I panni sporchi si lavano in famiglia, separando i colorati
"Nessun uomo è un grande uomo per il suo maggiordomo", recita una massima di un qualche grande pensatore di cui ora non mi viene il nome. Questa acuta osservazione induce in me due riflessioni:
1 - perché si dice "massima" anche quando è corta?
2 - e se un grand'uomo non ce l'ha, il maggiordomo, perché magari ha un orientamento politico progressista ma non è D'Alema, chi è che si assume l'onere di considerarlo un tizio qualunque?
Arrovellandomi su queste e simili questioni senza riuscire a trovare una soluzione, mi sono risolto a scrivere un post che parli delle abitudini malsane e/o imbarazzanti e/o poco conosciute dei grandi uomini della storia, così come ci sono state tramandate dai loro maggiordomi (quando li avevano) o da dei passanti casuali.
Per evitare di incorrere in sgradevoli accuse di scrivere ipotesi non suffragate da documentazione che ne accerti la veridicità - come quella volta che ho scritto il post sull'avvocato Ghedini e le sue discutibili attitudini sessuali nei confronti degli animali a sangue freddo (se non vado in galera oggi non ci andrò mai) - ritengo opportuno segnalare, in calce ad ogni aneddoto, il testo di riferimento dal quale traggo l'aneddoto medesimo (questa frase è tanto involuta che non so se adesso ci vuole un punto o una virgola. Nel dubbio, metto un punto e virgola);
Napoleone Bonaparte, il celebre francese, teneva nel taschino del panciotto un taccuino nel quale annotava diligentemente data, ora e luogo di ogni turbolenza aerofagica gli capitasse. Talvolta l'energico rancio del campo di battaglia lo turbava a tal punto da costringerlo ad abbandonare le riunioni del consiglio di guerra per dedicarsi interamente alle notazioni del cosiddetto "Taccuino delle scoregge", come lo chiamano oggi gli storici. L'intera collezione dei taccuini redatti dall'imperatore in vent'anni di carriera è pubblicata negli Annales dell'Institut de Regard in cinquanta tomi (N.Sarkozy, Napoleone e i fagioli lupini, Parigi, 1996).
Giuseppe "Peppino" Garibaldy, lo sbarazzino eroe dei due mondi, mangiava solo se aveva accanto a sé un negro affamato che lo guardava. In questo modo riusciva ad alimentare la propria naturale insofferenza alle ingiustizie (P. Di Capri, Garibald' era nu' scostumat', Napoli, 1974).
Per una banale svista, la Regina Vittoria d'Inghilterra fino all'età di cinquantaquattro anni si è sempre lavata i denti con la pasta d'acciughe anziché col dentifricio. (J. J. Jameson, La toeletta della regina Vittoria, Londra, 1901)
Adolf Hitler, il buffo politico tedesco con i baffetti, aveva con la madre un rapporto conflittuale. La donna frustrava le ambizioni del figlio prevedendo un sicuro fallimento in ogni cosa che questi faceva, concludendo invariabilmente ogni frase con "oh Alfi, sei una tale delusione". Il giorno in cui Hitler conquistò il potere, chiamò la madre per dirle di essere diventato cancelliere del Reichstag, e la donna gli rispose "cerca di non rovinare tutto come al solito". Anni dopo, nel bunker sotterraneo di Berlino dove il dittatore e i gerarchi si porteggevano dai bombardamenti alleati che devastavano la città, il fuhrer ricevette una telefonata dalla madre, che gli disse che, come al solito, aveva fatto un casino terribile, e che, non appena avesse finito con quelle sciocchezze, doveva tornare a casa per mettere a posto la sua camera, che questo non è un albergo e io non sono la tua cameriera. (H. Arendt, La mamma di Itle, New York, 1973)
Madre Teresa di Calcutta, contrariamente a quanto il suo nome farebbe pensare, non aveva figli. (A. Marcuzzi, Madre Teresa di Calcutta, una santa donna che il percorso di vita mi ha stato guida nelle scelte professionali, da Le Iene a Il Grande Fratello e oltre, Milano, 2008)
Silvio Berlusconi, il celebre cantautore, ha in realtà una sordida e morbosa passione che in pochi conoscono: tramite il suo ampio e ramificato sistema di potere adesca giovani ed innocenti fanciulle dalla bellezza acqua e sapone, e le invita nelle sue stupende ville adorne di sue gigantografie in vestaglia. Le poverine restano abbagliate dalla ricchezza, dallo charme e dal buon gusto del celebre plutocrate. Sopraffatte dalla vicinanza ad un mondo che conoscono solo di fama, quello dei borghesotti arricchiti, le giovani finiscono per concederglisi, subitaneamente innamorate dell'ultra settantenne con i capelli posticci che racconta barzellette su se stesso. L'uomo, che è uomo e quindi, in quanto tale, debole nella carne, cede alla tentazione e le conduce nelle stanze segrete per fare una partita a Trivial Pursuit.
"E' uno di quelli che si impara a memoria domande e risposte. Se le legge da solo" dice Patrizia D'A., che ha partecipato a cotali eventi: "Due palle, non passa mai il turno. Tira il dado, va sulla casella e ti dice, con quella vocina da cretinetti, tutto eccitato: mi devi fare la domanda di storia. Te prendi la domanda cominci a leggere, e lui dà la risposta prima che tu abbia finito di leggere. Imbarazzante." (N. Ghedini, Il fascino discreto del coccodrillo, Milano, 2009)