Capitolo uno
Sono le due di notte.
Davanti, solo la striscia d'asfalto illuminata dai fari. Intorno a me una distesa di buio.
Il cielo è coperto, non c'è la luna, e nessun lampione, niente, solo, in lontananza, la luce fioca di qualche casa sulle pendici delle colline, e, ogni tanto, i fari di una macchina, lontana.
Il navigatore tace, perché non ce l'ho, e ripenso alla settimana scorsa, quando ero indeciso se comprare un TomTom o fare una donazione per un progetto di cura dell'Unicef contro il rachitismo infantile in Namibia.
Maledetti negretti.
Sono le due di notte, mi sono perso in aperta campagna, il telefono è scarico e non riuscirò mai a ritrovare l'autostrada.
Ho sonno.
Ho fame.
L'ultima cosa che ho mangiato, dieci ore fa, era un camogli freddo all'autogrill di Podenzana.
Che fame.
Che sonno.
Sono così stanco che la testa comincia a ciondolarmi, alla radio passano la Ninna Nanna di Brahms, e un intesno profumo di camomilla arriva dai campi attorno a me, io...
ATTENTO!
Qualcosa mi taglia la strada, inchiodo!
Cos'era?
Niente, forse una lepre, o un gatto.
Tiro un bel respiro, ho bisogno di muovermi, di svegliarmi, sennò qui finisco in un fosso. Spengo il motore e scendo.
Mi stiro un po', i muscoli indolenziti, sbadiglio.
All'improvviso sento un coro di ululati, non molto lontani.
Mi dico che non sono lupi, ma cani, e che quelli non erano ululati, ma simpatici guaiti, ma mi si gela il sangue: da un campo, molto vicino, arriva un rumore, come di qualcosa che si muove.
Qualcosa di pesante, che respira.
Poi, mentre sono immobilizzato dalla paura, la luna esce dalle nubi, e vedo che nel campo non c'è nient'altro che una grossa quercia, con le foglie mosse dal vento. Respiro di nuovo, e mi accorgo di qualcosa che prima, col buio, non avevo visto: sulla destra, poco più avanti, una strada taglia in due i campi, e raggiunge una casa.
Senza pensarci, salto in macchina e riparto. Faccio così, penso: suono il campanello, mi scuso per l'ora tarda, chiedo le indicazioni per raggiungere l'autostrada e riparto (prima mi scuso di nuovo).
Arrivo davanti alla casa, spengo la macchina e scendo.
Da una finestra si vede una luce accesa, c'è qualcuno sveglio, bene.
Busso alla porta.
Silenzio.
Aspetto.
Ancora silenzio.
Busso di nuovo.
Silenzio.
La porta si apre lentamente.
Appare un uomo orribilmente deforme, tanto basso da sembrare un nano, gli occhi, gonfi, che sporgono dalle orbite e la schiena piegata da una mostruosa gobba. Mi guarda, da sotto in su, e dice:
- Desidera?
- Ah...mi scuso, maaah...temo di essermi perso. Potrebbe mica indicarmi la strada per raggiungere l'autostrada?
- Si,
mi dice
- potrei.
Silenzio.
- Bene. Me...la...dice...?
Silenzio.
- No. La strada è interrotta. Il ponte è crollato. Non può passare. Ma è fortunato - gli scintillano gli occhietti - questa è una locanda. Può dormire qui, se vuole.
Voglio?
Penso alla strada buia, al sonno, al vagare senza una meta.
Forse, forse potrei rimanere qui, fino a domattina.
Lo guardo.
E' un coltello quello che nasconde dietro la schiena?
Ok gente, siamo in una impasse narrativa.
Cosa deve fare il nostro eroe?
Entrare nella locanda irta di pericoli gestita da Aigor, o risalire in macchina e cercare la via nella pianura infestata da lupi mannari?
Datemi una risposta, datemi feedback, ho bisogno del vostro aiuto per ritrovare l'autostrada!
(Per chi non l'avesse capito, sto iniziando una specie di storia a bivi, e la porterò avanti sulla base delle indicazioni che riceverò nei commenti. Vi piace l'idea?)