venerdì, aprile 27, 2007

Da grandi poteri...

Possiamo chiamarla sindrome da accumulazione, ma sembrerebbe una patologia da Medicina Ottusa (che torna mercoledi), mentre invece è un fenomeno comune e diffuso, tutti ce l'hanno, tranne i santi, credo. Quando qualcosa ti piace, non ti basta mai, difficilmente ti sazia, ne vuoi ancora, è così che si accrescono le collezioni, cominci perchè un vecchio zio ti regala una moneta da mezza lira del ventennio, e dopo qualche tempo passi le domeniche pomeriggio in giro per mercatini dell'usato a cercare franchi napoleonici o che ne so. Un ragazzo che conoscevo faceva la collezione di lattine - tipo quelle della Coca - aveva le pareti di camera sua completamente ricoperte di lattine doverosamente impilate. Una mia amica colleziona bustine di zucchero e - l'ho scoperto da poco - francobolli. Ognuno ha la sua passione, moderata o smodata alla sua maniera, ed è bravo se non ne diventa schiavo. Spesso, ad un certo momento, subentra la fase di rifiuto: se la superi, rimani schiavo per sempre, se invece la accetti, allora devi trovare il modo di disfarti di quella montagna di roba che non vuoi più.
Anni fa uscivo con una ragazza che aveva un fratello più grande. Costui aveva vissuto la fase del collezionista di fumetti, l'aveva superata e aveva deciso di nascondere le prove di questa sordida e morbosa passione in cantina. Ma aspettate un attimo, prima di continuare dobbiamo fare un passo indetro.
Quando facevo le medie, andavo spesso a casa del mio amico Urakidany. Aveva una casa fantastica, piena di robe, e io entravo in camera sua in punta di piedi, timoroso tra tutte quelle meraviglie. Se erano stati mio fratello e Dylan Dog a farmi entrare nel tunnel del fumetto, fu il mio amico a dare una forma a questa passione. Collezionava di tutto: Dylan Dog, Nathan Never, Demonhunter (Demonhunter!!), Lazarus Ledd, manga tipo Ken Shiro e Video Girl AI, ma soprattutto comprava i comics americani della Star Comics, L'Uomo Ragno in testa. Era l'epoca della tremenda saga del clone, Urakidany me ne parlava estasiato, delle battaglie con Hobgoblin, di Guerre Segrete, e dell'arrivo di Venom. Erano gli anni di Todd McFarlane e Jim Lee, della Image e di Spawn - Diommio, che schifo di fumetti. Ma i superpoteri...quelli si che erano roba.
Poi Uraki smise di comprare l'uomo Ragno, la Star Comics smise di pubblicare i fumetti americani, io e il mio vecchio amico d'infanzia smettemmo di vederci. Chissà se c'era un rapporto tra queste cose?
Poi, dicevo, anni dopo trovai in quella cantina scatoloni pieni di fumetti - quei fumetti! quelli della Star!! quelli dell'Uomo Ragno!! e non solo Uomo Ragno, ma anche gli F4 di Byrne, il Devil di Miller, Hulk di David, i Vendicatori, Il Punitore...quella robaccia mi fu regalata quasi con sollievo, e quella robaccia è ancora a casa mia, ben impilata sugli scaffali, nonostante il modo abrupto con cui io e la ragazza di cui sopra smettemmo di vederci (è tutto uno smettere).
Adesso li leggo ancora i fumetti della Marvel, ma pochi, e strani, tipo Ultimates o Ultimate Spider-man. Non sono mai riuscito a ricominciare a leggere le storie dell'Uomo Ragno, troppa continuity, troppe vicende che non conosco più. E' come incontrare qualcuno con cui eri tanto amico tanti anni fa, alle medie, quando si leggevano insieme i fumetti e si commentavano, e adesso invece non sapete più che dirvi, troppe cose mi sono successe, Peter Parker, non posso raccontartele tutte.

martedì, aprile 24, 2007

Ancora Alma Mater, poi basta

In omaggio al buon vecchio Fluff che oggi è diventato M.D. (grande Fluff!), torno sul luogo del delitto e riprendo la carrellata rapida sul mondo dell'università. Dopo gli studenti è il turno - ovvio - dei professori.

Il Rimbambito: disprezzato dai colleghi e amatissimo dagli studenti svogliati, è in genere un professore parecchio avanti con gli anni, dall'andatura malferma e dalla voce stentata. Le lezioni vengono in genere disertate a partire dalla seconda, quando ci si rende conto che è impossibile udirne la voce a meno di tenerselo in braccio. Durante l'esame si distrae facilmente, giocherella con la custodia degli occhiali o con la scatola di medicinali che porta sempre con se. L'interrogazione consta solo in due frasi: "scelga un argomento dal programma e me ne parli" e "va bene, basta così mi dia il libretto";
Tarzan: imprevedibile. Ama spiazzare gli studenti con domande fulminanti e incomprensibili, saltando di palo in frasca da un argomento all'altro, e senza ascoltare le risposte. La valutazione non è sul merito, ma sulla resistenza emotiva: se l'esaminato rimane tranquillo, non si scompone ma anzi, fa pure qualche sorrisino, scrive 30 sul libretto. Se invece comincia a sudare, si impappina, incespica, allora viene inesorabilmente cacciato con ignominia;
Apocalisse: per lui l'occidente è ormai finito. I sacri valori sono calpestati, la decadenza è completa. Presto gli unni abbevereranno i cavalli nelle nostre chiese. Le cause di questo tragico destino sono, a suo dire, sostanzialmente due: l'apertura delle università a tutti (e la folle idea di pretendere che lui - dico, LUI - insegni a queste bestie) e soprattutto il femminismo. Altro che pari opportunità, altro che pari stipendio, lui queste suffragette le metterebbe tutte in cucina. E allora agli esami è un'ecatombe: se non sei un giovane maschio alto e ricco il tuo destino è segnato: non riuscirai a superare mai l'esame, ci sarà sempre la super domanda cazzutissima fatta apposta per buttarti fuori.
"Mi parli dei problemi strutturali e di architettura che incontrò Frank Lloyd Wright nel costruire la casa sulla cascata"
"Ma...non li so professore..."
"Allora se ne vada, ignorante"
"Ma professore..."
"Fuori!"
"Ma questo è l'esame di diritto privato..."
"HO DETTO FUORI!"
Il Santo: non riesce a sopportare l'idea che tu non riesca ad amare la sua materia. Proprio non capisce, non riesce ad accettarlo. Tu ci provi, all'esame ci vai anche se hai studiato poco e di quel poco c'hai capito nulla. Alla prima domanda non sai rispondere. Lui si imbarazza, pensa che forse era troppo difficile. Non sai rispondere nemmeno alla seconda. Fai per alzarti ed andartene, tanto lo sapevi che finiva così. No, aspetti, ti dice, gliene faccio un'altra. Ti risiedi, anche se non ci credi. E infatti neanche la terza la sai. Dici vabè professore, io vado, comici a sentirti in imbarazzo, che figura da caprone. Lui dice, quasi piangendo, scelga lei un argomento. E tu cerchi di ricordarti qualcosa che sai, ma non ti viene in mente niente, solo una frase "sto facendo una figura di merda" ma quella è fuori programma. Il professore ti allunga il libro. Ecco, ti fa, scelga, e apre all'indice. Tu guardi, ti si incrociano gli occhi, leggi un titolo, lo dici, lui è felice, è il suo argomento preferito, si rilassa sulla sedia. Tu stai zitto. Poi cominci: "Eeeehhh...alloraaa...la curva di gauss...dunque...è unaaaah curvaaahh che...uuhh descrive..." Tre interminabili minuti, durante i quali non dici niente, solo parole a caso. Il professore è agghiacciato, ti fissa con lo sguardo di quello che pensa "non capisco, dove, dove ho sbagliato?!". Tu cerchi di consolarlo, gli dici che non stai neanche molto bene, il caldo, materia da approfondire...lui annuisce e alla fine ti dà 18.
L'assistente disperata: è il suo primo esame da sola. Il professore è uscito a fumare, l'esaminando sta aspettando la domanda e lei non sa cosa chiedere. Alla fine si decide e chiede un argomento fuori programma. Poi si impappina e chiede scusa, lo studente va nel pallone, lei apre il libro e comincia sfogliare le pagine per darsi un tono. In genere quando il professore rientra lei esce un attimo e va in bagno a vomitare.
Il Sadico: ti interroga con una smorfia di disprezzo, tipo: "ma guarda te con chi devo perdere tempo". Al primo errore che fai si alza, attira l'attenzione dei colleghi e commenta ad alta voce quanto sei coglione. Poi scende giù in cortile, attraversa la strada, entra in copisteria e si fa stampare trecento volantino con su scritto il tuo nome e cognome, numero di matricola e la stupidaggine che hai detto, con i quali fa volantinaggio all'ingresso. Quindi telefona al rettore e commenta sulla decadenza del sistema educativo italiano, infine chiama a casa tua e esprime cordoglio ai tuoi genitori per la disgrazia di avere un figlio così inetto. Alla fine si siede e dice, sorridendo: "ma la prego, continui".

