L'amore non ha confini, ma favorisca il passaporto
Cos’è una parafilia? È un comportamento sessuale “deviato” o, per meglio dire, l’attrazione sessuale nei confronti di ambienti, oggetti o situazioni estreme, che stanno in genere ad indicare un disturbo psichico. Si tratta, insomma, di roba seria. Di malattie.
Davvero?
O forse è così che piace pensare ai borghesi, con la loro moralità rigida e ipocrita?
Per scoprirlo noi del blog Erottuso, che siamo persone dalla mentalità aperta, abbiamo deciso di andare ad indagare in questo campo, riportando per voi alcuni casi di comportamento sessuale che la letteratura medica tradizionale annovera come parafilie ma che, forse, non sono altro che forme diverse di amore.
CACTUSFILIA
“A volte l’amore fa soffrire” ci dice Nathaniel Wilson, il più famoso cactussofilo del mondo. Salito all’onore delle cronache nel 2002 per una toccante storia d’amore con un cactus spinoso alto tre metri e venti che si trovava appena fuori Calexico, in Messico. “Appena l’ho visto, ho capito che non poteva esserci altro che lui nella mia vita” continua “Mi sono avvicinato cautamente, per non insospettirlo, e quando gli sono arrivato abbastanza vicino da toccarlo ho percepito la sua fiducia, la sua disponibilità. Mi sono spogliato dei miei abiti, della mia umanità e l’ho abbracciato con forza”. In seguito a quel primo incontro, Nathaniel resta tre giorni in terapia intensiva, tra la vita e la morte, e alcune spine sono ancora conficcate nel suo corpo. “Sono come un ricordo del nostro amore, di quello che era e avrebbe potuto essere, se fossimo rimasti liberi di amarci”. Purtroppo l’oggetto d’amore di Nathaniel muore poco dopo, dato che i piani di sviluppo della zona prevedono una nuova interstatale appena fuori Calexico. “Quando sono uscito dall’ospedale sono corso subito da lui, ma era troppo tardi: dove una volta c’era un bellissimo cactus spinoso ora c’era un guard-rail”dice tra le lacrime. Ma non tutto è andato perduto: “sì, il suo ricordo vive negli occhi di nostro figlio” ci dice, mentre accarezza un piccolo cactus spinoso sul davanzale della finestra.
GRANITOFILIA
“La gente pensa che io sia pazzo, ma non sono pazzo. Secondo lei, uno che trova appagamento sessuale solo se si cosparge di polvere di granito è pazzo? Uno che passa le serate davanti alla televisione seduto sul divano abbracciando il blocco di granito che vuole sposare, è pazzo? Uno che indossa pantofole di granito, cappello di granito, gilet di granito, è pazzo? Se fare queste cose significa essere pazzo, allora sì, sono pazzo. Ma come me, allora sono pazzi milioni di persone in questo paese, incluso il presidente – e lei sa di chi sto parlando”. Ci dice questo Manuel Gonzalez Lorca de Pobadon, un tranquillo antiquario di Cutoz, un paesino alle porte di Madrid. Manuel ha scoperto la propria passione per il granito quando aveva dodici anni. “Mentre i miei amici si divertivano a sollevare le sottane delle nostre compagne, io andavo ore in giro sulle nostre belle montagne, alla ricerca di farfalle e coleotteri da aggiungere alla mia collezione di insetti. Ma tornavo a casa sempre senza prede ed esausto, con le tasche piene di pietre con non potevo trattenermi dal raccogliere”. Manuel capisce che il granito è la sua vita e, nonostante l’opposizione dei genitori, raggiunti i diciotto anni si trasferisce a Corcorro, un piccolo paesino montano dove tutti gli abitanti sono in qualche modo impiegati nella vicina cava di Oxcorro. “Quando entrai la prima volta nel cantiere, mi sentii come un bambino in un negozio di dolciumi: tutto quel granito, lì, libero e selvaggio, e tutto a mia disposizione!” Ma non tutti sembravano apprezzare la sua naturale propensione verso le pietre: “fui licenziato la sera stessa, quando la guardia notturna mi sorprese nudo in mezzo al cantiere, mentre accarezzavo un grosso macigno. Lo scandalo fu grande. E oltretutto non mi pagarono il giorno di lavoro, quei pezzenti cabròn. Ma adesso tutto è diverso, c’è molta più tolleranza in questo paese, non è vero, Carmen?” dice rivolgendosi al granito seduto sul divano, che risponde con un piccolo cenno.
ABBAFILIA
Inizialmente limitata alla Svezia, questa parafilia ha poi colpito in tutto il mondo, segnatamente negli anni 70. In un articolo del Lancet del 6 ottobre 1979 si parla del caso di una paziente di una clinica psichiatrica di Santa Monica, in California, che sprofondava in furiosi accessi ninfomaniaci al solo sentire le prime note di Knowing me Knowing you. Celebre poi è il caso di un club privato di Toronto fondato da una coppia di professionisti, che avevano creato una fitta rete di contatti con altre persone affette dalla stessa affezione nervosa. In tale club si celebravano riti orgiastici interminabili, furiosi accoppiamenti di gruppo sulle note di Mamma Mia, Waterloo, e Fernando. Oggigiorno il numero delle persone interessate al fenomeno dell’abbafilia è molto diminuito in tutto il mondo, stante anche il generale miglioramento della qualità degli impianti audio. Fa eccezione il caso delle Filippine, dove nel 2009 un concerto degli Abba è stato interrotto dall’intervento delle forze dell’ordine allorché tutti gli spettatori avevano cominciato ad accoppiarsi furiosamente tra di loro sulle note di Dancing Queen.
