martedì, luglio 29, 2008

Finchè il mondo non sarà cambiato.

Ora, è martedì pomeriggio e dovrei lavorare, ci sono un sacco di cose da fare, il tempo passa, corre, scadenze, urgenze, prestoprestopresto.
Ma le giornate son così belle, che non vale la pena sprecarle.
Presto, comunque, il resoconto dell'excursus palermitano, appena riesco a reintegrare i liquidi perduti in quella terra dimenticata da Dio e dalle nuvole.
Intanto però, ne approfitto per lasciare una traccia, 'che ieri, verso le 20.00, è nato un amico mio, che pesa quasi tre chili e si chiama Giovanni. Quando sarà grande, e l'umanità si estenderà tra i soli, potrò sempre vantarmi di conoscerlo.
A lui, e a quei due che l'hanno fatto.

giovedì, luglio 24, 2008

Deuce

Ora, siccome sono un pacifista (anche se non sembra, e anche se ogni anno devolgo il cinque per mille alla Federazione Italiana Cecchini e Assassini - che ci volete fare, mi piace il loro viso sbarazzino), ecco, dicevo, siccome sono un pacifista lascio stare Giangi e Artemisia che si bulleggiano alle mie spalle nei commenti al post precedente, 'sti simpaticoni (che tanto prima o poi vi trovo tutt'eddue...), lascio stare e parlo d'altro, che se ne sentiva il bisogno, scrivo praticamente con la stessa frequenza del...del...niente, non mi viene la battuta.
Scrivo poco, comunque.
Con poca frequenza.
Senza grande assiduità.
Sarà il caldo.
O forse lavoro troppo.
Magari non c'ho più nulla da dire.
Bòn, va bene lo stesso.
A proposito (non c'entra nulla, in realtà, ma ho sempre sognato di utilizzare "a proposito" a sproposito): se c'è una cosa che odio più di tutte è quando stai per mangiare una pescanoce, la tagli e paf!, si apre in due metà perfette e il nocciolo è esattamente diviso tra le due metà, con il seme (la mandorla, si dovrebbe dire) esposto in bella vista, piccolo, triste, moscio e squallido (ed ecco che qualcuno fa la risatina e crede di aver colto una sottile allusione metaforica. No. Sei un pervertito. Vergognati. Ed anche tu. Chiunque voi siate).
Che poi a me la pescanoce piace bella dura, crocchiona, che la mastichi e fa scroc scroc sotto i denti, dolce ma un pochino asprina, all'apice della prematurazione, mica quando sono mollaccione e se la mordi cola tutto il sugo, io c'ho la barba, non vi potete immaginare che schifo, sugo di pesca sulla barba, i moscerini mi seguono per settimane.
E insomma, la pescanoce dura dura, la tagli, si spacca a metà e poi è un casino riuscire a togliere il nocciolo, se la pescanoce è dura è un lavoro di fino, ma deve rimanere tutto intere, porca miseria, se si apre è un dramma, puoi stare lì a fare forza con la punta del coltello, è una battaglia, magari ne stacchi un pezzo, ma invariabilmente la punta della lama ti si conficca nel pollice, allora cerchi di staccarla con le mani, la polpa soggiace alla forza bruta, si spreme, ti finisce uno schizzetto nell'occhio, non ci vedi più, brucia! brucia! corri a lavarti la faccia, torni e vedi che è caduto tutto in terra.
Meglio le albicocche.
Meglio.

PS: Domani inizia il mio tour promozionale in giro per l'Italia (eh?). Sarò a Palermo fino a lunedì, i fans che mi volessero salutare mi potranno riconoscere facilmente: sono quello con la nuvola di moscerini sulla barba.

martedì, luglio 22, 2008

Un giustificato motivo per (parte triodecima)

Torna Giangi, e io mi eclisso lentamente.
Non voletemene, pubblico, genti grandi e piccoline, ma l'arte è breve, e il tempo è lungo, ahimè, e ho da leggere un monte di libri.
Vi lascio con le parole del più celebre scrittore del suo condominio.
Heike

