venerdì, novembre 16, 2007

Pedala, porca miseria

Mi son preso una bici di mio babbo, e la uso per andare al lavoro.
È una bella bici da corsa color cipolla, c’ha il cambio Campagnolo di quelli sul telaio, che ti devi chinare per cambiare rapporto, ma mio babbo ha cambiato manubrio, non c’è più il manubrio da corsa, ce ne ha messo uno da bici da passeggio, così se mi chino per cambiare rapporto mi piego troppo e mi sbilancio e sbando, e le macchine mi suonano il clacson e mi fanno “Fai più attenzione, sbadato” o almeno mi pare.
Allora non cambio rapporto, tengo sempre lo stesso, che per fare tre minuti di andata e tre di ritorno in pianura in mezzo alla città va più che bene.
Io mi ricordo che quando ero bambino io all’inizio non volevo imparare perché avevo paura, ma c’era la figlia di un amico di mio babbo che era più piccina di me, e lei in bicicletta aveva già imparato e io no, e quando mi hanno detto, i miei fratelli, che la Fabiola in bicicletta ci sapeva andare mi son detto epporca miseria no eh, allora anch’io, che ero competitivo già allora, e ho imparato ad andare in bicicletta.
Andare in bicicletta è questa cosa strana, che una volta che capisci come funziona poi non te ne scordi più, non è un modo di dire, è vero, te la guardi e dici come fa questa cosa a stare su, non vedi che c’ha due punti d’appoggio soli, mica è un tavolino, e non son larghi, come i miei piedi (avevo i piedi larghi), son piccini, son proprio piccini, come la maestra che ha detto che il cerchio tocca la retta in uno e in un solo punto, la ruota tocca terra in uno e in un solo punto, son due ruote, son due punti, il triciclo è meglio, non c’è bisogno di studiare, è intuitivo.
Poi ci sali sopra, pedali un po’ e capisci.
Però ci devi salire, non te lo posso spiegare, la bicicletta sembra un controsenso, per capire come funziona, che non casca, ci devi salire, poi anni dopo ti fanno “eh, è il principio del giroscopio” e te fai “eh?” e loro “come la bicicletta” e te “ah ecco, lo sapevo che c’aveva un nome, ‘sta cosa qui”.
Oh però, è chiaro, si casca di bicicletta. Una volta, avrò avuto dodici anni, ero andato da Claudio a riprendere un libro, qual’era, boh, ero in bici, e mi son detto meglio non tenerlo con la destra, il libro, se devo frenare, lo prendo con la sinistra, ho staccato la sinistra, ho staccato la destra per passare il libro alla sinistra, poi non so come o perché ero in terra e m’ero graffiato il gomito.
Son storie, eh.
Che non sembra, ma tutte ‘ste cose, le cadute, queste robe umilianti, ti lasciano segni, tipo sulla pelle, io c’ho una cicatrice di quindici centimetri sul ginocchio – non c’entra nulla la bicicletta – che bene o male è un ricordo, la prova che certe cose son successe e non son successe solo nella testa, meno male c’ho queste cicatrici, ma non tante, che di ciascuna so dove è nata, son come figli questa cicatrici, mi ricordano che ogni tanto bisogna fare un segno, per capire quanta strada s’è fatta.
E i ciclisti secondo me le cicatrici ce l’hanno, sui polpacci, tutte le grattate dell’asfalto, che poi loro i peli delle gambe se li levano sì per quella cosa lì dell’attrito, vabè, se ci vuoi credere credici che i peli sulle gambe li rallentano, liberissimo, poi però diventi uno che crede a tutto, e non ti lamentare se poi un giorno qualcuno ti truffa e ti ruba cinque-sei-settecento euri, i peli sulle gambe se li tagliano perché se caschi in terra sull’asfalto e ti sbrani la gamba ti devono disinfettare, e i peli son veicolo d’infezione, per questo se li tagliano i peli i ciclisti.
E allora io mi chiedo quante cicatrici ci deve avere uno come Miguel Indurain, tipo, tra le volte che è cascato e quelle che l’hanno dovuto operare che si deve essere rotto tutte le ossa delle gambe, una per volta, e adesso ha smesso e non so nemmeno che fa, magari ha aperto un bar con ricevitoria, e gli amici che lo vanno a trovare mentre bevono l’amaro averna gli fanno facci vedere le gambe Miguel, lui sorride, dice no no, poi però solleva i pantaloni e fa vedere le cicatrici, che ora si vedono meno, perché magari adesso i peli non li taglia più Indurain, i peli sulle gambe, perchè ha smesso saranno anni, e i ciclisti, quando smettono di ciclettare, a me fanno tanta nostalgia.

