lunedì, settembre 29, 2008

Come fosse antani

Due anni di post, oggi.
Se c'è una cosa che ho imparato, in questi due anni di inesattezze comunicative, è che è molto più facile scrivere all'interno di uno schema predefinito, piuttosto che affrontare il terrore della pagina bianca. Un po' come quando alle medie c'era il tema libero, ma la professoressa diceva inseriteci un conflitto generazionale, due catene montuose, un cavallo ipocondriaco e la morte di Danton. Era in effetti più facile, piuttosto che scrivere semplicemente un tema libero così come ti veniva.
E quindi ho scoperto che le rubriche aperiodiche mi davano sicurezza, bene o male, perchè, di fronte all'eterna domanda che scrivo oggi? potevo rispondermi con è un sacco che non faccio un post su Mastrota, o sulle cose che non importa sapere, o su Dylan McKay, o sulle chiavi di ricerca più buffe del web.
Ma ora sono un ometto, non ho più bisogno di queste stampelle narrative, faccio da solo, vado in bici senza mani, sono un adulto!
Tranne oggi.
Signore e signori, vi invito a celebrare con me il secondo anno di vita del mio blogghetto con il Come Eravamo dei post dell'ultimo anno (nuova rubrica aperiodica, direi).
Ottobre 2007: Esagero subito, e scrivo un post che ci vuole un giorno a leggerlo. Però la foto è bella. Deliro, dopo troppe ore di lavoro, e presento Dante Chianti. Me ne pento subito. Ma mi riscatto con Giangi.
Novembre 2007: Vado alla posta. Creo polemicone qualunquiste. Pedalo. Insulto gli sboroni e i fascisti. Faccio social blogging. Insomma, la solita roba.
Dicembre 2007: nell'ordine: escatologia, sociologia, critica cinematografica, arte sequenziale, zampine rotte.
Gennaio 2008: scrivo il post che probabilmente avrebbe voluto scrivere Umberto Eco, se fosse stato un imbecille. Mi vergogno di fare sempre il cretino, e faccio ammenda. Ho una stilista personale. Scopro cose terribili (ma risapute) su Sanremo. Arriva Kikkafuffy (Mak, l'ho letto il tuo commento delle Smarties, sappilo). Un politico non proprio affascinante svela un lato di sè che non conoscevo, ma che apprezzo.
Febbraio 2008: Cos'è il soffitto di Tantalo? Mostri giganti e vecchietti invadenti. Il post di maggiore successo, anche se non capisco perchè. Dopo si parla di politica, credo. Infine, un post oggettivamente brutto, ma che amo molto.
Marzo 2008: Bonton da cerimonie nuziali, la telefonata tra Jova e Ben Harper, cronaca nera. Poi mi immergo nell'acquario e non trovo l'uscita, ma prontamente riemergo per dedicarmi alle elezioni.
Aprile 2008: Un piccolo racconto sul mondo del lavoro. Poi parlo di me, piuttosto sincero, anzichè no. Berlusconi vince di nuovo, e io mi rompo. Materiale genetico scadente. Infine, la carta stampata dimostra di non valere la carta su cui è, appunto, stampata.
Maggio 2008: alla prossima catena mi incazzo. Però questa era simpatica. Seguono un post crudele, ma necessario e un post necessario, ma crudele.
Giugno 2008: Qui mi faccio ridere ancora a mesi di distanza (mamma quanto sono patetico). A proposito di patetici, arriva Fausto Bertinotti. L'inferno, o il purgatorio, non so, si avvicina.
Luglio 2008: Il concerto della cover band - attenzione - dei Litfiba. Un accessorio inprescindibile. La posta del cuore di Satomi, si, quello coi capelli viola di Kiss me Licia, esatto. Per concludere, il problema ontologico delle peschenoci.
Agosto 2008: Mi fa caldo, al massimo posso parlare di Palermo. Per fortuna ci pensa Urakidany, ad intrattenervi tutti.
Settembre 2008: l'autunno mi immalinconisce, e mi fa porre grandi domande. Però poi mi scuoto, e affronto una trilogia da paura: l'irresistibile attrazione tra le fontane e le monetine, l'irresistibile attrazione tra la mia macchina e la rimozione forzata, l'irresistibile attrazione tra l'accurata pianificazione e la potenza distruttrice del caos.
Gente, amici, grazie per essere ancora qui a quelli che sono ancora qui, grazie per essere arrivati a quelli che sono arrivati e niente a quelli che sono andati via (che, volevano un grazie pure loro, 'sti zozzi?).
Ciao, e grazie davvero, a tutti.
Filippo

