domenica, gennaio 27, 2013

Il colore del grano

Succedeva sempre, o perlomeno molto spesso.
A un certo punto la frequenza dei post si diradava, all'inizio nemmeno te ne accorgevi, poi ti ritrovavi a dire cose tipo "evviva, un nuovo post di Tizio Caio, mi fa spezzare dal ridere Tizio Caio, lo leggo subito". Poi, dopo settimane, mesi, ti accorgevi che era un pezzo che non leggevi un suo post, magari si era guastato il feed, andiamo a vedere. E niente, il blog era lì non più aggiornato da allora, le ragnatele a infestare gli angoli, la polvere sui link, commenti di "ma dove sei?" "non scrivi più?".
E mi sembrava davvero brutto questo modo di fare, questo andarsene così, senza salutare.

Ma poi l'ho capita questa cosa. E' che alla fine ti passa la voglia, per quanto tu possa essere grafomane compulsivo; all'inizio è un gioco, poi un lavoro, infine uno strazio. Cambi orizzonte, cambi panorama, ti diverti di più a fare altre cose, non cerchi più spunti interessanti. Ma non te la senti di chiudere la porta, pensi sempre che stasera, domani, dopodomani, la prossima settimana, scrivi un altro post, un post sulle elezioni, le chiavi di ricerca, la gente che ancora ascolta i Simply Red, i fiori di Bach, Miguel Indurain, quella striscia in cui Calvin spiega ad Hobbes come funziona il tostapane, LastFM, il taglio di capelli alla mohicana, le vecchie inglesi in costume da bagno in Algarve, i libri di Giorgino Arar Martin, la vera origine delle leggende metropolitane, le figurine Panini, il biliardino, il meal deal di Boots, le tempeste emozionali, i miei amici che non mi parlano più, Italo Calvino, che palle invecchiare, quella volta che vidi la Via Lattea a Treppio, il miglior ristorante cinese di Prato e quindi d'Italia, Rango, gli hipster, il perché secondo me io ho sempre fame, Home di Edward Sharpe, Moonlight Kingdom, i miei Nipoti, Hattrick, il sabato mattina, Firenze, Londra.
Di cose da dire ce ne sarebbero, e ce ne sono, ne convengo.

E che, ve lo dico sinceramente, non mi va più. Questo era un gioco: se smetto di divertirmi mi porto via il pallone e vado a casa a mangiarmi la schiacciata con la mortadella.

E' stata una partita bellissima, esaltante, ho anche segnato qualche gol. Io mi sono divertito tantissimo, e spero un poco anche voi.
Ora sto facendo altre cose, spero un giorno di farvi sapere esattamente cosa.
Mi mancherà il Blog Ottuso.
O forse no.
;-)

Filippo