De Vermis Mysteriis
Le prime apparizioni di quello che, in seguito, sarebbe stato indicato col nome scientifico di Chartaebacterium Gustatens, sono, per motivi ovvi, oramai poco documentate. Rimangono tracce di quell'epoca soltanto in alcune melodie orecchiabili, e in alcune pubblicazioni scientifiche della Cairo editore.
Il batterio che, ancora oggi, è conosciuto col nome volgare di Verme Sapiente fece la sua prima comparsa nelle Americhe settentrionali. Senza alcun preavviso, interi scaffali delle più grandi biblioteche del continente si trovavano popolate di libri bianchi, che d'improvviso non contenevano più alcuna parola. Volumi che contenevano i più grandi capolavori della letteratura mondiale si trovavano ad ospitare niente altro che il vuoto, scomparendo da essi anche i titoli e gli indici. Solo talvolta sopravvivevano le prefazioni o le introduzioni scritte da celebri saggisti o curatori televisivi, ma per il resto, le parole di Moby Dick o di Great Expectations o di Wuthering Heights si dissolvevano come nebbia, svanivano, affondando nel candore della carta. Lentamente la malattia si diffuse da una biblioteca all'altra, poi alle librerie, e infine nelle case, e attaccò ogni parola che poteva essere giudicata meritevole di immortalità, consegnandola all'oblio. Narrativa, saggistica, poesia, filosofia, niente sembrava sottrarsi all'avanzare del morbo, che tuttavia denotava un comportamento orientato alla ricerca di componenti stilistiche alte: ad esempio nella Connecticut national Library di Hartford la malattia assunse un comportamento assolutamente imprevedibile, attaccando libri da uno scaffale all'altro, anche molto distanti tra loro, ma lasciando intatti, almeno all'inizio, volumi ben più vicini. La motivazione era da ricercarsi, come divenne in seguito evidente, nel fatto che il batterio era un gourmet, e andava alla ricerca di testi che soddisfacessero il suo gusto ricercato. Riproducendosi ad un ritmo elevatissimo, finiva per accellerare il processo di dissoluzione dei capolavori, e quindi finiva per ripiegare su testi di delicatezza inferiore, i best sellers, poi i tascabili, i romanzetti rosa e infine le raccolte del Reader's Digest. Tuttavia, per quanto velocemente diminuisse la disponibilità e la qualità del suo cibo, mai, mai accadde che riuscisse a divorare tutto: alcuni testi, dalla sintassi incerta e dalla grammatica imbarazzante, rimanevano del tutto indigeribili anche al vorace appetito del Verme Sapiente.
Dilagando come una peste attraverso le Americhe, non impiegò molto a raggiungere il vecchio mondo e ad infestare le biblioteche di tutto il pianeta. A nulla valsero i tentativi di proteggere i libri rinchiudendoli in cassaforti sotterranee, o imbustandoli in contenitori sottovuoto: il verme sapiente riusciva sempre a raggiungere il proprio pasto, quasi che la capacità attrattiva de I Fratelli Karamazov fosse superiore alle barriere che l'inventiva umana poteva porre alla sua rapacità.
Non solo. Ben presto ci si rese conto che una mutazione era intervenuta nel vorace batterio, e che la piaga non più già riguardava inchiostro e carta, ma qualunque supporto capace di sostenere prova di creatività artistica. Le pizze cinematografiche cominciarono a dissolversi, fotogramma dopo fotogramma; gli spartiti si trovarono a non contenere altro che chilometri e chilometri di vuoto pentagramma; nelle cattedrali l'intonaco prese il posto degli affreschi trecenteschi. E quando si pensò infine di salvare le opere rimaste digitalizzandole e riversando nei computer copie magnetiche dello scibile umano, apparvero le nuove mutazioni, i virus digitali, dei quali il più celebre fu certo il terribile (nonchè invulnerabile - persino ad Hijackthis) appetitum.exe, capace di svuotare i dischi fissi anche degli elaboratori spenti. Lo riaccendevi e, puf!, la Divina Commedia non esisteva più.
In pochi anni, il mondo fu popolato di libri bianchi, vinili vuoti, cornici che incorniciavano tele non dipinte, fotografie non impressionate. Non solo: anche in un mondo depauperato dall'arte, il batterio sopravviveva, dato che, ogni qualvolta qualcuno cercava di scrivere, traendole dalla propria memoria, le parole con le quali iniziava Il Maestro e Margherita, il batterio attaccava, e l'inchiostro svaniva dopo pochi secondi.
Così, aspettando che qualche scienziato geniale scoprisse un nuovo composto antibiotico capace di ridar vita a ciò che non c'era più, l'umanità imparò ad accettare la nuova sua condizione, e cominciò ad appassionarsi a ciò che il verme sapiente aveva trovato indigeribile e lasciato intatto, scoprendo, nei libri di Moccia, una nuova dimensione dell'esistere.
Curiosamente, i blog mai furono toccati dall'azione del verme.
5 commenti:
Eh, mica tanto curiosamente...
;-)
E i libri di Bruno Vespa, quelli se li è pappati il verme sapiente?
una bellissima allegoria del presente
il titolo del post mi è familiare..
Quindi quelli che hanno la tenia sono da considerarsi esseri dalla superiore creatività artistica?No perchè ricordo che il mio gatto...
Leli.
B R A V O ! molto bello, grazie
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