martedì, gennaio 29, 2008

L'angolo dell'umorismo dell'onorevole Borghezio Mario, avv.

Buongiorno, sono l'onorevole Mario Borghezio. Molti di voi si ricorderanno di me per episodi riprovevoli (come quando ho picchiato un bambino di colore o quando ho sterilizzato le poltrone di un treno sulle quali erano seduti degli stranieri) o per dichiarazioni quantomeno inaccettabili, violente e xenofobe. Ma che ci volete fare, son fatto così, mi piace bubare.
In realtà io sono un simpatico gigione, affettuoso e divertente, e vorrei tanto modificare l'immagine che il pubblico ha di me a causa delle bugie e delle esagerazioni della stampa, immagine che mi svilisce e mi mortifica non poco. Ho quindi deciso di fare il press-agent di me stesso e andare un poco in giro per mostrare il vero volto del mio carattere. E da dove cominciare, se non su internet? Quindi, dopo aver fatto requisire dalla polizia postale le password per accedere al blog di questo simpatico giovane, Heike (che nome è questo? Mica mi sarai un negro, eh?), ho deciso di affacciarmi ad internet. E cosa c'è di meglio di qualche barzelletta per farsi conoscere e creare allegria?
La barzelletta dell'orologio.
Ci sono un italiano, un francese, un tedesco e un rumeno che fanno una scommessa: salgono in cima ad un palazzo e ognuno di loro getterà il proprio orologio dalla finestra, e il vincitore sarà colui che riuscirà a riprenderlo al volo prima che tocchi terra.
Comincia il francese: getta l'orologio e scappa via, ma non fa in tempo a scendere di un piano che l'orologio si è già sfracellato. "Merde" esclama, contrariato.
Tocca al tedesco: anche lui getta l'orologio e scappa via, ma non fa in tempo a scendere di due piani che l'orologio si è già sfracellato. "Scheisse" esclama, pure lui contrariato.
Poi è il turno dell'italiano, e lui che fa? Porta l'orologio un'ora indietro, lo lancia e scende le scale con tutta calma. Arriva al piano terra in largo anticipo e raccoglie al volo l'orologio. Poi va dagli altri tre e dice: "guardate, ce l'ho fatta". E il rumeno: "aspetta, fà un po' vedere" prende l'orologio dell'italiano e scappa.
La barzelletta dell'aereo.
Un olandese, un danese un italiano, un tedesco e un rumeno stanno viaggiando in ereo. Al ritorno aprono il portellone e l'olandese dice: "Per l'Olanda!" e si butta. Il danese lo imita e dice: "Per la Danimarca!" e pure lui si butta. E l'italiano: "Per l'Italia!" e butta il tedesco. Intanto il rumeno apre le valigie degli altri e ruba tutto.
La barzelletta del fantasma formaggino.
Un inglese, un francese, un italiano e un rumeno si sfidano a resistere una notte in un castello infestato da un fantasma. Il primo giorno si reca nel castello l'inglese. A mezzanotte appare il fantasma Formaggino urlando "Uuh.. sono il fantasma Formaggino!", e l'inglese scappa terrorizzato. Il secondo giorno si reca nel castello il francese, ma anche lui fugge terrorizzato quando il fantasma entra nella sua stanza urlando "Uuh.. sono il fantasma Formaggino!" Al turno dell'italiano, quando il fantasma urla "Uuh.. sono il fantasma Formaggino!", l'italiano risponde "E io ti spalmo su un panino!". Ma aveva già mangiato tutto il rumeno.

Tanti cordiali saluti da Mario "simpa" Borghezio.
Nell'immagine: son proprio un timidone.

lunedì, gennaio 28, 2008

VOTANTONIO VOTANTONIO!

