His first day at the new job
Com'è, come non è, son come un topo nel formaggio.
Cheddar, of course.
Con gli inglesi mi trovo bene, a parte il fatto che non ne ho conosciuto nessuno e ho fatto amicizia solo con spagnoli e italiani, ma devo dire che apprezzo la naturale riservatezza e maldisposizione d'animo di questa gente (i britons, intendo).
Gente che è cortese e gentile fino alla nausea, ma che si incazza abbestia se non rispetti la loro etichetta: se salti la fila, tossisci senza coprirti la bocca, non ringrazi, non dici per favore, tutte quelle cose che la mamma si sforza di farti imparare quando sei piccino perché, presumibilmente, lei lo sapeva già che saresti finito a vivere a Londra.
Poi, dire che Londra è una città multietnica mica rende l'idea: ci sono interi quartieri popolati esclusivamente da giamaicani, o pachistani, o cinesi, o indiani, o neozelandesi. Noi siamo a Kilburn, che è un po' una fotografia (in piccolo) della natura variegata di Londra, visto che ci sono facce di tutti i colori.
Alle macchine che vengono da sinistra mi sono abituato abbastanza in fretta, oltretutto ci sono queste scritte sull'asfalto (LOOK LEFT, LOOK RIGHT) che ti aiutano ad abituarti piuttosto in fretta. Quello che invece ancora mi sorprende è quando sbircio dentro le macchine e vedo che il posto del guidatore è dalla parte sbagliata. Per un attimo penso (sempre!) che siano auto fantasma condotte da spiriti vendicativi.
I trasporti costano TANTISSIMO: un biglietto ordinario della metro costa 4 pounds (4,67 Euro); una corsa in autobus 2,20 pounds (2,57 euro), e quando scendi non puoi usarlo più. L'unico modo per salvare un po' di soldi è prendersi la Oyster Card, che è una tessera magnetica che puoi usare in due modi: o come una ricaricabile, caricandoci sopra qualche pounds e spendendoli per i viaggi (in questo modo la metro ti costa 1,90 pounds, e l'autobus 1,20, e comunque non ti vengono detratti più di 8 pounds al giorno), oppure ci carichi sopra un abbonamento giornaliero, settimanale, mensile o annuale. Spendi comunque un botto, ma fa meno male.
Mi manca l'Italia? Per niente: gli italiani sono ovunque, e i giornali british ogni giorno se ne escono con qualche articolo ridacchiarello su B. e i suoi scandali. Mercoledì ho fatto ridere la mia insegnante di lingua scrivendo una intervista immaginaria a B., seduto in mutande sul letto circondato dalle sue ragazze.
A proposito di italiani: due settimane fa sul 98 abbiamo orecchiato una conversazione tra una pugliese trapiantata a Londra e una sua amica che è venuta a trovarla. Questa non si capacitava del fatto che i britons non mangiano pasta tutti i giorni, e non capiva cosa potessero mangiare: personalmente apprezzo molto, ma molto il bacon, il sidro e tutte le porcherie precotte che trovo da Sainsbury's, mentre la pizza proprio non si può mangiare (in questo momento mi sento molto "italiano all'estero che parla di come si mangia bene in Italia", ma è vero, mi manca la pasta al pesto, che ce voi fà).
Mi mancano anche i fumetti. Sono stato da Forbidden Planet, ma proprio non è cosa: più che una fumetteria è un megastore di pupazzetti, maglietti e gadgets, ed è troppo emotivamente arido perché possa apprezzarlo.
A Londra c'ero stato dieci anni fa con Giangi, ero più giovane e deprimibile, facile agli entusiasmi così come alle delusioni. La Londra di oggi brilla di meno, forse, ma ha un sapore decisamente più gradevole.
Quando venite a trovarmi fatemi uno squillo, che andiamo al pub a farci una birra.