Mezza paginetta
Per una qualche strana ragione difficile da spiegare, quello che tutti, amici, parenti, semplici conoscenti, consideravano il "fidanzato storico" di Silvia non era quello con cui aveva avuto la relazione più lunga, o la più burrascosa o la più rumorosa. In genere quando si trovava a parlare di uno qualunque dei suoi ex, doveva sempre dedicare una buona parte della conversazione ad una introduzione di specifica, cercando di farne balenare il ricordo usando qualche caratteristica saliente che lo identificava univocamente: il compagno di scuola con la frangetta, l'egiziano del kebab, lo studente di archeologia di Bologna, il sardo, quello sposato con due figlie grandi, il maniaco dei piedi, lo spagnolo che la tradiva, quello noioso di Cremona, il tizio con un braccio solo.
Di Raul invece doveva solo dire il nome, che tutti e tutte improvvisamente capivano e ricordavano, e i loro volti si illuminavano di un sorriso. Perché ogni persona a cui lo presentava, in un modo o in un altro, se ne innamorava: la sua innocenza, l'innata simpatia, la disponibilità, la luminosa e calorosa semplicità dei suoi gesti, lo rendevano benvoluto in qualsiasi contesto. Le amiche di Silvia lo prendevano sottobraccio, senza però - strano a dirsi - desiderarlo, ma solo per il bisogno naturale di averlo vicino, e gli amici lo accoglievano nel loro gruppo, altrimenti ben chiuso, con una naturalezza che ti avrebbe stupito, se non fossi stato tu stesso vittima di quel sortilegio. Raul era l'amico ideale, il confidente di tutti, il (appunto) fidanzato storico di Silvia, quello che nessuno dimenticava.
Silvia era l'unica a vedere questa malìa? Era l'unica a non cadere vittima di questo sortilegio, l'unica immune alla luce di Raul? Raul le piaceva, certo, ma da qui a cedergli tutti i suoi amici ce ne correva. Raul le voleva bene, era sollecito ed attento, e non la deludeva mai anzi, a volte anticipava le sue idee e i suoi desideri.
Era perfetto.
E a dirla tutta, cominciava a starle un po' sul cazzo.
Così quando lui dovette trasferirsi per qualche mese a studiare a Toronto, a Silvia sembrò naturale cercare di conquistarsi un po' di spazio autonomo, e lo convinse (lei a lui) a trasformare la loro storia (che dopo dodici mesi stava per diventare una relazione) in un rapporto sospeso, da riprendere al suo ritorno (forse, aggiungeva Silvia nella sua mente).
Raul, a malincuore, accettò, e al momento di salire sull'aereo, la salutò piangendo. Silvia sorrideva e lo salutava raggiante, agitando il fazzoletto e dicendogli che era il solito esagerato.
Ora, dopo anni, ora che è di nuovo sola, ora che su Facebook scopre che Raul a Toronto ha una bambina di quasi cinque anni, ora che i suoi amici a volte non la richiamano quando li cerca, ora che tra poco deve uscire per andare a cena con i colleghi, ora Silvia si domanda che cos'era quella libertà che voleva conquistarsi allora, e come si rimuovono i ricordi dei fidanzati storici, qualunque cosa siano.