Gente, amici, nazioni, popoli tutti della terra, io vi invoco!
Sw4n il magnifico ha indetto un concorso, per il secondo anno di fila, un premio per premiare (e che altro, sennò?) i blog brutti e infimi ma meritevoli di plauso e apprezzamento. Codesto premio è lo Z-blog Award.
Aiutate i blog piccoli (come il mio, intendo) ad ottenere una piccola soddisfazione (dai), e aiutate Sw4n a scalare la classifica di Blogbabel (viscido sei, Sw4n, viscido, e non sai neanche scrivere la lettera "a").
Cosa dovete fare, mi chiedete? Facile: andate qui e indicate le vostre preferenze tra i blog + sconosciuti della blogosfera sulle seguenti categorie (ma anche non su tutte, necessario non è):

Miglior Z-Blog Maschile Miglior Z-Blog Tecnico
Miglior Z-Blog Femminile Miglior Z-TemplateDesiner
Miglior Z-Blog Personale Miglior Z-Blog Fonte di spunti
Miglior Z-Blog di Gruppo Miglior Z-Grafica
Miglior Z-Blog Umoristico Miglior Z-Blogger Scrittore
Miglior Z-Blog Televisivo Miglior Z-Blog Hosting
Miglior Z-Blog Musicale Miglior Z-Post
Miglior Z-Blog Letterario Z-Blogger dell'anno
Miglior Z-BlogGiornalistico
Miglior Z-Tumblr (new)
Qualcuno (ignoro chi, ma vi giuro che non sono io) mi ha già candidato come Miglior Z-Blog Umoristico. Ringrazio questa persona dotata di grande, ma grande sense of humour.
Insomma, VOTATE(mi), ma ricordatevi di farlo entro le 23.59 del 28/01/08, cioè OGGI!!!!
Vado a votare anche io, ma non vi dico per chi ;-P.

Un giustificato motivo per (settima parte)

Mentre io sto qui, e penso che io sono talmente imbranato che mi sentirei fuori posto pure alla mia festa di compleanno, Giangi ci racconta il prosieguo delle sue avvincenti vicende metropolitane.
Ansimo, fremo, cerco di prendere fiato, sono provato, porto ancora i segni della fuga, l'attesa stenuante di un inizio, il silenzio delle rotaie, il frastuono del mondo, il timore di aver abbandonato l'idea che potesse funzionare che potesse aprire le sue porte, l'illusione che mi facesse salire, che mi desse un'opportunità, una anche minima speranza di mostrare il mio volto. Che dire, è andata così, o meglio, non è proprio andata, ed ora che sono su questo IC Plus tutto da scoprire non sono più avvolto da quella frenesia e ansia di volermene appropriare, mi sento svotato, privo di interesse, di attenzione, non ho la forza di renderlo anche solo un amico o un compagnio di viaggio con cui condividere qualcosa. Troppo prezioso è quello che ho lasciato sul binario 16, cosa vuoi che possa fare il binario 8, anche i numeri parlano. Beh non posso neanche rimanere qui fermo impalato tra un vagone e l'altro, un'altra volta c'è da fare una scelta: destra o sinistra? Beh non sto certo a farmi troppe menate, quelle vengono se si è nello stato d'animo giusto, quindi seguo le indicazioni di una maglietta vista un giorno in una delle tante vetrine poco valorizzate in uno degli infiniti viali del consumismo milanese che diceva pressappoco così: anche il cuore batte a sinistra. Detto fatto entro nello scompartimento. E' ancora vuoto, la fiumana di gente che transita dal sedici all'otto ancora non è arrivata, chissà cosa staranno domandandosi, ed il tempo stringe, speriamo rimangano a terra, avrò più spazio per far riposare il mio sedere, le mie valige e il mio cervello. Davanti a me si presentano infinte soluzioni alcune delle quali vengono subito cassate: certo non ho intenzione di fermarmi dove già sono svaccate altre persone, in fondo sono timido e nei rapporti interpersonali vado forte solo dopo che altri abbiano manifestato un qualche interesse per me. Qunidi la scelta è tra un postazione per quattro una per due ed un posto singolo. Beh dopo tutto quello che ho vissuto fino ad ora ovviamente mi fermo sulla postazione single alla ribalta. E' quasi possibile leggere l'insegna luminosa che si accende sopra lo schienale e che dice, pregasi tenersi alla larga, oppure: io non posso entrare. Finalmente qualcosa di mio, che non può essermi portato via, su cui posso fare un minimo di affidamento, che posso tenere sotto controllo, di cui posso fidarmi che non possa accorgersi nient'altro che di me. Poso vicino a me le valige, riagguanto l'mp3, ancora uno sguardo fuori, al sedici tutto è ancora fermo, incollo la fronte al vetro per vedere se ancora ci fosse un giustificato motivo per mollare tutto, raccogliere i cocci e tornare indietro, lo cerco, lo chiamo, ma a rispondere è un fischio assordante che decapita il tempo.
Nell'immagine: anche Mastella si è appassionato alla vicenda.

