giovedì, settembre 30, 2010

Adoro i post celebrativi

Quattro anni scivolati in fretta e tu
mi piaci come sempre
forse anche di più

Ho messo in citazione una canzone dei Led Zeppelin di Raf perché Testadilegno Antonacci non ha mai scritto (o meglio, non sono interessato a sapere se lo ha fatto) dei versi potenzialmente utilizzabili per celebrare quattro anni di attività bloggante (quale può essere l'aggettivo giusto? Bloggativa? Bloggatrice? Blogastica? Blogofila? Non sempra una cosa brutta la blogofilia?).
Certo, magari prendendo una canzone a caso cercando tra la sterminata fogna produzione musicale di Testadilegno qualcosa avrei potuto trovare, ma la canzone dei Queen di Raf era più immediata, me la ricordavo meglio, perché purtroppo le cose brutte tendono ad entrare e non uscire mai più dalla mente, funziona anche con le immagini generate leggendo un testo, nel senso che se descrivo qualcosa voi tendete a visualizzarlo nella vostra mente, e più sarà una cosa brutta più sarà difficile abbandonarla, lo scoprirete anche voi quando leggerete Giuliano Ferrara nudo che si spalma del miele sull'addome peloso.
Visto?
Questo, questa graziosa e persistente immagine, era il mio regalo a voi amati lettori per avermi scoperto, seguito, abbandonato e scoperto di nuovo in questi quattro anni; rimanete sintonizzati, che di immagini come queste ve ne elargirò in abbondanza nei prossimi anni.
Perché vi amo.

PS: e pensare che se non era per Weltall, me ne scordavo pure, pensa come sto messo.

PPS: per aiutarvi a superare il difficile momento legato alla lettura di questo post (Raf, Antonacci e Ferrara, tutti insieme in poche righe), vi lascio con il sorriso di Walter Matthau.


PPPS: Giuliano Ferrara nudo che si spalma del miele sull'addome peloso.

domenica, settembre 19, 2010

Nel frattempo, sulla terra parallela 467...

Quest'estate, mentre attraverso la stazione ferroviaria, incrocio un ragazzo. Lo vedo dirigersi alla biglietteria del parcheggio sotterraneo e, ignorando il cartello NON VENDIAMO BIGLIETTI DEL TRENO, andare da un addetto e fare:
GIUOVINE: Un biglietto per Lucca.
ADDETTO: No.
GIUOVINE: Ma a me mi serve. Fammi un biglietto per Lucca.
ADDETTO: No.
GIUOVINE: Perché no?
ADDETTO: Devi andare alla stazione centrale per farti fare il biglietto.
GIUOVINE: Alla centrale? Ma ti pare una cosa normale? No te dimmi se ti pare una cosa normale, dimmelo. Ti pare una cosa normale che devo andare alla stazione centrale a fare un biglietto per Lucca? No, dimmi te. Dimmelo.
ADDETTO: Non te lo fo il biglietto per Lucca.
GIUOVINE: E' un paese di merda, siete della gente di merda, siete tutti prevenuti con me, ti pare una cosa normale?
ADDETTO (uscendo dalla guardiola): la finisci?
GIUOVINE: Lo vedi che fra me e te c'è disaccordo?
Non mi sto inventando niente, lo giuro, come non mi invento che poi il giovane si avvicina a una ragazza alla biglietteria automatica e fa:
GIUOVINE: Che m'aiuteresti a fare il biglietto.
RAGAZZA: Basta leggere le istruzioni.
GIUOVINE: Eh, ma mica è facile.