mercoledì, settembre 24, 2008

Trümmerliteratur

È estate finalmente.
Le vacanze non ti sono mai, mai sembrate così irraggiungibili come negli ultimi mesi.
Appena rientri a casa, ti slacci la cravatta, butti la giacca sul divano, prendi la valigetta e la nascondi nell’angolo più profondo del più nascosto degli armadi, nascondi le chiavi dell’ufficio, spegni il telefonino e non lo riaccendi, hai deciso, per tre settimane.
Almeno tre settimane.
Tu, tutto l’anno, per tutto l’anno, hai avuto un pensiero fisso, declinato su migliaia di contesti e soggetti: lo faccio quando sono in ferie.
Tutti quei libri che hai messo sullo scaffale, pensando di leggerli quest’estate, sdraiato al fresco su un’amaca, mentre bevi una birra fresca.
La musica, i cd che ti sei masterizzato e che devi ascoltare, quest’estate, con le cuffie in testa, magari con il lettore mp3, la mattina, mentre fai jogging.
Ah già, perché ci sono anche gli esercizi, il mettersi un po’ in forma, ti sei ripromesso lo avresti fatto quest’estate, bici, corsa, piscina, appena hai tempo inizi.
E tutti i film scaricati col mulo? Ormai ne hai talmente tanti che di estati, per vederli tutti, ce ne vorrebbero dieci. Eppure te l’eri ripromesso, di vedere di nuovo tutta la prima serie di Heimat, la sera, con le finestre aperte, coperto di Autan…
Tante cose da fare, tre settimane per farle.
Ma finalmente, davvero, dopo un anno, finalmente, un po’ di tempo per te.
Finalmente.
La mattina dopo, il frigorifero è rotto. E il centro di assistenza è chiuso (per ferie).
Nei sei giorni seguenti, nell’ordine:
- Perdi il bancomat;
- Ti rifanno la fiancata della macchina con un cacciavite a stella (presumibilmente, data la profondità e raffinatezza dell’incisione);
- Scopri che un pennarello viola è entrato nella lavatrice insieme alle tue camicie;
- Piove;
- Perdi le chiavi di casa (due volte);
- Scopri che il tuo capo ha anche il numero del tuo telefono di casa;
- Ti rubano la macchina, quella con la fiancata rigata;
- Ritrovi la macchina, ma dopo che un barbone l’ha usata anche per dormirci (ma non solo);
- Scopri quanto fa male il colpo della strega. E una spalla lussata. E perdere un’unghia;
- Perdi (di nuovo) il bancomat.

Basta basta, è il vivere in questa città che ti stressa, ti uccide, ti fa uscire di testa.
Hai deciso che domani si parte per il mare, punti la sveglia alle cinque e mezzo e vai a letto presto, si, domani vuoi partire prestissimo, il caldo il traffico le partenze intelligenti, e poi porca miseria, vuoi mettere la bellezza di alzarsi presto nel fresco del mattino e guardare l’alba?
Alle due ti si spalancano gli occhi (era una zanzara quel rumore?) e passi quelle che ti sembrano ore a pensare “dio, devo dormire, devo dormire per forza o domattina non avrò la forza di alzarmi, devo dormire, devo dormire, alle sei suona la sveglia e io non sto dormendo, sarò un cadavere domani, devo dormire devo dormire”, poi alla fine ti alzi per bere un po’ d’acqua, temi che ormai manchi pochissimo alle sei, tipo dieci minuti, e non hai dormito per niente, guardi l’orologio e sono le dieci e mezzo, la sveglia non ha suonato (fuori, nel mondo, la gente vive).
Settembre è vicino, finalmente.

venerdì, settembre 19, 2008

Arruolatevi!