giovedì, gennaio 24, 2008

Quello che i morti ci tengono nascosto

In questo momento così difficile per il paese, con le certezze che si sgretolano, i facili rifugi che crollano, le importanti sicurezze che svaniscono, i mastelli che vengono arrestati e i governi che (quasi) cascano in malo modo, ebbene, in tutto questo disdoro, voglio accendere un barlume di speranza nei vostri cuori, e spezzare una lancia sulla schiena a favore delle giovani generazioni, come fa l'Artemisia in questo bel post qui.
Ho deciso di pubblicare una lettera che giorni or sono mi è stata inviata da una giovane lettrice, autrice tra l'altro del bel blog http://cicciopucciolinotesoroso.blogspot.com, e che si firma Kikkafuffi90.
Con intelligenza e puntualità, sottolinea le difficoltàche un giovane affronta nel mondo d'oggi, e ci mostra che, forse, gli anni che separano le generazioni solo solo, e io lo spero, illusioni.
Ciao Heike, kome stai?...io leggo il tuo blog tutti i giorni...anke quando non scrivi...e secondo me te sei bravo e scrivi bene. Ai mai pensato di fare lo scrittore?...xkè secondo me potresti.
Te ti chiedi di sicuro xkè ti scrivo... xkè ti scrive una ragazza ke non conosci e ke, te lo dico io, è una scema? Ti scrivo xkè...ti volevo chiedere una cosa...xkè te anche se sei vecchio sei come un giovane...come me e le mie amike che siamo delle pazze.
La cosa k ti volevo chiedere...è come si fa a far andare a casa i vekki come Prodi e Berluskoni, ke secondo me sono troppo vekki per fare il governo...e poi ti volevo kiedere come si fa a sopportare tutto ksto skifo...ke i sogni della giovinezza si sfrangiano contro i compromessi che ci tokka accettare...ke io adesso sono sicura ke non cambierò mai e sarò sempre me stessa, ma poi magari arriva il giorno ke non mi va più di andare in affrica ad aiutare i bambini xkè ci son troppe cose brutte nel mondo...e finisce ke un giorno mi dimenticherò ke sono stata ql ke sono adesso e mi si spengerà tutto, come una lampadina alogena...finisce ke io magari non c'ho + la forza di credere che si può cambiare il mondo, e mi dico ke ero ingenua o ke magari il mondo lo cambio dopo...prima finisco di studiare, poi di pagare le rate della macchina, poi la casa e poi alla fine cambio il mondo.
Ke io lo so ke tutti pensano di essere speciali e ke a loro non succederà mai...ma Heike, secondo te, si può imparare a non cambiare mai?

