono, ci vorrebbe uno con le palle, ci vorrebbe la rivoluzione, ci vorrebbe la pena di morte, ci vorrebbe il dente per dente, ci vorrebbe la bomba atomica, lo so io cosa ci vorrebbe, che l'undicisettembre non stati l'americani, son stati gli ebrei, son stati gli alieni, il clima lo controllano coi satelliti, binladèn lo controllano coi satelliti, la gente la controllano coi satelliti, tutti mentono, meno male che ci siamo noi che sappiamo la verità e ve la diciamo, lasciateci un piccolo contributo accettiamo anche Paypal.
(inserire risate registrate)

Nella foto: Garrincha. Così, a spregio.

venerdì, febbraio 08, 2008

Il rasoio di Occam

Bjork è il nome che potrebbe avere un mobile dell'Ikea, tipo un comodino o un portasassi. Anche come capacità espressiva, voglio dire, siamo lì. Io a quella musica che non è musica ma rumore di scoreggie di arte concettuale preferisco I Rage Against the Machine. O Toto Cotugno (o Cutugno?), al limite.
No, per dire, che io la musica l'ascolto, e allora adesso mi scarico con Emule mi faccio prestare da un amico l'ultimo ellepì dei Baustelle, e poi vi dico, se mi piace o no, che però da quando so che son di Montepulciano (SI) mi stanno più simpatici, che a Montepulciano (SI) ci stava la ragazza di un mio amico che era simpatica, poi si son lasciati e il Pela (il mio amico) ha sposato un'altra e poi non lo so, mica posso stare dietro a tutto.
E poi, voglio dire, a voi che vi frega del Pela?

giovedì, febbraio 07, 2008

Escono dalle fottute pareti!

SPOILER: se volete andare a vedere Cloverfield, allora non leggete. O se leggete, non me la menate, dopo.
Ieri sera ho convinto il bvz Peephee ad accompagnarmi a vedere Cloverfield, che Elle i film ammerigani con esplosioni, morti, palazzi che crollano e rettili giganti non li apprezza, e io non capisco perchè.
Voglio dire, sappiamo tutti che il cinema italiano va male perchè nei nostri film non ci sono abbastanza esplosioni e morti e palazzi che crollano, ma soprattutto sappiamo che niente (e sottolineo niente) funziona meglio di un rettile gigante per fare presa sul pubblico, come il grande cinema americano ci ha insegnato - cito, a titolo di esempio, celebri lungometraggi che devono parte del loro successo alla presenza di rettili giganti: King Kong (1933), Godzilla (1998), Via col Vento (1939), Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato (1971), Rambo 2 (1985), I miei mini pony nella valle della tenerezza (1984).
Ma oltre a questa consapevolezza, cosa ci insegna questo film? (dovete sapere che, dato che mi reputo un ignorante molto erudito, cerco di trarre, da ogni esperienza che mi trovo a sperimentare, delle considerazioni che potrebbero essermi d'aiuto in momenti difficili, ad esempio durante un attacco terroristico, o un grave incidente ferroviario, o se mi ritrovassi chiuso per sei ore in un bunker antiatomico con un testimone di Geova).
Quindi, posso con tutta coscienza dire che ieri sera ho imparato che:
- i rettili giganti sono pericolosi, soprattutto se siete dei giovani newyorkesi idioti;
- se un rettile gigante intende mangiarvi, tenete sempre a portata di mano una telecamera, così i posteri potranno farci un film sopra;
- la conseguenza più triste degli attentati del 2001 è che adesso, se un qualunque rettile gigante attacca New York, tutti pensano che lo mandi Bin Laden;
- se un rettile gigante combatte contro l'esercito, il posto più sicuro dove nascondersi è la galleria della metropolitana esattamente sotto di lui;
- queste finte riprese concitate fanno venire il mal di mare;
- mi si è addormentata la gamba;
- ho fame;
- devo ricordarmi di arrivare prima, se voglio trovare parcheggio più vicino;
- domattina devo stampare il tabulato delle fatture;
- mr. Eko è stato ucciso dall'isola perchè non si è pentito dei suoi peccati;
- (...è che dopo un po' mi sono distratto perchè non crollava più nessun palazzo e ho cominciato a pensare ai casi miei, poi però è crollato il ponte di Manhattan e mi sono interessato di nuovo al gioco film)
- voglio la maglietta dello Slusho;
- il cinema italiano di oggi fa pietà in una maniera indescrivibile;
- ho scoperto che esiste la versione italiana del telefilm Il Commissario Rex (anche qui mi ero distratto, parlavano);
- scene meravigliose: la reazione dei militari quando scoprono che Marlena è stata morsa; lo sguardo del mostro quando fissa la telecamera in Central Park; la pioggia di detriti sul tetto del grattacielo. Ah, impagabili disaster movie;
- per chiarire: quando non ti aspetti molto, tutto ciò che ottieni è guadagnato. In sostanza il film mi è piaciuto perchè NON è originale e lo sa, e grazie a questo può forzare la gabbia del "film di rettili giganti" in una direzione tutto sommato - lasciatemelo dire - nuova (un plauso al direttore marketing e al tecnico del suono). Ma il vero valore aggiunto del film, e dovrebbero darlo di default insieme al biglietto, era il mio vicino di poltrona (non Peephee, quello dall'altra parte). Un signore sulla cinquantina che ha commentato il film dall'inizio alla fine a voce alta, come nei cinema parrocchiali di una volta. Il tono era questo:
- ma che è tutto così questo firme?
- che boiata.
- oh che si pole vedere un cosa così?
- ma che l'hanno pagato anche i'regista?
- mi fa male a i' capo.
- speriamo moia.
- speriamo moia anche lei.
- speriamo moia i' mostro, 'un lo sopporto più.
- speriamo moia anche i' regista.
- che boiata.
- quande finisce?
- che troiaio.
- che bordello.
- io rioglio i sordi indreo.
- speriamo moian tutti.
E' rimasto fino alla fine.
Grazie, sconosciuto amico, non ti dimenticherò mai.