Io, ieri.
Sono le sei, mi sveglio con Elle che mi chiede dove ho parcheggiato la macchina, mentre in sottofondo c'è quel piacevole rumore dell'idropulitrice del lavaggio strade che passa davanti alla porta di casa.
Lo so dov'è la macchina, è proprio dove non dovrebbe stare, in divieto di sosta.
Con rimozione forzata.
Mi alzo di corsa, calzinimagliettafelpapantaloniscarpe chiavidellamacchinachiavidicasapatente, forse faccio in tempo, magari non sono ancora passati di lì, fino alle sette fanno il giro, di sicuro hanno sonno anche loro, volo tra lampi di blu, corro in aiuto di tutta la gente, Miva lanciami i componenti, giro l'angolo ma è tardi, il mostro Aniba m'ha già portato via la macchina.
Torno a casa, rientro a letto e non dormo per un'oretta.
Fatta colazione, chiamo i vigili e mi faccio dire quale FOTTUTISSIMA carrozzeria era di turno stanotte per la rimozione forzata.
Quella più lontana.
Ok, dobbiamo andare a ritirare la macchina alla carrozzeria, dico, prepariamo i soldi.
Speriamo di averli, dice Elle.
C'è un autobus che ci scarica lì di fronte, vado a compare i biglietti, apro il portafogli e dentro ci trovo 2 euro e il cadavere di una forbiciste. Porca miseria, s'infilano d'appertuno, 'ste bestie.
I due euro li uso per comprare i biglietti dell'autobus, che mi ricordo c'è una banca vicino alla carrozzeria, preleviamo al bancomat quando siamo lì.
Speriamo non sia rotto, dice Elle.
Andiamo alla fermata, ma dobbiamo aspettare in strada perchè il marciapiede è ingombro di SUV, che i puttanoni biondi li parcheggiano dove possono, che devono accompagnare Kevin e Tamara e Maldestra all'asilo, se parcheggiano lontano poi si stancano.
Vavè.
L'autobus arriva, saliamo, riparte. Ci scarica in piazza, facciamo duecento metri (durante i quali incontro chiunque - ehi, come mai da queste parti? Devo andare dallo Zini a riprendere la macchina che mi hanno portato via stanotte. Eh, ma devi stare attento, sai quanto ti pigliano ora?) facciamo duecento metri, dicevo, e il bancomat è rotto.
Non importa, di sicuro alla carrozzeria hanno il POS, vuoi che non ce l'abbiano, guadagnano MILIONI con la rimozione forzata, hanno rifatto l'officina e c'hanno messo le maniglie in oro, vuoi che non abbiamo un cazzo di POS di merda per il bancomat del cazzo?
Speriamo ce l'abbiano, dice Elle.
Cartello all'ingresso dell'officina: Le auto rimosse possono essere ritirate SOLO dopo il pagamento del deposito. Accettiamo SOLO contanti.
Ci sarà un'altra banca qui vicino, no?
Si, a cinque chilometri.
Non è che magari abbiamo nelle tasche del denaro di cui non siamo a conoscenza?
No.
Che dici, accetteranno traveller's cheque?
No.
Cambiali?
No.
Reni?
Dai, i miei abitano qui dietro, andiamo a casa loro, facciamo l'ennesima figura da inetti e facciamoci prestare la loro macchina per andare a cercare un bancomat.
Ok, speriamo siano in casa, dice Elle.
La guardo.
Lei tace.
I miei sono a casa. Ma stanno per uscire.
- Mamma, ho la macchina dallo Zini, perchè...
- Oddio, hai avuto un incidente?
- No, c'era il lavaggio strade e ce l'hanno portata via stanotte, e...
- Ma ti sei fatto male?
- No mamma, ero a letto.
Ci prestano la macchina, raggiungiamo una banca, preleviamo, torniamo indietro, lascio i soldi a Elle, Elle alla carrozzeria e torno a casa dei miei a lasciare la macchina, che loro devono uscire, e finalmente mi siedo, aspettando che Elle venga a prendermi.
Drin.
Pronto.
Sono Elle.
Dimmi.
Non mi ha lasciato le chiavi della macchina.

Non erano ancora le dieci.

