Il fardello dell'uomo bianco (parte due di due)
Riprendono le avventure dei due più famosi "italiani all'estero che vanno alle poste di Città Cupa a chiudere il conto Bancoposta". E' una categoria non aperta a tutti, spero che capirete.
LUNEDI POMERIGGIO
"Allora, la simpatica creatura infernale delle Poste ci ha detto di telefonare a questo numero dopo le ore 14. Che ore sono adesso, cara?"
"Le 13.30".
"Ohibò, non è ancora l'ora di alzare il ricevitore e digitare il codice numerico sul disco rotante. A dipresso, anzi, si tratta di un orario antecedente a quello che ci è stato siffatto indicato, non ne convieni? Non posso altresì fare a meno di notare che si tratta dell'orario nel quale usualmente mi intrattengo farcendo me stesso con copiose quantità di alimenti scelti e cucinati all'uopo. Adunque mia cara, perché non ti rechi in cucina a preparare qualche sana portata e apparecchi il desco dinanzi a me e mi rechi in tavola il desiato cibo affinché possa saziare il mio robusto appetito masticando a quattro palmenti?"
"E tu, invece, perché non te ne vieni un poco a fanculo?"
E così, ridendo e scherzando si fecero le 14...
- Driin. Driin.
"Squilla?"
"Sì".
- Driin. Driin.
"Rispondono?"
"No".
"Ma squilla?"
"Sì".
- Driin. Driin.
"E adesso?"
"Cosa? Se squilla o se rispondono?"
"Se rispondono".
"No".
"Ma squilla?"
"Sì."
- Driin. Driin.
"Magari provo dopo".
Dopo.
- Driin. Driin. Pronto?
- Sì, salve, ciao, buonasera, salve. Senta, niente, volevo sapere, se è possibile, mi hanno dato questo numero, stamattina sono stato alle Poste, agli uffici, lì da voi, stamattina, un impiegato allo sportello mi ha detto, ma non so con chi devo parlare, devo chiudere un conto Bancoposta, allora l'impiegato mi ha detto che dovevo telefonare e chiedere se potevo chiudere il conto Bancoposta, cioé, se è umanamente possibile farlo.
- I conti si chiudono il sabato. Arrivederci.
- No, aspetti, nel senso, cioè, noi sabato non si può, cortesemente, che dobbiamo prendere un aereo e che faccio, gli dico al pilota aspetta che devo chiudere il conto Bancoposta? O alla hostess? Che quelle della Ryanair sono sempre incazzate e se gli chiedi che ore sono ti tirano una testata urlando "E' L'ORA CHE TI LEVI DAL CAZZO!", ma non parlo per esperienza personale, me le sono sempre figurate così, che ti tirano una testata urlando mentre lo chignon si agita vezzoso sulla sommita della testa, coperto dal sangue che ti sprizza dal naso - in seguito alla testata, beninteso.
- Attenda.
- Sì.
"Che dice?"
"Di attendere"
"Cosa?"
"Lo ignoro"
"Quest'attesa è sfibrante"
"Indeed"
- Pronto.
- Sì, eccomi, scusi, mi son distratto un attimo a parlare con la Elle, ma ero qui non dubiti, mi dica, che insomma, volevo chiudere il conto Bancoposta e fremo e non so ben che devo fare se non fremere.
- Attenda.
- Esatto.
"E mo'?"
"Devo attendere"
"Sono preda di ambascia"
"O io?"
- Pronto.
- Sì.
- Senta.
- Sì.
- Ho parlato alla mia collega.
- Sì.
- Mi ha detto che va bene.
- Cosa.
- Potete venire a chiudere il conto.
- Giubilo.
- Ma dopodomani.
- Va benone lo stesso.
- Portate il bancomat e il libretto degli assegni.
- Sono esilarato di giuoia.
- I vostri documenti, fotocopiati in triplice copia.
- Lo faremo con felicità intrinseca.
- Il certificato di nascita, residenza, stato matrimoniale e esistenza in vita.
- Ne convengo.
- Un uovo d'oro, tre scaglie di drago, pelo di cane che ti ha morso, la prima edizione del "De Volture Giubiliis" del Gaberti, settemila euro in gettoni d'oro, una dentiera mai usata, l'abito da sposa di Giulietta Masina, cinquanta rotoli di carta igienica doppio strato, un iPad craccato, un quadro qualunque di Guttuso, un grosso cartello di ferro smaltato con scritto PERICOLO DI CROLLI, la fotografia autografata di Rocco Tanica, un nido di quaglie (non necessariamente pieno), la Numero Uno, l'indirizzo e-mail di Gatto Panceri e due fotografie formato tessera.