martedì, gennaio 22, 2008

Al cuore, Ramon

Stanotte mi sono svegliato urlando, tutto sudato, agitatissimo, che avevo fatto un brutto sogno. Ma non il mio solito incubo, quello con l'esame di maturità e a me mi interroga Crusher Creel e mi fa una domanda che non so rispondere, no, questo era molto peggiore; peggiore anche di quel sogno che ho fatto una volta che ho sognato che Isabella Rossellini mi invitava fuori a cena e io ci andavo e poi scoprivo che era una menzogna e lei mi leggeva tutto Angeli e Demoni di Dan Brown con la prefazione di Giulietto Chiesa, questo era peggio.
Ho sognato che mancavano pochi mesi al festival di Sanremo.
I segreti del Festival di Sanremo.
Che una cosa mi son sempre chiesto: ma i cantanti del festival di Sanremo, tra un festival di Sanremo e l'altro, che fanno? Qui c'è gente che lo fa di mestiere, il cantante del festival di Sanremo, non fa una sega tutto l'anno, poi scrive una canzone, va al festival di Sanremo, vince (o anche no), pubblica un album con Il meglio di, e poi sparisce, e ritorna l'anno dopo.
Come vive questa gente, che fa? Che poi, voglio dire, quanto guadagnerà una come, chessò, Mietta, da dischi e concerti? Secondo me non ci campa un anno, come fa a sopravvivere fino al Sanremo successivo?
Ho una teoria.
Secondo me esiste, nei sotterranei dell'Ariston, un centro criogenico per la conservazione delle salme dei cantanti, che vengono surgelati e tenuti buoni per l'anno successivo. C'è questa enorme sala, e Pippo Baudo verso novembre scende le scalette, attraversa la sala e comincia a scegliere.
- Allora, quest'anno facciamo...Anna Oxa, Scialpi, Mango...quant'è che non lo tiriamo fuori Drupi?
- Sedici anni.
- Mmm...aspettiamo l'anno prossimo, và. Piuttosto, preferisco la Mannoia, che almeno fa più presenza scenica. Poi, Michele Zarrillo, che piace ai giovani, Grignani, la Bertè no, Leali nemmeno...prendo questo Little Tony, vai.
- Bene signore. Li scongela subito?
- Si, tranne Scialpi, che sennò mi va a male.
Che poi i tecnici del laboratorio hanno preso di mira Amedeo Minghi, e lo risvegliano un po' a caso, così, per divertimento, lo mandano a fare un giro sulla statale e poi aspettano che torni per congelarlo di nuovo.
- Mi raccomando ragazzi, niente scherzi questa volta.
- Certo Amedeo. Ora entra dentro, cretino.
I Pooh a Sanremo non ci vanno, ma per conservarsi freschi freschi hanno un impianto criogenico casalingo, che usano tra un concerto e l'altro. La stessa cosa Al Bano, ma il suo impianto, molto più ruspante, va a olio di colza e bestemmie.
Infine: cosa succede ai cantanti che vanno a Sanremo e poi spariscono, tipo i Jalisse? La maggior parte viene usata per concimare i vasi dei fiori, ma alcuni, semplicemente, spariscono.
Emblematico il caso del celebre cantante fiorentino non vedente Aleandro Baldi, vincitore di una edizione del festival. Entusiasta per la vittoria, decise per scommessa di tornare a Firenze da Sanremo a piedi, anche perchè Pupo gli aveva detto che c'erano un sacco di cartelli scritti in braille.
Se ne persero le tracce all'altezza di Imperia.

giovedì, gennaio 17, 2008

Panettone is on the table

Jingle bells, jingle bel...eh?
Ah, certo, le feste di Natale son finite.
Si disfa l'albero, si mette via il presepe, si buttano i brutti regali, insomma, il solito tran tran post natalizio.
A distanza di quasi un mese torno a parlare del Natale '07 perchè voglio condividere con voi la gioia del regalo che mi ha fatto quest'anno lEli.
Ecco la foto dell'oggetto.
Fatta a mano da lEli (il disegno, la stoffa no, la stoffa è fatta a mano da qualche bambino nero in un villaggio centroafricano).
Ma la raffinatezza dell'oggetto in questione può essere colta solo con il seguente dettaglio:
Alla lEli era piaciuto il post su Burbetton.
:-)
PS: la qualità delle foto è mia responsabilità. Sono inetto.
PPS: nella galleria su Picasa ci sono altre tre immagini, per chi volesse gustarsi meglio la bravura di lEli nel disegno a cesello o la mia imperizia nel far foto.

martedì, gennaio 15, 2008

Incursioni

Avete presente Giangi? Si, quel Giangi del Giustificato motivo, quello che ci stava raccontando del suo viaggio in treno...ecco, in pratica giorni fa gli si è spappolato il ginocchio. Niente di grave (mah, insomma...), solo che vorrebbe ricevere qualche parola di incoraggiamento. Basta un commento, un saluto, una pistolettata, insomma, qualcosa che gli faccia sapere che pensate a lui con affetto anche se lo odiate. Qui sotto i suoi pensieri sul recente spappolamento.