Tutto praticamente vero (giusto due-tre cose per rendere il tutto più romanzesco).

lunedì, settembre 15, 2008

E allora non si capiva

Ieri ero a Ravenna, e penso che in quanto ad assessori al traffico là stian messi peggio di noi, visto che a un certo punto la provinciale a due corsie su cui viaggiavo è diventata senza darlo a vedere (a me) una rampa a una corsia per entrare su una strada statale grossona; così, dopo aver realizzato che ciò che stavo per fare (imboccare contromano una statale grossona) non era cosa buona e giusta, mi sono fermato e ho fatto retromarcia, non senza che due macchine si tamponassero per evitarmi, e il conducente di una delle due decidesse di interrogarmi, bava alla bocca, sulla mia conoscenza della viabilità cittadina e del codice della strada.
Stavo quasi per rispondergli a tono, poi però ho visto che indossava la divisa della bassa manovalanza di Mirabilandia (Roger Workman) e mi sono scusato per la mia imperizia, pensando che la vita doveva essere già stata abbastanza crudele con lui .
Vedere Ravenna mi ha spinto alla seguente riflessione: ma com'è che dove c'è una qualunque forma di fontana, o una qualunque cosa anche vagamente somigliante a una fontana, le persone sentono l'impellente desiderio di lanciarci dentro monetine da cinque centesimi?
Come, cosa, cosa vi spinge? Voglio dire, perchè? Che senso ha?
Porta fortuna, mi si dice con espressione annoiata.
Mi sembra naturale, lancio oggetti di rame nelle fontane ad ossidarsi e trasformare l'acqua in un liquame verdastro. Invero questo mi donerà fortuna.
Ma si, lo so che sono noioso, pedante, didascalico, e che non ho ancora capito che le persone, la gente, tutti hanno bisogno di credere in qualche cosa che cambierà la loro vita (in meglissimo) con un gesto semplice ed economico, comprare il biglietto della lotteria, giocare al superenalotto, buttare una monetina in una pozza o, come ho visto nella chiesa di Sant'Apollinare in Classe, buttarla in una porzione di pavimento scoperta e recintata per mettere allo scoperto la pavimentazione originale?
E' più basso del pavimento?
E' circondato da una balaustra?
Quindi è una pozza della fortuna e io ci butto le mie monetine.
Ma guardi che non c'è acq...IO CI BUTTO LE MIE MONETINE, HO DETTO.
Il mondo è strano.
E popolato da idioti.
La maggior parte dei quali imbocca contromano le statali, ovviamente.

Nell'immagine: l'Apocalisse è vicina. E Hallo Kitty è il suo profeta.

giovedì, settembre 11, 2008

Gli stranieri non capiscono - II (reloaded) 3/3

Bene gente, ecco il pezzo forte di questa trilogia. Urakidany conclude l'approfondimento sulla cultura Jappa e ci saluta per un paio di settimane, per tornare più carico di bile; voi continuate a chiedere e domandare, che siamo qui apposta per rispondere.
Per chi si fosse perso per strada: Urakidany è un amico italiano che vive a Tokio da anni, e ha finalmente (dopo mie lunghe insistenze) deciso di condividere le sue analisi antropologiche su quel lontano paese, dicendosi inoltre disponibile a spiegare a tutti noi le cose che non capiamo. Quindi, se avete dubbi, curiosità e domande, chiedete e lui vi dirà.