martedì, febbraio 05, 2008

Le fasce di Van Allen

Siccome è un sacco che non lo faccio, ecco il post che tutti aspettavate: la lista delle migliori chiavi di ricerca che hanno portato al mio blog negli ultimi due mesi.
- come si fa smettere la droga
- la supposta no

- perchè sei di sinistra (la ragione è dentro di te, cercala su Google)
- coniugazione del congiuntivo di ridere
(questa mi farebbi ridere, ah ah)
- a ridillo un po' chi sono io

- adesso bacia i miei piedi

- aprire un blog in due
(NB: occorre una grossa scure)
- arrossire non è poca cosa se lo si sa fare al momento giusto

- autobiografia di diliberto
(DILIBERTO SA SCRIVERE?!)
- ballerino anni 80 muscoloso

- bambini da invidiare

- blog anatomopatologico

- blog della pipì

- brusuillis arte moderna
(...ho bisogno di alcool. Molto alcool)
- capire quale lampadina dell'albero di natale fulminata (ah, ma come facevamo quando non c'era internet?)
- capitan harlock vendo vestito

- catzo in culo

- cerco la frase demon hunter

- che tenpo fa ha tunisi

- ciccione con baffi

- cocaina perchè smettere

- come cancellare la propria memoria (suggerimento: spigolo contundente)
- come fuggire alla fine del mondo
- come riconoscere una persona cattiva
(brandisce armi e uccide persone)
- cosa significa quando si coagula il sangue (che ti sei tagliato)
- curare il tumore con la pranoterapia (ehm, temo di doverle dare una brutta notizia...)
- de sica christian emorroidi
- discorsi da fare ad un amico per essergli riconoscente (una cosa spontanea, insomma)
- flaiano la situazione non è drammatica ma seria (E' IL CONTRARIO!!)
- foto di giorgio mastrota quando ha vinto il titolo del più bello d'italia (eccola qua)
- il cavolo contro le emorroidi (chiediamo a De Sica Christian, lui sa)
- il più celebre evasore fiscale nei fumetti
- ho picchiato il capo
(eh, a volte vorrei farlo anch'io)
- jovanotti moglie tradimento

- ke vuol dire essere volubile??
(aw...giovinezza...)
- la miglio cosa

- la vita sentimentale di thema dei gemelli diversi

- lettere sfocate excel: virus? (no, vuol solo dire che non ti sei rimesso gli occhiali)
- marta flavi in salotto (areare il locale prima di soggiornarvi)
- mi ha detto che sono acerba (tutte le volpi lo dicono)
- non voglio donare organi
(I'm not a liver donor!)
- paola barale misure vitali

- parole dele lettere nel filmle parole che nn ti ho detto (si scrive ke)
- pimp my ride con gemelli diversi come poter fare agiustare il motorino
- pipì addosso da grandi

- porca per una volta
(lui ci spera tanto)
- quando c'è la neve posso passare in una propietà privata (si, ma non dalla finestra ciccio)
- roba da inserire nel blog
- se un ragazzo quando passi per strada ti fissa e poi abbassa gli occhi cosa vuol dire?