Intanto il treno continua ad andare sicuro sul suo inevitabile percorso, sicuro di approdare prima o poi alla prossima stazione, comunque vada taglierà il traguardo senza dar troppa importanza all'esito del suo piazzamento. Nessuna competizione lo assilla, niente sembra sfiorarlo, e così, quasi affascinato dal suo spietato individualismo, lascio da parte lugubrazioni confuse e fumose e volgo lo sguardo dietro di me verso il finestrino che ora mostra pasaggi meno monotoni. Si intravedono infatti le prime colline che non staccano brutalmente dalla pianura su cui per ore ho riposato lo sguardo, ma cercano di creare un'armonico compromesso di immagine e colore che non disturba o sorprende in maniera scioccante, ma dolcemente invita l'occhio ad apprezzarne le sfumature e i particolari.
Al diavolo il panino, son quasi arrivato a Bologna, prenderò qualcosa lì in stazione in quei distributori di massa parcheggiati sul binario, dove la scelta è servita in una confezione di plastica e per la quale non val certo la pena spendere più di 2 euro e più di 2 secondi. Mi rituffo allora nel corridoio del treno cercando di riprendere al più presto la mia postazione e sopratutto le mie valige che comincercanno ormai a chiedersi che fine abbia fatto. Inizio uno slalom tra valige, sguardi e parole, cercando ogni tanto di regalarmi qualche nota paesaggitica, cercando di cogliere come lo sfumare della pianura lasci spazio ai primi pendii. Finalmente giungo alla mia postazione, le valige son sempre lì, non si son mosse di un millimetro, mi presento disarmato, senza panini sbrodolanti pronti ad imbrattarle, mi siedo, è il momento di dare una base musicale a questo paesaggio,a questo primo traguardo che sto finalmente per ragiungre. Il primo pezzo che passa sull'MP3 direi che intona alla grande il momento, è il grande Jamiroquai con spend a lifetime, una delle canzoni che preferisco, una canzone di una delicatezza incredibile, sembra quasi disegnare una pianura che lentamente si lascia accarezzare da tondeggianti rilievi. Sono completamente assorto, estasiato dalla perfezione di immagine suono e colore.
Allla fine mi dico: avrò impiegato pure un'infinità per raggiungere Bologna, ma se al primo traguardo il regalo è questo, spero di di continuare il viaggio ancora a lungo!
Ecco che i pendii si fan più decisi, l'appennino decide che è il momento di entrare in scena, abbasso il finestrino, i profumi si fanno più intensi, freschi, giovani, decisi, sembrano aver preso in mano le redini di un gioco in cui le regole son dettate dal loro fondersi casuale. Il sapore è troppo forte, troppo inebriante, non riesco a rimanermene inerme, ancora una volta mi lascio contagiare dall'odore della vita e schiaffcciare il volto dal vento.
Eccoci, sono quasi arrivato, c'è una chiesa o una basilicà, non so, laggiù su una delle colline, chissà quale è il santo fortunato a cui è stata dedicata. Mi ricorda in un certo qual modo Mont Martre, come una dolce collina che, sprigionando un inspiegabile senso di serenita e rassicurazione, culla il continuo e infinito intermittio di luci e suoni della città lasciando che il loro frenetico spegnersi e riaccendersi vadono confondendosi e scomparendo tra le onde del vento e il il chiarore lunare.
Bologna, arrivo, ormai non mi scappi!
(continua...)