lunedì, aprile 23, 2007

Ve lo do io il Brasile! 1/4

Ce n'è voluta, ma è tornato su queste (pagine? schermi?) il buon Adzo, e a questo giro ci parla del Brasile, sua terra d'adozione...

Buongiorno a tutti carissimi amici!
Dato il bel connubio e sodalizio instaurato tra me e HK abbiamo deciso di trovare un nuovo spunto per discutere di un argomento a me molto caro (e del quale conosco alcune misere cose) e cioè del Brasile.
Il nostro viaggio in 4 comode supposte verde-oro si propone di far scoprire aspetti del Brasile che probabilmente un viaggiatore-turista non ha modo di vedere e analizzare nelle permanenze classiche in terra brasileira; infatti i normali tour operator sostano molto nelle zone cosiddette di cartolina e cioè in quei posti attrezzati per turisti che sono in realtà MOLTO distanti dalla vera natura e tradizioni del paese in cui sorgono. Ne è un esempio lampante le due spiagge più famose del sud america: Ipanema e Copacabana.
Vi dico subito che la mia conoscenza non si estende a tutte le regioni del Brasile (essendo esteso più o meno come l’europa) ma alla zona del litorale sud (rio de janero, san paolo) e l’entroterra dello stato del Minas Gerais (come voi probabilmente saprete il Brasile è una confederazione di 18 stati un po’ come gli USA).
Diciamo subito che il Brasile (ed in questa puntata parleremo di questo) ha delle fortissime diversità sociali tra chi sta bene e chi sta male e questo si riflette in tutto: nelle cultura, nella vita quotidiana, nelle aspettative di vita e, ad un primo sguardo in modo eclatante, nell’architettura e nell’urbanistica.
Sembra una cosa strana ma le grandi città del Brasile con in testa San Paolo (13 milioni di abitanti), Rio (7 milioni di abitanti), e Belo Horizonte (6 milioni di abitanti) sono state fondate e cresciute a partire dalla fine del 1800, inizio 1900. Questo ha comportato che lo sviluppo urbanistico si è articolato in maniera molto caotica con zone residenziali e commerciali (grattacieli, mega centri commerciali) che si incastrano a zone molto povere (da non confondere con le favelas). Non è infrequente camminare per la strada e da un incrocio ad un altro ritrovarsi in una città che non sembra più la stessa.
Direte voi: sembrano gli Stati Uniti! In effetti ci sono delle somiglianze, anche se no troppe, in quanto, negli States, non ci sono mai sobborghi all’interno delle downtown mentre in Brasile è piuttosto comune. Basta pensare a Rio de Janeiro, dove una piccola favela nasce esattamente a 50 metri dalla spiaggia dei VIP di Ipanema, o come la più grande favela del mondo che si inerpica sul monte dei “due fratelli” a Rio, e che separa due zone turistiche come Leblon e Tijuca (residenza estiva di tutti i ricchi brasiliani come Ronaldo ed altri calciatori).
Proprio le differenze che corrono tra gli stessi brasiliani fanno si che un certo gruppo benestante sia molto orientato alla vita europea (sia nel vestiario che nella cucina che nell’istruzione) mentre il resto della popolazione è fortemente agganciata alle radici ed alle tradizioni locali. Intendiamoci, il Brasile non è uno stato povero, anzi. Possiede tutto ciò che gli serve e le importazioni sono solo quelle dei beni che loro non sanno o non vogliono produrre, e non di materie prime. Infatti il brasiliano medio non è una persona che, come in molti paesi africani (o anche sud americani) muore di fame, altresì vive con standard che sono appena al di sotto di quelli europei (forse non si potranno comprare una macchina ogni 5 anni ma nemmeno devono stare con gli stessi abiti per una vita!). Il brasiliano che vive nelle grandi città fa una vita in tutto e per tutto identica alla nostra, mentre chi vive nei paesini in campagna ha delle restrizioni un po’ più sensibili anche perché la cultura media è più bassa e quindi si assiste ancora a famiglie molto allargate con 8-12 fratelli che ovviamente vivono nelle classiche restrizioni di questo tipo di nucleo familiare in cui con 2-3 stipendi si devono mandare avanti diverse bocche.
Come è ovvio esistono molte situazioni sociali difficili soprattutto nelle grandi città nelle quali si concentrano, in cerca di pochi spiccioli, tutte le persone che non hanno di che vivere e quindi non è strano trovare bambini che chiedono elemosina o donne che si prostituiscono soprattutto nei luoghi turistici. Nella mia esperienza non ho mai trovato qualcuno che mi chiedesse uno spicciolo al di fuori dei bairros (quartieri) per turisti. Al contrario nelle strade e nei quartieri comuni è più facile essere “assaltati” e cioè rapinati, ma anche in questi casi si deve saper leggere tra le righe e capire il perché si può venire assaltati per la strada in mezzo alla gente. Normalmente questo avviene perché l’uomo medio brasiliano (un po’ come l’italiano) tende ad ostentare molto ciò che possiede e se si ostenta ci si sottopone ad ovvi rischi soprattutto dove c’è una concentrazione di povertà alta. Se invece ci spostiamo in campagna possiamo anche lasciare la porta di casa aperta e non succederà presumibilmente nulla. Tutto sommato possiamo immaginare questi aspetti del Brasile anche nella nostra vita quotidiana di europei ma aumentando la forbice sia sociale che culturale. In questo modo possiamo dire ragionevolmente che il brasiliano povero è più povero di un italiano povero e viceversa, che una grande città sud americana è più frenetica e caotica di una grande città europea e viceversa; in sostanza si può dire che il Brasile ha situazioni PIU’ estreme di quelle italiane. In particolare vi siete mai chiesti cosa può pensare un brasiliano (persona considerata, nelle mappe geopolitiche, del terzo mondo) del nostro Bel paese?
Cosa pensa un brasiliano delle nostre città e della vita che ci si può fare:
Al primo posto nei pensieri di un brasiliano sulle nostre città è che sono estremamente piccole…e tutte incredibilmente vicine! Che i servizi pubblici fanno cacare (effettivamente), che i taxi costano uno sproposito e che ci sono poche cose da fare…in effetti sembra un eresia ma in città di milioni di persone i divertimenti e le opportunità sono di un ordine di grandezza superiore rispetto ai nostri. In realtà poi quando la notte possono passeggiare tranquilli nei nostri centri storici vedono il lato positivo e non sono costretti a guardarsi le spalle da tutte le persone che incrociano. Rimangono molto ammirati dalle nostre bellezze storiche ma con moderazione non essendo normalmente persone abituate a questo tipo di cultura…gli sconvolge di più sapere che alcuni palazzi o piazze hanno 500 anni più della scoperta del brasile…(avvenuta nel 1500).
Se poi siete curiosi di sapere cosa sono le famigerate favelas allora dovrete aspettare la prossima settimana!
Un abbraccio!
Adzo