Vostro Heike


Parte tre di tre: i rapporti umani...
Continuando il discorso del contatto umano, sembra che in realtà ai giapponesi in genere piaccia molto essere toccati, ma non possono farlo in quanto la loro severa società giudica questi atteggiamenti imbarazzanti e disdicevoli. I bambini, soprattutto maschi, raggiunti i 5 o 6 anni vengono praticamente educati a non cercare più le coccole dai genitori che comunque in media non li baciano mai, visto che anche il bacio naturalmente non va bene. Gli esseri umani usano moltissimo la bocca sin da piccoli come organo sensoriale ed è per questo che baciamo, è un gesto naturale e per questo, per il loro contorto modo di pensare, deve essere evitato soprattutto in pubblico. In compenso in treno gli impiegati leggono le riviste porno che è un piacere e nei piani superiori dei negozi di giocattoli e videogiochi sono presenti reparti porno, ma naturalmente un bacio tra due innamorati ferisce molto più profondamente l’animo sensibile e delicato come un fiore di ciliegio di un giapponese.
Tornando ai bambini, quando vanno in braccio ai genitori in cerca di coccole vengono allontanati e messi in ridicolo, colpiti nel loro animo infantile sentendosi dire che non devono essere fastidiosi come il “kutsukimushi”, letteralmente “insetto appiccicoso”, perché le coccole come si sa possono essere più fastidiose della zanzara tigre. E’ un tipo di educazione che li porta alla distanza ma è solo una repressione, visto che il desiderio rimane e poi li porta al fenomeno del “chikan” che è praticamente il loro sport nazionale dopo i baseball. Il chikan è quel tipo che fa la mano morta nei treni affollati e si possono vedere nei vagoni e nelle stazioni degli avvertimenti che intimidano dall’astenersi da questa pratica per fortuna punibile ai sensi di legge.
Naturalmente la maggior parte delle coppie sposate dorme in letti separati, e a volte anche in camere separate, perché la privacy è importante e anche il matrimonio è poco più di uno sport. Vince chi fa la cerimonia più bella (anche su questa ce ne sono parecchie da dire) e chi sposa l’uomo più ricco o la donna più giovane. Nel mio caso, mi sono trovato a vivere col padre di mia moglie non volendo lasciare un anziano da solo, e purtroppo abbiamo fatto un grave errore. Una normale persona sarebbe felice di vivere insieme a sua figlia felicemente sposata ed in procinto di avere figli ma la normalità non è una peculiarità giapponese.
Sicuramente preferirebbe avere un genero che lavora fino a mezzanotte o che va nei club di hostess con i colleghi per poi tornare a casa e non considerare la figlia, piuttosto che un marito affettuoso che dorme insieme alla moglie e che, quando può, sta sempre con lei. I miei atteggiamenti da italiano nei confronti di sua figlia (mia moglie) lo mettono in imbarazzo e se ne sta praticamente tutto il giorno chiuso in camera e pranza e cena al ristorante per non doverlo mai fare con noi.
Sono schiavi di loro stessi, delle assurde regole che hanno creato e duri come sassi non riescono a capire che la fonte di tutti i loro problemi e infelicità è da ricollegare non un giorno alla Corea e l’altro alla Cina o agli stranieri in genere, ma a tutto il sistema che si sono creati per proteggere e perpetuare nel tempo la loro preziosa diversità. Ci sono delle persone che, praticamente disperate, scappano in altri paesi schiacciati da tutto questo, assolutamente impotenti nel cambiare le cose convinti che non cambieranno mai se non in peggio.
Gli stranieri (diciamo occidentali) sono gli unici a vivere bene ed essere in parte esonerati dalla cerimoniosità e follia di questa società ed è per questo che io vivo qua. Sono un privilegiato e non mi lamento della mia vita ma non per questo posso chiudere gli occhi su tutto ciò che mi circonda e che comunque esiste, è reale e per niente bello. Chi non lo vede, dai giapponesi agli stranieri che si riempiono la bocca di adulazioni nei confronti del Giappone, è perché non vuole vederlo o perché è troppo superficiale per capirlo.
I problemi esistevano anche in Italia, per quanto profondamente diversi, ma ora sono qui, assolutamente libero di bacchettare il paese in cui vivo…parliamoci chiaro, è anche uno sfogo per me molto salutare.

Minasan kiwotsukete
Urakidany

Nuove e meravigliose immagini del Jappone qui, descritte e commentate in calce da Urakidany non appena il fuso orario lo permette.

Nell'immagine:
dov'è finito il mio portafogli? Signorina, lo ha preso lei?
(immagine presa da qui - non cliccate se siete in ufficio!)

mercoledì, settembre 10, 2008

Gli stranieri non capiscono - II (reloaded) 2/3

Come promesso ieri, continua la disamina delle virtù (poche) e dei vizi (tanti) dei giapponesi fatta da un italiano che vive in Jap. Ecco quindi la seconda parte, quella piccante. Infatti il buon Urakidany oggi ci parla delle cosacce. Heike