7 commenti:

Artemisia ha detto...

Come! Battuto dalla Fabiola, no?! Che onta!

Si' dai facciamoci un giro in Calvana quando torna una temperatura decente. Anch'io soffro il freddo!
Ciao,

Anonimo ha detto...

sarai arrivato secondo sulla bici, ma eri sicuramente il primo con la bici con le "rotine". per quanto riguarda quella cicatrice sul ginocchio mi risulta ,dalle notizie in mio possesso, che stava per scoppiare un caso diplomatico con un paese extracomunitario Hg

wallyci ha detto...

Non t'avevo mai letto, cavolo! Ma sei proprio bravo, sai? si si, proprio bravo.
Se questo brano lo leggesse Maurizio Milani (è nella top ten dei miei idoli) sarebbe perfetto.
Ora mi leggo il resto.
Wallyci

Heike ha detto...

:-D

VelaPoma ha detto...

caro heike, io la bici l'ho nel sangue.
6 mesi un fanatico peruviano mi ha travolto sulla strada più larga di Firenze (via delle porte nuove) ed io mi sono ritrovato a fluttuare nel vuoto come l'osso di 2001 odiessa nello spazio. Poi il caso ha voluto che l'amico VelaPoma (si è il cognome del tipo) travolgesse solo la bici, e non me, che sono ancroa felicemente vivo e contento di esserlo. Da allora sono entrato nell'Olimpo di quelli con la cicatrice e quando incontro gli appassionati la domenica mattina e vedono il ginocchio destro... doppio pollice alto.. sono del giro!
La bici da ebbrezza, peggio di una droga, domare la sua meccanica instabilità ti fa credere di essere il dominatore del mondo. Così succede nel mio girovagare... quando sento che la mia amatissima FSR 120 (quella che possiedo ora, la vecchia è un cumulo di lamiera) fende l'aria tutto il mondo diventa sottofondo. PS: Indurain ha aperto una fattoria, alleva animali. Per dirti che tipo sia, due anni fa rifiutò l'ingaggio della televisione spagnola per commentare il Tour. Circa un milione di euro. Motivo: "in televisione ci vengo volentieri, ma quando ne ho voglia io!" Grandissimo Miguelon!

Heike ha detto...

Ecco una buona notizia, Miguelon che fa il contadino! Per me lui è stato il più grande di sempre (tra i ciclettatori che ho visto, intendo) e quando ha lasciato è stato un triste momento.
Velapoma, mi erano giunte voci su questa vicenda, ma non così dettagliate, spero che ora tu stia bene (ho letto sul tuo blog che hai vinto la causa, o sbaglio?).
A presto, su questi monitor!
PS: a breve intendo rifare un post sulle bici, un po' più articolato...

Anonimo ha detto...

Ti volevo dire una cosa e che mio padre (noi stiamo in campagna e c'è un strada molto sterrata che porta a casa nostra), lo scorso anno ha comprato una fuoristrada usata di diversi anni fa ma tenuta ancora bene. Poi mio padre è andato in città e glel'hanno rigata (solo la sua e le altre accanto no) solo perchè è una fuoristrada (o suv o come la vuoi chiamare). Quindi attento a spargere odio a giro, che c'è gente che vede nemici dappertutto ciao.