Nell'immagine: Ouro preto (oro nero) città coloniale portoghese del Minas Gerais

venerdì, aprile 20, 2007

Yawn

Ho parecchio sonno, può darsi anche qhe faccia cualche errore grammaticale, visto che sono quasi sonnambulo. Ne approfitto per fare l'ennesimo post sempre sul solito vetusto argomento della legislazione sulle coppie di fatto, che è un argomento che è sempre alla moda, come le gondole souvenir di Venezia da mettere sulla televisione o le palle di vetro con la neve che scende, che meraviglia.
Ultimamente però paremi che l'offensiva della CEI si sia un poco attenuata: vuoi perchè ci sono emergenze ben più importanti che distraggono il paese (vallettopoli), vuoi perchè Bagnasco ha altre cose a cui pensare (vallettopoli), vuoi perchè il parlamento ha messo da parte l'argomento per concentrarsi su altro (vallettopoli), vuoi infine perchè a tutti ci interessano di più le cronache delle feste sulla barca di Briatore che i diritti civili, insomma, siamo a punto che dei DICO nessuno parla più.
Per rinfocolare la polemica ci vorrebbe una nuova uscita di un qualche eminenz, una bella grossa, che poi se ne parla per settimane e alla fine niente, tutto è uguale a prima. Raccogliendo al volo (dopo tre mesi) l'idea di Portmeirion (grazie per l'idea, Portmeirion) (sono stanco, ho sonno, non venitemi a dire che è un'idea di un altro. So benissimo che non sono un generatore, ma solamente un riutilizzatore: io di originale non c'ho niente, manco il peccato), ecco qua una bella lista da me creata di frasi da buttare nella mischia per generare polemica, ad uso e consumo delle gerarchie ecclesistiche:
Vai con la vis polemica.

I DICO sono a favore del terrorismo.

I DICO generano inquinamento elettromagnetico.

I DICO non mettono i file in release su Emule.

I DICO fanno squillare il cellulare al cinema e a teatro, poi rispondono e urlano "non posso rispondere, sono al cinema. No, non posso rispondere. Si, al cinema. Con Michele e la Gianna. Spiderman 3. Domani? A che ora? Va bene, vai. Davanti al bar, si. Si ora però ti devo salutare, scusa ma non posso parlare, sono al cinema. Che contratto? Ah, ho capito, lascialo lì. Ah senti, un'ultima cosa che sono al cinema e non posso parlare, l'hai chiamato l'avvocato?"

I DICO non parlano la lingua e non rispettano le leggi del paese che li ospita.

I DICO portano il cane ai giardini ma non raccolgono la cacca.

I DICO ascoltano a tutto volume quella musica che non è musica è rumore.

I DICO scoreggiano in ascensore.

I DICO riempiono le caselle di posta con spam.

I DICO parcheggiano in doppia fila.

I DICO ti tirano gli schiaffi nel collo quando ti tagli i capelli.

Adesso non me ne vengono altre, ma chi vuole partecipare può farsi avanti.
(grazie ancora a Portmeirion)

giovedì, aprile 19, 2007

Punx is not dead

Italiani! E' giunta l'ora fatale della gloria e dell'ardimento, per cui procedo senza indugio alcuno a condurvi nuovamente nel meraviglioso mondo dei Viaggi Allucinanti.
Sabato pomeriggio partiamo da Firenze SMN per un viaggio di tre ore e mezzo in Eurostar. Risparmio le risatine da asilo che ci siamo fatti pensando a battute come "ama Milano" "guarda Milano" "lava Milano" o "bacia Milano" (per capire che c'è da ridere bisogna dirle a voce alta), come risparmio la meticolosa descrizione dei lunghi e vari contrattempi che hanno costellato il mio personale arrivo a SMN, e passo subito a descrivere il viaggio. Prima di tutto però una considerazione: le poltrone di seconda classe degli Eurostar sono state disegnate da un designer alla moda che si è ispirato alle architetture naziste di Albert Speer: belle, eleganti, ma emotivamente fredde e soprattutto scomode. Dopo due ore che sei lì seduto cercando di evitare di fare ginocchino o piedino ai tuoi vicini vorresti che qualcuno ti segasse gli arti inferiori, tanto ti fanno male. Allora ti alzi e per fare due passi vai in bagno, anche se non ti scappa la pipì, ma ormai sei lì e la fai, ma appena cominci il treno fa una brusca fermata e poi riparte di scatto, quindi esci e dici a voce altissima "mannaggia, mi sono schizzato l'acqua sui pantaloni!" sapendo benissimo che quella non è acqua; ma soprassediamo e andiamo avanti.
I posti dell'Eurostar sono a gruppi di quattro, e i nostri frontalieri erano due ragazzi che mi hanno spinto a inattuali e soprattutto politicamente scorrette considerazioni sulle scienze lombrosiane: non per niente hanno cercato di sottrarre con disinvoltura una borsa alla signora del sedile accanto...per fortuna nonostante il dormiveglia (io e Elle ci addormentiamo ovunque, basta una sedia) me ne sono accorto e, con un'azione da amichevole supereroe di quartiere, sono intervenuto in difesa della proprietà privata (in realtà è stata un'azione delatoria: all'approssimarsi a Milano i due si sono avviati verso le scalette, e, datosi che la signora cercava qualcosa, le ho detto quello che avevo visto...).
Milano! Milano mia, portami via, fa tanto freddo, ho schifo e non ne posso più...a Milano c'è una cosa che amo molto. Ogni volta che arrivo in una città in cui c'è la metropolitana la devo prendere, devo farci un giro, non posso farne a meno. Sarà l'odore (a me sembra il più dolce dei profumi), il piacere di viaggiare sottoterra, "mind the gap", io queste cose le adoro, mi fanno impazzire. Andrei a Londra solo per la metro, tanto per dirne una.
Quando vado a Milano mi piace fare la parte del topo campagnolo, che si stupisce di tutto: i palazzi sono altissimi; gli autobus viaggiano sulle rotaie; l'aria puzza da far schifo; ogni tre metri c'è qualcuno che ti lascia un volantino; i milanesi non esistono - ci sono solo abitanti di Milano; accanto al duomo - eh ma quanto l'è grosso - c'è una galleria ma non ci passa il treno...faccio scena, però è vero che a me Milano mi lascia sempre un po' stupefatto - non so cos'è, se è la facilità con cui gli abitanti accettano le cose più inconsuete, o la considerazione che per molti è solo una città di passaggio, o magari il fatto che è un posto che ha così tante identità da non averne neanche una, o magari la sua identità è proprio nell'avere mille volti diversi...Gianlu vive in un quartiere bene, dice, e c'è una piazzetta dove si ritrovano tutti i giovani della zona, dice, che però - pur essendo giovani bene, o forse proprio per questo - sono giovani alternativi, e per la prima volta da anni ho rivisto dei punk, con le creste verdi, il chiodo e tutto, e alle sette del pomeriggio la piazza è piena di giovani con le birre in mano e ci sono passato la mattina dopo alle nove e gli spazzini stavano spazzando via uno spesso strato di cocci di bottiglia da tutta la piazza, tipo la mattina di Capodanno - Gianlu dice che succede tutte le sere, dice. E appena dietro la piazza c'è un giardino con gli aberi e tutto, gente che sonnecchiava al sole della domenica mattina o portava a spasso i cani e mi sono detto, che strano, me la immagino diversa Milano, ma Milano è sempre diversa, non è mai come te la immagini, in piazza del Duomo c'erano gli equadoregni che cantavano e suonavano e ballavano, era una festa, e il giorno prima nello stesso punto ci abbiamo trovato i Gemelli Diversi in concerto, che mi veniva voglia di riprendere il treno.
Poi siamo andati a prendere l'aperitivo, che è un modo del nord per cenare pagando sei euro e rovinandosi il fegato, però è divertente, e alla sera ti trovi a parlare di lavoro precario, differenze culturali tra italiani, francesi e americani e alla fine cerchi di ricordare le sigle dei cartoni animati che guardavi da piccino, quando, ti sembra, non avevi tutti questi problemi.
Auguri vecchio mio.
Milano, zeitgeist.

mercoledì, aprile 18, 2007

...e il tempo è breve!