ERREFILIA
“Lei capisce, cvedo, quello che intendo dive. Non si tvatta solo di attvazione fisica, pulsione evotica, passione. È più una sublimazione mentale, un completo coinvolgimento dei sensi, una totale e avvembante compulsione emotiva, vazionale e ivvazionale, non divei sensuale, quanto piuttosto amovosa”. La principessa Raina Rarrotteri de’ Rambrorri è una delle centinaia di migliaia di persone nel mondo che subiscono la fascinazione erotica di un suono: più precisamente, il suono della lettera r. La principessa fa parte dell’antica aristocrazia romana, intima dei Colonna e dei Borghese, e vanta tra i suoi antenati cardinali, ministri, massoni e anche uno scotennatore noto come il Mostro della Casilina. Ma queste nobili ascendenze non la trattengono dal rivelare al pubblico le sue più segrete passioni. Nonostante abbia superato da tempo la settantina, accetta di partecipare ad una puntata de La Vita per Direttissima, la trasmissione di RaiDue condotta da Luca Giurato, al quale rilascia una intervista esclusiva riguardo la sua errefilia. “Lo faccio pevché è giunta l’ova di uscive dalle nostve alcove, di nascondevci e vevgovgnavci. Lo faccio pev tutti quelli che, come me, soffvono di ingiuste discviminazioni”, dice, prima di concludere la sua partecipazione al programma lottando con Platinette in una vasca piena di peperonata.
GASPARRIFILIA
“È terribile, e la cosa peggiore è che sembra non vi sia cura” lo sguardo del professore è serio, mentre ci parla con il cipiglio accigliato. Lo stetoscopio al collo, il camicie bianco, non trasmettono professionalità dottorale quanto le sue candide sopracciglia, folte e cespugliose. Sfoglia pagine e pagine di dati, ci pone sotto gli occhi un registro con date e somministrazioni, reazioni ai trattamenti, misurazioni degli stati febbrili. Il professor Terzilli è probabilmente il maggior esperto italiano di cura delle deviazioni della psiche, professore emerito al Policlinico di Bologna, titolare di cattedra a Roma e a Catania, luminare celebrato in Europa e negli Stati Uniti e costante candidato al Nobel in medicina. Nessuna sfida è tanto difficile da scoraggiarlo, si dice negli ambienti accademici, e nessuna malattia tanto grave da fargli perdere la fiducia nelle possibilità del malato di guarire.
Fino ad oggi.
“In quarant’anni di carriera, mai mi era capitato un caso tanto disperato, nemmeno con la mamma di Hitler. Vi confesso che dispero di poter essere d’aiuto a questa povera persona”. Con dovizia di particolari, ma curando di tutelare la privacy della paziente, ci rivela il caso di Clara V., una giovane studentessa universitaria con una vita del tutto ordinaria fino a pochi mesi prima. Difatti, mentre si stava recando in motorino all’università, Clara ha un piccolo scontro con un’auto ad un incrocio a Tor Vergata, in conseguenza del quale cade a terra e batte la testa. l’incidente, che sembrava non averle causato alcun danno, ha invece delle conseguenze drammatiche: la giovane cade in uno stato di deliquio amoroso e in una sfrenata fregola sessuale ogni volta che le capita di pensare all’onorevole Maurizio Gasparri. La poverina è disperata: “non mi piace nemmeno, e poi io voto Vendola” dice tra gli spasimi, quando il professore le mostra una foto di Gasparri che porta a spasso il cane. Ma il corpo non le risponde: se entra in un bar mentre il televisore acceso mostra una rassegna di politici intenti a pontificare sul niente, Clara crolla al suolo gridando, preda del furor orgiastico. Se per sbaglio legge su un giornale una dichiarazione insensata dell’ex ministro, spesso sviene a causa del suo disturbo. “La poveretta è terrorizzata: non solo rischia continuamente di cadere vittima dell’onnipresenza mediatica del mentecatto, ma trema al pensiero di cosa potrebbe accaderle se lo incontrasse di persona. Se il suo disturbo la spingesse a copulare con lui, quali conseguenze potrebbero intervenire nella sua psiche? Purtroppo non posso fare niente: la scienza è impotente, di fronte a Gasparri”.
5 commenti:
Mi era mancata un po' di sana ironia!
;-)
Un po' mi vergogno, ma ammetto che la foto di Gasparri che porta a spasso il cane...
nota sulla foto dell'header: se quel poverino che si guardava indisturbato il carnevale dovesse imbattersi nel proprio ritratto non credo sarebbe felice. Certo anche lui, la coroncina...
dai, la Gasparrifilia è rarissima!
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