mercoledì, luglio 16, 2008

Memento Mori

I cinesi sanno tutti il cunfù e lo ioga.
Gli indiani sono spirituali.
I russi ballano la matrioska.
I brasiliani vanno a travestiti.
I giapponesi fanno fotografie.
Gli americani mangiano hamburger.
Gli zingari rapiscono i bambini.
Gli albanesi sono cattivi.
I francesi sono sciovisti e non hanno il bidet.
I tedeschi sono razzisti.
Gli svedesi son tutti biondi.
I genovesi sono tirchi.
In Sicilia comanda la mafia.
I pugliesi sono accoglienti.
In Friuli votano tutti lega.
I pastori sardi rapiscono la gente.
A Milano c’è la nebbia.
Venezia è un posto magico.
Sul Po ci stanno le zanzare.
A Roma c’è traffico.
A Napoli c’è la munnezza.
Ma come sono simpatici gli emiliani.
Assisi è un luogo fuori dal tempo, c’è la spiritualità.
I romagnoli fanno i bagnini e si chiavano le tedesche.
Pisa merda.
I senesi ci tengono al Palio.
A Viareggio c’è il carnevale più bello del mondo.
Come fanno i tortelli a Borgo San Lorenzo, da nessuna parte.
I pistoiesi guidano male.
Firenze è la capitale dell'arte.
A Campi Bisenzio son tutti contadini rivestiti.
A Poggio a Caiano c’hanno altro che la Villa.
Su a La Pietà c’hanno tutti il Suv.
A Coiano un ci starei neanche morto.
Vergaio è famosa in tutto il mondo.
Gli aiolesi ragionano paiano sempre a i’ telaio.
In via Pistoiese ci stanno altro che i cinesi.
San Francesco è la piazza dei giovani.
Quello che abita davanti a casa mia c’ha la faccia di uno che va a maiale.

Nella foto: Jimmy Fontana. Lui si, che la sa lunga.

mercoledì, luglio 09, 2008

ROCCHENNROOOLLLL!!!!!

Caro Satomi, ho un problema che solo tu puoi aiutarmi a disbrigare. Devi sapere che anche io, come te, sono un musicista, e anche io, come te, mi trovo a suonare con persone con le quali non è molto facile conversare, nè avere una piacevole convergenza di opinioni. Senza considerare che gli altri componenti del gruppo insistono a voler suonare brani degli Skid Row, dei Sepultura e di Gigi D'Alessio. Insomma, voglio lasciare il gruppo, ma non so come fare!!!1! Non voglio che nessuno ci resti male!!!1! Hai qualche consiglio da darmi? Ti ringrazio Bruno

Caro Bruno, grazie per avermi scritto. Pensa, la tua è la prima vera lettera che ricevo da quando è finito il cartone animato, venti anni fa, perchè quelle di Mirko secondo me non sono vere lettere, visto che mi insulta e basta.
Ma veniamo a noi. Mi chiedi come fare a lasciare il gruppo senza perdere la dignità? Mi dispiace, ma non ho proprio idea di come questo possa essere realizzato. Posso però darti una lista delle dieci migliori frasi che mi vengono in mente così, su due piedi, per risolvere il problema che hai sottoposto alla mia attenzione:
1 - (entrando trafelatissimo) ragazzi, è terribile, la pula mi cerca, devo andarmene, scappo in Brasile, ciao (uscendo di corsa);
2 - le voci che sento nella testa mi dicono che per diventare il più grande chitarrista del mondo devo immergere le mie mani in una vasca di sangue umano ogni sera. Volete aiutarmi?
3 - il mio dottore dice che devo lasciare il gruppo o potrei morire;
4 - il mio commercialista dice che devo lasciare il gruppo o potrei fallire;
5 - il mio postino dice che devo lasciare il gruppo perchè fate cagare;
6 - amici, devo proprio dirvelo, e nel farvi questa confessione sono assolutamente sincero: suonare con voi è senza ombra di dubbio un'esperienza unica, mi sta dando tanto, tantissimo, da voi ho imparato cosa significhi fare parte di un gruppo, un insieme di persone che condividono un sogno. Anzi, vi dirò: per me non siete solo un gruppo, ma degli amici, anzi di più: siete una famiglia, siete la mia famiglia. Voglio andare a vivere da solo;
7 - ho sempre suonato in playback. E questa non è nemmeno una chitarra vera;
8 - raga, mi dispiace, devo lasciare il gruppo. Ho ricevuto un'offerta dall'Atletico Madrid e a questo punto della mia carriera devo pensare al futuro mio e della mia famiglia;
9 - (guardando il cantante negli occhi) sono gay e ti amo. Casa mia o casa tua?
10 - esco un attimo a comprare le sigarette.