Parte due di tre: il sesso...
Un’altra ragione della censura secondo me sta nel fatto che la mafia locale, la “yakuza” ha interesse nel conservare questo divieto visto che nei loro locali si possono vedere film non censurati ed hanno il monopolio anche di tutto l’ambiente della prostituzione. Praticamente, dopo essersi fatti degli occhi a palla davanti al mosaico si vanno a sfogare con qualcosa che dal vivo non si presenti squadrettata. Per legge la prostituzione è vietata, ma in realtà ogni città ha la sua area, a volte vastissima come la zona di Kabukicho a Shinjuku. E’ come se da noi le prostitute non fossero in strada ma nei bordelli come un tempo, con al tempo stesso un divieto a norma di legge che vieta loro ogni attività. Se noi ci lamentiamo della nostra polizia che non riesce a far sgomberare le prostitute dalla strade, figuratevi quanto sono in gamba i loro agenti che non si accorgono neanche delle insegne al neon che invitano gli avventori a vari servizietti che spesso molte minorenni fanno. E poi si raccontano le barzellette sui carabinieri!
I giapponesi hanno una vera passione per le ragazzine, soprattutto per le scolarette, e parlando di altre contraddizioni, l’esposizione dei genitali sarà pure vietata ma le minorenni sono assolutamente legali anzi, ricercatissime, tanto che le autorità ancora non hanno risposto alle richieste delle Nazioni Unite che invitavano il Giappone all’introduzione di pene severe riguardo i crimini di pedofilia e il divieto dell’apparizione di minorenni nei video per adulti.
Inoltre non dimentichiamo che i genitali sono vietati nella pornografia, ma (come segnalavo nel P.S. dello scorso post) poi si festeggia il pene e la vagina al tempio…. è o non è il paese del contrario? Se andate in una libreria internazionale vedrete che le parti intime dei protagonisti delle riviste pornografiche sono grattate via. Arrivano addirittura a rovinare del materiale nuovo e poi venduto caro perché d’importazione. Ve lo immaginate uno che di lavoro gratta gli oggetti della vergogna dalle riviste? Poveri ragazzini giapponesi, neanche vedendo un film per adulti possono avere un minimo di soddisfazione dalla vita, ovvio che poi crescono disturbati.

Minasan kiwutsukete
Urakidany

Ok, lo ammetto, questo post è un po' breve, ma prometto che compenseremo con quello di domani, bello lungo e bello bello. Per l'intanto, potete consolarvi con le stupende immagini che Urakidany ci manda dal paese del Sol Levante, cominciando dalla mia preferita, che ho messo a commento del post: il segnale di divieto di accesso alle donne e ai bambini in un quartiere erotico. Son troppo avanti 'sti tizi.
Altre immagini, qui (quelle sul quartiere a luci rosse - invero piuttosto caste) e qui (quelle sul mangiare male - per niente caste, argh)

martedì, settembre 09, 2008

Gli stranieri non capiscono - II (reloaded) 1/3

Faccio una pausa perchè in ufficio due palle, e lascio la parola ad Urakidany, che vorrebbe aggiungere due parole al suo ultimo post, però, siccome in realtà sono tante e non sono due, facciamo un post lungo e lo spezziamo in tre puntate, oggi, domani e il giorno che viene dopo porca miseria come si chiama, dopodomani, ecco. Ringraziando Uraki perché è un grande, non posso poi non complimentarmi con me perché, ammé, questa rubrica piace da impazzire.
Vostro Heike

