giovedì, dicembre 31, 2009

Finisce il 2009. Era l'ora.

Buonasera a tutti. Sono il dottor Ausvaldo Maramagli, consulente legale del Blog Ottuso. Scrivo su codeste pagine elettroniche per rassicurare tutti i lettori sulle condizioni di salute del mio cliente. Heike mi dice di far sapere a tutti che sta bene, che la ferita al volto sta guarendo, ma che i medici preferiscono trattenerlo ancora qualche giorno in osservazione. Si augura, inoltre, che il nuovo anno induca tutti a una riflessione e un ripensamento, e che il clima d'odio alimentato dalle centrali atomiche del male venga presto distrutto dalla superiore potenza di fuoco del partito dell'amore.
E si raccomanda che non raccogliate petardi inesplosi: essi sono pericolosi.

Nell'immagine: l'oggetto contundente che un folle, avvelenato dal clima d'odio alimentato dalle centrali atomiche del male, ha scagliato contro il bel volto di Heike, rendendolo così ancora più soffice e morbido.

venerdì, dicembre 18, 2009

La deboscia degli dei

Io alla fine sono uno timido, che si imbarazza in fretta.
Sono uno di quelli che cambia marciapiede se più avanti ci sono dei ragazzini che fanno confusione, perché sento che, come mi avvicino, due cominceranno a spintonarsi e uno mi pesterà un piede.
Finisce sempre che mi trovo in situazioni disagevoli, con tutti attorno che mi guardano, aspettando che dico un congiuntivo sbagliato, e poi mi agito, e lo sbaglio per davvero, e tutti iniziano a prendermi in giro berciando e sputazzando attorno goccioline di Flugge senza ritegno.
Mi imbarazzo facile, ma sono troppo orgoglioso per ammetterlo, e allora mi incarto in una serie di smorfie e contorsioni mentali per far credere che si, ho detto che il fagiano è un quadrupede, ma scherzavo, è evidente, lo potete capire dallo sguardo obliquo e dal mio sorriso da uomo vissuto mentre ammicco attorno, lo so benissimo che il fagiano non è un quadrupede ma un pittore veneto del seicento, ah ah ah.
Oppure mi trovo in questi convivi di adulti perennemente infoiati (uomini e donne), che farciscono ogni frase con pesantissime metafore sessuali delle quali più della metà mi sfuggono, ed è un gioco di arguzia, porca miseria, nessuno può sfidarmi ad un gioco di arguzia e pensare di avere vinto, sono il re dei giochi di arguzia, si va avanti per mezzore con questi frustrati sessuali ultratrentenni dalle frequentazioni discutibili che alludono, e alludono e alludono, cercando di mostrarsi (gli uomini) i migliori galli del pollaio, oppure (le donne) troppo intelligenti per essere blandite da mero testosterone MA, allo stesso tempo comunque interessate a vedere la mercanzia, e io cerco di partecipare alla discussione inserendo del basso profilo, così, tanto per gradire, e faccio anch'io dei motti di spirito, ma alla fine cedo, e mentre gli altri si appartano, me ne vado via scornato per non aver dimostrato di poter vincere qualsivoglia gioco di arguzia,e torno a casa vado su internet e cerco di capire il significato di quelle metafore sessuali di prima, che davvero non le capivo ma non lo potevo dare a vedere (avrei perso il gioco di arguzia), mi limitavo a ridacchiare, ammiccando, piegando la testa di lato e fingendo di aver colto gli aspetti più oscuri della battuta ("scusa, ma cosa voleva dire? Mica ho capito" "te lo dico dopo, eh eh eh").
Quindi, sono molto vicino, lo ammetto, a quei poveri disgraziati che cercano in internet la chiave per capire questo difficile mondo.
Tutto questo per introdurre il post sulle chiavi di ricerca che conducono gli ignari naviganti a codesto blog, divise per comode categorie. Enjoy!
La natura, questa sconosciuta:
- allevamento camaleonti ingrosso
- il mio cane sta buttando troppe scoreggie
- parte burocratica della lombricoltura
- non voglio che la gente schiacci i piccioni con le macchine
- come faccio a riconoscere gli escrementi di rana
Dottore, mi dica:
- dentisti cattivi
- acqua tesorino fa schifo
- puo' l'urinoterapia curare una forte allergia agli occhi?
- che avete fatto dal dentista mentre si mette l'apparecchio fisso
- davanti al computer pipi per terra
- dentosan andato a male
- mi faccio sempre la pipi addosso ! che devo fare ? mettermi il pannolino ?
- mike bongiorno berlusconi e l'urinoterapia
Il magico mondo del cinema (ma non solo):
- bambino baffi hitler film
- come si chiama quel blog dove ci sono i film??
- film algoritmo piccioni tubano
- film che sono stati uno sbaglio
- come creare un fumetto composto da lumache che si drogano
La scienza può spiegare tutto:
- come fotografare l'impossibile
- leggere fumetti rovina copertina
- probabilità di essere centrati in pieno da un meteorite
- dove si trova atlante me lo dite per favore
- come capire se ti hanno mandato una maledizione
La vita è difficile, e piena di insidie:
- anziano intralcia il traffico per ore
- abito uomo bozinsky
- come si dice marsupio ascellare in inglese?
- cosa succede se sbaglio mio numero per mese di prova faccine netlog
- discorsi da fare con un ragazzo a pranzo
- il piccolo principe sinosso
- karl gustav young suicidio
- mi hanno convocato come scrutatore alle elezioni come faccio con il mio lavoro?
- mi hanno scoperto a rubare voglio rimediare
- orario esatto per merenda
- scoreggiare a tavola galateo
Pesantissime allusioni sessuali:
- che cos è la loche nei pantaloni
- cerco pene piccolo in maturo a ravenna
- esco con una ballerina di lap dance che fa uso di sostanze stupefacenti che faccio?
- feticisti delle vene del collo
- filmati gratis di tettone sopra la quinta
- in australia anche i brutti trombano
- la figa di virna lisi
- perche' non riesco ad avere rapporti con le mignotte
- sono una ragazza porca cerco qualsiasi lavoro capito??? il mio cell è...
Unexplainable:
- escono dai fottuti muri
- che cos'e' e dove si trova il castello della droga
- conoscete la marca dei trucchi di paola barale
- parlare una lingua che tutti non capiscono
- rasoio a scoreggie
- sono parrucchiere vorrei inserirmi in teatro.come posso fare
- blog ottuso paola barale sesso con cane

Ok, tu che hai cercato l'ultima chiave, qui sopra, qualla con Paola Barale.
Si, dico a te.
So dove abiti.

sabato, dicembre 05, 2009

Un giustificato motivo per (parte ventiduesima)

- Mi scusi, capotreno, è codesto il convoglio Mestre-Oristano?
- Si signore, intende salire a bordo?
- Questo dipende se su di esso si trova già Giangi, il narratore dell'interminabile viaggio.
- Ritengo che sia così.
- Allora lascia stare vai, piglio il prossimo.

La magia del silenzio scandita dalle note di Leonard Cohen vengono ben presto interrotte dai borbottii rauchi dei viaggiatori.
Cosa avranno da lamentarsi! alla fine se avessero vissuto le stesse peripezie che ho affrontato in queste ultime cinque ore, credo avrebbero comiciato a manifestare segni certi di squilibrio e delirio. La fortuna è quindi di non assistere a scene patetiche da viaggi della speranza con bimbi in preda ad isterie devastanti, madri alla ricerca del pannolino salva gonna e padri furiosi spazientiti che cominciano a fumare una sigaretta dietro l'altra guardandoti in cagnesco cercando il tuo sguardo per avere il pretesto di accusarti di non farti abbastanza i cazzi tuoi.
Così fingo indifferenza e stupore e continuo ad ascoltare musica tra una partita a solitario e una free cell sul pc, schivando sguardi e confidando di sfuggire a quella domanda esistenziale che come temuto quella signora sulla quarantina con gli occhiali e con la bambina frignante avvinghiata al suo collo mi pone attendendosi una spiegazione scientificamente ineccepibile.
Scusi, ma che succede? Perchè siamo fermi?
Beh signora, il problema è che siamo ormai fermi da decenni e lei non se ne è ancora accorta. Non vorrei scoraggiarla ma drovremmo essere forse noi a cominciare a muoverci, a far sentire al mondo che esistiamo e non per mangiare cagare e andare a dormire. Si affacci, le sembra che siamo fermi? a me sembra che il mondo respiri ancora, si tocchi il polso e cominci a contare il tempo che sta perdendo in questo momento ponendomi questa domanda idiota!
Questo è quello che le avrei voluto rispondere.
Ovviamente è più opportuno tentare di rassicurare le sue speranze offrendole una finta parola amica e di conforto giusto per non averla tra i piedi per più di dieci secondi, liquidare la pratica con un "è tutto sotto controllo, mi è capitato proprio ieri la stessa cosa e nel men che non si dica siamo ripartiti più veloci di prima". Ah che bello! La fai contenta, la bimba smette tempestare l'aria con le sue urla indemoniate, gli uomini spengono le sigarette e siamo tutti più contenti di vivere in un mondo prendendoci per il culo dalla mattina alla sera, raccontandoci che va tutto bene che tutto si risolve da solo perchè questa è la legge del mercato, dell'economia, è la teoria della mano invisibile, talmente invisibile che riesci a sentirla solo quando un bel giorno senti pruderti il sedere.
Neanche questa è una risposta che riesco a dare. Se da una parte non sono un movimentatore di masse popolari capace di far affiorare una coscienza sociale e politica, dall'altra far finta di nulla mi rattrista, vedere pian piano il cittadino rincoglionirsi dietro una comunicazione contaminata e indirizzata verso l'atrofismo intellettuale e mortificante.
AL momento l'unica cosa che posso fare e rivolgere verso me stesso tutta l'attezione possibile cercando di condividere con mi sta accanto l'esigenza di crearsi una dimensione parallela, fatta di persone, di idee, di confronti, di vita.
SIgnora, onestamente, sono dalle undici in viaggio, posso solo dirle che stiamo viaggiando al contrario!

