lunedì, settembre 29, 2008

Come fosse antani

Due anni di post, oggi.
Se c'è una cosa che ho imparato, in questi due anni di inesattezze comunicative, è che è molto più facile scrivere all'interno di uno schema predefinito, piuttosto che affrontare il terrore della pagina bianca. Un po' come quando alle medie c'era il tema libero, ma la professoressa diceva inseriteci un conflitto generazionale, due catene montuose, un cavallo ipocondriaco e la morte di Danton. Era in effetti più facile, piuttosto che scrivere semplicemente un tema libero così come ti veniva.
E quindi ho scoperto che le rubriche aperiodiche mi davano sicurezza, bene o male, perchè, di fronte all'eterna domanda che scrivo oggi? potevo rispondermi con è un sacco che non faccio un post su Mastrota, o sulle cose che non importa sapere, o su Dylan McKay, o sulle chiavi di ricerca più buffe del web.
Ma ora sono un ometto, non ho più bisogno di queste stampelle narrative, faccio da solo, vado in bici senza mani, sono un adulto!
Tranne oggi.
Signore e signori, vi invito a celebrare con me il secondo anno di vita del mio blogghetto con il Come Eravamo dei post dell'ultimo anno (nuova rubrica aperiodica, direi).
Ottobre 2007: Esagero subito, e scrivo un post che ci vuole un giorno a leggerlo. Però la foto è bella. Deliro, dopo troppe ore di lavoro, e presento Dante Chianti. Me ne pento subito. Ma mi riscatto con Giangi.
Novembre 2007: Vado alla posta. Creo polemicone qualunquiste. Pedalo. Insulto gli sboroni e i fascisti. Faccio social blogging. Insomma, la solita roba.
Dicembre 2007: nell'ordine: escatologia, sociologia, critica cinematografica, arte sequenziale, zampine rotte.
Gennaio 2008: scrivo il post che probabilmente avrebbe voluto scrivere Umberto Eco, se fosse stato un imbecille. Mi vergogno di fare sempre il cretino, e faccio ammenda. Ho una stilista personale. Scopro cose terribili (ma risapute) su Sanremo. Arriva Kikkafuffy (Mak, l'ho letto il tuo commento delle Smarties, sappilo). Un politico non proprio affascinante svela un lato di sè che non conoscevo, ma che apprezzo.
Febbraio 2008: Cos'è il soffitto di Tantalo? Mostri giganti e vecchietti invadenti. Il post di maggiore successo, anche se non capisco perchè. Dopo si parla di politica, credo. Infine, un post oggettivamente brutto, ma che amo molto.
Marzo 2008: Bonton da cerimonie nuziali, la telefonata tra Jova e Ben Harper, cronaca nera. Poi mi immergo nell'acquario e non trovo l'uscita, ma prontamente riemergo per dedicarmi alle elezioni.
Aprile 2008: Un piccolo racconto sul mondo del lavoro. Poi parlo di me, piuttosto sincero, anzichè no. Berlusconi vince di nuovo, e io mi rompo. Materiale genetico scadente. Infine, la carta stampata dimostra di non valere la carta su cui è, appunto, stampata.
Maggio 2008: alla prossima catena mi incazzo. Però questa era simpatica. Seguono un post crudele, ma necessario e un post necessario, ma crudele.
Giugno 2008: Qui mi faccio ridere ancora a mesi di distanza (mamma quanto sono patetico). A proposito di patetici, arriva Fausto Bertinotti. L'inferno, o il purgatorio, non so, si avvicina.
Luglio 2008: Il concerto della cover band - attenzione - dei Litfiba. Un accessorio inprescindibile. La posta del cuore di Satomi, si, quello coi capelli viola di Kiss me Licia, esatto. Per concludere, il problema ontologico delle peschenoci.
Agosto 2008: Mi fa caldo, al massimo posso parlare di Palermo. Per fortuna ci pensa Urakidany, ad intrattenervi tutti.
Settembre 2008: l'autunno mi immalinconisce, e mi fa porre grandi domande. Però poi mi scuoto, e affronto una trilogia da paura: l'irresistibile attrazione tra le fontane e le monetine, l'irresistibile attrazione tra la mia macchina e la rimozione forzata, l'irresistibile attrazione tra l'accurata pianificazione e la potenza distruttrice del caos.
Gente, amici, grazie per essere ancora qui a quelli che sono ancora qui, grazie per essere arrivati a quelli che sono arrivati e niente a quelli che sono andati via (che, volevano un grazie pure loro, 'sti zozzi?).
Ciao, e grazie davvero, a tutti.
Filippo