Stravolto dalle fatiche dell'estate, mi dirigo verso luoghi più ameni di Città Cupa. Così, sdraiato sul lettino a bordo piscina, il mio corpicino cosparso di crema solare che ha efficacemente attuato una protezione (sono più bianco che pria), mentre leggiucchio un Urania del 1976 comprato a un euro a una bancarella dell'usato, capto la seguente conversazione.
LUI (ventitreenne, abbronzato, capelli rasati a un cm, orologio d'acciaio al polso, costume D&G, tatuaggio tribale sulla spalla, voce arrochita dal fumo): Oh, bada chi ccè. Allora, icché ttu fai?
LEI (ventenne esile, capello biondo mechato, bikini giallo D&G, catenina d'oro, tatuaggetto tribale alla caviglia, voce arrochita dal fumo): Mah, son qui con la Vale, si piglia un po' di sole. O te?
LUI: Son con Damiano e i'Pala, siamo un po' a ripigliacci, ieri s'è fatto le cinque a i' Twiga, a bere moiiito (dice così).
LEI: Le cinque? O che siehe grulli? E vi fa male bere così.
LUI: Sta zitta, e divento un'arcolizzato se seguito a questa maniera, c'ho la donna la mi fa bere come un disperato.
LEI (improvvisamente intenerita): c'hai la ragazza?
LUI: Bah, l'è un'amica della ragazza de' Pala, di Bergamo, l'ho conosciuta, dopo du' ore la mi s'è attaccaha la un si staccaha più, a un certo punto la mi fa: oh, io piglio la pillola. Una la mi dice a questa maniera, un lo levo neanche se la si sposta. AHAHAHA!
LEI: Ahahaha (estasiata).
LUI: No, a parte le cazzate, ci si trova proprio bene, siamo dimorto in sintonia.
LEI: Davvero? Tipo?
LUI: Bah, ci garba le marche a tutt'eddue, Cavalli, Burberry, D&G, Luissvittòn, Prada, le cinture di Gucci, gl'ho regalaho la borsa di Fendi. Guarda, si va dimorto in sintonia.
LEI: Ganzo. Senti, ma tu ha detto che gli garba bere?
LUI: Bere?! Gli garba ma ribere (ride)! Ma lassù tutti, eh, moiiiito, grappa, birre in continuazione, lei l'è sempre a bere, anche se l'ha diciassettanni la beve più di me, la piglia quarche pasticca ogni tanto anche, ma più che artro la beve. Guarda, ierl'attro siamo andaaa a ballare, ho speso settanta euro pe' bere.
LEI: Dai. Ci si fa un birrino?
LUI: Vai.
Mi sanguinano le orecchie.

martedì, settembre 14, 2010

Intra coche y anden

Volare in Ryanair è un’esperienza didattica, nel senso che si impara sempre qualcosa. Siccome sono anni che ci viaggio (cominciai nel 2001, un volo della speranza verso Londra insieme a Giangi, che mi diceva che il motivo per cui i voli costavano poco era che gli aerei cadevano) oramai ho imparato talmente tanto che ho raggiungo la qualifica di docente – o guru, non ho ancora capito la differenza, ma non me ne guru (ahah, che sagoma).
Ma veniamo a noi.

IL CHECK-IN ONLINE
La Ryanair è una compagnia low-cost perché ha una politica low-budget o, come altri la definisce, da barboni. Per farti costare poco il biglietto devono ridurre i costi. Si tagliano i costi del personale di terra: via le biglietterie (si compra su infernet) e via il check-in. All’inizio pensi sia un vantaggio: non devi presentarti al check-in due ore prima del decollo, ma ti limiti a farlo on-line. Ne approfitti per dormire di più (tipo due ore). Ma cominciano i problemi: per fare il check-in hai una finestra temporale ben precisa, a ridosso del volo. Così qualche giorno prima ti metti lì buono buono davanti al tuo computerino a compilare tutti i form, quando ti viene chiesto il numero del passaporto.
Vai a cercarlo e non lo trovi.
Dopo quaranta minuti rinunci e usi la carta d’identità.
Che è scaduta.
Va be’, la patente.
Non è un documento valido.
Il passaporto, dai.
Non lo trovo.
Meglio cercare di nuovo.
Ho detto che non lo trovoooo, cosa sono, idiota?
Voglio litigare? Non c’è mica bisogno di offendere. E poi, guardo che mi devo dare una mossa, il check-in on line può essere effettuato in una finestra temporale ben precisa.
Si, fino a quattro ore prima del volo.
Esatto.
Mancano cinque giorni al decollo.
Appunto, diamoci una mossa, voglio?
Sono un idiota.
La vogliamo smettere di offendere?
Vado in Comune a rifare il documento.
Ahah, buona permanenza in Italia.

BAGAGLIO A MANO
All’inizio 10 kg ti sembrano un’esagerazione. “Dieci chili? E che devo portare, mattoni? Con un paio di magliette e due mutande sono a posto”. Un paio di magliette, due mutande, tre jeans, camicie, felpe, spazzolino, dentifricio, shampoo, ciabatte, scarpe di ricambio,il phon, un paio di libri, calzini, la macchina fotografica e gli indispensabili cerotti per la respirazione notturna dopo, capisci che dieci chili sono una misura ottimistica. Togli un paio di pantaloni e una felpa, scambi un libro con uno più piccolo, ti metti la nikon a tracolla e ripesi il tutto. Dieci chili e novecento. Lasci un paio di scarpe di ricambio. Dieci chili e duecento. Lasci il phon, ti asciugherai i capelli al sole. Nove chili e cinquecento. Ottimo, ci sta pure un Urania da comprare in aeroporto.
All’accettazione ti pesano lo zaino (tu sorridi compiaciuto). Poi lo misurano altezza larghezza profondità. “Signore, la sua borsa eccede le misure massime. Non possiamo lasciargliela portare in cabina, a meno che non ne riduca in qualche modo la larghezza”. Panico. Svuoti le tasche laterali (tra dieci minuti aprono l’imbarco), togli le cose che c’hai stipato cercando di usare discrezione (ti cadono sul pavimento, tutti scoprono che compri le mutande alla coop), le sposti nella tasca superiore. Hai riempito lo zaino con metodicità da giocatore di tetris, adesso strappi fuori le camicie con la furia del disperato e le sposti altrove appallandole. Ti restano fuori due magliette. Fanculo, pensi, tanto sono vecchie, e le butti nella monnezza. Misuri lo zaino e adesso va bene. Vai all’imbarco, ti passano il bagaglio nello scanner. Quando esce arriva una ragazzina in divisa e prende il sacchettino dove hai messo i liquidi. Tira fuori la bottiglietta di shampoo e la butta nella monnezza.
“Guardi che non si possono portare a bordo liquidi superiori a…”
“L’AVEVO DIMENTICAAARRR!!!”
Va be’, tanto non avevo nemmeno il phon.