mercoledì, novembre 25, 2009

De Vermis Mysteriis

Le prime apparizioni di quello che, in seguito, sarebbe stato indicato col nome scientifico di Chartaebacterium Gustatens, sono, per motivi ovvi, oramai poco documentate. Rimangono tracce di quell'epoca soltanto in alcune melodie orecchiabili, e in alcune pubblicazioni scientifiche della Cairo editore.
Il batterio che, ancora oggi, è conosciuto col nome volgare di Verme Sapiente fece la sua prima comparsa nelle Americhe settentrionali. Senza alcun preavviso, interi scaffali delle più grandi biblioteche del continente si trovavano popolate di libri bianchi, che d'improvviso non contenevano più alcuna parola. Volumi che contenevano i più grandi capolavori della letteratura mondiale si trovavano ad ospitare niente altro che il vuoto, scomparendo da essi anche i titoli e gli indici. Solo talvolta sopravvivevano le prefazioni o le introduzioni scritte da celebri saggisti o curatori televisivi, ma per il resto, le parole di Moby Dick o di Great Expectations o di Wuthering Heights si dissolvevano come nebbia, svanivano, affondando nel candore della carta. Lentamente la malattia si diffuse da una biblioteca all'altra, poi alle librerie, e infine nelle case, e attaccò ogni parola che poteva essere giudicata meritevole di immortalità, consegnandola all'oblio. Narrativa, saggistica, poesia, filosofia, niente sembrava sottrarsi all'avanzare del morbo, che tuttavia denotava un comportamento orientato alla ricerca di componenti stilistiche alte: ad esempio nella Connecticut national Library di Hartford la malattia assunse un comportamento assolutamente imprevedibile, attaccando libri da uno scaffale all'altro, anche molto distanti tra loro, ma lasciando intatti, almeno all'inizio, volumi ben più vicini. La motivazione era da ricercarsi, come divenne in seguito evidente, nel fatto che il batterio era un gourmet, e andava alla ricerca di testi che soddisfacessero il suo gusto ricercato. Riproducendosi ad un ritmo elevatissimo, finiva per accellerare il processo di dissoluzione dei capolavori, e quindi finiva per ripiegare su testi di delicatezza inferiore, i best sellers, poi i tascabili, i romanzetti rosa e infine le raccolte del Reader's Digest. Tuttavia, per quanto velocemente diminuisse la disponibilità e la qualità del suo cibo, mai, mai accadde che riuscisse a divorare tutto: alcuni testi, dalla sintassi incerta e dalla grammatica imbarazzante, rimanevano del tutto indigeribili anche al vorace appetito del Verme Sapiente.
Dilagando come una peste attraverso le Americhe, non impiegò molto a raggiungere il vecchio mondo e ad infestare le biblioteche di tutto il pianeta. A nulla valsero i tentativi di proteggere i libri rinchiudendoli in cassaforti sotterranee, o imbustandoli in contenitori sottovuoto: il verme sapiente riusciva sempre a raggiungere il proprio pasto, quasi che la capacità attrattiva de I Fratelli Karamazov fosse superiore alle barriere che l'inventiva umana poteva porre alla sua rapacità.
Non solo. Ben presto ci si rese conto che una mutazione era intervenuta nel vorace batterio, e che la piaga non più già riguardava inchiostro e carta, ma qualunque supporto capace di sostenere prova di creatività artistica. Le pizze cinematografiche cominciarono a dissolversi, fotogramma dopo fotogramma; gli spartiti si trovarono a non contenere altro che chilometri e chilometri di vuoto pentagramma; nelle cattedrali l'intonaco prese il posto degli affreschi trecenteschi. E quando si pensò infine di salvare le opere rimaste digitalizzandole e riversando nei computer copie magnetiche dello scibile umano, apparvero le nuove mutazioni, i virus digitali, dei quali il più celebre fu certo il terribile (nonchè invulnerabile - persino ad Hijackthis) appetitum.exe, capace di svuotare i dischi fissi anche degli elaboratori spenti. Lo riaccendevi e, puf!, la Divina Commedia non esisteva più.
In pochi anni, il mondo fu popolato di libri bianchi, vinili vuoti, cornici che incorniciavano tele non dipinte, fotografie non impressionate. Non solo: anche in un mondo depauperato dall'arte, il batterio sopravviveva, dato che, ogni qualvolta qualcuno cercava di scrivere, traendole dalla propria memoria, le parole con le quali iniziava Il Maestro e Margherita, il batterio attaccava, e l'inchiostro svaniva dopo pochi secondi.
Così, aspettando che qualche scienziato geniale scoprisse un nuovo composto antibiotico capace di ridar vita a ciò che non c'era più, l'umanità imparò ad accettare la nuova sua condizione, e cominciò ad appassionarsi a ciò che il verme sapiente aveva trovato indigeribile e lasciato intatto, scoprendo, nei libri di Moccia, una nuova dimensione dell'esistere.
Curiosamente, i blog mai furono toccati dall'azione del verme.

venerdì, novembre 13, 2009

La porta del fulmine - parte due di due

Riassunto: il dottor Livingston (suppongo) si inoltra nella foresta pluviale per cercare tracce della misteriosa tribù dei brufolosi. Alla fine trova il loro villaggio, ma mal gliene incoglie, soprattutto per il pugnace odor di ascella che tutto si spande attorno.

23 novembre (mi sembra)
Si può provare, mi chiedo, nostalgia per ciò che mai si è vissuto?
Esiste forse un nome, per lo struggimento che ti prende a ricordare spiagge lontane, mai visitate, tramonti mai, mai visti, a sentire - o credere di sentire - odori e sapori che ricordi, ma che mai hai prima incontrato?
Cos'è quel desiderio, che ti trascina via, e che non sai più cos'è e cos'è stato, e quelle mattine splendide e luminose chissà se le hai vissute mai?
Io questi ricordi di felicità che ho, a volte non so, se son ricordi davvero, o desideri, o presagi.
Magari questa malinconia dipende dal fatto che sono prigioniero da settimane, affamato e assetato, preda di allucinazioni, probabilmente malato di malaria e rinchiuso dai brufolosi in una gabbia di tigre vietnamita (non "tigre vietnamita", ma "gabbia vietnamita". Si tratta di quelle gabbie alte un metro fatte con le canne di bambù al posto delle sbarre, molto impressionanti di primo acchito, ma devo dire scarsamente sicure: voglio dire, è una canna di bambù, con un cazzotto la rompi. E' poi anche dolcina, se la mordi, la canna di bambù. In effetti una gabbia fatta di canne di bambù è proprio una sciocchezza, questi fanno proprio le cose alla cazzo. Sicuramente sarebbe stato ben più preoccupante se mi avessere messo dentro una gabbia con una tigre vietnamita, sempre che codesto animale esista. Altrimenti andava bene anche una tigre malese. Ma non Sandokan, eh, una tigre vera, sai quelle coi baffoni. E' vero, anche Sandokan ha i baffoni. Anche più folti di una tigre malese. Di quella vietnamita però non lo so. Di che stavo parlando?).

24 novembre, forse.
La fame mi sfinisce. Mangio quando mangiano loro, cioé solo quando hanno fame, e mangiando quello che trovano in cucina. Possono passare anche dieci, quindici ore senza che si ricordino del cibo, e poi magari nel giro di mezz'ora mi portano pasta fredda, cosci di pollo, tranci di pizza, kebab, merendine, gomme da masticare, orociocsaiva e smarties, centinaia di smarties, milioni di smarties.
Ignorano ogni uso dell'acqua. Quando ho chiesto se potevo averne un po', il giorno in cui mi hanno catturato, mi hanno guardato perplessi, senza capire. Ieri, sfinito dalla sete, ho chiamato il mio carceriere (un sifilitico metrosessuale con i jeans cuciti alle caviglie da decine di spille da balia) e gli ho chiesto da bere. Si è allontanato mandano messaggi col cellulare, ed è tornato dopo mezz'ora.
Con un bricchino di Estathè.

Qualche giorno dopo, non so quanti.
Si sono finalmente convinti del fatto che non rappresento per loro alcun pericolo: non gliela smeno su come si vestono, su cosa mangiano, dove vanno, quando tornano, con chi, come si chiamano i loro amici, se qualcuno di loro fuma, beve, si droga, rimetti a posto camera tua e raccatta quei calzini che sennò non esci per un mese e guardami quando ti parlo, domani c'è il prossimo compito d'inglese, hai studiato?
Adesso circolo liberamente per il villaggio, e posso studiare il comportamento dei brufolosi nel loro ambiente naturale: la deboscia.
Ho scoperto che si dividono in gruppi etnici, che non so se chiamare caste o famiglie o cumpa, e che questi gruppi tendono ad essere tra loro in aperta competizione. Se all'interno di un singolo gruppo l'omologazione in termini di abitudini, gusti musicali e look è pressochè totale, tra le diverse cumpa sorgono muri di astio.
Quotidianamente, gruppi di indigeni spariscono dalla circolazione a orari stabiliti, riapparendo dopo un intervallo di tempo che va da mezz'ora a qualche ora, dipende da quanti telefilm o spettacoli trasmettono in successione, e dalla loro qualità. Ho stimato che una sequenza di One Tree Hill, Everwood, Il mondo di Patty può decimare la popolazione femminile della tribù sino al 70% del totale.
Il loro sistema di governo è molto interessante: si riuniscono davanti a un bar, una gelateria, una sala giochi o una panchina, e iniziano a dibattere, mostrando scarso interesse nei confronti dell'argomento in questione (ma anche di tutti gli altri). Durante la discussione si mettono le mani in tasca, le tirano fuori, si dondolano sulle gambe, si accendono un cicchino, mandano un messaggino, si rimettono le mani in tasca, si aprono e chiudono ritmicamente la zip della felpa, si alzano il cappuccio della felpa, si abbassano il cappuccio della felpa, si accendono un'altro cicchino, si siedono, si rialzano, si tolgono le mani di tasca, e così via per quelle che sembrano ore (e che sono, in effetti, ore). Alla fine non decidono nulla, e tornano a casa sfavati.
Nessuno degli indigeni sembra avere una capacità espressiva che superi lo sbadiglio. Ogni tanto qualche femmina alza la voce e inizia a muoversi concitata, minaccia qualcuno con il sostegno delle amiche, poi va via e i maschi commentano, in genere, con espressioni tipo "boh". I maschi, generalmente non ridono o schiamazzano a lungo. La maggior parte del tempo si limitano a guardare a terra, grattarsi la poca barba, pensare al suicidio e parlare di fica.
D'altra parte la vita sessuale dei brufolosi è misteriosa: non si accoppiano mai, se non verbalmente. Tuttavia sembrano capaci di approfittare di portoni bui, muretti scoscesi e genitori fuori casa per indulgere in pratiche ginniche pericolose per la salute di un adulto comune. Soprattutto per la schiena.

Nessuno di loro vuole parlare con me.
Eppure ci provo, chiedo, parlo. Provo anche a raccontare loro aneddoti sulla mia adolescenza, citando esempi di quanto ero simpa alla loro età, e quanto mi dvertivo, e quanto li invidio, e quanto dovrebbero essere felici di essere ancora brufolosi, che dopo la vita è dura e difficile. Loro mi guardano, annuiscono guardando a terra e poi se ne vanno, dicendomi che devono studiare.
Ma secondo me non è vero.
Mi incuriosiscono, sembrano sempre tristi e spaventati, e non capisco perché.
Sarà la giungla che li rende così.

Le scimmie sui rami sembra che ridano. Beate loro, che vivono la vita senza preoccupazioni, fortunate creature.

mercoledì, novembre 04, 2009

Lucca 2009

Piccola pausa per parlare dell'incontro con l'idolo delle folle.
E' quasi tutto vero. Dove per vero si deve intendere falso, e per quasi si deve intendere non completamente, e per tutto si deve intendere cateto.
E poi, porca miseria, ho conosciuto Skiribilla.



lunedì, ottobre 12, 2009

La porta del fulmine - parte uno di due

12 settembre
L'aria è pesante, viziata. L'odore di ascella si fa sempre più forte, via via che mi avvicino alla zona segnata sulla mappa come "inesplorata". I portatori indigeni, due anziani giocatori di briscola alla meno, si sono rifiutati di proseguire, lamentando gonfiore alla prostata e secchezza alle fauci. Ma io so che in realtà la loro altro non era che paura: questo territorio è tabù. Hanno paura di quello che abita la giungla, ma io no. Io vado avanti. E, se le mie ricerche saranno confermate, diventerò l'antropologo più famoso della mia generazione, uno scienziato di fama mondiale, un esploratore degno di essere ricordato.
Ma adesso devo proseguire, da solo, nella giungla ostile, se voglio trovare l'oggetto delle mie ricerche.

13 settembre
Due giorni fa ho abbandonato la civiltà, e mi sono inoltrato nella natura selvaggia, alla ricerca di una leggenda. Quando ho parlato ai miei colleghi della possibilità di trovare la civiltà perduta di Brufolosia, molti hanno riso: "sei un pazzo" dicevano "un illuso". "I brufolosi non esistono, sono solo una leggenda" "non esistono prove della loro esistenza" "oltretutto hai anche una cravatta orribile" "e vogliamo parlare dei mocassini?" e così via. Eppure, io so, ne sono certo, che le mie ricerche hanno un senso. Adesso, in questa radura in mezzo alla giungla, sento di essere molto vicino a ciò che sto cercando. Proprio questa mattina, nel profondo della boscaglia, verso nord-est, ho sentito trillare una suoneria. Se non sbaglio, era quella del gattino Virgola.