There is a road that meets the road
That goes to my house
And how the green grows there
And we've got special boots
To beat the path to my house
And it's careful and it's careful when I'm there

And I say your uncle was a crooked french canadian
And he was gut-shot running gin
And how his guts were all suspended in his fingers
and how he held 'em
How he held 'em held, 'em in

And the water rolls down the drain
The water rolls down the drain
O, what a lonely thing
In a lonely drain

July, July, July
It never seemed so strange

This is the story of the road that goes to my house
And what ghosts there do remain
And all the troughs that run the length and breadth of my house
And the chickens how they rattle chicken chains

And we'll remember this when we are old and ancient
Though the specifics might be vague
And I'll say your camisole was a sprightly light magenta
When in fact it was a nappy bluish grey

And the water rolls down the drain
The blood rolls down the drain
O, what a lonely thing
In a blood red drain

July, July, July
It never seemed so strange

The Decemberists - July July!
Quando si ha poco tempo, ecco come si rimedia.

martedì, aprile 17, 2007

Medicina Ottusa - La scelta di essere sani

Un grazie a Davide (ancora) per il piacere di avermi contraddetto con la sua meravigliosa puntualità.

DESCLAIMER Qui si parla di medicina e di argomenti anche alla larga collegati con questa. I fatti e ogni cosa riportata sono solo LA MIA PERSONALE OPINIONE, per quello che vale. Non sono ancora un medico (mi manca ancora un esame alla laurea) quindi NON VOGLIO e NON POSSO in nessun caso sostituirmi al vostro medico di fiducia che, dopo avervi visitato ed ascoltato, è l'unico a poter proporvi una diagnosi e con essa una cura. Gli argomenti qui riportati a scanso di ogni equivoco, hanno solo la finalità di condividere opionioni, ragionamenti e pensieri personali che possono anche non essere giusti o rispondenti al vero.

Le vecchie abitudini, anche se cattive, turbano meno delle cose nuove e inconsuete.
Tuttavia, talvolta è necessario cambiare, passando gradualmente alle cose inconsuete.
Ippocrate di Kos

Era mia intenzione parlarvi, come vi avevo accennato, dei farmaci “persi” che esistono nel prontuario, ma che di fatto non sono praticamente reperibili ai comuni mortali nelle farmacie... Avevo anche già pensato al titolo, “Lost” mi sembrava particolarmente indicato.. tuttavia ho pensato che era molto pericoloso mettermi a parlare di marche, nomi e cognomi... si perchè nel paese semilibero in cui viviamo rischierei una causa.. pur scrivendo solo su dati di fatto... peraltro verificabili da tutti...
Così taglio l'angolo e vi confido una cosa che pochissime volte, o forse mai, avrete sentito dire -ma che a scanso di equivoci ribadisco essere solo la mia opinione per quello che vale. La maggior parte dei farmaci che affolla il prontuario sono assolutamente inutili... il discorso più efficacemente può essere esteso a gran parte degli integratori multivitaminici, multiminerali, multi... fanno particolarmente bene - ma questa è sempre la mia opinione, per quello che vale – a chi li vende, ma sulla reale efficacia e utilità nutro seri dubbi..

Con questo non voglio dire che i farmaci non servono, anzi... dico che il 10% (ma possiamo discutere sulla percentuale) dei farmaci in prontuario è insostituibile, salva vite ogni giorno, e, in certi casi realmente migliora la qualità della vita...E il resto? I farmaci, nella maggior parte dei casi, curano solo il sintomo... ma “I sintomi sono gli organi che piangono” come diceva G.B. Morgagni... e, guardate non aveva tutti i torti... ma cosa ci fa ammalare...? Cioè perchè Davide ha il raffreddore quest'anno mentre magari da dieci anni non lo prendeva... o perchè tizio ha un mal di testa che, non ci sono santi, non passa con niente non c'è farmaco... o l'altro un disturbo fastidioso che nessun medico riesce a curare... tutti conosciamo qualcuno in questa situazione nella nostra cerchia di amici o conoscenti...

La verità è che molto spesso è proprio la nostra vita, le nostre scelte, che ci fanno ammalare... e, guardate che non dico una cosa tanto nuova... Ippocrate stesso conduceva “fuori dalla vita ordinaria” le persone che malate gli chiedevano di guarire... portandole sull'isola di Kos (una delle isole del dodecanneso..)... la terapia comprendeva oltre a tutti i vari presidi ritenuti opportuni anche che il paziente assistesse a tre tragedie ed ad una commedia...

Pensate quanta saggezza in questa cosa... condurre il malato “fuori” dalla vita che lo aveva fatto ammalare.. che gli aveva fatto perdere l'equilibrio per farlo stare meglio...

Ora fermatevi un attimo e pensate ai nostri ospedali... in alcuni casi così moderni... così belli... ma così freddi che, a guardarli tutto fanno pensare tranne che chi li ha costruiti abbia pensato ad un posto dove la gente ammalata va per stare meglio... o ancora PER GUARIRE.
Molte delle nostre “cure” e so che questo sembrerà blasfemo, non tengono conto che udite udite non siamo fatti solo di carne ma, - bestemmio – anche di spirito e che non ci sono cazzi, quando lo spirito soffre anche il corpo tanto bene non sta... e qui gli esempi si sprecano... Depressione... Colite spastica... ansia... ipertensione... se ne potrebbero scrivere almeno 7 pagine scritte fitte... senza contare le complicanze specie dell'ipertensione...
I farmaci sono indispensabili, specie per i sintomi acuti... e che mettono a rischio l'integrità della persona, o la sua stessa vita... ma bisognerebbe andare oltre e chiedersi sempre perchè..
Se ogni cosa ha un senso perchè anche la malattia non potrebbe averne uno? Ma di questo parleremo un'altra volta.

Per il momento sento di aver già osato troppo.

Pensiamoci....essere sani dipende dalle nostre scelte, nella maggior parte dei casi (Lo scrivo principalmente per me)

Davide http://davidevaccarin.blogspot.com

lunedì, aprile 16, 2007

Intervallo

Bene, avevo promesso per oggi la prima puntata dello special brasileiro, ma Adzo non ce l'ha fatta, è in altre faccende affaccendato (si sta pettinando i peli del naso) e quindi si passa oltre. Poi mi ero sbilanciato, promettendo Medicina Ottusa per domani, ma ho fatto i conti senza Davide, nel senso che ho deciso tutto da solo, quindi da solo mi dico che sono un cretino (lui è troppo gentile per dirmelo) e che la prossima volta è meglio aspettare che lui la scriva. Infine volevo parlare di questo fine settimana, che sono andato a Milano con Elle a trovare Gianlu e la sua nuova casa, ma adesso è troppo tardi e devo andare a pettinarmi i peli delle orecchie (anch'io ho i miei hobby), quindi il Viaggio Allucinante (davvero allucinante questa volta, che la Svizzera in confronto è stata una passeggiata nel bosco dei lillà) lo si scriverà (spero) domani o mercoledì o giovedì o altri giorni a propria scelta. Insomma, non sapendo di cosa parlare alla fine è venuto fuori un post così, fatto tanto per fare o, parafrasando ancora il tizio di Broni, questo post è un po' come la vita: non vuol dire niente, ma lo dice lo stesso.

venerdì, aprile 13, 2007

Mapporca miseria!