Nella foto: Satomi sopraffatto dalla propria bellezza

martedì, luglio 08, 2008

Il mondo non basta

Salve a tutti amici, e benvenuti ad una nuova puntata di Compra quello che vuoi! (basta che paghi). Oggi voglio presentarvi un prodotto assolutamente indispensabile per la vita quotidiana! Sono certo che ne andrete pazzi!! Ma prima, il servizio che lo presenta, direttamente dagli archivi della NASA!!!

Desclaimer: NASA potrebbe sgnificare qualunque cosa. Non siamo responsabili di eventuali vostre congetture in merito al nome NASA. Inoltre non siamo responsabili di danneggiamenti a a cose, persone, animali. I nostri prodotti possono causare stati di sonnolenza, secchezza delle fauci, leucemia, morte.

I nostri laboratori, all'avanguardia e molto oltre gli standard scientifici del 1975, sono invidiati ed ammirati in tutto il mondo. Scienziati di ogni paese ci raggiungono, anche da oltre la cortina di ferro. Salve Ivan, salve Irina, siamo lieti di lavorare con voi, compagni!
Abbiamo sedi in molte parti del mondo, dal Congo Belga alla Cecoslovacchia, dalla Jugoslavia al Siam, dalla Persia a Ceylon, dall'Unione Sovietica alla Guyana britannica.
E' con grande orgoglio che siamo a presentarvi l'ultimo risultato dei nostri sforzi, il prodotto che premia il nostro impegno di anni ed anni di ricerca, il (INSERIRE NOME DI PRODOTTO)!

Bene, eccoci di nuovo in studio. Come avete potuto vedere, l'oggetto che vado a presentarvi è il frutto di anni di ricerca e di grandi investimenti, ed è qui, per voi, soltanto oggi.
Signore e signore, sono orgoglioso di presentarvi il Mosquit-O-Matic!
Quante volte, nelle fredde e lunghe serate invernali, ci siamo sorpresi a pensare all'estate lontana?
Quante volte abbiamo desiderato tornare, anche solo per un momento, al luglio dell'anno scorso?
Quante volte, mentre rabbrividiamo nella nostra stanzetta senza riscaldamento, affamati e con un principio di congelamento ai piedi, abbiamo pensato che sì, in fondo l'estate non è poi malaccio?
Da oggi, tutto questo è un lontano ricordo. Grazie al Mosquit-O-Matic, potrete assaporare il piacere dell'estate in ogni momento dell'anno!
Basta metterlo sul comodino, accenderlo, spengere la luce e coricarsi.
Il Mosquit-O-Matic, grazie ad un sofisticato sistema di sensori, è in grado di percepire i vari segni che indicano che vi state per addormentare (l'abbassamento del ritmo cardiaco, la riduzione del respiro, l'emissione di bavetta sul cuscino) e, proprio un attimo prima del vostro ingresso nel regno dorato di Morfeo, inizia ad emettere un delicato ronzio che ricorda quello di una zanzara che vola accanto al vostro orecchio, si allontana, si avvicina, si allontana, si avvicina di nuovo!
Appena accendete le luce, si spegne.
Appena la spegnete, ricomincia.
Proprio come nelle vostre amate notti estive!!
Fate morire di invidia i vostri amici.
Fate un acquisto pregiato.
Amatevi.
Regalatevi un Mosquit-O-Matic.
Disponibile nei colori nero, rosso, blu notte, malva e da oggi anche nell'esclusivo tigrato giallo-nero.