mercoledì, settembre 24, 2008

Trümmerliteratur

È estate finalmente.
Le vacanze non ti sono mai, mai sembrate così irraggiungibili come negli ultimi mesi.
Appena rientri a casa, ti slacci la cravatta, butti la giacca sul divano, prendi la valigetta e la nascondi nell’angolo più profondo del più nascosto degli armadi, nascondi le chiavi dell’ufficio, spegni il telefonino e non lo riaccendi, hai deciso, per tre settimane.
Almeno tre settimane.
Tu, tutto l’anno, per tutto l’anno, hai avuto un pensiero fisso, declinato su migliaia di contesti e soggetti: lo faccio quando sono in ferie.
Tutti quei libri che hai messo sullo scaffale, pensando di leggerli quest’estate, sdraiato al fresco su un’amaca, mentre bevi una birra fresca.
La musica, i cd che ti sei masterizzato e che devi ascoltare, quest’estate, con le cuffie in testa, magari con il lettore mp3, la mattina, mentre fai jogging.
Ah già, perché ci sono anche gli esercizi, il mettersi un po’ in forma, ti sei ripromesso lo avresti fatto quest’estate, bici, corsa, piscina, appena hai tempo inizi.
E tutti i film scaricati col mulo? Ormai ne hai talmente tanti che di estati, per vederli tutti, ce ne vorrebbero dieci. Eppure te l’eri ripromesso, di vedere di nuovo tutta la prima serie di Heimat, la sera, con le finestre aperte, coperto di Autan…
Tante cose da fare, tre settimane per farle.
Ma finalmente, davvero, dopo un anno, finalmente, un po’ di tempo per te.
Finalmente.
La mattina dopo, il frigorifero è rotto. E il centro di assistenza è chiuso (per ferie).
Nei sei giorni seguenti, nell’ordine:
- Perdi il bancomat;
- Ti rifanno la fiancata della macchina con un cacciavite a stella (presumibilmente, data la profondità e raffinatezza dell’incisione);
- Scopri che un pennarello viola è entrato nella lavatrice insieme alle tue camicie;
- Piove;
- Perdi le chiavi di casa (due volte);
- Scopri che il tuo capo ha anche il numero del tuo telefono di casa;
- Ti rubano la macchina, quella con la fiancata rigata;
- Ritrovi la macchina, ma dopo che un barbone l’ha usata anche per dormirci (ma non solo);
- Scopri quanto fa male il colpo della strega. E una spalla lussata. E perdere un’unghia;
- Perdi (di nuovo) il bancomat.

Basta basta, è il vivere in questa città che ti stressa, ti uccide, ti fa uscire di testa.
Hai deciso che domani si parte per il mare, punti la sveglia alle cinque e mezzo e vai a letto presto, si, domani vuoi partire prestissimo, il caldo il traffico le partenze intelligenti, e poi porca miseria, vuoi mettere la bellezza di alzarsi presto nel fresco del mattino e guardare l’alba?
Alle due ti si spalancano gli occhi (era una zanzara quel rumore?) e passi quelle che ti sembrano ore a pensare “dio, devo dormire, devo dormire per forza o domattina non avrò la forza di alzarmi, devo dormire, devo dormire, alle sei suona la sveglia e io non sto dormendo, sarò un cadavere domani, devo dormire devo dormire”, poi alla fine ti alzi per bere un po’ d’acqua, temi che ormai manchi pochissimo alle sei, tipo dieci minuti, e non hai dormito per niente, guardi l’orologio e sono le dieci e mezzo, la sveglia non ha suonato (fuori, nel mondo, la gente vive).
Settembre è vicino, finalmente.

venerdì, settembre 19, 2008

Arruolatevi!

