Volare in Ryanair è un’esperienza didattica, nel senso che si impara sempre qualcosa. Siccome sono anni che ci viaggio (cominciai nel 2001, un volo della speranza verso Londra insieme a Giangi, che mi diceva che il motivo per cui i voli costavano poco era che gli aerei cadevano) oramai ho imparato talmente tanto che ho raggiungo la qualifica di docente – o guru, non ho ancora capito la differenza, ma non me ne guru (ahah, che sagoma).
Ma veniamo a noi.
IL CHECK-IN ONLINE
La Ryanair è una compagnia low-cost perché ha una politica low-budget o, come altri la definisce, da barboni. Per farti costare poco il biglietto devono ridurre i costi. Si tagliano i costi del personale di terra: via le biglietterie (si compra su infernet) e via il check-in. All’inizio pensi sia un vantaggio: non devi presentarti al check-in due ore prima del decollo, ma ti limiti a farlo on-line. Ne approfitti per dormire di più (tipo due ore). Ma cominciano i problemi: per fare il check-in hai una finestra temporale ben precisa, a ridosso del volo. Così qualche giorno prima ti metti lì buono buono davanti al tuo computerino a compilare tutti i form, quando ti viene chiesto il numero del passaporto.
Vai a cercarlo e non lo trovi.
Dopo quaranta minuti rinunci e usi la carta d’identità.
Che è scaduta.
Va be’, la patente.
Non è un documento valido.
Il passaporto, dai.
Non lo trovo.
Meglio cercare di nuovo.
Ho detto che non lo trovoooo, cosa sono, idiota?
Voglio litigare? Non c’è mica bisogno di offendere. E poi, guardo che mi devo dare una mossa, il check-in on line può essere effettuato in una finestra temporale ben precisa.
Si, fino a quattro ore prima del volo.
Esatto.
Mancano cinque giorni al decollo.
Appunto, diamoci una mossa, voglio?
Sono un idiota.
La vogliamo smettere di offendere?
Vado in Comune a rifare il documento.
Ahah, buona permanenza in Italia.
BAGAGLIO A MANO
All’inizio 10 kg ti sembrano un’esagerazione. “Dieci chili? E che devo portare, mattoni? Con un paio di magliette e due mutande sono a posto”. Un paio di magliette, due mutande, tre jeans, camicie, felpe, spazzolino, dentifricio, shampoo, ciabatte, scarpe di ricambio,il phon, un paio di libri, calzini, la macchina fotografica e gli indispensabili cerotti per la respirazione notturna dopo, capisci che dieci chili sono una misura ottimistica. Togli un paio di pantaloni e una felpa, scambi un libro con uno più piccolo, ti metti la nikon a tracolla e ripesi il tutto. Dieci chili e novecento. Lasci un paio di scarpe di ricambio. Dieci chili e duecento. Lasci il phon, ti asciugherai i capelli al sole. Nove chili e cinquecento. Ottimo, ci sta pure un Urania da comprare in aeroporto.
All’accettazione ti pesano lo zaino (tu sorridi compiaciuto). Poi lo misurano altezza larghezza profondità. “Signore, la sua borsa eccede le misure massime. Non possiamo lasciargliela portare in cabina, a meno che non ne riduca in qualche modo la larghezza”. Panico. Svuoti le tasche laterali (tra dieci minuti aprono l’imbarco), togli le cose che c’hai stipato cercando di usare discrezione (ti cadono sul pavimento, tutti scoprono che compri le mutande alla coop), le sposti nella tasca superiore. Hai riempito lo zaino con metodicità da giocatore di tetris, adesso strappi fuori le camicie con la furia del disperato e le sposti altrove appallandole. Ti restano fuori due magliette. Fanculo, pensi, tanto sono vecchie, e le butti nella monnezza. Misuri lo zaino e adesso va bene. Vai all’imbarco, ti passano il bagaglio nello scanner. Quando esce arriva una ragazzina in divisa e prende il sacchettino dove hai messo i liquidi. Tira fuori la bottiglietta di shampoo e la butta nella monnezza.
