Un giustificato motivo per (parte quarta)
Ritorna coso con la cosa delle cose.
Insomma, Giangi, il viaggio (interminabile) verso sud.
E' ancora in stazione.
Partirà mai?
Vai col lissio!
......Sei quasi arrivato, mancano pochi metri, finalmente la tua tenacia sarà premiata, ma di colpo ti arresti. Non è la prima volta che ti succede, guarda caso capita sempre quando sei vicino al traguardo, quando stai per concretizzare un idea, un progetto, quando stai per dare un nome ad un volto, quando stai per dare un colore a un sentimento. Come se ad un tratto quel giustificato motivo che ti porta ad essere lì, ad un passo dalla meta, svanisse, confondendosi tra mille ricordi, tra mille pensieri, inghiottito dalla paura di essere scoperto. Così il battito rallenta, la mente si annebbia e il corpo si rilassa, schiacciato sempre più dal peso delle valige, ma il tuo animo si scalda al vibrare delle parole di Tracy Chapman. Ed allora mi lascio trasportare da questa perfetta armonia di accordi cui si accopagna una voce che viene dal cuore e che al cuore vuole parlare, talvolta per scuoterlo talvolta per accarezzarlo...chi se ne frega della carozza 6 posto 42.
Il treno non c'è! Diavolo! Ma dove cavolo è! Ma è già partito? No, non è possibile, figuriamoci, con tutta la corsa che ho fatto. La situzione comincia ad assumere aspetti abbastanza paradossali. Sono in fila, ormai a due passi dal binario 21 e comincio a chiedermi il perchè. Nei volti della gente leggo preoccupazione, dissenso, stanchezza, eppure non siamo neanche montati sul treno, solitamente questi sentimenti cominciano ad affiorare verso la stazione di Piacenza. Ovviamente non lascio Tracy per stare a sentire le solite chiacchere, ma decido comunque di dare un'occhiata in avanti ed ahimè lo scenario che mi si presenta non è dei più confortanti. Uno squadrone di circa 20 poliziotti in assetto da guerriglia urbana è fermo davanti al binario su cui lentamente fa transitare i clienti trenitalia. Per fortuna la canzona volge al termine e se non sbaglio la prossima è un pezzo della vecchia Tina che, con tutto il rispetto, ancora oggi mi chiedo che ci fa sul mio mp3. Decido allora di tenere l'auricolare solo da una parte nel caso il maresciallo o chi che sia decida di farmi qualche domanda. Chissà poi cosa potrebbe chiedermi, non so, mangiato bene? quanti erano i soldati stramazzati a Nassyria? chi ha vinto i mondiali di calcio? come si chiama quello che abbiamo trucidato a Genova? Di domande cui potrei essere soggetto ce ne potrebbero essere tante, il problema è dare risposte non banali e non ho molto tempo per pensarvici. Lo stress sale via via che mi avvicino, non sono preparato, cosa mi invento: non ho potuto studiare! non ho potuto studiare! non ho potuto! (citazione di A. M. classe V A, Liceo Scientifico C. Livi). Alla fine siamo faccia a faccia, io e Manganello (il poliziotto). Ho fatto caso a come scrutava le persone davanti a me per essere meno impreparato al fatidico incontro, ma il campione cui facevo rifermento è poco significativo, trattasi infatti di due anziani sulla settantina. Sta per alzare lo sguardo verso di me, che faccio...mi invento un'espressione da deficente, tipo sorrisone a 32 denti, oppure viso sommesso, in stile cane bastonato. Ancora una volta davanti ad una decisione critica, inaspettata, imprevedibile. Che fare! cosa scegliere, cosa non scegliere, mi guardo intorno, cerco di strappare un aiuto dal pubblico, ma come risultato escono 2 percentuali al 50%, vorrei chiamare a casa, ma non ho una lira, tolgo l'espressione sbagliata! ma chi mi dice che tolgo quella giusta...Alla fine però senza accorgermene avevo valicato la frontiera, evidentemente Manganello si era reso conto di aver avuto davanti una persona che sarebbe stata un pericolo solo per se stessa...
Gli episodi precedenti stanno accà.
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