Io, ieri.
Sono le sei, mi sveglio con Elle che mi chiede dove ho parcheggiato la macchina, mentre in sottofondo c'è quel piacevole rumore dell'idropulitrice del lavaggio strade che passa davanti alla porta di casa.
Lo so dov'è la macchina, è proprio dove non dovrebbe stare, in divieto di sosta.
Con rimozione forzata.
Mi alzo di corsa, calzinimagliettafelpapantaloniscarpe chiavidellamacchinachiavidicasapatente, forse faccio in tempo, magari non sono ancora passati di lì, fino alle sette fanno il giro, di sicuro hanno sonno anche loro, volo tra lampi di blu, corro in aiuto di tutta la gente, Miva lanciami i componenti, giro l'angolo ma è tardi, il mostro Aniba m'ha già portato via la macchina.
Torno a casa, rientro a letto e non dormo per un'oretta.
Fatta colazione, chiamo i vigili e mi faccio dire quale FOTTUTISSIMA carrozzeria era di turno stanotte per la rimozione forzata.
Quella più lontana.
Ok, dobbiamo andare a ritirare la macchina alla carrozzeria, dico, prepariamo i soldi.
Speriamo di averli, dice Elle.
C'è un autobus che ci scarica lì di fronte, vado a compare i biglietti, apro il portafogli e dentro ci trovo 2 euro e il cadavere di una forbiciste. Porca miseria, s'infilano d'appertuno, 'ste bestie.
I due euro li uso per comprare i biglietti dell'autobus, che mi ricordo c'è una banca vicino alla carrozzeria, preleviamo al bancomat quando siamo lì.
Speriamo non sia rotto, dice Elle.
Andiamo alla fermata, ma dobbiamo aspettare in strada perchè il marciapiede è ingombro di SUV, che i puttanoni biondi li parcheggiano dove possono, che devono accompagnare Kevin e Tamara e Maldestra all'asilo, se parcheggiano lontano poi si stancano.
Vavè.
L'autobus arriva, saliamo, riparte. Ci scarica in piazza, facciamo duecento metri (durante i quali incontro chiunque - ehi, come mai da queste parti? Devo andare dallo Zini a riprendere la macchina che mi hanno portato via stanotte. Eh, ma devi stare attento, sai quanto ti pigliano ora?) facciamo duecento metri, dicevo, e il bancomat è rotto.
Non importa, di sicuro alla carrozzeria hanno il POS, vuoi che non ce l'abbiano, guadagnano MILIONI con la rimozione forzata, hanno rifatto l'officina e c'hanno messo le maniglie in oro, vuoi che non abbiamo un cazzo di POS di merda per il bancomat del cazzo?
Speriamo ce l'abbiano, dice Elle.
Cartello all'ingresso dell'officina: Le auto rimosse possono essere ritirate SOLO dopo il pagamento del deposito. Accettiamo SOLO contanti.
Ci sarà un'altra banca qui vicino, no?
Si, a cinque chilometri.
Non è che magari abbiamo nelle tasche del denaro di cui non siamo a conoscenza?
No.
Che dici, accetteranno traveller's cheque?
No.
Cambiali?
No.
Reni?
Dai, i miei abitano qui dietro, andiamo a casa loro, facciamo l'ennesima figura da inetti e facciamoci prestare la loro macchina per andare a cercare un bancomat.
Ok, speriamo siano in casa, dice Elle.
La guardo.
Lei tace.
I miei sono a casa. Ma stanno per uscire.
- Mamma, ho la macchina dallo Zini, perchè...
- Oddio, hai avuto un incidente?
- No, c'era il lavaggio strade e ce l'hanno portata via stanotte, e...
- Ma ti sei fatto male?
- No mamma, ero a letto.
Ci prestano la macchina, raggiungiamo una banca, preleviamo, torniamo indietro, lascio i soldi a Elle, Elle alla carrozzeria e torno a casa dei miei a lasciare la macchina, che loro devono uscire, e finalmente mi siedo, aspettando che Elle venga a prendermi.
Drin.
Pronto.
Sono Elle.
Dimmi.
Non mi ha lasciato le chiavi della macchina.

Non erano ancora le dieci.

Tutto praticamente vero (giusto due-tre cose per rendere il tutto più romanzesco).

lunedì, settembre 15, 2008

E allora non si capiva

Ieri ero a Ravenna, e penso che in quanto ad assessori al traffico là stian messi peggio di noi, visto che a un certo punto la provinciale a due corsie su cui viaggiavo è diventata senza darlo a vedere (a me) una rampa a una corsia per entrare su una strada statale grossona; così, dopo aver realizzato che ciò che stavo per fare (imboccare contromano una statale grossona) non era cosa buona e giusta, mi sono fermato e ho fatto retromarcia, non senza che due macchine si tamponassero per evitarmi, e il conducente di una delle due decidesse di interrogarmi, bava alla bocca, sulla mia conoscenza della viabilità cittadina e del codice della strada.
Stavo quasi per rispondergli a tono, poi però ho visto che indossava la divisa della bassa manovalanza di Mirabilandia (Roger Workman) e mi sono scusato per la mia imperizia, pensando che la vita doveva essere già stata abbastanza crudele con lui .
Vedere Ravenna mi ha spinto alla seguente riflessione: ma com'è che dove c'è una qualunque forma di fontana, o una qualunque cosa anche vagamente somigliante a una fontana, le persone sentono l'impellente desiderio di lanciarci dentro monetine da cinque centesimi?
Come, cosa, cosa vi spinge? Voglio dire, perchè? Che senso ha?
Porta fortuna, mi si dice con espressione annoiata.
Mi sembra naturale, lancio oggetti di rame nelle fontane ad ossidarsi e trasformare l'acqua in un liquame verdastro. Invero questo mi donerà fortuna.
Ma si, lo so che sono noioso, pedante, didascalico, e che non ho ancora capito che le persone, la gente, tutti hanno bisogno di credere in qualche cosa che cambierà la loro vita (in meglissimo) con un gesto semplice ed economico, comprare il biglietto della lotteria, giocare al superenalotto, buttare una monetina in una pozza o, come ho visto nella chiesa di Sant'Apollinare in Classe, buttarla in una porzione di pavimento scoperta e recintata per mettere allo scoperto la pavimentazione originale?
E' più basso del pavimento?
E' circondato da una balaustra?
Quindi è una pozza della fortuna e io ci butto le mie monetine.
Ma guardi che non c'è acq...IO CI BUTTO LE MIE MONETINE, HO DETTO.
Il mondo è strano.
E popolato da idioti.
La maggior parte dei quali imbocca contromano le statali, ovviamente.

