Se ne vadano donne, bambini e individui dalla salute cagionevole o dall'immaginazione eccitabile.
Ora si fa sul serio.
Ora si parla di fumetti.
C'è un'opinione diffusa, quella che i fumetti siano un sottoprodotto della letteratura per l'infanzia, anzi, un succedaneo dei libri, un passatempo troppo piacevole per essere realmente educativo.
Ognuno ha le sue opinioni (anche se sappiamo benissimo, noi che i fumetti li leggiamo, che solo le persone migliori della società - qualunque società - sono in grado di leggere e apprezzare questa robaccia, questi giornalini).
Ognuno la pensa a modo suo (anche se chiunque pensi che il fumetto - come medium - per sua natura sia intrinsecamente inferiore ai libri, ecco, chiunque la pensi così è un mentecatto).
Ognuno è libero di vederla come vuole (anche se è chiaro che chiunque creda che il mezzo trascenda il messaggio e che i fumetti, per loro natura, non abbiano la minima possibilità di veicolare un contenuto minimamente paragonabile alla "cultura alta", ecco, ho perso il filo, la frase era troppo lunga, ma ci siamo capiti).
Qui io non voglio questionare sulla annosa questione se il fumetto è uno strumento o un linguaggio, e, a proposito di linguaggio, quanto e in quali forme questo sia proprio e non mutuato dalle altre arti.
A me frega niente, della teoria, perchè la mia è un'educazione sentimentale, i fumetti li leggo e li amo di pancia, e se non mi piacciono lo capisco, e so il perché, ma questo è un limite mio, non sarò mai un buon critico, io sono un lettore.
Mi chiamo Heike, e leggo fumetti.
(sigla)
Degli autori e della loro leggenda.
Il fumetto, in Italia, ha dei problemi. Ha dei problemi perché è soffocato da pochi editori, perché ha una distribuzione fallimentare, per colpa delle edicole, per colpa delle librerie, per colpa delle fumetterie, per colpa degli editori, per colpa degli autori, per colpa dei lettori, ci sono pochi lettori, ci sono troppe testate, la qualità è troppo bassa, la qualità è troppo alta, la qualità è troppo variegata, i lettori sono pigri, i lettori sono abitudinari, i lettori vogliono l'avventura, lo svago, l'impegno, l'approfondimento, gli autori pretendono troppo, gli autori si credono delle star, è un settore artigianale, è un mercato asfittico, c'è possibilità di crescere, c'è il rischio di chiudere, c'è la crisi economica, è colpa della Playstation, è colpa della televisione, è colpa dei telefonini, è colpa di internet, è colpa di Bonelli, è colpa degli spagnoli, è colpa di Lupoi, è colpa della Disney, abbiamo una grande novità, stay tuned!
Io il problema non lo so qual'è, non ho la visione d'insieme, il mio cervello funziona ancora a valvole e il processore è un 286, però, come dicevo, lo so quando qualcosa mi piace.
Ma soprattutto, so quando qualcosa NON mi piace.
L'idolatria è il peccato capitale degli italiani. Anche nel fumetto. A me, se devo pensare a persone famose, celebri, ammirate senza merito, vengono in mente certe superstar internazionali del fumetto (tipo Rob Liefeld, che Dio lo stramaledica), ma poi è qui, in questa piccola provincia dell'impero, che vivo. E, aldilà dei casi clinici come Claudio Castellini (poveruomo), ci sono due tizi che combinano, a una celebrità incomprensibile (e un'altrettanto incomprensibile attenzione da parte della stampa e della televisione) una tenace dedizione al brutto.
Il primo è Milo Manara.
Mi ricordo un articolo di FdC firmato Mauro Marcheselli che si intitolava "Manara: dal '68 al 69", e non era una rassegna antologica.
Non ho mai visto tanto talento scaricato nelle fogne del cattivo gusto (perchè, indubbiamente, questo è un uomo di talento, se disegnare SEMPRE la STESSA donna nuda è talento).
Ora illustra libri scritti da Valentino Rossi.
Ma non hai guadagnato abbastanza nella tua vita, Milo Manara?
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Il secondo è (prima di scrivere questo nome ho disegnato a terra una stella cinque punte, ho acceso candele, sgozzato un capretto e invocato le potenze infernali. Spero possa bastare come protezione) Sergio Staino.
Io vorrei sapere chi è che gli ha detto che sapeva disegnare.
Qui (perchè si sappia di chi stiamo parlando) un esempio della qualità del suo lavoro.
Vabè, mi si dirà, è un opuscolo pubblicitario per un'iniziativa della Regione Toscana, magari non l'hanno neanche pagato, magari l'ha fatto come favore a Claudio Martini.
Emma porca miseria, se non c'hai voglia di farlo, un favore a Claudio Martini, non lo fare. Fallo fare qualcun'altro, che magari lavora meglio e lo pagano.
Questa roba fa schifo.
E sono queste le cose che sviliscono il fumetto, Manara che è considerato il più grande autore italiano e fa dei libri illeggibili, Staino che è acclamato autore assoluto e disegna col culo.
Staino, tanto per dirne una, nell'affaire Biani-Brunetta ha chiesto scusa al ministro, che in effetti, quella vignetta, è un po' offensiva...(complimenti direttore, per come difendi i tuoi collaboratori).
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Tutto questo casino, e alla fine la cosa importante rimane in fondo, proprio, come lo zucchero sul fondo della tazzina (prima bevetevi l'amaro, merde): domenica Giorgio ha vinto il premio Romics 2008 come miglior libro italiano, mica ciospole.
Giorgio l'ho conosciuto, un pochino, è bravo, modesto e mi sembra molto in gamba. E il libro è bello, davvero (lo consiglio!).
Ed è il frutto di un lavoro serio, impegnativo, pieno.
E soprattutto sincero.
Queste son le cose che fanno stare bene.
Nella foto: il destino è quel che è, non c'è scampo più per me.