Ecco, uno si impegna, ci mette la faccia, cerca in tutti i modi di trovare una soluzione, vuole essere utile, dà tutto quel che può e alla fine che cosa ottiene? Primo, che la rubrica culturale non te la tiene Ratzinger, come avevi chiesto, ma un qualunque pensionato (vedi il post di ieri); secondo, che la causa alla quale hai sacrificato i migliori anni della tua vita è considerata oramai persa da tutti, anche da quelli che sembrava ci credessero, come potete vedere qui sotto (cliccateci sopra per leggere meglio, maledizione):
Pare infatti che in molti siate convinti dell'ineluttabilità del destino di Giorgio, e che vani e inutili sono i miei sforzi per restituirgli un pochetto della sua antica gioia di vivere. E' tutto qui dunque, non c'è salvezza per il dolce putto di Milano? Nessuno è disposto a tendergli la mano? Qualcuno ancora ci crede, forse, vorrebbe aiutarlo a trovare l'amore (il 17%), a ottenere soddisfazioni professionali (sempre il 17%) o personali (ancora il 17%). Qualcuno pensa che Giorgio si aspetti scuse sincere (10%), o beni materiali (3%). Ma tanti, troppi (37%), pensano che Giorgio desideri solo la pace, la pace eterna. Sarà vero? E' questo il suo più intimo esiderio? Se è così, ha senso continuare in questa battaglia per la dignità dell'uomo? Non so, io e gli amici del Mo.Fe.Gi.Ma. ci sentiamo tristi, desolati, abbattuti, ma soprattutto smarriti. Forse occorre un ripensamento delle nostre strategie, o forse occorre solamente un materasso intriso di veleno.

PS: In questo momento di dolore trattengo le lacrime a stento e vi segnalo il riordino della colonna dei link. C'è roba nuova, qualcosa ho tolto (che ce lo tengo a fare Beppe Grillo?), vi consiglio d fare un giro sulle robe che non conoscete, che così magari vi piacciono.
PPS: Ricordo che lunedi parte la nuova rubrica di Adso sul Brasile, mentre martedi ritorna Davide con la Medicina Ottusa. Non mancate!
PPPS: questa settimana sono morti Johnny Hart e Kurt Vonnegut. Domenica, arriva presto...

giovedì, aprile 12, 2007

Sinossi di Sapienza

Benedetti figliuoli, come ben sapete, Luke Perry si è preso una lunga vacanza per fare un poco di surf a Pasadena, e il caro HK ha pensato quindi di rivolgersi a me, Camillo Ruini, per la rubrica culturale del Blog Ottuso. Datosi il mio recente pensionamento, ho molto tempo libero a disposizione e quindi non mi è di peso devolvere a voi, incolte e infedeli masse, parte della mia vasta cultura. ANATEMA! No niente, a volte lo dico per tenermi in forma. Dicevo, la rubrica culturale Sinossi di Sapienza si occuperà di portare a vostra conoscenza i grandi classici della letteratura mondiale, le cui trame saranno riassunte in sei parole, così da non sforzare troppo le vostre stupide teste e allo stesso tempo permettervi di fare bella figura di fronte ai vostri stupidi conoscenti. Ma cominciamo (ANATEMA!).
Guerra e Pace di Leone Tolstoj: Napoleone invade la Russia: Zar scontento;
Madame Bovary di Gustave Flaubert: donna scostumata sospira molto. Poi muore;
Foglie d'erba di Walt Whitman: comunista ricchione americano scrive poesie sconce;
Moby Dick di Hermann Melville: pesce scappa, zoppo insegue. Casino finale;
I dolori del giovane Werther di J.W.Goethe: tizio scrive lettere, poi si spara;
La Divina Commedia di Dante Alighieri: un trentacinquenne fa lunghe vacanze pasquali ;
Odissea di Omero: greco torna a casa dopo anni;
Il Nome della Rosa di Umberto Eco: omicidio in convento. Chi è stato?
I Malavoglia di Giovanni Verga: famiglia di sfigati affronta nuove sfighe;
Alla Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust: i biscotti fanno venire le allucinazioni;
La Fattoria degli Animali di George Orwell: pecore ubbidiscono, asini lavorano, maiali comandano;
Robinson Crusoe di Daniel Defoe: un naufrago chiama Venerdì un indigeno;
I tre Moschettieri di Alexander Dumas: quattro fighetti si mettono in mostra;
Cent'anni di Solitudine di G.G. Marquez: i neonati prendono il nome dei nonni.
Bene, direi che adesso posso andare a riposarmi sul divano e guardare un po' di televisione, ANATEMA!
Alla prossima raga!
Mons. Camillo Ruini

mercoledì, aprile 11, 2007

Casa di foglie

Per qualche motivo mi sento molto triste, per cui oggi faccio la rece di un libro che ho letto tempo fa, un libro terrorizzante, che fa paura. Nel 2000, dopo averne pubblicate alcune parti su internet e aver generato una specie di culto, esce il primo libro di M. Danielewsky, House of Leaves, tradotto in Italia nel 2005 dalla Mondadori con il titolo Casa di Foglie. Lo dico subito: è un libro di paura. L'ho comprato perchè mi hanno colpito, nell'ordine:
- la bellissima copertina;
- il massiccio numero di pagine;
- la meravigliosa veste tipografica, con pagine intere di note che hanno a loro volta delle note, variazioni incredibili di font e dimensione dei caratteri e anche altre particolrità che potete vedere qui.
Nell'originale la parola casa è sempre scritta maiuscola e in azzurro, in questo modo: House, mentre la Mondadori ha optato per un cambiamento di carattere tipo questo: Casa. Questo tanto per fare un esempio.
Perchè fa paura? Perchè certe cose fanno paura, punto e basta, perchè tutti hanno paura del buio e dei mostri in agguato nell'ombra, e questo libro è pieno di buio e di mostri che aspettano nell'ombra. E' un romanzo nel romanzo nel romanzo, con diverse storie annidiate una dentro l'altra, ma si fa leggere bene, tanto che la sera non mi decidevo a posarlo (ma forse era per la paura di spengere la luce).
Di che si tratta? Di un ragazzo che trova un libro scritto da un vicino di casa cieco appena morto, e che parla di un documentario che nessuno conosce, The Navidson Record, che parla a sua volta di una casa spaventosa e di quello che nasconde. Cosa fareste se scopriste che la vostra nuova casa è più grande dentro che fuori?
Un libro per chi non ha paura del buio.
O per chi, come me, credeva di non averla.