14 settembre
Tracce di gomma da masticare, cicche di sigarette, glitter, e tantissimo gel per capelli.

16 settembre
Niente da fare. Più avanzo, più sembrano spostarsi. Sono sempre un passo avanti a me, ma non riesco a raggiungerli. Eppure vorrei solo vederli allo stato naturale, osservare il loro comportamento, magari provare a parlare con loro. Dai rami degli alberi, i Nokia sembrano deridermi, con i loro cinguettii bitonali.
Sono depresso, e non ne capisco il motivo. Che ci siano ormoni nell'aria?

22 settembre
E' incredibile! Non riesco a parlare dall'eccitazione! E' stato incredibile, incredibile, o, come direbbero loro, "ganzo"! Sono ancora tanto eccitato che dovrò prendere un po' di Valium.
Allora, è andata così: stavo seguendo le tracce lasciate da un gruppo di brufolosi (nello specifico brikkettini dell'estathe), quando all'improvviso mi sono trovato circondato da un circolo di voci, anzi di sussurri. Tutto intorno a me, nel buio del bosco, occhi coperti da grossi occhiali da sole mi stavano spiando. Riuscivo ad intravedere le luci fredde dei cellulari, i pallidi monitor degli iPod, le creste di capelli che scintillavano alla debole luce che filtrava tra le fronde. Lontano, nel fondo della giungla, una voce femminile strillava a toni acutissimi, gridando frasi incomprensibili, della quali riuscivo solo a cogliere pochi termini: la tu' mamma maiala, il massi è troppo bono, devo ancora studiare stopardi, vai in cuuuulo. Io ero immobile, non volevo turbare l'incanto del momento. Non dovevano essersi accorti di me, probabilmente li ho incrociati casualmente mentre si muovevano verso le loro zone di caccia, o verso la puntata di oggi de I Griffin. Ho cercato di diventare pietra, sasso, un albero immobile, e ho potuto assistere (incredibile!) ad un rituale di corteggiamento: un maschio si è avvicinato ad un gruppo di femmine con le mani in tasca, ne ha isolata una offrendole una cicca, e poi le ha fatto una domanda dondolando su sè stesso. Lei gli ha tirato un cartone in faccia che l'ha steso.
Immagino faccia parte del rituale.
Dopo pochi minuti ero solo, senza sapere dove fossero finiti, o come avessero fatto a sparire così in fretta.

23 settembre
Sono prigioniero! Questa mattina mi sono svegliato a calci (nel senso che mi prendevano a): attorno a me, un gruppo di brufolosi, con i tatuaggi tribali a forma di acne sul viso, i piercing di riconoscimento, sulle spalle gli zaini dell'invicta, le mani troppo grandi per poter essere gestite con consapevolezza. L'odore di calzino morto è atroce.
Poi, quello che sembra il capo, un emo con i capelli completamente incatramati e le braccia piene di cicatrici da lamette, si china verso di me. Mi fissa per qualche istante e mi dice:
- Kedfrst otta sfre il vcaero.
Lo sapevo, son troppo vecchio per capirli.

(continua...)

mercoledì, settembre 23, 2009

F For Forchetta

Una questione che assilla metà della razza umana da millenni è riassumibile in una semplice questione: "perché la donna mangia sempre dal mio piatto?".
Pare infatti che sia un costume diffuso in tutte le culture che le femmine provino curiosità per il cibo che la controparte maschile sta mangiando in quel preciso momento.
- Mi fai sentire un pezzo di pizza?
- Certo.
- Mi fai sentire un sorso di birra?
- Bevi pure.
- Posso mangiare un pezzetto di tiramisù?
- Prego.
- Mi lasci un sorso di caffè?
- Si.
- Mamma mia quant'ho mangiato.
La questione è complessa, e la risposta, probabilmente, risiede nell'accettazione di una visione multisfaccettata del complesso definibile come "donna".
Questa l'opinione di Umberto Eco, che nel suo celebre saggio La mitopoiesi del succhino alla pesca studia le tracce di succo di pomodoro lasciate sulla tovaglia, ricostruendo a posteriori l'esistenza del trancio di pizza che ha transitato dal piatto dell'uomo alla vorace bocca femminile.
Tesi duramente contrastata da alcuni degli altri aderenti al movimento del Gruppo 63: Alberto Arbasino difatti, in un articolo pubblicato nel 1984 su EPOCA, così ribatte alle tesi dell'illustre collega:
"Il didascalismo analitico fin de siecle, il concetto della recherce pour la recherce, non mi disturba, sin quando ci si pone in una disamina che sia autenticamente arrembante. Ma se, au contraire, diventa solo occasione per mistificazione not really amusement, allora non può che suscitare, lungi dal mio pensiero affermare l'opposto o il differente, che sincero sdegno kompromisslos. L'atto femminino della gestualità accentuata, il desiderio incarnato e non derisorio dell'afferrare la otra comida, è puro e definitivo atto di condivisione sine qua non".
La celebre analista politica Camilla Cederna, in un articolo intitolato La violenza della sperequazione maschio-clerico-fascista intacca anche l'appetito, pone l'accento sul gesto politico dell'assaggino. Difatti, come il maschio ha per anni preteso ubbidienza e sudditanza dalla femmina, così adesso la femmina pretende equanimità dei risultati, più che uguaglianza nei diritti, mangiando le patatine del compagno (con maionese ma senza ketchup).
Non si creda che il dibattito sia da ascrivere esclusivamente all'ambito nazionale. Jacques Derrida ebbe a dire, durante le lotte del 1979: "la fenomenologia dell'azione con la quale la donna attua il proprio status di predatrice simbolica, è tutta ascrivibile all'interno del percorso demantico del termine colazione, dal latino cònfero, ovvero portare insieme, contribuire. Il pasto è gesto collettivo, adunque abbia ad essere condiviso. Punto."
Tesi che si sposa con quella di Roland Barthes che, in Non riesco a trovare gli occhiali. Ah, eccoli qui, li avevo sul naso, che sbadato!, asserisce che è forma propria del convivio amoroso la condivisione dello spazio pure alimentare, purché, chiarisce, poi la cosa sia reciproca e "anch'io possa mangiare un pezzo della roba sua".
Ma le donne non sono restie alla condivisione, afferma Massimo Cacciari nell'articolo Ho fatto colazione con la Veronica Lario e voi no pubblicato sui Quaderni del Mulino nel 2002: al contrario, sono ben disposte ad offrire parte del loro cibo in cambio di una porzione, anche più piccola di ciò che il compagno ha nel piatto. Ma se quello che ha preso lei non mi piace, che faccio? si chiede il filosofo barbuto, senza peraltro trovare risposta.

- Buonasera, avete deciso?
- Si, per me trenette al pesto.
- E per lei signora?
- Anche per me, grazie.
Più tardi.
- Ecco le trenette per la signora e per il signore.
- Grazie.
Mangiano.
- Senti...
- Dimmi cara.
- Com'è la pasta?
- Buona.
- Me ne fai sentire un po'?

martedì, settembre 22, 2009

Un guistificato motivo per (parte ventunesima)

L'ennesima puntata di questa saga interminabile scritta in prima persona dal Giangi.
Giangi, allontana da me questo calice e concludi in fretta, te priego.

Heike

Immobile, impietrito, non una lacrima, non un goccia di sudore sfiorano il mio volto, forse per il fatto che non mi accompagna un totale senso di stupore, come se in un certo senso rifiutassi solo l'idea che sarebbe potuto succedere di nuovo. Probabilmente con tutto questo ripartire e rifermarsi la forma mentis di statistico ha fatto si che annoverassi un'altra sosta tra le variabili residue, che va da se a mescolarsi con una naturale propensione a tenere tutto sotto controllo.
L'idea di rimanere spiazzato mi ha sempre affascinato ma nello stesso tempo spaventato. Parte da qui l'esigenza di non dare mai niente per sicuro, di non lasciarsi mai andare ad una scelta che sappia di volo pindalico, ma di mettere sotto esame persone, sentimenti e situazioni, di cercare strenuamente una chiave di lettura che mi permetta di assumere una posizione il più equilibrata possibile, che mi aiuti ad entrare sempre in sintonia con l'esterno, che mi renda visibile ed allo stesso tempo inosservabile.
Lo scettico blu, così mi chiama mia madre, e direi che non esista un immagine e assonanza di parole migliore per descrivermi. Se potessi raffigurarla sarebbe una di quelle figure impossibili di Escher dove gli elementi si accavallano in modo tale che l'occhio non riesca a distinguere l' elemento primo, quello dominmante che detta le regole del gioco.
Scelgo, (o forse non scelgo) di lasciarmi travolgere da questa nuova fermata; mi rimane solo un pò di amaro in bocca per dover ancora di più tardare il mio rientro a Prato.
Concerntro le mie energie, quell rimaste, sul mio mp3, sembra davvero avermi abbandonato, alla fine è arrivato il suo tempo, si vede che non era fatto per rimanere con me in questo viaggio. Un pò tutto ciò mi rattrista, non posso che ringraziarlo per avermi concesso dei momenti di grande introspezione musicale, affacciato davanti al finestrino del treno o lungo le rotaie di un binario. Peccato!
Fortuna che c'è il Pc!
Bhe meno agevole, ma non per questo meno presente nel viaggio, e di sicuro con una storia da raccontare più antica rispetto a quella dell' mp3.
Inizia tutto quando mi sono trasferito nei pressi delle Colonne di San Lorenzo, anche il quel caso il nostro incontro è nato in virtù di un abbandono, quella volta si trattava di un portatile e più che di un abbandono è stato un vero e proprio sequestro, dato che dei ladruncoli, entrando in casa mia una sera d'estate, han deciso bene di portarselo via insieme al mo costume preferito.
Non perdo tempo, lo accendo, giusto qualche minuto e sul desktop appare l'immagine di un vagone vuoto del treno, un'immagine direi più che familiare.
Mi sento già meglio!
In alto la cartella musica.
Ci vuole una canzone che dia un degno funerale all'mp3 e che dia nuova linfa al susseguirsi di una nuova e casuale compilation musicale. L'occhio cade subito su Halleluja di Leonard Cohen. Non esisite credo brano migliore per questo momento, dolce, intenso, sui suoi accordi sembrano cullarsi i ricordi di un viaggio, di un passato così vicino. Un brano che fa il vuoto intorno a se che non ammette intrusioni, dove l'accordo lascia presto spazio al vibrato gentile di una chitarra elettrica che lentamente si trasforma in un violoncello che detta l'ultima nota e che interminabile si lascia sfumare delicatamente nel silenzio chiudendo il sipario.
Giangi

venerdì, settembre 18, 2009

Chiamola favala

DRIIN DRIIN
- Pronto?
- Eh però Bloggottuso, tu sei tante parole ma pochi fatti. Dicevi che avevi tanti post pronti, ma poi gnente hai scritto, gnente. E la gente piange, Bloggottuso, perché non sa cosa pensare del fatto che te stai zitto, e i bambini muoiono in Africa e tu non scrivi, qui la gente vuole sapere, vuole che ci fai ridere, facci ridere Bloggottuso, o ti facciamo le cose che poi ti fanno male. Dicci Bloggottuso, perché non scrivi, eh?
- Eh, avevo da fare.
- E ora?
- Ora no.
- Allora scrivi, Bloggottuso, o ti facciamo del dolore.
- E va bene. Vi racconterò una favola. Dunque, c'era una volta...

C'era una volta una compagna che si chiamava Cappuccetto Rosso per la sua entusiastica adesione agli ideali marxisti. Un giorno codesta compagna parte dalla sezione Occhetto per andare dal compagno Stalin per portargli il panierino con i dolci preparati dalle compagne della festa dell'Unità. Nonostante l’avvertimento di Carlo Marx( Das Kapital, capitolo 13: non inoltrarsi nel bosco, mai, per nessuna ragione, cazzo, non fatelo mai, mai, mai!) si inoltra nel bosco.
Qui incontra il lupo cattivo, che cerca di sedurla offrendole un provino a Buona Domenica (questa metafora è abbastanza scoperta, ne convengo).