Eh eh, il referto direi che è apprezzabile per forma e contenuto.
Bello è stato poter confrontare i referti del 2003 con quelli di oggi...le risate.
LCA (legamento crociato anteriore). Nel 2003, un unico stoico leggero filamento cercava di mantenere in piedi quel che definirei un burattino scapestrato. Oggi il filamento ci ha lasciati, dopo interminabili battaglie cede menisco e rotula al nulla. Alla notizia fu grande la sofferenza per il legamento collaterale, che seppur distrutto dal dolore decide di non lasciare il territorio.
Nel contempo, il menisco, fessurato da un passato irriconoscente e da un destino troppo fragile, decide di deporre l'ascia e chinare la testa alla spada del nemico lascianto l'immagine di un manico di secchio un pò vecchio ma non del tutto arrugginito. Da qui nasce la speranza, si, amici miei, dalla ruggine. Il nemico non può costruire una nuova avanzata su un campo desdrizzarto e inaccessibile, pertanto le speranze si ripongono su un provvidenziale e scientifico intervento dall'alto. La speranza però per natura è lenta, riuscirà la ruggine a tener vivo il ricordo del menisco a lungo?

Giangi mi aveva chiesto di lasciare gli errori grammaticali e di battitura a testimonianza della sua sofferenza, ma facevano venire mal di testa, quindi li ho corretti. Mi rimane il dubbio di quel "desdrizzarto", ma si sa, talvolta è meglio non chiedere.

Nella foto: anche Johnny Utah aveva un problema al ginocchio.