martedì, aprile 10, 2007

Incostante luna

A me il gusto e l'educazione me li hanno rovinati da piccino. Tanto che nella frase precedente ho scritto "a me...me" che è sbagliato allo stesso modo di "a me...mi", e li hanno rovinati anche a voi, perchè non v'eravate accorti che avevo sbagliato. Si dice: i guasti della scuola italiana. No, sono i guasti del nostro gusto guasto, che si rovescia ovunque e ovunque fa disastri. Ad esempio: non è vero che il lassismo e il permissivismo creano danni, questo è quello che scrivono nei libri di storia delle medie, quando per semplificare si adotta una visione fascio-virile e si dice che l'impero romano è crollato perchè era diventato molliccio e decadente e tutti mangiavano uva sdraiati sui triclini invece di affrontare in armi i maschi e rudi barbari. Cazzate. L'educazione e la conoscenza creano ricchezza e la ricchezza crea educazione e conoscenza, in un circuito virtuoso. L'impero romano è crollato perchè non c'erano più sesterzi, tutto lì, non perchè c'erano troppi studiosi e pochi soldati. Ma non è di questo che volevo parlare (l'ho presa troppo larga).
Volevo dire che a me il gusto e l'educazione me li hanno rovinati i sessantottini, quelli che le barricate e i celerini e la fantasia al potere e anarchia e noi siamo giovani e l'eskimo e serena dandini e la guerra in Vietnam. Che in America lottavano perchè non volevano andare a morire nel sud-est asiatico, qui lottavano perchè non volevano morire democristiani. Che è una bella differenza. E alla fine, da anni di manifestazioni e acne giovanile che hai ricavato? Un manipolo di artisti ultra-cinquantenni che lavorano in televisione e sui giornali e si atteggiano ad oppositori al sistema e poi hanno amici sottosegretari (o magari sono loro stessi sottosegretari) e strizzano l'occhio ai giovani dicendo "noi siamo come voi! Ah, quante ne abbiamo fatte ai nostri tempi!" e pensano di non essere ridicoli.
Ma i peggiori di tutti sono Gino&Michele, e siete fortunati se non sapete chi sono. Che hanno fatto il '68, loro, sono alternativi, loro, sono scrittori, loro, hanno inventato la Smemoranda, loro, hanno scritto quella minchiata di raccolta di battute altrui delle Formiche, loro, e ne hanno fatti cinque-sei seguiti, loro. Che se c'è una cosa che odio è la mercificazione del sogno, e questa gente l'ha scelto di mestiere, sono diventati Mercificatori di Sogni, un tanto al chilo, ah la nostra generazione, che la merda che caghiamo è oro signora mia. Del tipo che quando avevano successo i comici di un locale di Milano ('sto cazzo di Zelig, che ora lo odio) dove loro avevano lavorato, allora avevano automaticamente successo anche loro, visto che erano amici. E quando il film più sopravvalutato del regista più sopravvalutato degli anni novanta ha vinto l'Oscar (con l'amichevole sponsor dei compagni della Miramax) allora era come se l'avessero vinto tutti i sessantottini milanesi, visto erano tutti amici artisti dello stesso meraviglioso ambiente. E la Smemoranda, porca miseria, roba da stare male, perchè mi disgusta l'idea che si facciano i soldi vendendo a ragazzini come ero io l'illusione di fare parte di un sistema più grande, questa grande Opposizione, che in base alle mode diventa anti-DC, anti-PSI, anti-Berlusconi, anti-G8, anti-globalizzazione, anti-Prodi, anti-Bush, anti-TAV, anti-tutto, basta che sia una battaglia nella quale:
1 - si possa lucrare
2 - si possano sostenere i nostri amici nelle loro battaglie per la conquista di un posto da assessore
3 - si possa avere l'illusione di tornare giovani e sulle barricate invece che nella redazione di un giornale di Publitalia.
A me questo modo di essere di sinistra mi fa schifo. Non quanto essere fascista, ma mi fa parecchio schifo.
Passato una buona Pasqua?

venerdì, aprile 06, 2007

L'alba dell'uomo

Oggi per pranzo sono andato a una pizzeria a taglio vicino al mio ufficio, il cliente prima di me era un ragazzo cinese che ha preso una margherita e una coca, quello dopo di me un ragazzo di colore che, con qualche difficoltà nella lingua, ha chiesto la pizza con i funghi.
Quando ero bambino nel mio paese (perchè allora la frazione nella quale vivevo era ancora un paese, le persone si conoscevano tra di loro, non era periferia della città - o forse mi sbaglio) c'erano due fratelli vietnamiti adottati da una famiglia italiana - me li ricordo bene, il più grande aveva la mia età, alle elementari era in classe con Ema, e pochi anni fa l'ho incontrato di nuovo ed è stato lui a rionoscermi per primo. Allora questi due bambini facevano sensazione, erano strani, ricordo che li chiamavamo i cinesi, ma senza nessun intento dispregiativo, li chiamavamo così e basta, perchè allora chi veniva da quella zona del mondo era cinese ai nostri occhi bisognosi di semplificazioni, qualunque fosse la sua vera origine. Facevano sensazione, dicevo, e mi ricordo anche la meraviglia di incontrare sulla spiaggia di Castiglioncello i vu' cumprà, loro sì erano diversi, non parlavano neanche bene, li guardavamo con stupore, tanto che mi ricordo che Simone (che allora aveva sei-sette anni) si avvicino una volta a Jimmy (con lui avevamo fatto amicizia), gli passo un dito sull'avambraccio e se lo guardò stupito, dicendo "non macchia!". Se lo fai ora è razzismo, ma allora era un mondo diverso. E mi ricordo anche quelle faccie tristi dell'est che lavavano i vetri ai semafori, e tutti se li facevano lavare, e poi lasciavano qualche spicciolo a quegli stranieri misteriosi...
...e poi mi accorgo di quanto tutto questo è cambiato, e mi viene da sorridere a pensare che siamo diventati davvero una città multirazziale, scendo le scale dell'ufficio e per strada incontro cinesi, maghrebini, nigeriani, rumeni, ucraini, palestinesi, pachistani, e non mi stupisco più. Vicino a casa mia fino a poco tempo fa viveva una famiglia di cinesi e c'erano due bambine che giocavano sempre in strada e parlavano con questo fortissimo accento toscano, e poi vedo i ragazzi che tornano da scuola con gli zaini e hanno la pelle con colori diversi, ed è incredibile che non mi stupisca più, ma ne sono felice, quando vedo queste cose sono felice. E non mi si venga a parlare di criminalità quando penso a questo, perchè la criminalità non è un retaggio razziale, è un peso che nasce dalle disuguaglianze e dalle carenze educative. Chi viene educato al rispetto della società civile e all'amore degli altri diventerà un cittadino. Non importa il colore.
Adesso dirò una frase che mi caratterizzerà come il solito snob di sinistra, il liberal chic che "la classe operaia", ma io penso proprio che mettere a proprio agio gli ospiti sia un dovere del padrone di casa.