Ora, cosa farà la nostra cara Cappuccetto Cremisi?
Se pensate che cederà alle lusinghe del mondo dello spettacolo e del bavoso, anziano e lubrico canide, allora cliccate qui.
Se invece ritenete che rimarrà casta e pura nella sua socialista identà, allora cliccate qui.

PS: si! è una storia a bivi! di nuovo!
PPS: poi mi dite se vi piace.

lunedì, settembre 07, 2009

Il commissario t-Rex

In una lunga notte insonne, preda di agitazione e sudori freddi, ho capito che tutto il mio dolore e la mia sofferenza erano causati da due blocchi che non riuscivo a rimuovere: il primo era il più classico blocco dello scrittore, piantato ben profondamente tra le pieghe della mia immaginazione, al quale non riuscivo più a trovare rimedio; il secondo era localizzato in altro loco, e causato dalla tremenda ed indigeribile pizza ai peperoni della sera prima. Per ovviare al primo problema, non ho trovato altra soluzione che dirigere altrove la mia inesausta attenzione, ed utilizzare i potenti mezzi che la tecnologia di oggi mi offre per creare ciò che segue e che potrete vedere con i vostri stessi medesimi occhietti.
Per il secondo, invece, è bastata una purga.


PS: non sarà necessario, lo dico in anticipo, sottolineare nei commenti che il commissario talvolta è un tirannosauro e talvolta un velociraptor. Lo sa già. E odia chi glielo dice.

mercoledì, agosto 12, 2009

Afa

Cari tutti, grazie all'immortale Rick che ha, non so perché (fingo modestia), pensato bene di segnalare Sul Pezzo (il post qui sotto, ricordate?) sul suo tumblr, ebbene, grazie a codesta segnalazione, dicevo, ho ricevuto uno stratonfo di visite di ggente nuova, persone mai viste che entravano e dicevano "eh ma che bello qui, che eleganza, che raffinatezza, ma che buon gusto" poi io li chiamavo dicendo che avevano sbagliato ingresso, e che io abitavo al piano di sopra, e salivano e dopo due minuti scappavano trattenendo i conati di vomito.
Vabè, son cose.
Ad ogni modo, visto che ho ricevuto un saccone di segnalazioni su tumblri e un saccone di visite da ggenti nuove, ho pensato bene di prendermi un po' di ferie, sai tipo quando scopri un posto bellino, che ci vai una sera e ti ci trovi bene bene, la gente è simpatica, la musica giusta, si mangia buono e si spende poco, e te dici mammamia che bel posticino che ho trovato, domani ci torno, poi ci torni il giorno dopo e scopri che è fallito? Ecco, uguale, mi spiace per chi ci ha scoperto adesso, ma cicci, dovevate venire prima, ma niente paura, si chiude non per sempre ma giusto per due-tre settimane, e magari pure prima, se ALE si scoccia della nostra presenza come ingombranti ospiti e ci butta fuori di casa e arriva un orso e ci divora scoprendoci soli nel bosco. Si, nel bosco! Perché noi si va in Abruzzo, in mezzo agli orsi, e se ne trovo uno ve lo riporto.
Blogger abruzzesi, arrivo! Predisponete un'accoglienza degna, con tappeti rossi e inchini e immani libagioni, come se fossi Berlusconi, ma senza il lettone di Putin, che non mi pare il caso.
Prima di partire però vi segnalo una iniziativa della quale, a settembre, parleremo cum maggiore diffusione: trattasi dell'avvio di un blog collettivo di satira a carattere squisitamente locale, che i non Cittàcupesi difficilmente potranno apprezzare (ma i Cittàcupesi, ora che c'abbiamo la giunta di destra, forse si).
Si chiama Cenni di dissenso, e, sotto mentite spoglie, vi partecipo pur'io insieme ad altri amici carbonari. Mettetelo tra i preferiti, che a settembre farà fuoco e fiamme, e incendierà gli sterpi.
PS: nuovi lettori, ma lo sapete che esiste il fan club del Blog Ottuso? No? E allora sapevatelo! E' su facciablibro, proprio qui. Iscrivetevi, che se raggiungiamo il milione di seguaci poi mi fanno presidente, di qualcosa. Qualsiasi cosa.

mercoledì, agosto 05, 2009

Sul pezzo

- Avete visto? Il sei non è uscito neanche ieri.
- Davvero. Ah, domani ci riprovo coi numeri del compleanno del mio cane.
- Brava, io invece sono stata dall'astrologa, che mi ha dato dei numeri che, dice lei, usciranno di sicuro. Io non ci credo, però ci provo.
- Io invece ho fatto uno schema analizzando i numeri maggiormente ritardatari che, per la legge dei grandi numeri, dovranno per forza uscire. Non posso non vincere.
- Geniale. Ma sentite un po': voi, se vincete, che farete coi soldoni?
- Io mi compro la casa al mare, e la barca, e poi mi licenzio e campo con gli interessi.
- Sissì, anche io, però prima mi compro anche un paio di scarpe nuove, che queste mi fanno male ai piedi. E mi compro anche un dirigibile, che da bambino l'ho sempre desiderato. E una pizzeria. E un Rolex d'oro. Anzi due. E un'altra barca. A vela però, che fa più fine.
- Io credo che prima di tutto vorrei sistemare la mia famiglia, donando un milione di euro a ciascuno dei miei parenti. E poi vorrei aiutare chi ha bisogno, magari istituendo un fondo per l'assistenza ai più bisognosi. E poi magari mi compro Del piero, e lo metto in salotto a palleggiare, che quando arriva la gente ce lo faccio vedere, e mi fanno mammia mia che bella casa, c'hai pure Del Piero.
- E te, Heike?
- Non sono aduso a giuocare a codesti azzardi, perché ritengo che la vincita sia un evento altamente improbabile. Dovendo indovinare una sequenza non ordinata di sei numeri differenti su sei estrazioni, la probabilità di massima vincita con una singola giocata è pari alla seguente formula, all'uopo estratta da Wikipedia per i vostri microcefali:Ovvero, una probabilità di vincita su seicentoventiduemilioniseicentoquattordicimilaseicentotrenta (scritto così fa più paura, eh?). Un evento di una improbabilità tale da risultare praticamente impossibile nella vita reale. Non scommetto quindi perché, in giuchi siffatti, a vincere è sempre il banco, che truffa l'ingenuo giocatore prospettandogli la facilità di una vincita ingente, comportamento questo sempre da biasimare, ancor più in questo caso perché il banco, come sapete, versa oltre la metà delle giocate allo Stato, che quindi diventa complice. E poi, diciamoci la verità, Del Piero è un giocatore finito.
Heike si volge attorno. I suoi ascoltatori sono caduti a terra, mortalmente travolti dalla noia.

Va ora in onda
SEI EVENTI PRESI A CASO STATISTICAMENTE PIU' PROBABILI RISPETTO ALLA VITTORIA AL SUPERENALOTTO


1 - essere uccisi da un meteorite che supera l'atmosfera terrestre senza distruggersi, meteorite la cui traiettoria in orbita era stata deviata dal passaggio di un UFO pilotato da Elvis e Michael Jackson;
2 - scoprire che il proprio nuovo vicino di casa altri non è che la celeberrima modella il cui corpo nudo e pesantemente oliato si trova sulla copertina dei maggiori settimanali del regno, e trovarsela una mattina, nuda e leggermente oliata, alla porta di casa mentre chiede se possiamo prestarle un po' d'olio, dato che il fustone da settanta litri che ha comprato la settimana scorsa è già finito. Ah, va bene anche quello di sansa;
3 - perdere il portafogli con dentro quattrocento euri in contanti, accorgersene solo una volta tornati a casa, sentire suonare il campanello, aprire e trovare un ricco industriale tessile recentemente eletto sindaco di una grande ed operosa città del centro Italia che ti dice che ha trovato il tuo portafogli e te lo restituisce, tu lo apri e dentro non ci sono i quattrocento euri che temevi mai più avresti rivisto, ma ce ne sono cinquecento, alzi la testa per chiedere spiegazioni ma niente, è già volato via nel cielo, diretto ad aiutare qualcun altro;
4 - venire centrati in pieno da un fulmine durante una assolata mattinata estiva, sopravvivere, essere centrati da un altro fulmine, sopravvivere, poi un altro, sopravvivere, un altro ancora, sopravvivere, un altro, sopravvivere, poi altri sette, ed udire una voce che dice "e muori, cazzo";
5 - scrivere un post bello, ma bello, ma bello, che tutti ve lo linkano e ve lo commentano e fanno "mamma mia che post bello come sei bravo mo' ti invidio quasi quasi chiudo il mio" e risalire la classifica di Blogbabel sino in cima e infine ricevere un commento da Beppegrille che ti dice "mamma mia che post bello come sei bravo mo' ti invidio quasi quasi chiudo il mio" e poi lo chiude davvero;
6 - assistere quotidianamente ad un carnaio nel quale le persone che ti ci circondano fanno a gara non tanto per votare Abberlusconi (questo potresti anche accettarlo), ma per assistere entusiasti ad ogni suo trionfo elettorale, guardare i telegiornali che parlano delle sue prodigiose imprese, compiacersi della propria scelta di campo, sostenerlo pubblicamente (sino al punto di dover troncare i rapporti con chiunque non veda in lui il messia e risolutore di tutti i mali), annuire vigorosamente quando lo si sente parlare, imitarne il sorriso e i modi spericolati, difenderne le scelte politiche indifendibili e le sparate demagogiche insopportabili, arrivare al punto di giustificarne la ampiamente discutibile morale e la imbarazzante vita personale, dire persino "sono fatti suoi" "io lo invidio" "lo fanno tutti", per poi svegliarsi e scoprire che si è trattato solo di un sogno. Brutto, ma sogno.

lunedì, luglio 27, 2009

Sia resa lode e gloria

Segnalo con somma gioia agli interessati (se ve ne sono) la resurrezione in vita del blog di Velapoma.
Per ora di contenuto invero scarno (ne convengo), rimane comunque una piacevole distrazione rispetto all'ascolto del contenuto dei nastri del premier (quel sant'uomo, che Vyaggra ce lo conservi) e al caldo afoso di codesti giorni.
Buona lettura.

PS: ieri ho visto Budina!!!! O una che le somigliava, so una sega. Son tutte uguali, con gli occhiali con la montatura da democristiano e il pansessualismo.

martedì, luglio 21, 2009

I love la miniera

Aehm.
Solo una parola: Vampirebudinatranzollalalà (non ho detto che sarebbe stata una parola corta).

Per chi si ricorda, bene, nessun problema. Per tutti gli altri, ecco il link a un promemoria.

