Un giustificato motivo per (parte della maggiore etade)
Stamattina, che ero a far colazione al bar perché a casa abbiam finito i rigoli, accanto a me al bancone del bar c'era una strappona in tacchi alti e labbra botuliniche e seno prospicente evidenziato dal wunderbra e occhiali a specchio (che io la gente con gli occhiali a specchio la uso per sistemarmi i capelli). Ecco, io avevo sonno e aspettavo il mio cappuccino, e c'era questa tizia accanto a me che si vedeva benissimo che si stava domandando perché non la stessi guardando, e stava di mezzo profilo verso di me, con l'espressione tipo "pezzente, che non mi vedi? Guarda come son figa".
E niente, al mondo c'è anche questa gente qui, per dire.
La parola al logorroico et involuto Giangi.
Heike
Arrivo!
Ehm,..Partenza!
Chi lo sa, in un certo senso io dovrei essere l'unico in grado di dare la risposta esatta.
Mi immagino seduto su quella poltrona scomodissima del famigerato programma televisivo "il Milionario", faccia a faccia con me stesso. Mentre mi sorrido e compiaccio sbeffeggiandomi con quell'aria di falsa indifferenza, ogni tanto butto l'occhio sullo schermo dove a caratteri bene visibili lampeggiano le caselle: "arrivo - partenza".
Eccole lì, le prime e ultime due risposte ad un viaggio ricco di domande, di quesiti esistenziali, in cui a farla da padrone son stati i "se" i "ma" e i "forse".
Che siano solo due semplici parole in grado di sintetizzare una vita? La mia vita?
Ah, ci risiamo, un'altra domanda, ed io devo trovare una risposta, che incubo!
Sta di fatto che davanti a me c'è il regionale Bologna - Prato con le porte spalancate, pronto ad abbracciare me e le mie valige per questo ultimo viaggio, quest'ultima ora di passione. Neanche la statistica ha infatti la forza per insinuare un qualche remoto dubbio sulla possibilità che questa tratta non fili liscia fino alla destinazione toscana.
Ancora con il fiatone per l'estenuante corsa al binario mi giro come se stessi cercando qualcuno, il controllore, un pendolare, uno sguardo amico che mi rassereni che aiuti a gridare a me stesso la risposta della vita.
La realtà ancora una volta lascia spazio all'immaginazione e a quel faccia a faccia che, inesorabile, continua. Puntata storica diranno un giorno, chissà, sta di fatto che sono nel vivo di una partita a scacchi con me stesso e non devo perderla. Le mie mosse vengon replicate in maniera scientifica dall'altra parte della scacchiera, "arrivo e partenza" sembrano annullarsi a vicenda. Azzardare una risposta sarebbe come, liberare la regina e sacrificarla per puntare su alfieri e torre, rischiare di andare in scacco.
Sta di fatto che in scacco probabilmente mi ci trovo dall'inizio della partita e da quando ho avuto la presunzione di poter dare un contorno ad una vita che di cornici non ne vuol sentir parlare.
Arrivo - Partenza, nienete altro che parole ammaccate e ammuffite dietro sguardi misteriosi e vaniscenti che hanno avuto però la forza di uscire allo scoperto e mostrarsi nella loro diametrale opposizione, che da sempre si intrecciano perdendo i propri contorni, convinte che esista un giustificato motivo che le faccia vivere insieme accettandone le diverse sfumature.
Esco dalla sala del Milonario, non faccio caso al mormorio del pubblico che ansioso aspettava accendessi una delle due risposte. Nessuna delle due è quella giusta e nessuna delle due è errata.
Rientro nel mondo reale, salgo su quest'ultimo treno, metto le cuffie e do spazio a Bohemian Rhapsody dei Queen, lasciando che con la sua folle ritmica si prenda gioco di questo mio momento di empasse, ma che probabilmente come nessun'altra canzone riesce a dipingere al meglio questa sorta di contrasto esistenziale che mi avvolge e mi accompagna su qualsiasi treno decida di salire.