giovedì, aprile 05, 2007

La Rivoluzione Cubana - parte IV e ultima

Salute e cultura, ipoteche per il futuro

Ciao a tutti carissimi amici che seguite i nostri appuntamenti sulle rosse supposte di Cuba. Ci chiedevamo la volta scorsa come un paese rovesciato con le armi e governato da persone totalmente inesperte abbia fatto a conservare il proprio governo intatto ed intonso per 50 anni…per chi non lo sapesse Castro è il capo di stato col mandato più lungo di tutti i tempi.
In effetti quello che i nuovi dirigenti di Cuba hanno provveduto a fare non è stato una presa di potere fine a se stessa ma una vera e propria rivoluzione culturale e sociale. Pensate che Cuba aveva un grosso ritardo sia nell’istruzione che nella salute, con più del 70% dei cittadini che non avevano alcun tipo di istruzione e fruizione delle minime razioni medicinali. Nei primi dieci anni di governo Castro, ridistribuendo equamente i patrimoni privati, tra cui tutti i terreni dell’isola, fece si che il benessere si diffondesse anche alle classi più povere (ad esempio i contadini), sviluppando al contempo le strutture mediche e soprattutto le scuole il cui accesso fu aperto a tutti.
Nei 30 anni successivi alla rivoluzione il 98% dei cubani avevano una istruzione media superiore, con una percentuale di laureati superiore a quella statunitense, mentre i centri ospedalieri cubani sono tra i migliori a livello planetario (basti pensare che i migliori ricercatori nel campo delle biotecnologie sono cubani).
Tanto per dare un idea di come il governo, e Castro in particolare, tenessero allo sviluppo dell’individuo sono leggendari i discorsi fiume di Fidel alla radio che nei primi anni dopo la rivoluzione tentava di spiegare argomenti di cultura generale e di etica per ore ed ore (anche 10 consecutive..). O come, durante la notte l’auto presidenziale di Fidel vagasse per le strade dell’Havana come per carpire le sensazioni.
Come è noto l’isola non è autosufficiente da un punto di vista di risorse, e quindi sin dall’inizio Cuba ebbe l’appoggio di paesi solidali alla rivoluzione, prima fra tutte l’URSS che foraggiò con rubli e appoggi politici la vita sull’isola soprattutto acquistando quote enormi di prodotti cubani (zucchero e tabacco).
Gli Stati Uniti, per nulla contenti di aver perso il controllo su Cuba, dettero inizio all’embargo subito dopo la rivoluzione. Quello che non è sempre scontato sapere dell’embargo è la sua proprietà transitiva e cioè che non solo gli Stati Uniti non commerciano con Cuba ma hanno imposto a tutto il mondo la stessa condizione. E’ come se io litigassi con una persona e vietassi a tutto il mondo di parlare a tale persona solo perché sta antipatica a me (es: HK mi stai sulle palle! Da oggi nessuno ti deve più leggere...altrimenti lo picchio!).
Come tutti i governi che durano nel tempo sicuramente anche Castro ha suscitato dissidi all’interno di alcuni gruppi di cubani. Il fatto che non si possa intraprendere nessuna attività privata ha reso soprattutto le giovani generazioni più insofferenti al governo cubano, e adesso che nell’isola non si naviga nell’oro e il livello culturale è comunque alto le aspettative crescenti dei giovani non trovano sbocchi, soprattutto a confronto con il mondo consumista e capitalista in cui gli status symbol ed i punti di riferimento sono di tutt’altro tipo e di più facile raggiungimento (o per lo meno così si vuol far credere).
In occidente abbiamo il concetto di dover far soldi per forza, i cubani, per forza, devono fare volontariato….alla faccia della differenza…
Altro mito da sfatare è l’idea tutta americana che i cubani siano perseguitati se esprimono idee sovversive o se vogliono andare via dall’isola; da oramai 30 anni è istituito tra gli Stati Uniti e Cuba un volo settimanale per cubani che vogliono espatriare negli States. Chi non sta bene a Cuba può tranquillamente andarsene, anzi, i cubani godono di leggi speciali negli USA per le quali hanno più facilità di altri stranieri a trovare lavoro e godere di sussidi.
Non ci resta che sperare che questa isola felice (permettetemi il termine), piena di contraddizioni e di miti, di bellezze e cultura, di insoddisfazioni e speranze, non cada in mani sbagliate alla fine di questo governo; già si susseguono le voci di capitali esteri immensi pronti ad essere investiti alla morte di Fidel e che farebbero ricadere l’isola in una barbarie consumistica, inasprendo le divergenze tra il mondo capitalistico e quello cubano, manodopera nella propria terra a servizio di multinazionali straniere. La paura è infatti che si faccia dell’isola un paradiso sessuale trasformandola in una immensa Las Vegas…speriamo che questo non accada mai, e come dice Fidel: “prima si smette di essere uomo e DOPO rivoluzionario!!!

Un bacio a tutti…vi amo…
Adzo

E con questo appuntamento si chiude la rubrica sulla storia della rivoluzione cubana. Ma il buon Adzo non ci abbandona, visto che mi ha comunicato di aver messo in cantiere la prossima rubrica, che partirà il 16 aprile: Te lo dò io il Brasile! (titolo provvisorio, ma avete capito l'argomento). Grazie amico!

Per leggere le altre puntate clicca qui.

mercoledì, aprile 04, 2007

Alma Mater

A fronte della mia pluriennale (benchè datata) esperienza, oggi mi sento di condurre il mio distinto pubblico nelle aduse magioni dell'Università Italiana, illustrando alcune categorie di studenti che ho avuto il pregio di osservare.
Come ci si avvicina ad un esame universitario? Vediamo:
Lo splendido: lui non studia, apprende per osmosi. Frequentando gli stessi ambienti, avrete la possibilità di osservarne il comportamento pre-esame: entra in biblioteca sorridente, occhiali scuri sulla testa, polo d'ordinanza con il colletto alzato, ultimo modello di Nike. Posa i libri sul tavolo, li apre e si dirige verso il bar, dove conosce tutti, compreso il vecchietto che ordina un bicchiere di bianco alle quattro del pomeriggio. Dopo circa cinque ore torna in biblioteca, chiude i libri e va a farsi una lampada. Misteriosamente, è sempre in pari con gli esami;
Dissenten: l'esame è tra più di tre mesi, ma lui già lo teme. Non importa il grado di difficoltà, per lui sarà comunque la prova più difficile di tutte (questo per ogni singolo esame). Lo vedi studiare come un pazzo, sudato, una biro esplosa in mano, mentre prende appunti su un bloc-notes che entro pochi giorni sarà molto più voluminoso del libro di testo. Spesso ansima quando legge passaggi particolarmente difficili. Il colorito si fa via via sempre più smunto, gli occhi denotano difficoltà di concentrazione, i capelli cominciano a cadere. La settimana prima dell'esame dubiti che possa farcela ad arrivare in fondo vivo. Oltretutto improvvisamente si rende conto di non aver ancora studiato i capitoli più importanti ed è di solito a questo punto che viene colpito da una irrefrenabile e devastante forma di dissenteria che lo torturerà per giorni. Infine, stremato, pallido e tremante si presenta alla commissione d'esame e strappa un faticoso 18. Uscito dall'aula comincia a preoccuparsi per il prossimo esame, quello sì, davvero insuperabile;
La Vampira: segui le lezioni per l'esame, ma il treno è sempre in ritardo, così entri in aula quando (di solito) la lezione è già cominciata. La porta cigola sui cardini e il professore si volta e ti guarda con aria di riprovazione. Vorresti sprofondare, senti su di te gli sguardi di tutti, ma il professore è già tornato alla lezione, si è dimenticato della tua esistenza. Uff, meno male. Ma uno sguardo te lo senti ancora addosso. Ti volti intorno, non capisci, poi, improvvisamente, la vedi. E' la Vampira, e ti guarda con disgusto, perchè hai infastidito il professore. Alle medie c'era sempre qualcuno che, se sbagliavi risposta all'interrogazione, alzava la mano per dare la risposta giusta e sciacallare sui tuoi errori. Questa creatura c'è anche all'Università (in realtà c'è sempre, per tutta la vita, ma facciamo finta di no per non spaventare i più piccini): si mette in prima fila durante le lezioni, proprio davanti alla cattedra, annuisce quando il professore spiega, ride a bocca a perta quando lui fa una battuta, si commuove se il vecchio è in ritardo. Nell'intervallo va da lui e gli chiede lumi sulla lezione appena finita, a volte gli offre la sigaretta (lei non fuma, compra il pacchetto apposta), va tutte le settimane al ricevimento. A volte gli offre anche un passaggio a casa. Durante le sessioni di esame si mette dietro l'interrogato per ascoltare le domande, e se lui sbaglia lei commenta a voce alta con il professore (che la crede interessata, povero ingenuo). Ovviamente, una volta raggiunto il suo obiettivo (30 e lode) si disinteressa della materia e va a vampirizzare qualcun altro;
Il Milite Ignorante: all'esame fa scena muta. Con la testa incassata nelle spalle e lo sguardo bovino, alle domande del professore mormora qualcosa tipo "...ma il programma..." oppure "...ieri avevo la febbre..." o "...mawawsh...". Dopo cinque minuti il vecchio cerca di liberarsene, ma ecco arriva la trasformazione: il panico si impadronisce del giovane, che comincia a sudare, gli occhi gli si arrossano, le mani abbrancano fogli e capelli: "no, la prego professore, devo passare altrimenti poi parto per il militare, per favore, la prego..." A questo punto la prassi vuole che si faccia un'altra domanda, la più facile di tutto il programma. Se il disperato inizia a rispondere mettendo in fila almeno sei parole, il professore lo interrompe e gli dà 18; se invece la scena muta si ripete, il professore si arrabbia, fa una lunga filippica sull'importanza dello studiare e la decadenza dei costumi e poi gli dà 18;
Non ora, dopo: categoria subdola quanto ingenua. Pur riconoscendo grande importanza all'applicazione dello studio, si diletta in cincischiamenti introspettivi fino al giorno prima dell'esame, confidando nella fortuna. Purtroppo, quando sta per essere chiamato dal professore si accorge di aver studiato sul libro sbagliato. L'esame si farà, ma non ora, dopo;
La Pallosa Noiosina: esemplare raro ma tipico della fauna universitaria. Tu studi come un matto, non esci di casa, non vedi nessuno per due mesi, ti ammazzi per capire come funzioni la Catena del Valore di Porter, ma ce la fai. Arrivi all'esame in grande forma, per la prima volta hai dormito, ti senti un ganzo: questa volta lo passo senza umiliarmi. Un'ora prima che il professore ti chiami arriva lei, la Pallosa Noiosina: mi interroga nel pomeriggio, ti scoccia se ripassiamo insieme due o tre cose, giusto per fare mente locale. Sorridi, tranquilo: certo, non c'è problema. Poveretto. Alla prima cosa che dice la correggi, lei ti guarda strano e controlla sul libro. Ha ragione e tu hai torto. Andiamo avanti, dici, su questo mi sono sbagliato (ma il resto lo so benissimo). Allora lei comincia a parlare di un argomento che non conosci, controlli il libro e vedi che hai dimenticato di studiare dieci pagine intere di spiegazioni - ecco perchè non tornavano le formule. Poi parla della leva finanziaria, e salta fuori che è completamente diversa da come avevi capito tu. tempo mezz'ora e non capisci più nulla. Una serie interminabile di cifre e altre minchiatine ti travolge, come fa a ricordarsele tutte?! e annaspi sulle conclusioni. Le dici scusa, devo andare un attimo in bagno, ma tutto quel che vuoi è un camion che ti schiacci. Sei nel pallone, e l'esame non è ancora cominciato. Quando il professore ti chiama, lei si avvicina e ti fa: "in bocca al lupo" e tu: "crepa".