- Aspetti che la penna non mi scrive.
- Presentatevi dopodomani alle 14 e chiedete del feroce comandante Ardito.
- Allora, cosa diceva a proposito di quella cosa che ha detto prima?
- Tu-tu-tu-tu-tu.
"Com'è andata?"
"Non lo so".
Piccolo inserto: ma se a me mi chiedono sempre due fotografie formato tessera, perché la macchinetta me ne fa quattro? Che poi a volte ci sono quelle macchinette che te ne fanno quattro, sì, ma con uno scatto solo (o forse era guasta quella che era toccata a me), che se per caso non ti sei accorto che stava per scattare eccole là, quattro foto quattro con te che ti lecchi la mano prima di passartela sui capelli. Prova ad usarla in questura, vai, quando ti chiamano per confermare l'alibi, ah!
Due giorni dopo, siamo dinanzi alle porte delle Poste Italiane, ma l'ingresso era sbarrato. Il timor ci colse, e dinanzi all'antico ingresso favellar più non potemmo. Ove poter condurci, mi volsi allora a Elle, per concluder questo malo affare? Codesto signale, che favella, se non le ore di apertura dell'ufficio? Non dovrebber esser dunque aperte, quelle porte ove si giace la conclusione del conto? Ella mi rispose: non vedi tu che l'orario di apertura è sì giusto, ma coverto da una novella iscrizione? Non vedi forse tu, con gli occhi tristi, che coloro ch'adusi sono al travaglio entro queste mura, sono adonti e rinchiusi in assemblea sindacale? E non scorgono gli occhi tuoi il messaggio che l'orario d'apertura è spostato in avanti, come carro dal carrettiere, di metà del tempo che il sol nel cielo impiega a percorrere la distanza di un'ora? Io lo vidi, e caddi, come corpo morto cade.
Alla fine entriamo (questa storia sta diventando più lunga di Guerra e Pace) e ci dirigiamo speranzosi verso lo sportello dove ci viene riferito staziona il feroce colonnello Ardito. Trattasi di un ometto anziano e sorridente, d'aspetto gentile e dimesso, e tutte quelle coppie di aggettivi gradevoli che volete assegnare ad una persona che poi, alla fine, il conto Bancoposta ce lo chiude (sì, vi anticipo il finale, casomai morissi prima di riuscire a premere il tasto PUBBLICA POST).
L'ufficio è quasi vuoto, ci siamo solo noi e poche decine di persone, tutte in attesa ad altri sportelli. Al nostro sportello c'è una signora anziana dai capelli rosa che ha quasi finito. E' il numero 33.
Noi siamo il numero 34.
La signora dai capelli rosa fa: "bene, ho finito, grazie".
Prende la mazza e, un passettino dopo l'altro, si allontana.
Il feroce colonnello Ardito fa per premere il tasto che fa scorrere i numeri e ci guarda sorridente.
Noi gli sorridiamo di rimando, gioiusi.
La signora dai capelli rosa fa: "un momento, dimenticavo", e torna indietro.
Un passettino dopo l'altro.
Torna allo sportello e fa: "ho dimenticato di ringraziarla".
"Prego signora".
"E' stato davvero tanto gentile".
"Ma si figuri, dovere".
"No, gente tanto gentili come lei non ce ne sono".
"Ma no ma no".
"Insisto. Come posso fare per esprimerle tutta la mia gratitudine?".
"Ma non importa".
"Davvero. Ha dei bambini? Ci posso regalare delle caramelle al rabarbaro?"
"Non ho figli, ma grazie lo stesso".
"Lei mi è così caro".
"Amo tutti i miei clienti".
"Le persone come lei si contano sulla punta delle dita".
"Cosa vuole che le dica, mi piace il mio lavoro".
"E mi dica, ha anche..."
Ma non sapremo mai cosa voleva chiedere, perché in quel momento arriva Elle da dietro e la colpisce fortissimo alla schiena con un calcio rotante, urlando:
"MA TI LEVI DAL CAZZO VECCHIA PUTTANA?!"
Il feroce colonnello Ardito ci chiude il conto Bancoposta in un attimo. I soldi però non ce li dà, perché ce li mandano a casa (in Italia, al vecchio indirizzo) con un assegno da incassare sul nostro conto Bancoposta (WTF?).
Tutto è bene quel che finisce e basta.