venerdì, aprile 06, 2007

L'alba dell'uomo

Oggi per pranzo sono andato a una pizzeria a taglio vicino al mio ufficio, il cliente prima di me era un ragazzo cinese che ha preso una margherita e una coca, quello dopo di me un ragazzo di colore che, con qualche difficoltà nella lingua, ha chiesto la pizza con i funghi.
Quando ero bambino nel mio paese (perchè allora la frazione nella quale vivevo era ancora un paese, le persone si conoscevano tra di loro, non era periferia della città - o forse mi sbaglio) c'erano due fratelli vietnamiti adottati da una famiglia italiana - me li ricordo bene, il più grande aveva la mia età, alle elementari era in classe con Ema, e pochi anni fa l'ho incontrato di nuovo ed è stato lui a rionoscermi per primo. Allora questi due bambini facevano sensazione, erano strani, ricordo che li chiamavamo i cinesi, ma senza nessun intento dispregiativo, li chiamavamo così e basta, perchè allora chi veniva da quella zona del mondo era cinese ai nostri occhi bisognosi di semplificazioni, qualunque fosse la sua vera origine. Facevano sensazione, dicevo, e mi ricordo anche la meraviglia di incontrare sulla spiaggia di Castiglioncello i vu' cumprà, loro sì erano diversi, non parlavano neanche bene, li guardavamo con stupore, tanto che mi ricordo che Simone (che allora aveva sei-sette anni) si avvicino una volta a Jimmy (con lui avevamo fatto amicizia), gli passo un dito sull'avambraccio e se lo guardò stupito, dicendo "non macchia!". Se lo fai ora è razzismo, ma allora era un mondo diverso. E mi ricordo anche quelle faccie tristi dell'est che lavavano i vetri ai semafori, e tutti se li facevano lavare, e poi lasciavano qualche spicciolo a quegli stranieri misteriosi...
...e poi mi accorgo di quanto tutto questo è cambiato, e mi viene da sorridere a pensare che siamo diventati davvero una città multirazziale, scendo le scale dell'ufficio e per strada incontro cinesi, maghrebini, nigeriani, rumeni, ucraini, palestinesi, pachistani, e non mi stupisco più. Vicino a casa mia fino a poco tempo fa viveva una famiglia di cinesi e c'erano due bambine che giocavano sempre in strada e parlavano con questo fortissimo accento toscano, e poi vedo i ragazzi che tornano da scuola con gli zaini e hanno la pelle con colori diversi, ed è incredibile che non mi stupisca più, ma ne sono felice, quando vedo queste cose sono felice. E non mi si venga a parlare di criminalità quando penso a questo, perchè la criminalità non è un retaggio razziale, è un peso che nasce dalle disuguaglianze e dalle carenze educative. Chi viene educato al rispetto della società civile e all'amore degli altri diventerà un cittadino. Non importa il colore.
Adesso dirò una frase che mi caratterizzerà come il solito snob di sinistra, il liberal chic che "la classe operaia", ma io penso proprio che mettere a proprio agio gli ospiti sia un dovere del padrone di casa.

2 commenti:

me ha detto...

Alla base di tutto sta sempre il rispetto...poi viene il resto, partendo con dei pregiudizi non si ottiene niente!

Artemisia ha detto...

Anch'io sono felice di questo melting pot. In classe di mio figlio (V elementare) ci sono 8 bambini stranieri su 24 e non ci sono mai stati problemi. I suoi migliori amici sono un filippino, un egizio-marocchino e un iraniano.
Purtroppo l'ignoranza delle persone e chi la cavalca in cerca di consenso fa si' che i rapporti non siano sempre cosi' felici.
Su questo argomento mi e' piaciuto molto il libro di Gianantonio Stella "L'Orda. Quando gli Albanesi eravamo noi."