Eniguità e ambigmi
Io non lo conosco personalmente, ma a me Stefano Bartezzaghi fa una gran simpatia. A volte mi capita di leggere la sua rubrica su Repubblica.it, è carina, intelligente e si legge con piacere. Lui si definisce un ludolinguista (qualunque cosa voglia dire) ed è il figlio del più celebre e celebrato enigmista italiano, "Il Bartezzaghi" (dev'essere terribile essere famosi perchè figli di una rubrica della Settimana Enigmistica).
Dicevo. Qualche giorno fa - martedi 9 gennaio - S.B. parlava di un fenomeno piuttosto comune, ma non per questo meno divertente: l'ambiguità sintattica. Tanto per chiarire, faccio uno dei suoi esempi, così si capisce subito di che parlo (lo prende dal titolo di una locandina stradale, quelle che da noi si chiamano bollettino):
Rapina in banca con il coltello da ventimila Euro.
E l'ovvio commento di Bartezzaghi è: non sarebbe bastato venderlo?
Le locandine sono una fonte inesauribile di ambiguità, ma anche i giornali stessi, scritti in fretta e furia e senza poter perdere tempo a controllare altro che la correttezza grammaticale (ma a quella ci pensa Word). Per esempio, apro Il Tirreno di ieri e trovo:
Ambiente, l'Ue boccia l'Italia: "va indietro". Chi? L'Italia? L'Ue? L'ambiente? Mistero.
Ma anche la pubblicità non scherza. Un gigantesco striscione attraversa il viale di fronte al mio ufficio:
Corsi serali per adulti di ragioneria. Chi sono gli adulti di ragioneria? Esistono gli infanti di ragioneria? Cosa vogliono da noi? Perchè questi corsi serali? Altro mistero...
Concludendo, mi scuso dei fastidi che ho causato porgendo distinti saluti.
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