lunedì, settembre 17, 2007

A te non ti salverà nessuno

In un modo o in un altro va a finire che uno ci casca (mi sembra di essere uno dei Wu Ming, a scrivere così. Che adesso sto leggendo Manituana, inizio il capitolo, mi leggo un paragrafo, me ne leggo un altro, poi al terzo mi dicono finalmente cosa sta succedendo e chi era quel tizio dei primi due paragrafi, tanto che adesso ho deciso che ogni volta che inizia un capitolo leggo subito il terzo paragrafo e poi torno indietro e leggo cosa fa. A certa gente ci devi andare incontro).
Dicevo.
Va a finire che uno ci casca, dicevo, e per uno intendo me, e per cascarci intendo avere una epifania illuminante, ricordarsi di qualcosa e dire "ammappensa, era così allora", tipo che a me è sempre piaciuto che mi si toccassero i capelli, e anche andare dal/la parrucchiere/a mi piace (anche se non si direbbe), che se non c'è la schampista (com'è che si scrive?) cretina che ti stacca il cuoio capelluto e ti manda il sapone negli occhi e l'acqua bollente nel collo e quella fredda sulla capoccia.
Insomma.
Non che c'entri molto, in realtà, e infatti basta là, ma avessi trovato mai qualcuno che mi taglia i capelli a modino, me li fanno sempre che sembro un impiegato di terzo livello dell'ufficio contabilità del ministero degli affari sociali, per dire. Sarà la forma della testa.
Fatto sta che a me piace che mi si tocchino i capelli, e giorni fa ci pensavo a questa cosa, non saprei dire perchè, credo sia perchè ogni tanto la pelle ha bisogno di essere usata, e quella della testa quando mai la usi, mica è così piacevole farsi accarezzare il palmo della mano o le palpebre, tipo. E allora poi mi son ricordato che quando ero bambino, d'estate, succedeva una cosa, che mia mamma apparecchiava la tavola in cortile, si cenava fuori, all'aperto, tutte le sere, la televisione in casa accesa sull'ultimo episodio dell'A-Team, ma si mangia fuori, appena torna i'babbo. E anche gli zii apparecchiavano fuori, due tavoli vicini, quando andava magra eravamo otto persone, ma più spesso dodici, un casino...poi il cocomero che veniva spartito tra le famiglie (e io o i cugini a trasbordarlo), e il gelato.
Ma aspettate, non andate via (lo so che è noioso, la parte interessante viene adesso) la parte interessante viene adesso (che avevo detto?). Dopo cena i tavoli venivano tolti, le sedie si avvicinavano, e mentre io e i cugini ci si scaccolava per i fatti nostri, i grandi cominciavano a chiaccherare (la televisione spenta) di questo e quello, sempre fuori, in cortile. Poi mi facevo stanco, gli occhi pesanti, mi sdraiavo su una sedia e mi lasciavo lisciare i capelli dalla mamma, che parlava, chissà più di cosa. Scendeva la sera, poi la notte, il buio saliva e le facce diventavano strane macchie bianche, ma si parlava, continuavano a parlare, nel buio, mentre il sonno mi portava via e i capelli, elettrici, si lasciavano pettinare.

6 commenti:

Roberto ha detto...

Cacchiolina!!! Se parti coi ricordi d'infanzia mi fai struggere questa corazza che faticosamente, in anni e anni di duro lavoro mi son costruito.
Già in un'altra occasione ho scritto che , secondo me, se fosse possibile avere presente il passato dell'infanzia (quello bello!), sarebbe più semplice affrontare il proprio presente. L'aneddoto che racconti, avvalla decisamente questa mia teoria. Detto questo, son tornato dal semi-profondo Sud. Son stato bene (vedi prossimo post su [ http://lock-down.blogspot.com/], piccolo spazio pubblicità) e mi sento decisamente rigenerato. Sò bene che durerà poco ma, come dico sempre, meglio poco che niente!
P.s. ma che c'entra quello che stai leggendo coi tuoi capelli?
P.p.s. MI DEVI UN GIN AND TONIC, NON LO SCORDARE!!!
R.

-harlock- ha detto...

Bellissima immagine, descritta in maniera irresistibile.
Te l'ho già detto che sei bravo?
Vabbé, una conferma.

Anonimo ha detto...

Ti ricordi che la zia controllava i passaggi di tutti gli aerei.

Grazyana ha detto...

Mi hai fatto ricordare i miei campeggi fatti da bambina con tutti i parenti che arrivavano da Milano per passare le ferie qua in Sicilia...che bei tempi passati!

Skiribilla ha detto...

Azz, questo me l'ero quasi perso!
E mi sarebbe dispiaciuto, perchè è lieve come un acquerello e affettuoso come una coperta quando fa freddo.
Un acquerello affettuoso, si.

(Oh, grazie per la dritta involontaria. Ho preso Manituana a una presentazione del libro con tre dei Wu Ming (bella serata) ma mi sono arenata a metà del secondo capitolo. Ora vedo di arrivare al terzo..)

Artemisia ha detto...

Che ricordi teneri sotto la cinica scorza di HK!
Una cosa però: che hai contro gli impiegati di terzo livello dell'ufficio contabilità del ministero degli affari sociali?

Don't worry per la risposta al mail. L'importante è mantenersi in contatto!
Ciao,