lunedì, luglio 07, 2008

Voglio solo nemici

Ieri sera, come se niente fosse, siamo andati a cena fuori, e la frittura di pesce era tanto unta che oggi ho sudato direttamente olio di semi. Però il posto era carino e la compagnia degli amici piacevole.
Anzi, dirò di più: è stata proprio una bella serata, una di quelle che rasentano la perfezione.
Birra fredda, pesce fritto, una piacevole brezza estiva, mangiare all'aperto, niente zanzare, amici, chiacchere, la felicità inattesa della bel
Che è?
Ma..
Che è 'sta roba?
Chi...chi sono QUELLI?
Mentre ero impegnato nella spolpatura accurata del filetto di un non ben identificato animale marino, salivano sul palco del bar, non abbastanza defilato ahimè, i Santiago, la cover band dei Litbiba.
La
cover band
dei
Litfiba.
Le cover band sono il peggio del peggio della peggiore musica.
Solo una cosa è peggio di una cover band: una cover band dei Litfiba.
Comunque, se devo essere sincero, non erano nemmeno malaccio, e poi poteva andarmi peggio: potevano esserci i Litfiba.
...
Però una cosa me l'hanno fatta pensare, mentre suonavano, poarèti, nell'indifferenza generale, su un palco montato di traverso accanto ai bagni chimici della Sebach*, e questa cosa che pensavo era ma come se li scelgono i gruppi o comunque gli eventi, quelli che gestiscono i locali? O meglio, come fai a inventarti un modo per essere originale e attirare pubblico, e com'è che ti viene in mente di chiamare la cover band dei Litfiba? Voglio dire, che malattia degenerativa hai?
Voglio dire, ad aprire un locale siam bòni tutti, ma a trasformarlo in un posto trendy, fygo, groovy, spazials, che ti ci vengono i calciatori e le veline e Jerry Calà, insomma, son cose che richiedono un certo impegno, posti tipo il Briallonaire, o il Twiga**, posti che in confronto al Forte dei Marmi ci va la signora che pulisce i bagni dell'autogrill (con tutto il rispetto alla signora) (e all'autogrill).
Mi son risposto che ci vuole uno sbraco di soldida investire in public relations e marchette genio.
...
Mi ricordo che in Irlanda c'era un posto, ci saremo andati tre volte in due giorni, che si chiamava Couch Potato, e te entravi e potevi ordinare tutto quello che volevi, purchè fossero patate.
Arrosto, e con vari e gustosi condimenti, ma patate.
Gente, era fighissimo, e sempre pieno (non è vero, lo dico per spararmi le pose), e le patate era buone.
Ecco, io se mai dovessi aprire un giorno un posto dove si mangia, farei una cosa del genere (e mai inviterei a suonare la cover band dei Litfiba). Si, farei un posto dove si mangia una cosa sola, tipo la Casa della Frittata.
- Buonasera signori, mi chiamo heike e sarò il vostro cameriere per questa sera. Avete già deciso cosa prendete?
- Ma...veramente no. Non abbiamo neanche il menù.
- Pardon messiè, errore mio, Ecco qua. (porge un post-it con scritto MENU': frittata) Cosa prendete?
- Ma...io...prendo una frittata.
- Ottima scelta signore. E per lei madàm?
- Un frittata.
- Benissimo. Arrivano subito
Sarebbe il mio sogno.

* Io ci son rimasto malissimo, quando ho scoperto che Sebach (che pronunciavo Zebah) non è un'azienda tedesca multinazionale con il monopolio mondiale dei bagni chimici. Son di Certaldo, quelli della Sebach, e Sebach vuol dire SErvizio BAgni CHimici. I miei sogni muoiono uno alla volta, ogni giorno, tutti i giorni.
** Il Twiga. Mio babbo c'ha il cappellino del Twiga, quello con la giraffina, e vai te a sapere come c'è finito a casa mia. Lui se se lo mette in testa quando piove, e con quello va a dar da mangiare ai conigli. Che secondo me vuole trasmettere un messaggio ai conigli, con il cappellino, e il messaggio è conigli non affannatevi troppo, ogni gabbia può diventare una festa, ma anche il contrario.

sabato, luglio 05, 2008

Un giustificato motivo per (parte duodecima)

Si, lo so che è sabato e di solito di sabato nisba, non pubblico, ma a questo giro la sorte ha favorito il buon vecchio Giangi, tanto che farò uno strappo alla regola e pubblicherò oggi la XII parte del suo viaggio. Siate forti, resistete, non è ancora finita.
PS: gli errori non li ho corretti apposta, così poi capite con chi ho a che fare (ti voglio bene amico mio!)
Buona lettura
Heike