SALIRE A BORDO
Passato l’imbarco (con le sempre cortesi hostess di terra di Ryanair, in perenne sindrome premestruale) scatta il pronti-via. Corri verso l’aereo con tutta la forza delle tue zampine, per riuscire a salire a bordo prima della vecchia davanti a te.
Ok, la vecchia è andata, cerca però di salire prima del tizio con le stampelle. Quanto può andare veloce uno con le stampelle?
Va bene, lasciamo perdere. Il bradipo, supera il bradipo almeno!
Come era lecito aspettarsi, sali a bordo per ultimo, quindi non ti tocca il posto al finestrino, né il posto sul corridoio, ma il posto centrale. Tra due ciccioni sudati. Che odorano di soffritto di cipolla. E che non smetteranno un attimo di parlarsi tra di loro, sputacchiando da orribili fessure tra i denti (avevo menzionato i denti gialli?). Ma tu resisterai, cercando di dormire. O almeno, ci proverai fino al momento in cui il tuo vicino di sinistra si toglierà le scarpe, subito imitato da quello di destra. Come è lecito aspettarsi, nessuno di loro indossa i calzini.

LA POLITICA DI BORDO RIGUARDO L’ACQUISTO COMPULSIVO
Una cosa che mi stupisce ogni volta di più dei voli Ryanair è l’insopprimibile capacità del management di Dublino di inventarsi sempre nuove fonti di approvvigionamento di vil danaro.
Cose che puoi acquistare a bordo di un volo Ryanair:
- panini caldi
- panini freddi
- panini tiepidi
- toast
- frutta fresca
- caffè
- thè
- succo di frutta (arancia, pesca, pera, ananas, tamarindo)
- patatine fritte
- cioccolata calda
- chili con carne
- trippa
- chili con trippa
- frutta calda
- macedonia di panini
- lassativi
- un modellino giocattolo dell’aereo sul quale stai volando, che se guardi dentro i finestrini puoi vedere te stesso stretto tra due ciccioni scalzi mentre le hostess ti suggeriscono di comprare un modellino dell’aereo sul quale stai volando, che se guardi dentro puoi vedere te stesso che ti mandi affanculo.
- biglietti dell’autobus per raggiungere la città nella quale stai atterrando.
Questa è una finezza: “ecco il suo biglietto per Londra. In realtà la lasceremo a circa trecento chilometri dalla periferia di Manchester, ma può prendere il nostro autobus per raggiungere la sua destinazione”. Un’ora di volo, tre ore di autobus . Adoro la Ryanair.
- gratta e vinci. Non sto scherzando.

ATTERRARE CON RYANAIR
Fino a due settimane fa credevo che l’unica (e sottolineo l’unica) cosa più ridicola delle hostess e degli steward che ballettano goffamente per spiegarti dove sono le uscite di emergenza e come si gonfia un safety vest (a proposito, ancora non ho capito 1 – dove si trova 2 – come si gonfia 3 – che me ne faccio se precipito su una montagna), dicevo, l’unica cosa più ridicola fosse l’applauso alla fine dell’atterraggio. Bene, alla fine dell’atterraggio, un attimo prima che la signora pesantemente truccata della terza fila inizi a battere le mani al pilota, parte un jingle musicale che festeggia l’atterraggio. Grazie Ryanair, per avere aggiunto ancora più motivi di imbarazzo a questo già imbarazzante viaggio.

PROSSIMAMENTE
- Quello che dicono veramente i foglietti di istruzioni per la sicurezza sugli aerei Ryanair.
- Le grandi domande: ma se uno ha il mal d’aereo, il sacchetto per il vomito se lo deve portare da casa?
- Fare pipì durante un vuoto d’aria: questa suoi miei pantaloni è solo acqua.