sabato, gennaio 30, 2010

I panni sporchi si lavano in famiglia, separando i colorati

"Nessun uomo è un grande uomo per il suo maggiordomo", recita una massima di un qualche grande pensatore di cui ora non mi viene il nome. Questa acuta osservazione induce in me due riflessioni:
1 - perché si dice "massima" anche quando è corta?
2 - e se un grand'uomo non ce l'ha, il maggiordomo, perché magari ha un orientamento politico progressista ma non è D'Alema, chi è che si assume l'onere di considerarlo un tizio qualunque?
Arrovellandomi su queste e simili questioni senza riuscire a trovare una soluzione, mi sono risolto a scrivere un post che parli delle abitudini malsane e/o imbarazzanti e/o poco conosciute dei grandi uomini della storia, così come ci sono state tramandate dai loro maggiordomi (quando li avevano) o da dei passanti casuali.
Per evitare di incorrere in sgradevoli accuse di scrivere ipotesi non suffragate da documentazione che ne accerti la veridicità - come quella volta che ho scritto il post sull'avvocato Ghedini e le sue discutibili attitudini sessuali nei confronti degli animali a sangue freddo (se non vado in galera oggi non ci andrò mai) - ritengo opportuno segnalare, in calce ad ogni aneddoto, il testo di riferimento dal quale traggo l'aneddoto medesimo (questa frase è tanto involuta che non so se adesso ci vuole un punto o una virgola. Nel dubbio, metto un punto e virgola);

Napoleone Bonaparte, il celebre francese, teneva nel taschino del panciotto un taccuino nel quale annotava diligentemente data, ora e luogo di ogni turbolenza aerofagica gli capitasse. Talvolta l'energico rancio del campo di battaglia lo turbava a tal punto da costringerlo ad abbandonare le riunioni del consiglio di guerra per dedicarsi interamente alle notazioni del cosiddetto "Taccuino delle scoregge", come lo chiamano oggi gli storici. L'intera collezione dei taccuini redatti dall'imperatore in vent'anni di carriera è pubblicata negli Annales dell'Institut de Regard in cinquanta tomi (N.Sarkozy, Napoleone e i fagioli lupini, Parigi, 1996).

Giuseppe "Peppino" Garibaldy, lo sbarazzino eroe dei due mondi, mangiava solo se aveva accanto a sé un negro affamato che lo guardava. In questo modo riusciva ad alimentare la propria naturale insofferenza alle ingiustizie (P. Di Capri, Garibald' era nu' scostumat', Napoli, 1974).

Per una banale svista, la Regina Vittoria d'Inghilterra fino all'età di cinquantaquattro anni si è sempre lavata i denti con la pasta d'acciughe anziché col dentifricio. (J. J. Jameson, La toeletta della regina Vittoria, Londra, 1901)

Adolf Hitler, il buffo politico tedesco con i baffetti, aveva con la madre un rapporto conflittuale. La donna frustrava le ambizioni del figlio prevedendo un sicuro fallimento in ogni cosa che questi faceva, concludendo invariabilmente ogni frase con "oh Alfi, sei una tale delusione". Il giorno in cui Hitler conquistò il potere, chiamò la madre per dirle di essere diventato cancelliere del Reichstag, e la donna gli rispose "cerca di non rovinare tutto come al solito". Anni dopo, nel bunker sotterraneo di Berlino dove il dittatore e i gerarchi si porteggevano dai bombardamenti alleati che devastavano la città, il fuhrer ricevette una telefonata dalla madre, che gli disse che, come al solito, aveva fatto un casino terribile, e che, non appena avesse finito con quelle sciocchezze, doveva tornare a casa per mettere a posto la sua camera, che questo non è un albergo e io non sono la tua cameriera. (H. Arendt, La mamma di Itle, New York, 1973)

Madre Teresa di Calcutta, contrariamente a quanto il suo nome farebbe pensare, non aveva figli. (A. Marcuzzi, Madre Teresa di Calcutta, una santa donna che il percorso di vita mi ha stato guida nelle scelte professionali, da Le Iene a Il Grande Fratello e oltre, Milano, 2008)