Sarà una coincidenza, sarà un gesto di rivalsa da parte del treno icplus milano-ancona, tanto snobbato e assecondato nei confronti dell'ambìto icplus milno-terni (quello ancora ancorato al binario 16),o magari sarà solo una banale probabilità statistica, sta di fatto che allo scemare delle mie riflessioni introspettive da shamano, il vagone ha una scossa ed il viaggio riprende.
Tutto ciò mi colpisce, mi sembra lontano il tempo in cui teorie, lugubrazioni, il continuo incaponirsi dietro concetti tanto profondi quanto contorti, mi rendevano inerme davanti al ciglio di un binario. Seppur vivo sia il ricordo di me che tentenno con fare impacciato e fragile davanti alla porta del treno, non avverto più il frastuono di quelle immagini, come se raffiche di vento portate dall'ormai incalzante incedere del treno avessero dato una ripulita e rinfrascata geneale ad una fornace che era prossima al'ebollizione.
Sulle ali di un entusiasmo da diciottenne al suo primo esame superato mi lancio a corpo morto sulla ritmica di Carols Santana e Steve Tyler dando vita ad un trio inedito verso Bologna, pronto a conquistare il premio per il miglior piazzamento tra gli apolidi pendolari milanesi in cerca di una patria che più gli somiglia.
Lascio così alle spalle Parma e Reggio Emilia, mi avvicino a Modena, ancora una quarantina di chilometri e poi è fatta!, con i grandissimi Creedence Clearwaters sembra davvero tutto in discesa. L'unica nota stonata è il mio stomaco, che con il suo borbottio sempre più inistente tenta di attirare la mia attenzione sul preoccupante moltiplicarsi di sostanze gastriche laceranti. E' ora di lasciare temporaneamente la postazione alla ricerca del famigerato tramezzino mozzarella e pomodoro. Scatto in piedi e senza far troppa attenzione a chi o cosa ho intorno mi involo verso altre carrozze, mi dico: alla fine dovrà pur esserci il vagone ristoro! Tre, quattro, cinque carrozze, poi intravedo il traguardo, mi fermo davanti al bancone, non rimane che scegliere. Grande assortimento!, proprio come dice ad ogni fermata del treno l'addetto al servizio bar bistrot, solo che l'annuncio è rivolto a personale standard in grado di assecondare le proprie esigenze di palato all'incedere della voragine gastrica o al mero tentativo di far trascorrere la lancetta dell'orologio, spostando l'attenzione anche se per pochi minuti su qualcosa che sia diverso dalla solita pagina enigmistica o dall'avanzata irrefrenabile della testa appisolata del "vicino di viaggio".
Il mio è invece un caso abbastanza disperato, specie se tra le innumerevoli portate non sembra esserci il tramezzino pomodoro e mozzarella. Ne inquadro subito uno che lo ricorda un pò per forma e contenuto, ci son poi panini di vari gusti già assaggiati in passato che erano riusciti a lenire il vuoto iniziale, senza però soddisfare mai completamente le attese.
Ancora una volta c'è da prendere un decisione, forse però è il caso di intraprendere per la prima volta in questo viaggio un percorso diverso dal solito, che sia il meno possibile socratico, e che investa il minor numero di componenti esterne che per natura determinano forti condizionamenti nelle scelte. Faccio allora ricorso a preistoriche nozioni da metafisico-economista, assumendo le aspettative come una componente cui è impossibile prescindere tentando così di utilizzarle come principio cardine del processo decisionale.
Quindi,... l'analisi si potrebbe strutturare in questo modo: quello che sto cercando è un tramezzino pomodoro e mozzrella, davanti ho un panino tonno e pomodoro, un tramezzino cotto e fontina e un panino mozzarella e formaggio. Ci sono punti di convergenza?Non so, magari parziali, magari potrebbero nascondere sapori inattesi, d'altro canto potrebbero scontrarsi con quella che inizialmente è stata palesata come una esigenza imprescindibile che vuol far valere il suo peso.
Eccomi lì davanti al bancone mentre mi arrovello ancora una volta dietro contorte supposizioni, in attesa che si materializzi una sorta di risposta che sa di compromesso tra il fare e il non fare, tra il dire e il tacere, tra il volere e il condannare, tra il credere e il negare, tra il potere e il desistere. Rendere trasparenti le aspettative sembra essere un buon inizio, manca ancora un pò di maturità, consapevolezza, responsabilità,... che si nascondano dietro il giustificato motivo per...?