Vampirebudina è stata probabilmente una delle più persone più belle e memorabili che abbiano mai frequentato questo blog. Sento ancora di amarla a distanza di mesi, e a volte mi manca come l'aria manca all'uomo che annega.
Così, mi sono deciso a tornare da lei, alla ricerca delle piccole tracce che ha seminato lungo la via della sua, breve si, ma, ah, quanto intensa, vita.
Pronti? Cominciamo.
Primo semino: su Yahoo Answer (cosa sarebbe il mondo senza Yahoo Answer?) Budy fa una domanda ingenua e tenera (in quanto è ella medesima ingenua e tenera) e viene sommersa di insulti e pernacchie da parte di ignoranti che non sanno apprezzare la buona musica (data la polarizzazione dei giudizi, deduco che tali Jonas Brothers siano degli epigoni dei Led Zeppelin. Sbaglio? Ditemi se sbaglio, ma soprattutto ditemi, che cos'è uno street team?).
Secondo semino: su un forum di appassionati della saga di Twilight (Dio, perché devo vivere in questa epoca?) viene detto no alla commercializzazione di detta saga, quindi NO a zaini, astucci, diari e - ommioddio, inorridiamo presto! - vestiti di Twilight. A tale proposito, pare verrà condotta una interrogazione parlamentare per sapere come il governo intende muoversi riguardo tale scottante tema.
Budy è una delle firmatrici dell'appello.
Terzo semino (mi sto appassionando): il fotolog di Budy!!!! Dai!!!! Uuuuu!!!! Budy vuole fare la fotografa, e per dimostarcelo si fotografa allo specchio con una espressione intensa. Ha anche un sacco di amici che stanno bene, tipo lei, o loro, o questi jeans.
Quarto semino (il meglio sta arrivando): Budy è su Netlog, e ci informa che
Descrivermi o parlare di me sarebbe totalmente inutile.
Qui è tutto diverso.
Qui siete LIBERI DI GIUDICARE DALLE APPARENZE.
Meno male, temevo di doverla giudicare per quello che è veramente.
Quinto semino, quello da cui tutto è iniziato: il maispeìs di Budina.
Ma ascoltiamola, prego:
In cosa credo? Nel tempo passato con gli amici, tra sigarette, alcol, musica e tante risate.
Faccio foto ma non mi do grandi arie (dopo averle viste, comprendo tale sfoggio di modestia).
Se vi interessa il mio reddito è di 70 euro la settimana.
Ecco, questo mi ha fatto riflettere. O è la paghetta che le dà mamma, oppure Budy ha un contratto a progetto in qualche posto dove ho lavorato anch'io. Come sta il direttore, Budina?
No non sono magra, pensa all'opposto e capirai COSA sono.
Ho due piercing, un Labret sx e uno smiley, se non conosci i nomi dei piercing cercali su google.
E io l'ho fatto. Il Labret sx è una di quelle cose che ti fanno somigliare ad Angelina Jolie, se solo Angelina Jolie sembrasse un copertone bucato da un chiodo. Lo Smiley è tipo l'anello al naso delle mucche al pascolo, con la trascurabile differenza che non è al naso ma (ahhh, mi fa male anche solo scriverlo) al frenulo labiale superiore. NON cercatelo su Google se siete persone impressionabili. O se siete mucche.
Sono pansessuale.
E qui, lo confesso, mi sono fermato un attimo, perplesso e lievemente stordito da questa rivelazione. Aspetta, provo a rileggere, magari ho visto male.
Sono pansessuale.
Niente, è ancora lì. Budy è pansessuale, mi crollano le certezze. Dopo Fini che si atteggia a difensore della Costituzione e Pazzini in nazionale manca solo, che so, un nero alla Casa Bianca e eccoci pronti per la fine del mondo.
Poi mi sono messo a pensare: Budy è pansessuale, possiede cioè (secondo Wikipedia) la capacità di amare una persona indipendentemente dal suo genere.
Come Paul Verlaine, ho pensato, gioioso! Ecco che Budy, con un colpo di coda, risale i torrenti della mediocrità e si lancia nell'Olimpo dei Grandi. Budy è pansessuale, è pansessuale! Ama indipendentemente dal genere sessuale, proprio come il grande poeta visionario! E come Paul Verlaine, uomo sposato che conviveva con Arthur Rimbaud, anche Budy ha una moglie, e un amato (prima di fare facili ironie, vi ricordo che anche Rimbaud portava l'anello al naso, passava ore a pettinarsi, indossava magliette optical, beveva la Coca e si faceva fotografare in pose deprimenti. O almeno questo è quello che mi ha detto Budy).
Sesto e ultimo semino: il canale Youtube di VampireBudina.
Improvvisamente, le parole non sono bastate più.

domenica, luglio 19, 2009

Un giustificato motivo per (parte ventesima)

- Ehi guarda, c'è un nuovo post sul Blog Ottuso!
- Fantastico! Mi fa sempre tanto ridere, non vedo l'ora di leggerlo!
- Anche a me. Dai legg... ah no, è di Giangi.
(si allontanano senza leggere).

Eccola la vedo sporgendomi all'infinito dal finestrino, la Toscana.
Manca poco, giusto un paio di curve qualche rettilineo e quella galleria infinita che segna brutalmente il confine tra le due regioni.
Beh, lo ammetto, è un'immagine abbastanza spietata, direi quindi non pensare alla follia umana quella che impone la sua esigenza di praticità e funzionalità sopra un panorama così dolce e disteso, meglio soffermarsi su ciò che non è stato ancora deturpato e annerito. L'attenzione, trasportata da questa fresca brezza che filtra dal finestrino del regionale, non abbandona quello che va sempre più delineandosi come un lento e armonico intreccio di terre. Emilia e Toscana sembrano sempre più dialogare trovando l'una dall'altra quel giustificato motivo per cui far nascere il proprio frutto, la propria esperienza su una sponda diversa.
Sono allo stesso tempo affascinato e disarmato da questa prova di infinito che la natura mi spara davanti agli occhi. Incredibile come parta da lontano il temerario e timido tentativo della natura di dare una forma comune al paesaggio.
Inizia con impercettibili sfumature, brevi impronte, che silenziosamente vanno dialogando in una trama sempre più indistinguibile per dar vita poi a una continuità che dura una attimo per poi lasciare che le strade trovino una propria espressione, il proprio nome, chissà forse il loro giustificato motivo.
Ogni tanto la stanchezza mi ricorda aimè che son sul treno, le gambe alla fine chiedono un pò di comprensione e mi sembra giusto concedere loro una decina di minuti di riposo, mi rimetto così seduto. La gente intorno mi sembra abbastanza pacifica, vive questa ora di viaggio con compostezza, ad ogni sosta non avvengono particolari scossoni anche perchè a fermate come Monzuno chi volete che scenda?
Direi che è il momento giusto di infilarsi nuovamente le cuffie nelle orecchie e far trascorrere i restanti quaranta minuti con un pò di brani che celebrino il rientro a Prato in gran trionfo. Mi accompagna De Gregori con Generale, uno dei pochi brani italiani nella mia limitata play-list, in cui a farla da padrone e la musicalità della voce inglese. Il tutto per una pura scelta del sottoscritto in versione disk-jockey che sacrifica spesso e volentieri la poesia di un testo, lasciando così che l'anima sia squarciata in due dalla vibrazione di una nota e non dalla portata del contenuto delle parole. Generale riesce a superare l'ostacolo del testo, le parole hanno una musicalità devastante con tonalità dolci e amare che si intrecciano tanto da non poter essere che raccolte.
Lentamente va a sfumare, ma non è solo il brano, e anche il mio MP3, maledizione!
E' un attimo perde di intensita, singhiozza, rallenta, si ferma il treno, no!
l'MP3, no!
o meglio sì!
ma cosa succede al treno!
non capisco!
siamo fermi!

Giangi

lunedì, luglio 13, 2009

Il sale della terra

Caro F.,
l'altra notte ho fatto un sogno che mi ha fatto pensare a te. Ho sognato che, da qualche parte nel futuro, uno scienziato geniale aveva inventato una macchina del tempo fatta a forma di cassetta postale, perché questa macchina del tempo funzionava, per qualche motivo che adesso non so più, ma che nel sogno mi sembrava perfettamente ragionevole, non con le persone, ma solo e soltanto con le lettere. Tanto che si poteva scrivere una lettera a qualcuno nel passato per fargli sapere che ancora si pensava a lui, o a lei, dopo tanti anni, e che ci mancava.
Allora, in questi giorni, da sveglio, mi son messo a pensare che sarebbe davvero molto bello se una cosa del genere esistesse davvero, perchè ti permetterebbe di rimediare a tanti errori e incomprensioni, far sapere agli amici di un tempo che mi sbagliavo, per esempio, quando dicevo che certe cose non le avrei perdonate mai, o chiedere a qualcuno, nel futuro, se il mondo sarebbe, un giorno, diventato un posto un po' - non tanto, basta un po' - migliore.
E mi chiedevo a chi avrei voluto scrivere, se avessi potuto mandare una lettera così, e ci ho pensato un po', e alla fine ho capito che l'unico a cui vorrei dire qualcosa - triste, ma è così - sei tu.
Come mai? mi dirai tu. E rimarrai anche sorpreso, credo, magari ti scoccierai pure, perché mi ricordo che li annusavi da lontano, quelli che volevano darti consigli non richiesti, e cercavi di allontanartene il più possibile.
Come mai? mi dici. Che vuoi?
Niente, voglio.
E' solo che mi manchi, porca miseria.
Mi ricordo che, quando avevo diciottanni, il mondo mi sembrava molto più semplice, e le cose facili. Sarà stata anche quella musica facilona che ascoltavo allora, che mi sembrava parlasse di nuove speranze, di un mondo luminoso dove magari starci non era facile, ma entusiasmante sicuramente si. La mia educazione politica, e tu lo sai, perché c'eri, si basava su giudici ammazzati con le bombe, politici accusati di corruzione che in carcere piangono come bambini e in tribunale balbettano "ma lo facevano tutti!"; si basava sulla fine delle dittature, il muro di Berlino, Tienanmen, la Guerra del Golfo. Nell'89 avevamo dodici anni, ma mi ricordo tutto, e il futuro, lo sai, si spalancava con rumore di uragano.
E mi ricordo di te, che quando vinse Prodi arrivasti a scuola con il fazzoletto rosso al collo. Adesso te ne vergogneresti, te lo garantisco. Mica per altro, ma perché adesso non ci credi più a queste cose.
C'era sempre qualcuno, allora, pronto a dire "guarda che sono tutti uguali", e tu ti ci arrabbiavi, te lo ricordi? Adesso posso dirtelo, F.: sono tutti uguali, davvero.
Mi sembra di essere diventato un vecchio rincoglionito, uno di quei tromboni, te li ricordi? che prima era tutto meglio, mentre adesso siamo in fondo all'abisso, e via così, ma credimi quando te lo dico: qui, è un incubo.
A me piaceva da matti discutere, litigare, difendere le mie idee, perché pensavo fossero giuste. Adesso magari lo sono ancora, giuste, ma il problema è che non le trovo più, non so dove le ho nascoste, e non trovo nemmeno la forza di difenderle, perché adesso l'Ombra è diventata grande come un continente, non ha più confini, si mangia le persone: siamo qui ad aspettare che muoia Berlusconi, per dire, e che sia il tempo a fare quello che a noi non riesce (mandarlo via, mica ammazzarlo). Succede di tutto, F., pure le cose che tu dicevi non avresti mai permesso che succedessero. Arrestano la gente, perché sono negri, o la picchiano, perché sono cinesi, e a nessuno frega niente, nemmeno a me, F., nemmeno a te.

