venerdì, giugno 06, 2008

Un giustificato motivo per (parte undecima)

A fronte di una preoccupante emorragia di idee che questo blog sta attraversando, e in forza del fatto che è giugno, le giornate si sono allungate, sta arrivando l'estate, la vita è bella e devo lavorare uno stonfo, vi lascio, questo fine settimana, con il nostro buon vecchio Giangi, collaboratore oramai storico, e la sua rubrica interminabile sul viaggio che mesi (quasi anni) fa ha fatto da Milano a Città Cupa.
Vi avverto: ieri mi ha detto che siamo solo a un terzo del viaggio.
Ma non ho capito se attraverso l'Italia o attraverso la sua testa.
Buona lettura!
Heike

Ancora fermo, proprio quando sembrava che si fosse tracciato un percorso chiaro. Forse è stato un peccato di ingenuità, chissà, ma qualcosa mi dice che ancora una volta le aspettative hanno corroso l'idea di aver ascoltato una nota delicata o magari di aver iniziato a dipingere un quadro con colori indelebili, idea che probabilmente doveva essere lasciata alle braccia del vento senza fingere di proteggerla con i "se" per poi anestetizzarla con i "forse"
Che sia allora! Rimane comunque il fatto che il treno è fermo sulle sue posizioni e non accenna ad avanzare. Cerco con lo sguardo di captare segnali, impressioni, soluzioni dalle persone nello scompartimento, ma paiono smarriti, increduli e pian piano si cominciano a ben delineare nei loro volti sfumature di incazztura indomabile. Meglio continuare a sentire musica e lasciare che la logica e la razionalità, che ogni tanto tornano a bussaare nella mia mente, prendano il sopravvento. Ringrazio a tal proposito Mr. Bon jovi, non quello degli ultimi 10-15 anni, ma quello giovane che oltre a fare il figo sul palco componeva melodie apprezzabili come quella di "these days".
Il treno si anima, comincia un via vai di gente che smanaccia, si agita, si siede, poi si rialza, per poi risedersi sempre più esasperata. La situazione mi diverte, decido allora di seguire per un pò questa ondata delirante di gestualità e mi affaccio dalla mia postazione, do quindi un'occhiata alle valige e fingo di trovar loro una più comoda sistemazione, così, tanto per legittimarne il mio possesso. Sospendo per un attimo il mio personalissimo viaggio nella musica e intraprendo l'itenerario del pendolare muovendomi verso altri vagoni alla ricerca del capotreno. Ovviamente il mio iter dura un paio di carrozze, figuriamoci se sacrifico del tempo alla musica per avere notizie su quella che decido di sentenziare come una tipica sosta di scambio tra treni in ritardo.
Mentre torno al mio posto incrocio lo sguardo con un gruppo di giovani viaggiatori che come me sembrano non soffrire più di tanto questo immobilismo, ma che a differenza di me sembrano avere risposte meno presuntuose sul perchè di questa sosta tra i campi emiliani. Beh col senno di poi sarebbe forse stato meglio non venire a conoscenza dei motivi di tanto attendere, in breve, pare che i "no global" avessero organizzato un'intelligentissima maifestazione nei pressi di bologna paralizzando il traffico ferroviario. La mio egocentrismo e smania di protagonismo mista ad una certa sensazione da perseguitato politico mi portano a chiedere se stiano cercando proprio me, ma torno subito tra i comuni mortali ed alla mia postazione, do un pacca alle valige in segno di rassegnazione e riprendo a respirare musica.
Alla fine tra me e me mi dico: dovrà ripartire no? non importa quale sia il binario su cui continuare, non val la pena spendere tempo a chiedersi se o quando ripartire, basta avere un giustificato motivo per farlo.

12 commenti:

gb ha detto...

lavorare uno stonfo?

Carmelo666 ha detto...

Ciao. Io ancora non ho capito una cosa e cioè se quello che scrive dei viaggi in treno sei tu ma con un nome diverso o è davvero un altro che ti scrive dei pezzi e poi tu li ricopi sul blog.. A uno che conosco è successo che stava in treno (il locale che va a ) ed è rimasto fermo sui binari per 16 ore, con i finestrini sigillati, pure. è successo un casino vennero i carabineri ecc. ma questo diversi anni fa. ciao.