Silvio Berlusconi, il celebre cantautore, ha in realtà una sordida e morbosa passione che in pochi conoscono: tramite il suo ampio e ramificato sistema di potere adesca giovani ed innocenti fanciulle dalla bellezza acqua e sapone, e le invita nelle sue stupende ville adorne di sue gigantografie in vestaglia. Le poverine restano abbagliate dalla ricchezza, dallo charme e dal buon gusto del celebre plutocrate. Sopraffatte dalla vicinanza ad un mondo che conoscono solo di fama, quello dei borghesotti arricchiti, le giovani finiscono per concederglisi, subitaneamente innamorate dell'ultra settantenne con i capelli posticci che racconta barzellette su se stesso. L'uomo, che è uomo e quindi, in quanto tale, debole nella carne, cede alla tentazione e le conduce nelle stanze segrete per fare una partita a Trivial Pursuit.
"E' uno di quelli che si impara a memoria domande e risposte. Se le legge da solo" dice Patrizia D'A., che ha partecipato a cotali eventi: "Due palle, non passa mai il turno. Tira il dado, va sulla casella e ti dice, con quella vocina da cretinetti, tutto eccitato: mi devi fare la domanda di storia. Te prendi la domanda cominci a leggere, e lui dà la risposta prima che tu abbia finito di leggere. Imbarazzante." (N. Ghedini, Il fascino discreto del coccodrillo, Milano, 2009)

sabato, gennaio 23, 2010

Il problema sono quelli come voi

Mi ero dimenticato di farlo per tempo, ma posso rimediare per la prossima proiezione.
Esiste la fuga dei cervelli, l'emigrazione dei talenti, ma esiste anche il fenomeno inverso, l'immigrazione dei talenti (arrivo dei cervelli? trapianto dei cervelli?). E' il caso del grande, ma ahimè misconosciuto, regista statunitense John Snellimberg trasferitosi a Vaiano (PO) in tempi non sospetti, prima che la ridente località si trasformasse nel congestionato centro del turismo più becero e casereccio che è adesso.
Orbene, l'autore del celebre e celebrato A BONATTI STORY propone il suo nuovo masterpiece, LA BANDA DEL BRASILIANO.
Io l'ho visto.
Ora tocca a voi.
Giovedì 21 gennaio, ore 21.00 e 22.30 al cinema Borsi in via San Fabiano 49, Prato PO.
Venerdì 29 e sabato 30 gennaio al Cinema Modena, Vaiano (PO), ore 21.30.
Giovedì 4 febbraio al Cinema Spazio Uno, Firenze, ore 20.40 e 22.30.
Sabato 6 febbraio alla Faf (Osmannoro, Sesto Fiorentino), ore 21.30.

Qui il link al sito e sotto il trailer.
Partecipate numerosi.
O saranno guai.

Dimenticavo: Carlo Monni.
E ho detto tutto.

lunedì, gennaio 11, 2010

Ne uccide più la penna. Forse.

Vi ricordate gb?
Certo che si.
Di solito, quando si nomina un autore di blog, è consuetudine inserire un link che rimanda al blog medesimo (in questo caso l'imprescindibile Insipienza astrale), ma non avrebbe molto senso, perchè il blog suddetto è abbandonato, quindi non lo linko, così impara. Ma datochesi il ragazzo é dotato di una pregevole fornace di spunti, ha aperto un blog collettivo, La Collana Della Regina, in (nel) quale pubblica mensilmente - o auspica di farlo - un racconto altrui.
Ora, voi non ci crederete, ma.
Esatto.
Proprio così.
Clark Kent e Superman sono la stessa persona.
Ma non é questo che volevo dire: volevo dire che il racconto del mese #2 (mai ho detto che fosse un'iniziativa avviata da lungo tempo) è mio.
Si intitola (dopo lunghi dibattiti e estanuanti incertezze) Appunti per uno studio sulla ritenzione narrativa, e lo potete leggere ivi.
Andate e commentate, mie schiere, fatemi far bella figura.
Son cinque-sei paginette, vi rubano solo mezz'ora di vita.
E in quella mezz'ora sarebbero passati i Testimoni di Geova.

lunedì, gennaio 04, 2010

Più un terzo continente a scelta

Con abilità, calma, coraggio
una buona strategia e un po' di fortuna
si può arrivare alla conquista del mondo

Fuori i ragazzetti, le femmine e gli uomini che si depilano il torace.
Questo è post serio, e si parla di politica.

