venerdì, ottobre 05, 2007

Ve lo do io il Brasile! 2/4

Breve intro:
Che poi, da quando mi son deciso a sottrami dalla schiavitù della pubblicazione e tutti i costi, costi quel che costi, costante costruzione costrittiva, mì, respiro meglio. Adesso si che se ne parla, e mi son venute anche un sacco di idee su nuovi post, tipo uno che dice che Gabriella Carlucci è in realtà una donna, o un'altro sul fatto che "un altro" si scrive senza apostrofo, perchè è genere maschile, oppure quello sul fatto che il Kaiser Guglielmo non sapeva pronunciare la parola austroungarico senza spettinarsi. Ma ancora li devo scrivere, quindi.
Ed è per questo che interviene in scivolata il buon Adzo, che si risveglia dal coma letargico indottogli dall'eccessivo uso di sostanze stupefacenti tipo la candeggina (ma non è stupefacente?!) e ci propina la seconda puntata del Brasile visto dall'Italia (e dell'Italia vista dal Brasile, pure).
Vai Adzo!

Buongiorno a tutti carissimissimi amici!
Era un po’ che non ci sentivamo, viste varie vicissitudini che ci avevano tenuti lontano, e quindi recuperiamo subito il filo interrotto, gli facciamo un nodino, e ripartiamo con la nostra avventura in terra brasiliana. L’ultima volta avevo promesso di parlare di un argomento molto discusso e cioè delle favelas.
Cosa sappiamo in realtà delle favelas? Quello che filtra nei nostri telegiornali e rotocalchi rispecchia ciò che è la realtà?
Siamo sempre stati abituati a pensare alle favelas come zone povere, nelle quali si concentrano delinquenza e rassegnazione ad una vita di stenti. Allora perché questo termine non è stato importato anche in alcune zone italiane o usato per definire le baraccopoli che circondano le megalopoli americane? Molto semplicemente perché “povertà” non è ESATTAMENTE un sinonimo di favelas. Come già detto nella puntata precedente nelle città brasiliane il tessuto urbano è molto vario e le zone povere si uniscono a quelle ricche direttamente nei centri città, quindi possiamo tranquillamente dire che esistono baraccopoli anche in Brasile…zone di vera e propria povertà in cui non si possiede nemmeno un tetto di paglia dove vivere. Ultimamente (oramai da diversi anni) il governo Lula ha intrapreso una campagna per garantire a tutti un tetto e convertire in mattoni ciò che prima era semplice fango e lamiere. Adesso infatti anche le zone povere hanno un architettura di mattoni e ciò aiuta molto sia l’igiene che la qualità della vita delle persone che vi abitano.
Ciò, però, ancora non ci aiuta a distinguere le favelas dalle semplici zone povere. Infatti il Brasile ha una geografia molto varia e quasi tutte le città hanno una zona collinare e una zona in pianura. Questa distinzione, che sembra futile, in realtà non lo è in quanto per definire una favelas non si può prescindere dalla zona dove si colloca. Per definirsi tale una favelas deve, come dire…arrampicarsi!
Deve essere uno strato su strato di tetti e terrazzamenti in cui, sì esiste la povertà, ma si trovano anche elettricità e fognature, acqua potabile e strade.
La favelas infatti oltre a non essere uno specchio reale della povertà è forse lo specchio della vita al di fuori delle leggi, leggi che si bloccano ai suoi confini.
Intendiamoci: nelle favelas vivono tantissimi lavoratori con stipendio, e famiglie normali che magari non navigano nell’oro ma sopravvivono dignitosamente. La differenza fondamentale è che le leggi non esistono, o per meglio dire, le leggi sono fatte dal rispetto comune (se le persone lo possiedono) e dal non rispetto (nel qual caso non ci sono leggi da applicare). Normalmente hanno la propria casa o fortino in queste zone molti narcotrafficanti che ricoprono la stessa funzione dei vecchi “don” di paese, comandando e ristabilendo l’ordine…problema piuttosto spinoso quando due o più bande si contendono i commerci della favelas instaurando vere e proprie guerriglie urbane.
Vi consiglio a tal proposito un film molto bello e realistico sulla vita nelle favelas e la loro storia, si intitola “Cidade de Deus”, uscito in italia con il titolo “City of God”, produzione totalmente brasiliana che fu anche candidata agli oscar… Nel film vedrete un po’ di avvenimenti nelle favelas, a detta di molti molto realistici e veritieri. Vi avverto comunque che non è un film “leggero” quindi preparate gli animi…
Tornando al nostro discorso proviamo a girare la domanda:
Cosa pensa un brasiliano delle nostre zone povere:
Al primo impatto ovviamente un brasiliano non riesce a distinguere le zone povere che si possono trovare da noi, proprio per la diversità architettonica che le distingue da quelle a cui è abituato. E’ probabile infatti che sia più propenso a identificare le nostre zone povere in relazione alla loro vecchiaia (vedi centri storici mal tenuti e case pericolanti)! In realtà ad uno sguardo più approfondito anche il brasiliano medio si rende conto che non esistono zone similari nel nostro paese, ma coglie al volo la somiglianza tra le favelas e le periferie degradate soprattutto delle grandi città, questo perché riesce a notare l’atteggiamento e le abitudini delle persone. Quindi, anche non riuscendo per molti motivi a poter identificare una vera e propria favelas in Italia, ci si rende conto che le differenze alle volte sono solo lessicali e non seminali. Questo dovrebbe far riflettere su come, molto spesso, si giudichi senza guardarsi in casa…ma questa è una frase molto inflazionata non credete??
Anche per questa puntata vi saluto con tutto il mio affetto e alla prossima nella quale parleremo di luoghi turistici brasiliani non convenzionali!
Adzo

Nell'immagine la più grande favelas del mondo, a Rio de Janeiro

6 commenti:

Gianluca Pistore ha detto...

grazie per la precisazione, vedrò di inserirla. ciao gianluca

makkox ha detto...

...e infatti. Tu parlavi e io ri-vedevo City of God.
Un filmone in tutti i sensi, non solo per i contenuti (addirittura lo considero un film divertente!... comunque non dal taglio convenzionalmente giornalistico-drammatico che ha di solito il cinema di "impegno sociale").
Estendo il tuo consiglio alla serie tv tratta dal film.

M.

Anonimo ha detto...

Di quel film ancora rammento la scena della pusher che rimasta vedova.. si faceva .. come dire.. faceva i lavoretti ai bambini, che per un po' di roba avrebbero fatto qualsiasi cosa..
ecco, ora mi sono eclissata nuovamente.. te possino Akka..
:D

Anonimo ha detto...

Ma non ci è specificato che tipo di brasiliano deve vedere le nostre zone povere. Se ci viene Nelson pique' o pele' ci fanno schifo tutte le zone, perchè loro stanno nei grattacieli con il maggiordomo, a servizio completo, sia in brasile che in tutti gli altri posti. Se ci viene uno povero, anzi un povero dal brasile non ci viene, e che deve vedere,quindi niente. certo che questo sito è proprio strano.ciao

Heike ha detto...

Io Carmelo lo ammiro troppo.
Grazie Carmelo.
Grazie.

Anonimo ha detto...

Molto chiara la tua spiegazione...
io Italia ci sono andata sei volte e ho potuto vedere la diferenza per esempio di una città come Porto Fino e l'altra come Casamarciano...
Ti saluto da São Paulo.
Fatima