Cosa vuoi fare da grande?
Giuro che lo so cosa vuol dire stare su un palco, con la gente (non tanta, a dire la verità) che ti fissa e aspetta. Lo so cosa significa dover superare l'imbarazzo di tutti quelli sguardi puntati addosso come riflettori, e so cosa vuol dire avere addosso i riflettori, anche quelli veri (che caldo). So che quando dici la frase giusta, nel modo giusto, nel momento giusto, la gente risponde nel modo giusto.
Cioè ride.
Ed è un gran bel momento.
Ma in realtà ho un sogno segreto che riguarda il palcoscenico, e non si tratta per niente di teatro, ma di qualcosa di più profondo, antico e primordiale. Si tratta di qualcosa di antico e violento, una presenza magica. Si tratta di essere un rocker.
Mi immagino la vertigine di essere in piedi, di fronte a una folla adorante (potrebbe essere altrimenti?) che grida in estasi al solo vederti e che canta con te le parole che hai scritto tu.
L'emozione grandissima di suonare e vedere che alla gente quella cosa piace, ti ascolta, ti crede...sei uno di loro.
Ma soprattutto, siccome sono fatto così, mi piace farmi pregare, tutto si riassume in un solo momento, quando posi la chitarra, ti avvicini al microfono e gridi "Goodnight!" e te ne vai, sudato fradicio, e tutti fuori gridano, entri nel backstage, prendi una bottiglia d'acqua dalla mani del fidato assistente (o della graziosa assistente), e dici agli altri "grande concerto, no?" e intanto fuori senti una marea montare, un grido solo, una folla che ti chiama gridando BIS, BIS! e allora scrolli il capo, sorridi, posi la bottiglietta, risali sul palco, prendi la chitarra, ti avvicini al microfono, sorridi contro i riflettori puntati e fai partire il primo accordo, e tutti gridano e tu sorridi ancora.
A teatro non si fanno i bis.
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