Mi ricordo che non sapevi cosa volevi fare da grande, allora, ma sapevi che doveva essere qualcosa che aveva a che fare con il sistemare le cose rotte, quelle che non funzionano più. Essere un Harry Tuttle che fa funzionare quello che a nessuno interessa, i tubi rotti, le lampadine fulminate, le persone. Ecco, vorrei che tu facessi una cosa: questa voglia, questo sogno, mettilo in una scatola, F., e poi sotterralo, e disegna una mappa, e spediscimela, perché quello che avevamo allora io ormai non lo trovo più.

martedì, giugno 30, 2009

Nel frattempo

Non è che mi sono dimenticato, è che sto preparando un post molto sentito e piuttosto complicato (e non da ride).
Piuttosto, qualche buon libro da leggere che mi si consiglia, visto che è estate?
Nei commenti, grazie.

mercoledì, giugno 17, 2009

Zeitgeist

A volte ricevo delle lettere dai miei lettori che, disperati, mi si rivolgono perché li aiuti a trovar soluzioni nel grande marasma che è la vita.
Io, che sono magnanimo, accondiscendo e cerco di aiutarli, nel limite delle mie vaste capacità.
Caro Heike, ti scrivo perchè vorrei sapere come si chiama quella cosa che serve a spengere la televisione, perché non la trovo più e ora la televisione è accesa ininterrottamente da quattro giorni perché non mi ricordo come si chiama quella cosa e non posso chiedere a nessuno di aiutarmi a cercarla, perchè, che gli dico, aiutatemi a cercare quella cosa che serve a spengere la televisione, che figura ci faccio, sembrerei un demente, ti prego aiutami non dormo da quattro giorni perché la televisione è sempre accesa su Retequattro e ho paura.
Damiano
Ciao Damiano. Telecomando. Vai in pace, fratello.
Gentile Heike, ogni volta che bevo il caffé mi fa male l'occhio, che devo fare?
Saudita79
Togliere il cucchiaino (ah ah!). No scherzo, vai da uno specialista, saprà aiutarti e ci penserà lui a togliere il cucchiaino.
Heike, dimmi, qui è un casino, tra meno di una settimana c'è il referendum e io ancora non ho capito se devo votare si o no. Te che mi consigli di fare?
On. Antonio di Pietro
Spostati, che mi fai ombra.
Caro Heike, sai mica se mlana svranza quest'anno?
Eh?
PUPPA!
E così via.
Ma è con vivo tedio che voglio portare alla vostra attenzione una lettera, che mi induce ad alcune amarissime considerazioni.
Caro, caro, carissimo Eiche, ho pensato tante volte di scriverti, per avere da te quelle parole di conforto che solo tu sai dare. Vedi, mio buon Aike, da alcuni mesi frequento una ragazza molto carina, con la quale ho un eccellente rapporto: ci troviamo d'accordo su tutto, e troviamo la reciproca compagnia estremamente stimolante. Purtroppo, caro Haiku, c'è qualcosa che ci divide: la cucina. Difatti, ahi, quanto questo mi addolora, lei non condivide affatto la mia scelta di nutrirmi solo ed esclusivamente di ranocchi fritti e lumache diaccie, ed, anzi, ritiene che questa mia dieta sia disgustosa. E che dire allora del fatto che lei abbia deciso di mangiare soltanto pan carré stagionato di quattro anni e segatura di legno? Cioè. voglio dire, no? Te che dici, coso? Eh?
Dammi una risposta, che qua brancolo.
Palmiro
Ah Palmiro, vecchio mio.
Vorrei ringraziarti, perché questa tua lettera insensata mi dà lo spunto per scrivere un nuovo post, che qua come idee stiamo alla frutta. Ti parlerò quindi, o Palmiro, del cibo, e delle nuove e curiose forme di alimentazione che stanno prendendo campo nel mondo.
Maialismo: sarsicce, rosticciana, braciole, presciutto, salame, porchetta, zampone, ciccioli. Quante meraviglie contiene il corpo del sus domesticus? Sotto quella rosea cotenna si nascondono tesori dal sapore delicato, mortadelle composite di bontà. Questa è la filosofia alla base del maialismo, una corrente nutrizionista sviluppata e propugnata dal medico autrisco Adolf Kastreten, che invitava i propri pazienti a nutrirsi esclusivamente di derivati suini. Nata nel 1976 a Linz, questa sofisticata teoria proponeva un modo di vita alternativo, con colazioni a base di rigatina intinta nello strutto e merende fondate sull'essenziale apporto della finocchiona in una rosea dieta, ma negli anni subì due gravissimi colpi che ne minarono grandemente la credibilità: il primo fu la scoperta che il dottor Kastreten in realtà non era un medico ma un impostore italiano, tale Felice Verro, fondatore e principale azionista della società Scrofoni s.a.s specializzata in importazione di salumi guasti dalla Polonia; e, secondariamente, la morte di tutti gli aderenti al movimento per infarto entro due settimane dall'inizio della dietà fu un colpo mortale alla credibilità del maialismo.
Gravitismo: oltre il vegetarismo, oltre il vegan, oltre il crudismo. Chi dice che le piante non provano dolore? Come fate a sapere che quando staccate un pomodoro dalla pianta medesima, questa non soffre dolori indicibili, che restano appunto indicibili perché la pianta non parla in quanto sprovvista di apparato atto alla fonazione? Il fatto che non abbia corde vocali ci permette di torturarla quanto vogliamo? Proprio per questo, nel segno di un rispetto universale nei confronti di tutte le creature viventi, i gravitisti si rifiutano di staccare i frutti dalle piante, ma aspettano che siano queste, spontaneamente, a cederli. Si siedono quindi in cerchio attorno alla creatura vegetale (un albero frondoso, una verdura rigogliosa, un asparago) e aspettano che essa ceda il suo prezioso tesoro, lasciandolo cadere a terra secondo la forza di gravita. Così, tenendosi per mano e assorti in meditazione, cercano di raggiungere il cuore in nuce della natura, per conformarsi del tutto ad essa. Il movimento, fondato nel 1999 dall'americano Thomas Friendship, resistette ben due settimane, osteggiato da governo, multinazionali e corporazioni militari, prima di cadere sotto i colpi di due tremendi episodi: la morte violenta di tutti gli aderenti, che si uccisero a vicenda per il possesso della prima mela che era caduta dall'albero sotto il quale si erano appostati per sei giorni, e la scoperta che, sotto il nome di Thomas Friendship si nascondeva in realtà l'identità di un impostore italiano, tale Felice Verro, deciso a sviluppare un nuovo business nel settore alimentare.
Baccotabaccoevenerismo: come insegnava Epicuro, il senso della vita è nel presente. Per questo nel 1954 il filosofo francese Jean-Paul Tabagism decise di dedicare la sua vita alla promozione di uno stile di vita che includesse sia una dieta alimentare rigorosissima, basata sull'assunzione di liquidi (alcolici) e verdure (foglie di tabacco essiccate), sia un costante esercizio fisico (comprensivo di malattie veneree). Realizzò una struttura apposita per promuovere le sue teorie, il celebre Hotel du Plasir a Nizza, e promosse la sua iniziativa per tutta Francia e tutta Europa. Purtroppo, non conosceremo mai l'effettiva efficacia di tale filosofia, perché Jean-Paul Tabagism venne arrestato dalla Gendarmerie poco dopo l'apertura dell'Hotel con le accuse di contrabbando, spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e false generalità visto che sotto la sua identità si nascondeva un impostore italiano, tale Felice Verro.
Nientismo: Nel 2009, un italiano dal passato torbido e dalle frequentazioni discutibili, promuove una nuova teoria dietistica: c'è crisi? non sapete come fare ad arrivare alla fine del mese? avete fame? siete proccupati? niente paura! Da ora in poi andrà tutto bene! Pare infatti che, se vi convincete che la situazione sia in via di miglioramento, allora andrà tutto bene! Nel frattempo, se proprio avete fame, potete sfamarvi con NIENTE! NIENTE, la soluzione a tutti i problemi! NIENTE, il sollievo che cercavate! NIENTE, la gioia che fa passare tutti i guai!
Oh, a questo l'hanno fatto diventare presidente del consiglio.
Vedi che a volte funziona.

mercoledì, giugno 10, 2009

La giornata di uno scrutatore

Dopo una notte insonne a causa di una maldigerita pizzata, alle 8.45 di sabato mattina mi presento al seggio 149 (8,8 km da casa, secondo Google Maps). La presidente è di prima nomina, la segretaria è di prima nomina, io sono di prima nomina, una scrutatrice ha entrambi gli occhi strabici e il volto contratto in un rictus nervoso incontrollabile, un'altra ha la postura snella e slanciata di una scimmia bonobo e la medesima prontezza mentale, e, infine, l'ultimo scrutatore lavora alle Generali, e per tre giorni continuerò a dirgli che non ho né la macchina, né la moto, né il cane, né intendo sottoscrivere un'assicurazione sulla vita.
Capisco subito che sarà durissima.
SABATO POMERIGGIO
Apriamo il seggio alle 15.00. Da quel momento in poi, per ventitrè minuti, una processione interminabile di uomini (e indovinate chi era l'addetto del registro uomini?) si presenta a registrarsi e votare. C'era la fila. Il sabato pomeriggio. Alle tre. Per votare. Se continua così, penso, io a domani non ci arrivo. Poi per fortuna la cosa si calma, e alla fine della giornata siamo intorno al 35 % dei votanti. Chiudiamo alle 22.00, con la chicca di uno che si presenta da noi invece che alla sezione 151 (la sua) e si incazza perché non lo facciamo votare.
A mezzanotte torno a casa e Elle, scrutatrice alla sezione 2 (175 metri da casa, contati) mi fa: eh, ma ce n'avete messo di tempo, io son qui da un'ora.
DOMENICA
Il seggio apre alle 7.00.
Nell'arco della giornata commento i seguenti errori:
1 - non mi accorgo che il figlio è venuto a votare con la tessera del padre, e gliela timbro;
2 - inserisco i dati di un elettore al posto di quelli di un'altro sul registro dei votanti. Questo circa cinque volte (poi mi spostano a fare altre cose);
3 - consegno due schede viola a una elettrice, che le vota entrambe;
4 - pesto il piede di una rappresentante di lista;
5 - scrivo male il nome della Lista civica cinque stelle Beppegrillo.it nel verbale di seggio, per quattro volte;
6 - rompo una matita copiativa;
7 - mangio la brioscia della presidente, e ne bevo il caffé.
Tra i rappresentanti di lista c'è un candidato SIMPATICO. Arriva alle 11.00 sorseggiando un mojito, entra e ci fa: "ehi, ma che facce stanche, fatto tardi ieri sera, eh? AH AH AH!". Farà la stessa battuta sei volte in due giorni, ogni volta con cocktail e giacchette diverse. Gli elettori lo adorano, ma, si sa, gli elettori sono stupidi.
Le due scrutatrici diversamente avvenenti (il bonobo e la strabica) conoscono tutti, perché sono del paese. Ogni volta che chiedo un documento a qualcuno, mi interrompono e mi fanno:
- no, non glielo chiedere il documento, lo conosco io, non è vero Valerio?
- mi chiamo Vittorio.
- è uguale.
Il bonobo poi, mi informa di prima mattina che deve chiedere un'informazione a tale Mario, rappresentante di lista e tuttofare di seggio. All'incirca ogni settanta minuti si svolge il seguente scambio di battute (con chiunque le capiti a tiro):
- C'è Mario?
- Si, è nell'altra stanza.
- Bene, prima che lui vadi via gli devo chiedere una cosa.
Cosa, non lo sapremo mai.
Alle 22.00 si chiudono i seggi. Alle 21.58 arriva una elettrice. Entra, saluta, sbircia i tabelloni con i nomi, pensa, riflette, chiede come funziona il voto disgiunto, dice che quasi quasi non prende la scheda per il voto alla circoscrizione, tanto non sa per chi votare, anzi no, la prende, ma vorrebbe lasciare quella gialla, che il giallo è brutto, cos'è? Ah, è quella per la provincia, allora si, la prende, che c'è un suo amico candidato ma non si ricorda per che partito, uno che comincia per t, lo sapete voi qual'è? Ah no, si sbaglia, scusate, è il suo amico che ha il nome che comincia per t, mica potete guardare nelle liste se c'è uno che comincia per t, ma non è proprio sicura sicura che sia alla provincia, forse è alla camera. Ah, non si vota per la camera? Allora è per il senato. Nemmeno? Ma allora per cosa si vota?
Alla fine si decide, prende le schede, entra in cabina, ci resta dodici minuti, esce, deposita le schede nelle urne e si ferma in piedi in mezzo alla stanza.
Si? Ha bisogno di qualcosa?
Quando mi chiamate per farmi sapere se ho vinto?
Dopo quattro ore di scrutinio, alle tre di notte sono a casa. Elle è sul divano che sonnecchia. Si sveglia e mi fa: ho fame, andiamo a mangiare?
Io le rispondo che deve consegnare il cellulare prima di entrare in cabina elettorale e che deve ricordarsi di non sovrapporre le schede all'atto del voto.
LUNEDI MATTINA
Dormo. Parecchio.
LUNEDI POMERIGGIO
La presidente si accorge, solo adesso, a scrutinio in corso, di non aver studiato il capitolo del manuale su come si conteggiano i voti alle comunali. Ovviamente, non intende sopperire a tale mancanza, quindi improvviserà. Dopo sette ore di conteggi fatti con il cellulare, capisce di aver bisogno di aiuto e chiede soccorso all'ufficio elettorale (e intanto circolano voci di presidenti dimessi dal prefetto e fustigati a sangue).
I miei occhi piangono sangue.
Infine, a mezzanotte, disfatto come stracchino, sono a casa. Elle arriva più tardi, perché alla sua sezione hanno fatto una festicciola.