Carmelo666 ha detto...

non ho scrito dove andava il treno e ciòè a Isernia.

Anonimo ha detto...

in quanto elle posso confermare testimoniare e giurare che si tratta del delirante giangi in carne ossa e idee che purtroppo non è un alter ego di heike ma un personaggio realmente esistente, nonché realmente anche se sporadicamente pendolante fra milano e città cupa.

Numero 6 ha detto...

Uno stonfo = toscano per 'na cifra

Anonimo ha detto...

X Giangi allora!....Ho capito che il tuo giustificato motivo per descrivere i tuoi racconti in treno,equivalgono per me all'essere stato pendolare in passato e ad avere tutt'ora dopo molti anni di distanza l'immagine sempre viva della strada che ogni giorno percorrevo in macchina.La strada,(raccontata anche in letterature film ecc..)e' un segno concreto di partenza e arrivo nel quale noi scorriamo avanti e indietro come una pallina da ping pong.E' simile alla vita dell'uomo che va avanti e indietro ma che pero'ogni minuto ogni ora,ogni giorno,anno che passa,si accorge di percorrerne una piu astratta capace di vedere i cambiamenti sia della strada concreta che della sua astratta diventata nel frattempo piu vecchia.:)

Heike ha detto...

Credo di doverlo ripetere per l'undecima volta (ma elle mi anticipa sempre): io e Giangi siamo persone differenti, che occupano uno spazio-tempo differente.
Oltretutto lui puzza e io no. Ah.

Detto questo, lascio che a rispondere a Tzi e a Carmelo sia il medesimo Giangi (anche se la possibilità di rispondere al Carmelo dell'Apocalisse mi affascina sempre - grande Carmelo), e ne approfitto per salutare quella capra ignorante del gb che non conosce il termine stonfo, e il sapiente numero 6, che invece lo conosce.
Benvenuti sul blog che ogni giorno vi impara una parola nuova dell'idioma dantesco! Enjoy!

gb ha detto...

infatti mi sembrava di aver già sentito "stonfo". era nella divina commedia!

-harlock- ha detto...

Pure io non ho capito se tu e il giangi eccetera.
Ma in fondo, che mi frega?
Che il giangi sia un'altra persona o un gruppuscolo di neuroni ribelli nella tua corteccia (che ti hanno convinto di esistere come persona fisica e pure di puzzare, aò) poco importa.
Scrivete bene entrambi, anche se con stili differenti.
E poi le robe sui treni mi piaciano un sacco, comprese le citazioni di apaz.
(Eccheccazzo, cos'è che mi tocca scrivere adesso? DZPQIXI? E toglila sta pippa dai commenti, heiku, dai..:)

Anonimo ha detto...

prima di tutto grazie per i commenti, mai ricevuti così tanti...sto diventando famoso, ora tento di rispondere, sono le 10 am di un sabato in cui il trapando condominiale ha iniziato da 2 ore a martellare, quindi non garantisco lucidità:
carmelo666: il treno era (ma ancora esiste) IC PLUS Milano-Terni 11:10am arrivo previsto per Prato 14:15. all'11esimo cap siamo dopo piacenza e sono le 13:15 circa
elle: grazie
fife: meno male che c'è elle
tzi: concordo sulla partenza, sull'arrivo beh ci sto lavorando ancora. quanto alla strada diventata più "vecchia", cambierei il termine con "passata". il carattere spazio-temporale del viaggio fa da cornice alle evolozioni e involuzioni della mente di un folle che non possono essere contestualizzate in un tempo o in un luogo. (...ma icchè ho scritto!!)
harlock: giusto fregarsene...beh alla fine uno si legge il capitolo non il nome di chi lo ha scritto.

g.

Anonimo ha detto...

Trattandosi della strada astratta,pensiamola " cresciuta" a meno che tu non "goda" della sindrome di Pan

Artemisia ha detto...

La preoccupante emorragia di idee è un virus che si sta diffondendo tra i blogger. Sarà la stagione. :-)
Saluti al Giangi e non lavorare fino a stonfare!