Bariloche
Cose che capitano per caso. Ho appena scoperto che domenica scorsa eran diciott'anni che è morto Sandro Pertini, e niente, mi rattrista sempre pensare che certa gente scompare e sembra normale, dopo un po', che non ci sia più.
Che Pertini è morto ormai da prima che nascesse pure gente che legge (e commenta) su questo blog, e mi dispiace che a volte non resti altro che le fotografie, film, qualche ricordo. Non che Pertini io l'abbia mai conosciuto personalmente, sempre e solo visto in televisione, ma saperlo vivo e presidente era proprio un'altra cosa, altro che Napolitano o Ciampi, era lui, il partigiano che avrebbe sparato al mascellone, il mio presidente.
Uno che - e pure Pazienza lo sapeva - avrebbe preso tanti a calci nel culo per tutta la vita, e anche oggi, se ci fosse, comincierebbe da quelli che nella politica non ci credono e dicono che "tanto son tutti uguali". Eh no, signor mio, direbbe (ne son certo), io non sono uguale e nessuno, se lei permette.
Che poi è facile vederlo, adesso che è morto, come un santino, ne convengo con voi, i morti non fanno nè male nè paura a nessuno, e vengono bòni per tutto, guarda Wojtyla. Anche perchè tanto, e lo sanno anche i sassi, l'Italia mica è davvero una democrazia rappresentativa, quelle son fànfole, l'Italia è una rappresentazione di democrazia, dove tutti son buoni a far la parte loro per non perdere nulla, è tutto un rincorrere chi ti può offrire qualcosa, se è vivo bene, se è morto meglio, che non gli devi dare nulla in cambio. Come Berlinguer, che lo puoi pure infilare in campagna elettorale, Walter, usarlo come santino, farci quello che vuoi, ci sarà sempre chi ti dirà "ah Berlinguer, quant'era bravo, c'hai proprio ragione Walter", ma solo per la questione emotiva, perchè i discorsi...basta che abbassi il volume, nelle registrazioni, Walter, e immaginare, fare finta che lui ti dica di sì e sia d'accordo con tutto quello che vuoi fare. Io ero piccino e non me li ricordo, ma i funerali, di Berlinguer, tutta quella gente in piazza per un funerale, voglio vedere chi la porta, neanche per un concerto degli Audioslave.
Figuriamoci, Walter.
(E sempre a proposito di Berlinguer, della serie "vediamo quanto in basso posso scendere", vogliamo parlare di Benigni che si fa prendere in braccio da Mastella?
Almeno l'avesse buttato di sotto, da quelle scale...)
Io questa cosa non la sopporto, e già tante volte l'ho detto, la mercificazione del sogno. Un artista, o chiunque che abbia fatto cose degne di nota, che smette di essere un artista per essere un normale essere umano disposto al compromesso. Io vi supplico, voi che avete segnato la mia infanzia e la mia adolescenza con i vostri esempi, che mi avete fatto credere in cose più grandi di me, non fatemi smettere di credere nei sogni, compite azioni eccezionali, disegnate parabole ardite, ma poi scomparite, abbiate il ritegno di rimanere puri e puliti, non fatevi più, mai più vedere.
Ma aspetta, non servirebbe a niente, è impossibile fuggire al mondo, non basta nascondersi, bisogna farsi dimenticare, essere stati delle persone vere, non dei personaggi, perchè non c'è nulla, nulla di peggio di vedere un copywriter o un editor che stuprano un tuo mito per far vendere assorbenti o motofalciatrici o detersivi per la moquette del bagno, maledetti voi siate, maledetti per sempre.
Bisogna esser come la Gina, la mia nonna, che ai tedeschi col mitra che le volevan prendere la bicicletta disse di no, li spinse via e corse ad avvertire tutti, che arrivavano i tedeschi, scappate, via via!
Ma bisogna esserlo di nascosto, che non se ne accorga nessuno.
La Polaroid smette di produrre le pellicole per le macchinette, quelle con lo sviluppo istantaneo.
A casa mia ce l'avevamo, la macchina Polaroid, ero bambino, ma mi ricordo i miei fratelli che facevano le foto e usciva la foto tutta bianca e dovevi scuoterla, per farla sviluppare in fretta. Poi piano piano appariva l'immagine, ci volevano due minuti, e in quelle foto avevamo le canottiere e i pantaloni corti e i sandali e i panni stesi in cortile e la Simca e la 128 e tutto il mondo era in bianco e nero.
A casa dei miei c'è una scatola, con tutte le Polaroid, ma tante son sbiadite, stanno diventando tutte bianche, qualcuna è scomparsa, in un percorso alla rovescia che l'ha fatta ritornare come appena uscita dalla macchina. E' il contrario dello sviluppo, c'ha messo diciott'anni, invece che due minuti.
Le Polaroid non esistono più.
Ma tanto non le usava più nessuno.
Come tutta questa rabbia.
Nella foto: falli a pezzi, Sandro.