lunedì, gennaio 14, 2008

Segno di spunta

Io e Heike non siamo la stessa persona, passano i mesi e me ne rendo conto.
Lo pensavo due giorni fa, in macchina, mentre Elle mi parlava di cose importanti. Perchè le cose che mi dice Elle sono sempre importanti.
Pensavo che io e Heike non siamo la stessa persona, perchè lui ha questa voce profonda, e parla sempre con cognizione di causa, sa sempre qual'è la parola giusta, e la dice al momento giusto. Ha una opinione precisa sulle cose, mica si ritrova mai a dire "mah, non lo so mica". Heike sa parlare, io al massimo balbetto.
E allora ho pensato che se davvero fossi Heike, e ascoltarmi dal vivo non fosse quel supplizio per le orecchie che in realtà è, mi piacerebbe dire qualcosa sulle cose che succedono nel mondo, o almeno in Italia, se sapessi parlare come lui. Io mica sono in grado, però mi piacerebbe che si sapesse come la penso sulle cose brutte, che sennò sembra che per me la vita è sempre una partita a brisola, che magari ti appassioni e ti diverti e tutto, ma alla fine è pur sempre una partita a briscola (anche se io preferisco il ventuno).
Mi piacerebbe, se parlassi come Heike, dire qualche cosa sulla Thyssen-Krupp, che non mi sembra una cosa tanto giusta che uno la mattina va a lavorare e la sera non torna a casa perchè è morto, e aivoglia a dire incidente incidente, non dovrebbe succedere che uno va a lavorare e non torna a casa perchè è morto e te padrone l'unica cosa che sai dire è tragica fatalità, o che la colpa è dell'operaio, se uno muore perchè sta facendo una cosa che deve fare tutti i giorni, e tu non hai fatto in modo che fosse al sicuro, allora tu sei uno stronzo e devi stare zitto, e andare in galera e restarci finchè le montagne non saranno consumate dal vento.
Ecco, una cosa così vorrei dire, ma detta bene.
Perchè non va bene che tutti i giorni, porca miseria tutti i giorni, in questo paese ci muoiono tre-quattro persone mentre lavorano, e tanti son quelli assunti a nero, che non paghi i contributi, l'assicurazione e tutte quelle menate, poi cade dall'impalcatura e allora arrivano le ispezioni e dici "l'ho assunto oggi" e al massimo ti prendi la multa, in questo paese lurido, e se poi nessuno ha visto l'operaio cadere, lo carichi sul camioncino e lo lasci all'angolo di una strada, così eviti pure la multa. E noi qui a farci le seghine sul sistema elettorale proporzionale alla tedesca con sbarramento al 4% e redistribuzione dei seggi su base regionale, e le persone che lavorano cadono dalle impalcature, o esplodono loro in faccia serbatoi d'olio combustibile, o rimangono schiacciati dai macchinari, o. E' come una guerra, anzi no, è come l'impero azteco, solo che non è Quetzalcoatl a chiedere il sangue.
Qualche settimana fa ho visto lo spettacolo di Ascanio Celestini sul lavoro precario, e a un certo punto lui si chiede perchè abbiamo smesso di crederci, perchè ci sembri che non valga più la pena, e dice che anche i sindacati non ci sono più, fanno queste riunioni interminabili con confindustria a base di panini e caffè, ma non ci sono nella vita vera i sindacati, appaiono solo quando c'è da firmare l'accordo e lui pensa ma chi sono questi? chi rappresentano? a nome di chi fanno l'accordo?
Ma io non ce l'ho coi sindacati, quelli ormai fanno l'interesse dei loro associati, che son quasi tutti in pensione, no, mica ce l'ho con loro, a me fa specie la legge, la giustizia che non c'è, chi dovrebbe vigilare che invece dorme, e magari sogna paesi meno sbagliati di questo.
E intanto qui muoiono gli operai della Thyssen-Krupp (che faceva i cannoni per i nazisti, la mela non cade lontano dall'albero - a proposito, lo sapevate che la Bayer era una delle controllate della AG Farben, l'azienda tedesca che produceva il gas Zyklon B per gassare gli ebrei? I Bush e i Mastella sono solo pupazzetti, sono le multinazionali il male, le vere mani dell'Ombra). Muoiono, e a nessuno gliene frega niente.
A mio padre manca un dito di una mano, perchè è stato imprudente una volta che lavorava, ma lui imprudente lo è sempre, e poi nella Città Cupa son più le dita mangiate dai telai che quelle intere. Io non me lo ricordo quando è successo, perchè ero piccino, ma me le ricordo le storie di quel dito, e di tutte le altre dita di cui ho saputo, di zii, parenti, conoscenti, tutti operai, tutti lavoratori, tutta gente che faceva le cose perchè bisogna farle, e le faceva bene, che se uno ama il suo lavoro, corre pure dei rischi, per farlo bene.
Che se l'operaio è disposto a sacrificare un dito della mano per un lavoro fatto bene, il padrone dovrebbe essergli riconoscente, e non farglielo mai rischiare.
Ecco, se parlassi come Heike, questo direi.
Un po' meglio, magari.
F.

mercoledì, gennaio 09, 2008

Chi ci aiuterà?