“Guardi che non si possono portare a bordo liquidi superiori a…”
“L’AVEVO DIMENTICAAARRR!!!”
Va be’, tanto non avevo nemmeno il phon.
SALIRE A BORDO
Passato l’imbarco (con le sempre cortesi hostess di terra di Ryanair, in perenne sindrome premestruale) scatta il pronti-via. Corri verso l’aereo con tutta la forza delle tue zampine, per riuscire a salire a bordo prima della vecchia davanti a te.
Ok, la vecchia è andata, cerca però di salire prima del tizio con le stampelle. Quanto può andare veloce uno con le stampelle?
Va bene, lasciamo perdere. Il bradipo, supera il bradipo almeno!
Come era lecito aspettarsi, sali a bordo per ultimo, quindi non ti tocca il posto al finestrino, né il posto sul corridoio, ma il posto centrale. Tra due ciccioni sudati. Che odorano di soffritto di cipolla. E che non smetteranno un attimo di parlarsi tra di loro, sputacchiando da orribili fessure tra i denti (avevo menzionato i denti gialli?). Ma tu resisterai, cercando di dormire. O almeno, ci proverai fino al momento in cui il tuo vicino di sinistra si toglierà le scarpe, subito imitato da quello di destra. Come è lecito aspettarsi, nessuno di loro indossa i calzini.
LA POLITICA DI BORDO RIGUARDO L’ACQUISTO COMPULSIVO
Una cosa che mi stupisce ogni volta di più dei voli Ryanair è l’insopprimibile capacità del management di Dublino di inventarsi sempre nuove fonti di approvvigionamento di vil danaro.
Cose che puoi acquistare a bordo di un volo Ryanair:
- panini caldi
- panini freddi
- panini tiepidi
- toast
- frutta fresca
- caffè
- thè
- succo di frutta (arancia, pesca, pera, ananas, tamarindo)
- patatine fritte
- cioccolata calda
- chili con carne
- trippa
- chili con trippa
- frutta calda
- macedonia di panini
- lassativi
- un modellino giocattolo dell’aereo sul quale stai volando, che se guardi dentro i finestrini puoi vedere te stesso stretto tra due ciccioni scalzi mentre le hostess ti suggeriscono di comprare un modellino dell’aereo sul quale stai volando, che se guardi dentro puoi vedere te stesso che ti mandi affanculo.
- biglietti dell’autobus per raggiungere la città nella quale stai atterrando.
Questa è una finezza: “ecco il suo biglietto per Londra. In realtà la lasceremo a circa trecento chilometri dalla periferia di Manchester, ma può prendere il nostro autobus per raggiungere la sua destinazione”. Un’ora di volo, tre ore di autobus . Adoro la Ryanair.
- gratta e vinci. Non sto scherzando.
ATTERRARE CON RYANAIR
Fino a due settimane fa credevo che l’unica (e sottolineo l’unica) cosa più ridicola delle hostess e degli steward che ballettano goffamente per spiegarti dove sono le uscite di emergenza e come si gonfia un safety vest (a proposito, ancora non ho capito 1 – dove si trova 2 – come si gonfia 3 – che me ne faccio se precipito su una montagna), dicevo, l’unica cosa più ridicola fosse l’applauso alla fine dell’atterraggio. Bene, alla fine dell’atterraggio, un attimo prima che la signora pesantemente truccata della terza fila inizi a battere le mani al pilota, parte un jingle musicale che festeggia l’atterraggio. Grazie Ryanair, per avere aggiunto ancora più motivi di imbarazzo a questo già imbarazzante viaggio.
PROSSIMAMENTE
- Quello che dicono veramente i foglietti di istruzioni per la sicurezza sugli aerei Ryanair.
- Le grandi domande: ma se uno ha il mal d’aereo, il sacchetto per il vomito se lo deve portare da casa?
- Fare pipì durante un vuoto d’aria: questa suoi miei pantaloni è solo acqua.