Prima immagine: D'Alemoni
Massimo D'Alema è un fine politico, uno stratega. Quando era segretario del PDS, la sinistra ha vinto e il suo era il primo partito in Italia per numero di voti. Il suo avversario, WV, ha perso tutto il perdibile (ma ancora gli voglio bene). D'Alema è viscido, spocchioso, arrogante. E' il più bravo della classe, e di solito ci azzecca. Parla di inciucio con Berlusconi per fare le indispensabili riforme costituzionali e metà PD ci pensa su. Però, magari, forse, in effetti, se lo dice Massimo probabilmente è il caso.
Un accordo con Berlusconi.
E' come ritrovarsi nudi in un vicolo umido e buio insieme a un naziskin armato di mazza da baseball e proporgli un accordo su quali parti picchiare.
Mentre vi sta picchiando.
E grida che vi vuole morti.
E l'unica arma che avete è un souvenir del duomo di Milano.

Seconda immagine: D'AleRisiko
Vorrei ritrovare questo articolo di tanti anni fa, un'intervista a Fabio Disperso Mussi, in cui lui ricordava la gioventù di lotta e militanza a Pisa, gli anni dell'Università, l'amicizia con il giovane compagno D'Alema. Me la ricordo perchè c'era un accenno a una cosa che mi colpì tanto: le nottate intere passate a giocare a Risiko, con D'Alema che aveva una "incredibile determinazione a vincere". Perché me lo ricordo? Fondalmentalmente perché ricordo le peggiori stupidate (ma poi scordo le chiavi di casa). Questo ricordo non mi ha mai abbandonato in questi anni, e non capivo perché. Poi, alla notizia dell'ennesima proposta di inciucio da parte del vecchio Massimo, ho capito.
Nel Risiko esiste una strategia non ufficiale, anzi disprezzata, ma largamente utilizzata: è quella del territorio a scambio (chi ha giocato lo sa). Mi spiego. La base del gioco é la possibilità di rafforzare il proprio esercito attraverso l'inserimento di nuove armate, carne da cannone bella fresca, ottenibili attraverso la combinazione di certe carte. Queste carte si ottengono durante la partita, una a ogni turno di gioco, SE e SOLO SE, durante quel turno di gioco si è conquistato almeno un territorio. In breve: tocca a me, attacco un territorio, se lo conquisto ho diritto a una carta, altrimenti nisba. Date le possibili combinazioni, si possono ottenere rinforzi al massimo dopo cinque turni di gioco nei quali si abbiano fatte conquiste. Fine dello spiegone.
Ora, cos'è il territorio a scambio?
Semplicemente posso accordarmi con un avversario per lasciare sguarnito un territorio di confine in modo che lui possa facilmente conquistarlo (e prendere una carta con facilità). Ovviamente, lui farà lo stesso.
Questa tattica funziona finché il gioco non converge verso la fine. A quel punto il giocatore con la strategia migliore (o, visto che si gioca a dadi, il culo più grosso), abbandonerà qualunque tattica per concentrarsi sull'obiettivo finale, cioè la vittoria.

Immagine finale: D'Apocalisse
Ma veniamo alla morale.
A me sembra che Massimo abbia giocato talmente tanto a Risiko da averne oppreso i meccanismo di gioco e averli importati nella vita reale. La tattica del territorio a scambio (cioé mi accordo con un avversario per un vantaggio temporaneo che porta frutti ad entrambi) funziona solo se poi vinci. Se vince sempre l'altro no, mica va bene.
D'Alema, perché fai così? Dimmelo, D'Alema, dimmelo.
L'unica risposta che mi viene è che abbiamo un obiettivo così difficile da raggiungere che tanto vale cercare di sporavvivere entre gli altri trionfano e conquistano Australia, Sud America, Giappone, Territori del Nonno...sfornano rinforzi su rinforzi, attaccano con tutte le armate e fanno sempre sei-sei-cinque.
Noi, più di un tre-tre-due non andiamo mai.
Quali sono gli obiettivi che abbiamo pescato? D'Alema, dimmelo, sarò forte.
Conquistare 24 territori?
Conquistare Asia e Africa?
Distruggere le armate nere?
Dimmelo, D'Alema.
Dimmelo.