E' un sacco che ci penso, che devo dare una conclusione a questa rubrica, fare un punto sulla mia educazione sentimentale, che è rimasta in sospeso e non mi sembra bello mollarla così.
I fumetti sono la mia vita, non posso dirla in altro modo, sono la mia pietra di paragone del mondo, cosa vuol dire giustizia l'ho imparato lì, cosa significa essere buoni, ecco, i fumetti me l'hanno detto, dov'è la linea di confine tra il giusto e lo sbagliato, e dove questa line sparisce, si confonde nello sfondo, anche questo mi hanno detto, come una vignetta senza bordo, niente gabbia, esistono anche quelle, non sai più qual'è lo sfondo e qual'è la storia.
Posso essere melodrammatico questa volta, meno ironia, prendiamoci sul serio, diciamola tutta.
I fumetti sono la mia vita.
Facciamoci un post lungo, noioso, lo divido in tre-quattro parti magari, così lo respiro bene bene, e poi non ne parliamo più.
Parte 1 - La giustizia è cieca
A me Frank Miller non piace per nulla, è un esageratone, i suoi personaggi non sanno parlare, urlano sempre; non corrono, si lanciano nella corsa; non combattono, sfidano la morte.
E poi, lo so che è un luogo comune, ma porca miseria, Miller è un fascistone. Non come Dave Sim, d'accordo, ma insomma, siamo lì.
Troppa virilità ostentata, troppo testosterone, troppo Onore&Giustizia. Queste son cose che mi fanno passare la voglia di digerire.
Solo che.
Solo che sa scrivere.
E le cose sue che ho letto a volte son d'una bellezza disarmante. Ma il suo capolavoro non è DKR, nè 300, neppure Sin City. A me piace da impazzire il suo Daredevil.
...
Devil salta dai tetti.
Devil si butta da un tetto all'altro, corre.
Devil non ha paura, e non ha paura perchè non vede.
Devil è cieco.
Devil è l'unico dei supereroi che non ha superpoteri. Si allena al sacco, è un atleta, corre.
Ma non ha superpoteri, ed è cieco.
Miller lo sa l'ha capito, che Devil è diverso da tutti gli altri, è quello che non si arrendeva mai, che rimaneva fino a tardi, a provare e riprovare, finchè non gli riusciva bene. Devil ha un tarlo, un'ossessione malata, la giustizia cieca che cieca non deve essere, deve vedere la giustizia, deve imparare di cosa è fatto il mondo, di ombre nascoste nei vicoli, di violenza, sopraffazione, odio. Greed.
Levate la benda alla giustizia, fatele vedere ben com'è fatto il mondo, che intervenga, faccia qualcosa, non lasci fare tutto a Matt Murdock, avvocato cieco. Miller lo sa, che è una battaglia persa. Ma lo manda lo stesso, Devil, a combatterla.
E di tutte le vignette che ho visto (ma quante, porca miseria?!) in questi anni, una non mi si cancella: New York, e piove, una finestra e dentro qualcuno che ha subito un'ingiustizia, piange, si rannicchia, è solo al mondo, non può farci niente, solo rannicchiarsi e piangere, e chiedere, con la voce della disperazione chi, chi ci aiuterà, chi ci potrà aiutare, e Devil, in piedi sul tetto, sente tutto, ascolta tutto, lui.
Lui.
Lui ci aiuterà.
Gli eroi lo fanno sempre.
Anche quelli senza superpoteri.

lunedì, gennaio 07, 2008

Un giustificato motivo per (parte sesta)

Datosi di rubrica a-periodica e a-sistematica, il buon Giangi ritorna all'improvviso con la narrazione del suo peregrinare, nel vano tentativo di attraversare la penisola da Milano a Città Cupa. Riuscirà oggi a salire sul treno? Scopriamolo insieme nel capitolo di oggi, altrimenti intitolato (da Giangi medesimo):
capitolo 6, breve per non infierire con la pesanteza del momento, diciamo che ho tagliato moltissimo..altrimenti era una pizza.

D'un tratto sul binario la gente inferve al solo pronunciare della parola No Global, ecco che iniziano gli schiamazzi, i commenti, le ingiurie, gli sguardi infelici, che ricoprono di fango quello che invece timidamente voleva essere un momento delicato, sincero, in cui forse per la prima volta ero riuscito ad indossare pensieri ed emozioni non infeltriti. Così un'altra volta il capo si lascia cadere lentmente verso il basso come se il vuoto creatosi nel mio cuore pesasse come un'incudine sulla mia mente. Inutile star lì a cercare parole nuove a inventarsi soluzioni agrodolci, devo rassegnarmi, cercare un altro attimo, un'altra rosa da cogliere, ma sopratutto un altro cavolo di treno!
Bene, dove vado? Direi che sono alquanto disorientato, in primis da me stesso e dal mio continuo peregrinare nelle deserte ragnatele dell'anima, poi da sti diavolo di ipocriti borghesotti milanesi, per non parlare poi della falsa ala dei "senza se e senza ma", la scrematura del mazzo italiano, un mazzo direi bello che appassito. La soluzione però è a portata di mano: cuffie, mp3 e via con la musica, con quel suono un pò country dipinto dall'immortale Bruce Springsteen, che ti trascina via con delicata scioltezza zigzagando tra i nervosi soprabiti che ormai da ore albergano lungo il binario 21. Butto un occhio al tabellone per cercare soluzioni concrete per quello che invece di un semplice viaggio sta diventando un'impresa,
Eccola là la risposta, si chiama Ancona, IC in partenza tra 5 minuti dal binario 8. Nelle ferrmate intermedie risplende il nome di Bologna, è lì che mi fermerò, sperando di trovare una qalche coincidenza. Riprendo morale, in pochi secondi raggiungo il treno, stavolta sembra essere tutto tranquillo, salgo!