Parte uno di tre: il cibo...
Prima di rispondere alle nuove domande, vorrei approfondire alcuni argomenti dell’ultimo post e vorrei cominciare dall’alimentazione. Ho scoperto recentemente che sembra che i giapponesi abbiano il tratto intestinale più lungo di un metro rispetto al nostro, e questo è dovuto al fatto che la loro alimentazione fosse di origine vegetariana o a base di pesce. Rispetto ai cinesi, per esempio, hanno non solo le gambe più corte ma anche la schiena più lunga, e questo deriva proprio dalla necessità di contenere più intestino. Il contrario avviene invece per esempio nei popoli carnivori come quelli dell’Africa che hanno le gambe lunghe, il torso corto e il tratto intestinale breve, visto che la carne non può rimanere a lungo se no marcisce. Per questo adesso che i nipponici sono diventati carnivori si sono incasinati i denti e infradiciate le budella dato che il Giappone detiene il record mondiale di casi di cancro all’intestino, dovuto naturalmente anche alle porcate e al frittume che mangiano.
Oltretutto nonostante se ne vantino non è una cultura dell’olio. Friggono tutto e male con oli di cattiva qualità che vengono filtrati e riciclati fino al punto di dover fare il tagliando come quello delle macchine. Alcuni sostengono addirittura che l’olio di semi o di sesamo sia di migliore qualità rispetto a quello d’oliva.
Parlando di ristorazione invece, andando in giro per le strade di Tokyo si può rimanere sorpresi da un cospicuo numero di ristoranti e convenience store. I convenience store, abbreviato a combini (abbreviano tutte le parole di origine straniera, storpiarle non bastava) sono dei negozi aperti 24 ore e sembrano un incrocio tra un nostro alimentari e una rosticceria. Naturalmente il cibo è pessimo al confronto e mai fresco e basta entrare dentro per essere colti da un odore nauseabondo e ammaliati da schifezze come gli spaghetti “Napolitan” a base di ketchup e wurstel da riscaldare al microonde. Non c’è una sola volta in cui non venga preso da dolori di stomaco dopo aver mangiato anche la cosa più innocua che vendono. Questi meravigliosi punti di ristoro sono di origine americana e quando si parla di cibo si sa che gli americani la sanno lunga, oltretutto i giappi si sorprendono o si lamentano del fatto che in Italia non ci siano questi convenientissimi negozi. In Giappone la parola “conveniente” supera per importanza la parola “buono” e “bene” e un altro paradosso riguardo questa discutibile convenienza è che mentre i combini sono perennemente aperti, gli ospedali chiudono in genere verso le 5 del pomeriggio e il sabato e la domenica. Se alle 3 di notte sei colto da improvvisa voglia di spaghetti al ketchup tipo donna incinta puoi trovarli nel combini accanto a casa tua, se poi ti vengono dei dolori lancinanti allo stomaco puoi pure morire. Nel centro i supermercanti falliscono in continuazione, per lasciare spazio a nuovi combini che sono onnipresenti e questo perché loro non cucinano praticamente mai. Solo le donne anziane non cedono a tutta questa convenienza e continuano imperterrite a cucinare (sti vecchi!) mentre tutti gli altri vivono di combini, ristoranti economici e pranzi precotti. Naturalmente se chiedi a un giapponese il cibo giapponese è il migliore del mondo e noi stranieri mangiamo grasso e male. L’ho sempre detto io, avrei dovuto essere più idiota e ignorante per vivere meglio.

Minasan kiwotsukete
Urakidany

PS: avete dubbi, curiosità, domande, questioni, ambasce sul Giappone e i Japponesi? Chiedete ad Urakidany e lui vi risponderà: blogottuso@gmail.com, o direttamente qui sotto nei commenti. Konnichiwa!

sabato, settembre 06, 2008

Annunciaziò annunciaziò

Gente, lo so che è un po' tardi per avvertirvi, ma le pulizie di casa mi hanno preso più tempo del previsto. Insomma, per chi stasera non ha niente di meglio da fare (ma anche per chi ce l'ha) c'è un'interessantissima occasione per ampliare la propria cultura.
A Prato, via Pomeria 90, presso la Casa delle Associazioni, a partire dalle ore 21.30 (ripeto: 21.30), ci saranno alcuni amici miei a celebrare la Costituzione con letture (articoli della suddetta Costituzione + brani di grandi autori contemporanei) e canti tradizionali di resistenza e lotta (c'è anche il Piave mormorò, non passa lo stranierooo) (o almeno, mi pare) (se poi non lo cantano, mea culpa).
Venite a celebrare la Costituzione! Venite a cantare brani di resistenza e lotta! Venite! C'è anche il bar con la birra a poco! E, forse, se siete abbastanza sfortunati, magari potreste anche conoscermi (sono quello con la maglietta di Tintin).

giovedì, settembre 04, 2008

Un problema sociale di ordine nazionale (perchè nessuno pensa ai bambini?)

E' inutile girarci attorno: il nostro paese sta attraversando una crisi grave, seria, senza precedenti.
Ciò che stiamo sperimentando in questi anni è un fenomeno incontrollabile, diffuso, endemico, al quale le autorità non sono in grado di porre rimedio.
Sto parlando, ovviamente, delle lucciole.
Mi direte: non è un problema nostro, a noi che ci frega, noi stiamo nelle nostre case, protetti, ci mangiamo le lasagne, guardiamo La Corrida e siamo felici.
Come siete ingenui.
Il mondo è un unico organismo vivente, un insieme di relazioni inestricabili ci lega gli uni agli altri, ciò che accade ad uno colpisce tutti gli altri.
Il destino delle lucciole è anche il nostro.
Per questo vedere i prati, i giardini, gli orti, i boschi, tutti questi luoghi, deserti dalle piccole luci che rappresentano il trionfo dei coleotteri sull'ambiente, ecco, tutto questo mi rattrista.
Dove sono finite le lucciole?
Perchè sono scomparse?
E' forse un tremendo presagio per gli anni a venire?
Io non lo so.
Una cosa sola, so.
Che un'estate senza le lucciole non è estate*.
Che si siano definitivamente estinte?
Ci attende forse un mondo sprovvisto della loro tenue, debole, fredda bioluminescenza?
I bambini del futuro dovranno forse rinunciare al sogno di ottenere 100 lire destinando una lucciola alla morte per soffocamento dentro un bicchiere?
Auguriamoci non sia così.
Auguriamocelo.