Considerazioni sparse:
1 - perché uno deve sbattersi per andare a votare, se poi dopo sulle schede ci disegna cazzi?
2 - come mai gli elettori della Lega hanno la calligrafia di persona non adusa alle arti letterarie (scrivono con i gomiti).
3 - ma se uno lo sostiene al punto di voler mettere il suo nome come preferenza, come fa a chiamarlo Sberlusconi, Berusconi o Besconi?

Ok, è vero, se fai lo scrutatore ti pagano, ma, credetemi, mai soldi furoni più sudati.
Lo giuro.

giovedì, giugno 04, 2009

Capitolo otto (non è un numero a caso)

Questa è l'ottava parte di una storia (a bivi). Le prime quattro sono qui. Buona lettura!

Aldous Huxley in uno dei suoi scritti dice (lo so perché l'ho letto giusto giusto iersera) che le amicizie forti e condivise son solo quelle dell'età adulta, perché è estremamente difficle trovare, nel microcosmo della propria infanzia e fanciullezza, qualcuno che condivida sinceramente la tua visione del mondo, e le tue passioni.
Questo pensavo, mentre il gatto Gourmet mi palesava le sue malvagie intenzioni.
Tradire Peephee? Il fratello di sangue? L'amico di lunghe battaglie? Il compare di bevute, il consulente fedele? Il mio maniscalco, l'aiutante, l'assistente? La spalla del protagonista?
Come, come potrei? Io, che ho sempre confidato nel buon cuore degli amic-
- Senti, ascolta - mi fa il gatto - hai rotto. Devi dire si o no.
Ma come si può chiedermi di tradire l'alto sentimento dell'amicizia, senza il quale niente al mondo sarebbe stato operato. La storia stessa ci riporta esempi di grandi amicizie, a partire da Romolo e Remo fino a Caino e Abele, sino a Gesù e Giud-
- Ti basta questo sacco pieno di cibo per gatti d'oro?
- Nel senso di "cibo d'oro" per gatti, o cibo per "gatti d'oro"?
- Cibo d'oro per gatti. Crocchette in oro zecchino, e paté in oro (non spalmabile).
- Ah, perché se era cibo normale per gatti d'oro non lo volevo. Che me ne faccio? Io non ce l'ho un gatto d'oro. Non ho nemmeno un gatto. I gatti sono animali stronzi.
Capisco di aver detto una parola di troppo, anche se non so quale (forse era stata "nemmeno" ad irritarlo?). Il gatto mi guarda con occhi di brace, si alza sulle zampe posteriori (ganzo!) e trasforma le unghiettine della zampa destra in quattro rasoi affilati. Tento di scappare, ma mi accorgo che non posso: sono bloccato, immobilizzato sotto quello sguardo implacabile.
Che sia stata "animali"?
- Tu, tu, stupida, idiota, repellente creatura. Meriteresti di essere scorticato vivo e sventrato con un pettinino arrugginito, di essere trasformato in un affilaunghie per i cuccioli del dio Shub-gatturath, meriteresti di morire soffocato dal pelame di Yog-gattot, il gatto che spela eternamente nel vuoto - era fremente di furia.
- Vorrei offrirti in sacrificio io stesso, con queste mie zampe, al supremo Micthulhu, bere il tuo sangue dal piattino e marcare i tuoi resti con le mie urine, ma...- ritira gli artigli e si risiede sulle zampe -...è stato disposto dai miei signori che le tue ossa non vengano smembrate, né il tuo corpo trasformato in una palla di pelo vomitato. Oltretutto poi son stato castrato l'anno scorso, e quella cosa del marcare il territorio non la faccio più. Li vuoi ancora i denari?
- Si.
- Allora consegnaci il nostro nemico, il Peephee!
- Va bene.
- Bene, allora, quando arriverà, lo condurrai al crocicchio in cima alla strada, appena fuori dal paese. Lì troverai un mazzo di chiavi, falle tintinnare e noi accorreremo, come sempre facciamo quando qualcuno fa tintinnare delle chiavi o apre la porta del frigorifero o si siede sul divano. A quel punto ti daremo l'oro, una macchina e una cartina per andartene da qui. A più tardi!
E se ne va.
Solo, rifletto mentre mi incammino verso la strada: ho fatto la mia scelta, ho venduto Peephee a una colonia felina (non credevo che un giorno avrei detto una frase del genere, ). Posso uscirne con l'amico intatto e l'oro in tasca? Oppure è meglio prendere il cibo dorato per gatti e salutare il buon vecchio zio Peephee? In ogni caso, l'oro verrà con me, questo è chiaro.
Ok, adesso devo raggiungere la statale, aspettare Peephee e condurlo al crocicchio.
C'è solo un problema.
Cos'è un crocicchio?

Ok, questo non è un vero e proprio bivio, lo ammetto. Diciamo che aspetto suggerimenti su come proseguire. Il mostro è vivo, Carmilla è scomparsa, i gatti mi spiano dai tetti, i lupi sono nell'ombra e Igor è ancora là fuori, da qualche parte, che si guarda Derrick.
Ditemi come faccio a salvarmi, che all'alba mancano ancora due ore.
Che angoscia!

venerdì, maggio 29, 2009

Mai ho desiderato tanto un iPod

Gentile pubblico,
è senza alcuna vergogna che vi faccio partecipi di un contest al quale la mia umile personcina va a partecipare. Se, come auspico, intendete sostenere il sempre vostro, procedete dunque senza indugio a:
- leggere il regolamento, qui;
- registrarvi, qui;
- guardare le foto in concorso, qui, e deridere tutte quelle che non sono la mia;
- votare la mia gradevole rappresentazione dell'audacità della giovine età, qui, (e, nel caso, la si può anche commentare dicendo che è molto bella, e che anche io lo sono);
- tornare sul blog ottuso a dirmi che si è adempiuto il proprio dovere, e sentirsi parte di una grande famiglia.

Se poi volete fare gli splendidi, già che ormai vi siete registrati, potete anche votare quella di Elle, che è questa, e quella di Markk. Ogni contributo sarà gradito.
Poi, se vinco, vi presto l'iPod.
Giuro.

PS: dai, vi supplico.

venerdì, maggio 22, 2009

Un giustificato motivo per (parte diciannovesima)

Nonostante l'intro che ci colma di speranza, no, questo non è l'ultimo capitolo scritto da Giangi.
Ho sonno.
Heike

Questo è l'ultimo!
Sospiro dentro di me mentre mi imbarco sul regionale trascinato dalla musica e dalle valige.
Ottanta chilometri ed è fatta! Ancora un'oretta abbondante e questo calvario è finito.
Ad un tratto ho una sensazione stranissima seguita da un brivido. Sento quello suono stridulo della sirena che preannuncia il chiudersi delle porte della metro milanese.
Ho un sussulto Mi guardo intorno stranito e spaventato, è come se per una frazione incalcolabile di tempo non riuscissi a sentirmi in un luogo definito.
Sono sul treno per Prato o a Cairoli?
Possibile che quella canna di ieri sera abbia avuto il così detto effetto a scoppio ritardato?
Per qualche istante penso di poter dire di aver vissuto parallelamente in due luoghi diversi che han deciso di incontrarsi nella mia testa e che, se da un lato han reso reso ancor più evidente uno status di smarrimento prodotto da ore e chilometri di viaggio, dall'altro han voluto forse sottolineare quanto della mia vita passo ogni giorno aspettando l'invito a salire o a scendere senza averne il più delle volte un giustificato motivo per farlo, ma confidando semplicemente di trovarlo salendo sul prossimo vagone.
La verità forse è che son semplicemente stanco, e mi pare di potre dire di aver trovato nelle pieghe delle valige la conferma di tutto ciò nonchè nei primi borbottii del mio MP3 la cui batteria sembra cominciare a dare segni di resa.
Come se non bastasse il treno è carico di persone, si vede che l'effetto dei continui ritardi dei vari IC, regionali ed Eurostar di mezza Italia si riperqute esponenzialmente su quelli che han la temeraria audacia di partire in orario. Di cambiar treno e sperare di trovare una soluzione più comoda non se ne parla, la fortuna direi che non mi ha neanche sorriso per sbaglio. Comincio così a buttare l'occhio nel corridoio per cercare di intravedere uno di quegli sgabellini estraibili che ad ogni viaggio sono sottoposti a continue sollecitazioni ma sui quali personalmente ripongo grossa fiducia e stima. Nei inquadro subito uno nel bel mezzo del treno e con una inaspettata scaltrezza, dettata più che altro dal fortissimo desiderio di poggiare le chiappe su una superficie il più possibile stabile, mi lancio su di esso e lo conquisto.
Ci siamo, poso le valige introno a me e affacciandomi al finestrone del treno ammiro il lento incalzare dell'appennino tosco-emiliano con le sue infinite sfumature di verde. Anche se solo un regionale il treno sembra sfreggiare fiero e sicuro per la sua strada, le soste che incontra rappresentano solo un semplice passaggio di routine, una formalità. L'appennino è avvolgente, treno e rotaie si dissolvono fagocitati dai suoi dolci rilievi per poi riapparire per pochi istanti e di nuovo sparire. Questa sensazione di esserci per poi perdersi la sento incredibilmente mia, propria di un'animo che allo stesso tempo è ansioso di fondersi con la vita mentre dall'altro rivendica la propria immiscibilità, la sua natura innafferabile, come una particella di mercurio a contatto con l'aria.
Purple Rain accompagna questo momento di estasi e completa distensione di pensieri e immagini, un brano che forse in alcune occasioni andrebbe ascoltato chiudendo gli occhi ma che in questo momento non posso far altro che vivere con le palpebre spalancate lasciando che tanta bellezza e tanta armonia possa accompagnarmi il più a lungo possibile.
Le fatiche del viaggio si disperdono così, insieme a mille pensieri, ricordi, parole, sguardi, nel gesto della mia mano che si strofina sulla testa.
Giangi

venerdì, maggio 15, 2009

Capitolo sette

Questa è la settima parte di una storia a bivi, portata avanti su indicazione dei lettori. Le prime sei sono qui. Buona lettura!

Candice mi aspetta là, leggermente adagiata con i gomiti su uno dei tavolacci imbanditi di carne arrostita e frutta mista, con i suoi due giganteschi meloni al posto giusto, incorniciata da questi tizi con la passione delle arleidevison (bleah!). "Frutta e verdura da Candice" recita la scritta sopra di lei: la miglior verduraia della zona, immagino io, pensando che ormai ci dividono solo pochi metri e qualche vegetale nel mezzo. Ma la mia immaginazione si rivela spesso insufficiente perché, mentre mi avvicino a lei, la vedo tirarsi su e quel che era nascosto dagli ortaggi riempie il mio intero campo visivo: due enormi seni che ricalcavano perfettamente le forme della sua mercanzia... in tutti i sensi! Il tutto trattenuto a stento da una camiciola a quadretti bianchi e rossi annodati sul davanti. Sfoggio il mio sorriso a 88 denti che fa sfigurare anche i migliori istruttori di tennis, le lancio la mia occhiata ammiccante, sono già pronto a perdermi con lei nella discettazione sui punti oscuri della Critica Della Ragion Pura di Kant e a farla sciogliere addosso a me quando un BEEEEEP che non sentivo da anni mi rintocca nel cervello.