mercoledì, luglio 02, 2008

Prossimamente sui vostri monitor (o su quelli dell'ufficio, o della biblioteca, o degli amici ai quali scroccate internet)!

Su suggerimento subliminale di un geniale commento dell'Arte, ecco il post che tutti aspettavate: le anticipazioni sugli articoli estivi del Blog Ottuso!

- la trascrizione integrale delle conversazioni telefoniche tra Berlusconi e Fiorello, durante le quali l'eccentrico miliardario suggerisce al celebre showman nuove barzellette per il suo spettacolo.
- la pubblicazione delle ricette segrete della Coca-Cola, della Nutella, dei Sofficini Findus al formaggio, del Calippo e del silicone Saratoga. Tutti questi prodotti, infatti, hanno lo stesso ingrediente segreto (vi piacciono gli scarafaggi? come animali, intendo).
- la diffusione in formato mp3 della registrazione audio di Giuliano Ferrara che va in bagno, e non a lavarsi i denti (dimensione stimata del file audio: 175 chili).
- il vero nome di chi si nasconde dietro l'attentato a Giovanni paolo II: Lee Harvey Osvald jr.!
- dove è nascosto Osama Bin Laden? Avete provato a guardare sulla scrivania? O magari è finito nel cestino insieme ad altra carta straccia...probabilmente salterà fuori quando avrete smesso di cercarlo, o quando non vi servirà più trovarlo. Stessa cosa con la mia spillatrice, ieri.
- Gossip abbestia! Elisabetta Gregoraci, la nuova moglie di Briatore, è in realtà un uomo! Bello, ma uomo.
- Gossip abbestia 2! Flavio Briatore, il noto coso, è in realtà un rettiliano venuto sulla Terra per insegnare a tutti noi il bon-ton e poi divorarci!
- La pubblicazione, in esclusiva mondiale, del documento datato 1312 che attesta che l'anno 1312 è realmente esistito, anche se nessun essere vivente l'ha mai visto.
- Infine, l'origine segreta del cartello "chiuso per ferie".
Stay tuned! (che caldo)

martedì, luglio 01, 2008

1987

Il viottolo taglia in due il campo, giallo sotto il sole del pomeriggio.
Mirco cammina verso l'ombra degli alberi, alza gli occhi e la luce lo colpisce dritto in faccia.
Mentre si avvicina al nocciolo le cicale si zittiscono un attimo, poi riprendono quasi subito.
Sono l'unico rumore che sente, dopo desinare si va a dormire, anche i telai sono fermi, fa troppo caldo per far tutto, figurarsi lavorare.
Mirco si siede sul muretto, le gambe penzoloni, si sfila i sandali e si annoia.
Aspetta che arrivi la Martina, le vuole far vedere il nido di vespe che ha scoperto dietro lo stanzone.
Ma è presto, magari adesso dorme ancora, lui non dorme mai di giorno, ma la Martina sì, non si può uscire con questo sole, poi ti fa male il capo, le dice la sua mamma, a lui invece non gli dice nulla nessuno, lui esce e basta.
L'estate comincia quando la mamma attacca la tenda davanti alla porta, per non fare entrare il sole, e allora lui lo sa, che manca poco alla fine della scuola, e la sera si va a letto tardi, e si tengono le porte aperte con le persiane chiuse, in casa c'è buio, va bene, va bene così.
Mirco si sdraia sul muretto, le ginocchia piegate; le cicale si zittiscono un'altra volta, poi riprendono subito.
La luce filtra tra le foglie e lo colpisce negli occhi.
Mirco li chiude.
E' estate, la scuola è lontana.