(che sei brutta)
- tagliare il legno a 45° (ci vuole il goniometro)
- trasformare escrementi di cavallo in energia pulita (è un casino)
Meritano una menzione d'onore:
- avviare una canzone durante una conversazione nokia
- boloq ro
- che csa e' dbs x tourette
- cinesi che scoreggiano in ascensore
- creare un necrologio divertente
- strizzare i brufoli con le falde
Ma a mio giudizio il vincitore è, senza ombra di dubbio:
- sapete dirmi cos'è il soffitto di tantalo

Nella foto: James Van Allen si interroga su come avviare una canzone durante una conversazione Nokia con alieni

venerdì, febbraio 01, 2008

Premio del blogger che pensa


C'ho pensato un sacco, alla fine mi sono deciso.
Lo faccio, lo faccio questo post.
E vada come vada.
Tempo fa Weltall mi ha nominato per il Blogger Thinking Award, che è, in soldoni, una catena de santantonioabbate che devi:
1 - fare solo se ti nominano;
2 - linkare il post originatore di tutto;
3 - inserire il loghino (eccolo)

e poi fare la lista di cinque (cinque, siori, cinque maravigliosi blogs, venghino tutti ad ammirare le merav...ah si, bast) dicevo, cinque blog che ti fanno riflettere (ma non allo specchio, dentro la capa), nel senso che "leggendoli ti lasciano qualcosa anche dopo aver chiuso la loro finestra".
Ora, siccome io i blog che ho messo nel blogroll mi fanno pensare tutti a cose belle e importanti (quasi) sempre - tranne il blog di Velapoma, che non capisce nè apprezza Magico Vento, ludibrio su di lui - mi sembra di fare un torto ad indicarne solo qualcuno, quindi li indico tutti, così:

leggete questi --------------------------------------------------------------------->
(non è proprio precisa ma ci siamo capiti).

Però il post lo faccio lo stesso, ma siccome vedi sopra, invece di indicare cinque meritevoli ne indico uno solo, fuori blogroll ma meritevolissimo. che anche quello mi fa riflettere, ma nel senso brutto del termine, cioè che lo leggo e penso:
mah.

Qualcuno di ricorda di Seclet? Il simpatico amico che copiava i miei post? E' tornato, con tutta la carica della sua ardente simpatia! Che mattacchione Seclet, e quanti complimenti riceve dalle sue fan. Ogni tanto, devo ammetterlo, in questi mesi sono andato a fargli visita, e l'ho trovato sempre divertente come una martellata sul ginocchio. Capisco il desiderio di avere pubblico, ma copiare? E copiare male, e soprattutto non solo da me ma anche da Cinico, da 7yearwinter, dall'orsettodeceduto? Seclet, ma cosa c'è che non va, hai bisogno di qualcosa? Certo, il fatto che tu nonostante sia su Spaces Live, non indichi tra le cose che odii "gli ipocriti, l'ipocrisia, ki sparla alle spalle, l'arroganza, l'apparire anzikè l'essere, i giudici, l'antiamericani, i cacciatori, l'enterogermina" depone a tuo favore, ma può bastare? No, caro amico, no, non può bastare.
Leggo il tuo blog e penso alla decadenza dell'occidente a un clown con il naso incastrato in un cancello. Divertente, ma non poi così tanto.
Per i posteri, lascio qui traccia dei post incriminati, acciocchè il tempo sappia essere con te più benevolo ecc. ecc. Sono qui, qui e qui. Chi ha pazienza può ritrovarne le tracce sul Blog Ottuso, io non c'ho tempo, devo andare a tagliarmi i capelli.
Pensateci.
PS: in realtà il blog che disprezzo di più è il Diacoblog. Ma non ditelo a Seclet.