giovedì, aprile 05, 2007

La Rivoluzione Cubana - parte IV e ultima

Salute e cultura, ipoteche per il futuro

Ciao a tutti carissimi amici che seguite i nostri appuntamenti sulle rosse supposte di Cuba. Ci chiedevamo la volta scorsa come un paese rovesciato con le armi e governato da persone totalmente inesperte abbia fatto a conservare il proprio governo intatto ed intonso per 50 anni…per chi non lo sapesse Castro è il capo di stato col mandato più lungo di tutti i tempi.
In effetti quello che i nuovi dirigenti di Cuba hanno provveduto a fare non è stato una presa di potere fine a se stessa ma una vera e propria rivoluzione culturale e sociale. Pensate che Cuba aveva un grosso ritardo sia nell’istruzione che nella salute, con più del 70% dei cittadini che non avevano alcun tipo di istruzione e fruizione delle minime razioni medicinali. Nei primi dieci anni di governo Castro, ridistribuendo equamente i patrimoni privati, tra cui tutti i terreni dell’isola, fece si che il benessere si diffondesse anche alle classi più povere (ad esempio i contadini), sviluppando al contempo le strutture mediche e soprattutto le scuole il cui accesso fu aperto a tutti.
Nei 30 anni successivi alla rivoluzione il 98% dei cubani avevano una istruzione media superiore, con una percentuale di laureati superiore a quella statunitense, mentre i centri ospedalieri cubani sono tra i migliori a livello planetario (basti pensare che i migliori ricercatori nel campo delle biotecnologie sono cubani).
Tanto per dare un idea di come il governo, e Castro in particolare, tenessero allo sviluppo dell’individuo sono leggendari i discorsi fiume di Fidel alla radio che nei primi anni dopo la rivoluzione tentava di spiegare argomenti di cultura generale e di etica per ore ed ore (anche 10 consecutive..). O come, durante la notte l’auto presidenziale di Fidel vagasse per le strade dell’Havana come per carpire le sensazioni.
Come è noto l’isola non è autosufficiente da un punto di vista di risorse, e quindi sin dall’inizio Cuba ebbe l’appoggio di paesi solidali alla rivoluzione, prima fra tutte l’URSS che foraggiò con rubli e appoggi politici la vita sull’isola soprattutto acquistando quote enormi di prodotti cubani (zucchero e tabacco).
Gli Stati Uniti, per nulla contenti di aver perso il controllo su Cuba, dettero inizio all’embargo subito dopo la rivoluzione. Quello che non è sempre scontato sapere dell’embargo è la sua proprietà transitiva e cioè che non solo gli Stati Uniti non commerciano con Cuba ma hanno imposto a tutto il mondo la stessa condizione. E’ come se io litigassi con una persona e vietassi a tutto il mondo di parlare a tale persona solo perché sta antipatica a me (es: HK mi stai sulle palle! Da oggi nessuno ti deve più leggere...altrimenti lo picchio!).
Come tutti i governi che durano nel tempo sicuramente anche Castro ha suscitato dissidi all’interno di alcuni gruppi di cubani. Il fatto che non si possa intraprendere nessuna attività privata ha reso soprattutto le giovani generazioni più insofferenti al governo cubano, e adesso che nell’isola non si naviga nell’oro e il livello culturale è comunque alto le aspettative crescenti dei giovani non trovano sbocchi, soprattutto a confronto con il mondo consumista e capitalista in cui gli status symbol ed i punti di riferimento sono di tutt’altro tipo e di più facile raggiungimento (o per lo meno così si vuol far credere).
In occidente abbiamo il concetto di dover far soldi per forza, i cubani, per forza, devono fare volontariato….alla faccia della differenza…
Altro mito da sfatare è l’idea tutta americana che i cubani siano perseguitati se esprimono idee sovversive o se vogliono andare via dall’isola; da oramai 30 anni è istituito tra gli Stati Uniti e Cuba un volo settimanale per cubani che vogliono espatriare negli States. Chi non sta bene a Cuba può tranquillamente andarsene, anzi, i cubani godono di leggi speciali negli USA per le quali hanno più facilità di altri stranieri a trovare lavoro e godere di sussidi.
Non ci resta che sperare che questa isola felice (permettetemi il termine), piena di contraddizioni e di miti, di bellezze e cultura, di insoddisfazioni e speranze, non cada in mani sbagliate alla fine di questo governo; già si susseguono le voci di capitali esteri immensi pronti ad essere investiti alla morte di Fidel e che farebbero ricadere l’isola in una barbarie consumistica, inasprendo le divergenze tra il mondo capitalistico e quello cubano, manodopera nella propria terra a servizio di multinazionali straniere. La paura è infatti che si faccia dell’isola un paradiso sessuale trasformandola in una immensa Las Vegas…speriamo che questo non accada mai, e come dice Fidel: “prima si smette di essere uomo e DOPO rivoluzionario!!!

Un bacio a tutti…vi amo…
Adzo

E con questo appuntamento si chiude la rubrica sulla storia della rivoluzione cubana. Ma il buon Adzo non ci abbandona, visto che mi ha comunicato di aver messo in cantiere la prossima rubrica, che partirà il 16 aprile: Te lo dò io il Brasile! (titolo provvisorio, ma avete capito l'argomento). Grazie amico!

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ottimo post! Bel lavoro.
Attenzione a quel titolo provvisorio della prossima rubrica: è troppo grilliano! Le aspettative potrebbero essere alte ;-) (ricordo il programma)
Ciao