PS: domani il gran finale di Cuba!!

martedì, aprile 03, 2007

Giuda Ballerino

Adzo non ce la fa, è una settimana d'inferno, dice, quindi la conclusione della rubrica sulla Rivoluzione Cubana è rimandata a domani (forse). E' anche un modo per tenervi sulla corda: ce la farà Castro a tener duro e a rimanere al governo di Cuba nonostante gli USA? Scopritelo nella prossima puntata! (ps: ce la fa)
Ne approfitto per parlare un po' a vanvera di un argomento che mi sta molto a cuore, ma che interesserà a pochi. Non si tratta di politica, nè religione, letteratura, sport, arte o perversioni. Si tratta di fumetti.
Io sto per compiere trent'anni. Da bambino leggevo (come tutti - credo) Topolino. Poi mi sono scocciato di quella melensa e noiosa retorica ambientalista e buonista (era il peggior Topolino di sempre, quello della fine degli anni '80) e ho smesso di leggerlo e comprarlo. Poi un pomeriggio del maggio '92 (cioè quasi quindici anni fa, metà della mia vita) mio fratello torna a casa in licenza portando con se un giornaletto comprato in edicola, Dylan Dog 68, Lo Spettro nel Buio. Fu una rivelazione. Mostri, donne seminude, squartamenti ed omicidi brutali, un eroe fighetto con la camicia fuori dai pantaloni e un assistente che sa dire solo barzellette (esilaranti). Un fumetto divertente ma adulto, che dice cose serie e pone problemi. Qualcuno che la pensa come me, finalmente. E i disegni! I disegni! Un Piccatto al suo meglio, e fino ad allora non sapevo che esistessero fumetti in bianco e nero (lo sapevo, ma credevo fossero brutti). Questo fumetto ce l'ho ancora, è il cuore della mia collezione, quello da cui tutto è cominciato. Si, perchè poi è iniziata la mania collezionistica (più che una mania era una moda, in classe mia tutti leggevano Dylan Dog, anche i professori) e da allora cominciai a comprare tutto quello su cui c'era scritto Dylan Dog: albi speciali, magliette, diari...tutto. E presto la mania si allargò a prodotti affini, cioè gli altri fumetti della Sergio Bonelli Editore: Martin Mystere, Nathan Never...ah, le domeniche pomeriggio passate a leggere fumetti a casa del Pela con gli amici...l'odore della carta, la sua ruvidità e il terrore che le pagine si pieghassero nello zaino... i fumetti Bonelli non sono fatti per essere collezionati, dopo pochi anni la carta ingiallisce e si sfibra, la colla si stacca dalla copertina e il fumetto si rovina e non puoi più leggerlo. Ma io allora li leggevo tutti, più e più volte, cercando di capire perchè mi piacessero tanto, al punto che le storie di Dylan Dog le so ancora a memoria, le battute di Groucho, so chi ha scritto e disegnato ogni albo dei primi cento numeri. Che tempi, gli anni novanta.
C'è stato un periodo nel quale ogni mese mi riportavo a casa dall'edicola fino a dieci albi del Sergione, e nel solo 1998 ne comprai 89. Poi però ho smesso di leggere Dylan Dog, ho smesso di comprare Nathan Never, ho iniziato e poi chiuso con Jonathan Steele, Julia, Zona X, Napoleone, Dampyr, Nick Raider, e ho smesso persino di leggere Martin Mystere, ed è stata la rinuncia più dolorosa di tutte. Adesso tra tutti i fumetti della Bonelli ne leggo solo uno, Magico Vento, e lo leggo perchè è un bel leggere. A Gennaio, per la prima volta da quindici anni, non ho comprato nessun fumetto Bonelli.
Cos'è successo? Ho meno soldi in tasca adesso? Oppure preferisco spenderli per altre cose - cene, cinema, weekend? Magari è cambiato il mio gusto, o forse quella di Dylan Dog alla fine era davvero soltanto una moda passeggera. E se i fumetti Bonelli fossero molto peggiorati, al punto di rendermeli spiacevoli? Oppure - si, forse è così - sono cambiato, e in peggio, e quella ingenua passione che mi animava allora è scomparsa, l'illusione di essere un eroe da fumetto, e avere tra le mani Lo Spettro nel Buio mi ricorda solo che il tempo passa, e che non è mai gentile.
Groucho, prepara un the.

lunedì, aprile 02, 2007

Ans(i)a

Oggi Adzo mi ha dato buca - troppo lavoro da ingegnere. Allora ecco un rapido e breve post riempitivo d'attualità:
- monsignor Bagnasco ha detto: è uno scandalo, si comincia coi Dico, poi si legalizzano incesto e pedofilia e alla fine magari la Chiesa deve pagare l'Ici;
- pare che Telecom e Alitalia stiano correndo il rischio di passare in mani straniere. Panico tra gli stranieri;
- dalle intercettazioni risulta che Berlusconi abbia comprato la fedeltà di Bossi con 70 miliardi. Casini, sdegnato, abbandona la casa della libertà: "a me ne ha dati molti meno";
- ultim'ora sulla crisi in Medio Oriente: trovate le armi di distruzione di massa. Erano a Massa.