Nell'immagine: Lenin primo vero no-global. Da Kelebek

venerdì, gennaio 04, 2008

Domani

Io non me ne capacito.
Le ragazze mi fissano.
Davvero.
Cammino per strada e le ragazze mi fissano.
Voglio dire, fissano me.
Io cammino, loro camminano, ci incrociamo, e queste ragazze, tutte le ragazze che incrocio, mi fissano.
Io non me ne capacito.
Sarà il cappelletto di lana?
Si, che fa fascino, cappelletto di lana comprato sulle isole Aran, fa fascino, mi guardano – mi fissano – e pensano “mmm ma che fascino ‘sto figo col cappelletto di lana delle isole Aran” che non lo sanno che è delle isole Aran, ma secondo me un po’ dentro se lo sentono, che è esotico, e allora mi fissano, affascinate.
Mi fissano, le ragazze mi fissano.
Che poi, anche il capello lungo, la barba, adesso che ho la barba, son cose che alle ragazze piacciono, fanno uomo un po’ ribelle, marinaio, no? Col cappelletto di lana delle isole Aran, il capello lungo, la barba, un po’ Corto Maltese, che son cose che alle ragazze ci piacciono, anche se lui è senza barba e col cappellino da marinaio.
E infatti mi fissano.
Ma proprio, mi guardano fisso, proprio. Tipo che magari sono due (o tre), ci incrociamo, mi vedono e subito smettono di parlare, mi fissano tutte e due (o tre), finché io non passo oltre ridacchiando, perché, insomma, son cose.
Son cose che fanno piacere.
E che vuoi, mi fissano.
Son bello, sono.
Che poi son uguale a prima, a parte il cappelletto e i capelli lunghi e la barba, ma c’è qualcosa di diverso, qualcosa di affascinante in me, una roba che prima non c’era, che prima le ragazze mica mi fissavano per strada.
Magari è perché alla fine, dopo tanti anni, ho acquistato sicurezza, non son più magrolino e tremebondo, arrossisco meno, e a volte parlo anche, e quando cammino tengo la schiena dritta e il mento alto, faccio vedere la faccia tutta, meno quella che sta sotto la barba, e i capelli lunghi (e il cappelletto di lana delle isole Aran).
Si, le ragazze la sentono la fiducia in sé stessi, come una cosa, un odore tutto di feromoni che emani intorno, e annusano l’aria, non lo sanno cos’è, ma capiscono che son io e allora mi fissano, sentono che son io che emano tutta questa sicurezza, tutto questo fascino feromonico.
E mi fissano.
Che poi, mi fissano. Non solo: girano la testa, si voltano a guardarmi, a cercarmi con lo sguardo, si danno di gomito quando sono in due (o tre).
Che matte.
Cammino spedito, la testa dritta, un sorriso appena abbozzato, lo sguardo deciso dell’uomo vissuto, cappellino di lana delle isole Aran, i capelli al vento, la barba nera bene in vesta, il mio cappottone bello elegante, ah, che figo, mi dico, le ragazze mi fissano, anzi, non solo le ragazze, anche le donne più mature e ancora piacenti, vedi, e le vecchie, e tutte, tutte per strada mi fissano, non posso farci niente, mannaggia, son proprio bello.
Le ragazze mi fissano.
Son figo.
Entro in casa, non posso non guardarmi allo specchio, devo essere di una bellezza imbarazzante, devo essere un figo della miseria.
Mi guardo allo specchio, col cappellino di lana delle isole Aran e i capelli lunghi e la barba, sorrido, e capisco perché le ragazze mi fissano.
C’ho una caccola grossa così che mi si affaccia dal naso.

Immagine da worth1000