*figuriamoci poi se non c'è nemmeno il festivalbar.

Nella foto:
automobilisti e pedoni si scambiano opinioni sulla misteriosa scomparsa delle lampirydae.

lunedì, settembre 01, 2008

Get back

Non importa,
Non importa più.
Adesso su Città Cupa il cielo è coperto, sono arrivate le nuvole da nord, speriamo portino pioggia, che la pioggia, quando cade di notte, alleggerisce l'aria, poi il giorno dopo si vive meglio, meglio.
E dopo aver parcheggiato la macchina, camminavo guardando il cielo, e l'aria era strana, i palazzi illuminati dalla luce bassa del sole, e il cielo più scuro, buio, sopra.
Che strano, ho pensato, ci sono i palazzi illuminati dalla luce bassa del sole, e il cielo più scuro, buio, sopra.
Che strano, ho pensato.
E mentre camminavo, mi sono ricordato di quella storia che volevo raccontare, e non sapevo se sarebbe stato un post o un racconto o cosa, di me che la mattina vado al lavoro in bici e la sera torno a casa in bici, e le persone che incontro ogni giorno, che strano, le conosco ormai, anche se non le conosco, e su di loro vorrei scrivere qualcosa, descrivere le facce (o faccie? boh. Watkin, come si scrive?) parlare delle strane abitudini, i gesti, le posture, i piccoli segreti, quello che fanno, dicono.
Al Caffè 21, tutte le mattine alle 9, ci sono tre persone sedute a un tavolino, sono tre poseur, un tizio coi capelli cotonati e la camicia bianca (sempre bianca, sempre) aperta sul petto villoso, dev'essere il padrone del bar, e le due ragazze che sono con lui, sempre in gonna e tacchi e sigaretta accesa e occhiali scuri tirati sulla testa, e la moretta ha degli occhi incredibili, grigi.
E c'è la ragazza polacca in bici che tutti i giorni incrocio davanti al negozio di Ale, biondiccia, con la coda di cavallo, chissà che lavoro fa, la badante, la cameriera, il notaio.
E quel tipo stranissimo, nordafricano, cinquantanni, sempre in giro a ciondolare, triste come solo i maghrebini sanno essere, con in testa un cappellino da baseball rovesciato, lo porta finchè non si distrugge, gliene avrò visti succedersi tre o quattro diversi, nei mesi.
Il barbone grassone, quello coi capelli bianchi raccolti in una coda, è sempre in pantaloncini corti, anche quando piove, sempre pulito e sbarbato, seduto sui gradini di S. Francesco. A volte si sposta, ma non di tanto.
E l'agenzia immobiliare, dove lavorano due-tre ragazzi, tutti uguali, vestiti nello stesso modo e con gli stessi colori, giacca-camicia-cravatta, si metteranno d'accordo la sera per la mattina dopo?, tutti coi capelli rasati e gli occhiali scuri, l'unico diverso è un ragazzo cinese, che non si rade i capelli e non usa la giacca ed è cinese, poi per il resto è uguale anche lui.
poi, la sera, quando torno, e arrivo in piazza, la trovo sempre piena, gremita di ragazzini, tutti vestiti uguali che sembrano militari, ma di un esercito che con le magliette fucsia e le cinture e i pantaloni stretti e i capelli ritti, alti sopra la testa.
Vado a casa, ma a volte faccio il giro lungo, entro nella strada dei punkabbestia, saluto Fasil che beve un bicchiere di latte davanti al bar di Lucio, e passo sotto la statua dell'inventore della cambiale, che era ricchissimo ma non aveva nessuno che lo amava, e quando morì lasciò tutti i suoi beni ai poveri, e la sua fondazione era la Casa del Ceppo, e a Città Cupa i regali così si chiamano, si chiamano ceppo, ancora, ancora oggi.