-BEEEEEP-

No, non è il cellulare. Il suono proviene dal polso, dall'Omni, il mio "orologio" di servizio. E' accaduto quello che non potevo immaginare neanche nei miei incubi peggiori! (beh, d'altronde non ho una grande immaginazione, l'avevo detto, no?)
Il gatto ha trovato Heike! Mi mordo la lingua. Troppo presto. Come è successo? Chi l'ha aiutato? Pensavo che solo la gilda dei non-morti e degli Emo's fosse sulle sue tracce. Povero amico mio... e povero me! Se il gatto capisce le potenzialità di Heike non oso immaginare quello che potrà fare a questa realtà! (il mio solito problema di immaginazione)
Basta, siamo realisti!
- Candice, mi dispiace ma... Basta, siamo realisti! Tra me e te ci sarebbe stato solo sesso: sesso sfrenato, sesso primordiale, sesso in un'accezione che tu non avresti mai immaginato (e neanch'io) e io avrei serbato il ricordo di te al mattino con la sigaretta in bocca...
- ..io non fum-
- ...ma ora come non mai il dovere mi chiama. Addio!
Ho una frazione di secondo per sbatterla al muro, infilarle la lingua in bocca e afferrare velocemente un suo ricordo.
Corro velocemente verso la mia turbo nera (ringraziando mentalmente i nani barbuti per averla portata al raduno), ingrano la marcia... e VIA!!! Sfreccio tra le urla indistinte dei tizi...
- Ehi, non ci hai neanche ringraziato per aver recuperato la tua auto!
...e mando una bacio alla dolce Candice che muove le labbra a stento, probabilmente per supplicarmi di rimanere o portarla con lei...
- Pagami la melaaaaa! LADROOO!!!
...ma ormai sono troppo lontano per sentirla. Finisco di addentare la mela (non ho mangiato granché dall'inizio di questa storia) e mi affido alla mia strumentazione in dotazione che ora ha cominciato a funzionare egregiamente.

Heike. Devo recuperare Heike.

Ho promesso a Elle che l'avrei recuperato e lo farò. Ma neppure lei conosce il segreto che pure lui ignora.
Già! La promessa. Ero seduto in una stanza buia. Il rumore dei suoi tacchi che echeggiava nel corridoio l'avrei distinto tra mille. Aperta la porta, la sua voce sicura e al tempo stesso dolce ed imperiosa aveva sussurrato:
- Luci. Schermi.
La stanza si era illuminata e gli schermi alle pareti e sui tavoli si erano accesi mostrando informazioni, cartografie, dati di reportistica, conoscenze di ogni dove e in ogni lingua. Un pensiero fulmineo: un solo decimo di quelle informazioni avrebbe fatto avanzare una qualsiasi civiltà media di uno scatto evolutivo.
- Buongiorno Peephee.
- Buongiorno Elle. Non sapevo che fosse giorno.
- Sì, il tempo per noi non ha valore, vero? Dopo quella missione nel sec. XI la tua identità come Valerian è saltata. Ne prepareremo altre per te. O forse potresti suggerircene qualcuna, no?
Una strana occhiata da parte sua.
- Sarò breve. Devi trovare Heike e portarlo qua. I nostri informatori ci hanno rivelato che strane forze si stanno concentrando attorno a lui, compresi gli Emo's. Ancora non ci è chiaro il perché. Dovrai scoprire anche questo. L'Agenzia ha bisogno di te e tu sei il nostro migliore operativo. Inoltre...
Qualcosa nel suo tono di voce. Un inavvertibile tremolio -solo un orecchio esperto come il mio lo poteva avvertire- segnava l'attacco della frase seguente.
- ...devo rivederlo un'ultima volta prima di cambiare assegnazione e secolo.
Aveva abbassato lo sguardo.
- Puoi andare.

La fortuna aveva bussato alla mia porta quando Heike in persona mi aveva cercato al telefono e fornito l'indizio per trovarlo. E ora è tra le grinfie del mio avversario: Enkidu, Palamede, uno dei loro, un uomo dagli occhi di piombo. E ora sotto le spoglie del gatto Gourmet. Chissà se si avvale ancora della vecchia Nocciola come suo famiglio! Ripenso alla mia vita. Vita. Come se ne avessi una sola. Il tempo è mio amico e l'Eternità la mia compagna. Ricordo i tempi in cui governavo Uruk o quando gioivo dei sapori bucolici di Ithaki. E di quando mi facevo chiamare Juan Salvo o Mort Cinder. Una lacrima riga la mia guancia: tante e tante altre vite. Ricordi. Affetti. Identità. Ma coloro che mi hanno affidato questa missione mi hanno sempre chiamato Khruner, il vagabondo dell'infinito. E' stata una fortuna essere reclutato nell'Agenzia Spazio-Temporale. E loro ignorano la mia vera natura, anche se cominciano ad insospettirsi...

Basta pensare al passato. Devo aiutare Heike. Devo farlo. Non solo per Elle ma anche per portare a termine la mia ricerca... e dire che mai avrei pensato che si sarebbe manifestato nella persona di Heike. L'Omni ha avvertito il pericolo di Gourmet e ora mi sta guidando verso la mia meta ma....

Oddio!!! Cos'è quel bagliore nel cielo del mattino, velato dalla volta celeste? Come la nascita di una stella... no! Una cometa che si sta abbattendo al suolo, a pochi chilometri dalla mia posizione ma in altra direzione da quella che stavo percorrendo. Strano... la cometa emette come degli strani bagliori ad intermittenza e la scia è... come dire... anomala!...
Sento puzza di bruciato... Vuoi scommettere che si tratta proprio di...
Uno squillo interrompe i miei pensieri: è Elle! Cosa vorrà da me? Eppure non ci dovrebbero essere contatti dopo che una missione è iniziata!

Cosa fare? Correre a salvare Heike, indagare sullo strano fenomeno che ho avvistato o rispondere alla strana chiamata di Elle?

Ok, come forse ricorderete se siete lettori abituali non affetti dall'Alzhaimer, qui si fa alta letteratura, creando una storia interattiva: io e Peephee scriviamo un capitolo per uno (oggi toccava a lui), e alla fine di ogni post mettiamo delle alternative sul prosieguo; voi, in quanto lettori creativi et interessati, scrivete nei commenti quale delle opzioni vi aggrada di più, e noi ubbidiamo supini. Avanti, duqnue, rispondete e proponete, e vediamo come prosegue la vicenda!

martedì, maggio 12, 2009

Ciò che non ti uccide

Riceviamo e pubblichiamo un documento clamoroso, che già sta suscitando colossali ooohh di sorpresa in tutto il mondo:

Quando ero giovane, avevo grandi sogni.

Mi immaginavo, su un palco, illuminato dai riflettori e circondato dalle moltitudini, a gridare e a urlare furioso, riff di chittare, graffianti, furenti.
La batteria che esplode in un ritmo furioso, il basso che guida e segue ad un tempo, il pubblico, ah il pubblico, in delirio, che canta quello che io canto. Quello che io ho scritto.
Poi, morire giovane, bello e maledetto all'apice della carriera, o forse scomparire nei mari del sud, diventare la coscienza di una generazione, e le fanciulle che piangono, sulla mia tomba vuota.

Ma il mondo, si sa, mi ha chiesto altro, e ho posato la chitarra.
Sono diventato quello che mi veniva chiesto di essere.
Non più il poeta della musica, sono diventato un bravo studente, un brillante laureato, poi un professore, un ricercatore, una mente, si dice, luminosa, e la guida, noiosa e pedante forse, ma orgogliosa, per milioni di persone.
Poi, un giorno, la caduta, tremenda, rovinosa, proprio come quella di un rocker. E, da un giorno all'altro sono diventato un pensionato.
Forse.

O forse, questo è solo quello che VOI credete. Perché è solo quello che avete sempre visto.
Era quello che la luce del giorno vi diceva, vi rivelava di me. Ma la notte, ah, allora cambiavo, e invece di dormire, vivevo quella vita che avevo sempre voluto vivere.
Concerti, rabbia, dissoluzione, tutto questo mi si disvelava dinanzi, e potevo essere, di nuovo, il vero spirito del rock'n'roll.
Ora, che tutto è finito, che il mondo è stato cambiato, è tempo che il giorno ceda il passo alla notte, e che, in questa notte, la verità sia compresa. Io sono un rocker. Lo sono sempre stato, e sempre lo sarò.
Romano Prodi


Questo documento clamoroso, rilasciato in nottata, dà una sconvolgente rivelazione: da anni il presidente Prodi conduce una doppia vita: statista morigerato e noioso di giorno, rocker gaudente e dissoluto di notte. La mente che per decenni ha infiammato la scena politica italiana, è la stessa che, allo stesso tempo, ha incendiato i palchi della scena rock mondiale, sotto il nome di DRUPI.
Al celebre emiliano bastava togliersi gli occhiali da doroteo, indossare una fluente parrucca nera, effettuare un piccolo metanagramma sul proprio cognome ed eccolo pronto per il ROCK!
Cosa succederà adesso? Quali saranno le reazioni del mondo politico e musicale a questa drammatica rivelazione? Voci di palazzo riferiscono di un Berlusconi che, all'apprendere la notizia, si sia lasciato sfuggire, a mezza bocca, di essere Vasco, o Elvis Presley, o i Beatles, a scelta.

Nell'immagine, le prove dell'agghiacciante verità.

giovedì, maggio 07, 2009

La condition humaine

giovedì, aprile 23, 2009

Un dolore spaventoso

Amici.
Non rompete.
Se non scrivo è per un ottimo motivo: non c'ho voglia.
Ma ora si fa un post nuovo e, tanto per non farsi mancare nulla, ecco qua un bel post sulle chiavi di ricerca.
Vi mancavano, vero?
Però ho pensato che in fondo sono cattivo, a prendere in giro le persone, tipo quel tipo (o tipa) che è arrivato/a sul mio sblogz digitando su gugòl come son fatti i sassolini. O quell'altro, che cercava il rasoio di harlock, o quello che vuole sapere quante volte caga al giorno jerry scotti.
Ma vogliamo parlare di: è offensivo dire non mangiare con le mani perché non siamo in africa?
E di quali sono i numeri dispari?
E che dire di apparecchi per fobia dei piccioni? Barzellette del tipo del parallelismo? I treni in giappone si capiscono?
No, no.
Non si può sempre e solo ridere di questi poveri imbecilli incapaci di distinguere una tastiera del proprio sfintere.
Bisogna anche aiutarli, e io lo farò, utilizzando degli agili supporti audiovisivi in risposta ad alcune chiavi di ricerca particolarmente sentite.
Amici internauti, ecco le risposte alle vostre domande.

BAMBINO CON BAFFI HITLER
MI SONO COMPARSE DELLE CICATRICI SUI PIEDI: COSA SIGNIFICA?

COSTANZO IMPOTENTE

BALBUZIENTI PROGRAMMATORI

MESSAGGINI PER CICCIONI

GLI STRANIERI ALZANO TROPPO LA TESTA

FILM PAPA MOTOCICLETTE DESERTO BOLDI
CHE COSA SIGNIFICA IL MANCATO ATTECCHIMENTO
DI UN ORGANO TRAPIANTATO
Lieto di essere stato d'aiuto.
Sempre vostro.