Nell'immagine: l'Apocalisse è vicina. E Hallo Kitty è il suo profeta.

giovedì, settembre 11, 2008

Gli stranieri non capiscono - II (reloaded) 3/3

Bene gente, ecco il pezzo forte di questa trilogia. Urakidany conclude l'approfondimento sulla cultura Jappa e ci saluta per un paio di settimane, per tornare più carico di bile; voi continuate a chiedere e domandare, che siamo qui apposta per rispondere.
Per chi si fosse perso per strada: Urakidany è un amico italiano che vive a Tokio da anni, e ha finalmente (dopo mie lunghe insistenze) deciso di condividere le sue analisi antropologiche su quel lontano paese, dicendosi inoltre disponibile a spiegare a tutti noi le cose che non capiamo. Quindi, se avete dubbi, curiosità e domande, chiedete e lui vi dirà.

Vostro Heike


Parte tre di tre: i rapporti umani...
Continuando il discorso del contatto umano, sembra che in realtà ai giapponesi in genere piaccia molto essere toccati, ma non possono farlo in quanto la loro severa società giudica questi atteggiamenti imbarazzanti e disdicevoli. I bambini, soprattutto maschi, raggiunti i 5 o 6 anni vengono praticamente educati a non cercare più le coccole dai genitori che comunque in media non li baciano mai, visto che anche il bacio naturalmente non va bene. Gli esseri umani usano moltissimo la bocca sin da piccoli come organo sensoriale ed è per questo che baciamo, è un gesto naturale e per questo, per il loro contorto modo di pensare, deve essere evitato soprattutto in pubblico. In compenso in treno gli impiegati leggono le riviste porno che è un piacere e nei piani superiori dei negozi di giocattoli e videogiochi sono presenti reparti porno, ma naturalmente un bacio tra due innamorati ferisce molto più profondamente l’animo sensibile e delicato come un fiore di ciliegio di un giapponese.
Tornando ai bambini, quando vanno in braccio ai genitori in cerca di coccole vengono allontanati e messi in ridicolo, colpiti nel loro animo infantile sentendosi dire che non devono essere fastidiosi come il “kutsukimushi”, letteralmente “insetto appiccicoso”, perché le coccole come si sa possono essere più fastidiose della zanzara tigre. E’ un tipo di educazione che li porta alla distanza ma è solo una repressione, visto che il desiderio rimane e poi li porta al fenomeno del “chikan” che è praticamente il loro sport nazionale dopo i baseball. Il chikan è quel tipo che fa la mano morta nei treni affollati e si possono vedere nei vagoni e nelle stazioni degli avvertimenti che intimidano dall’astenersi da questa pratica per fortuna punibile ai sensi di legge.
Naturalmente la maggior parte delle coppie sposate dorme in letti separati, e a volte anche in camere separate, perché la privacy è importante e anche il matrimonio è poco più di uno sport. Vince chi fa la cerimonia più bella (anche su questa ce ne sono parecchie da dire) e chi sposa l’uomo più ricco o la donna più giovane. Nel mio caso, mi sono trovato a vivere col padre di mia moglie non volendo lasciare un anziano da solo, e purtroppo abbiamo fatto un grave errore. Una normale persona sarebbe felice di vivere insieme a sua figlia felicemente sposata ed in procinto di avere figli ma la normalità non è una peculiarità giapponese.
Sicuramente preferirebbe avere un genero che lavora fino a mezzanotte o che va nei club di hostess con i colleghi per poi tornare a casa e non considerare la figlia, piuttosto che un marito affettuoso che dorme insieme alla moglie e che, quando può, sta sempre con lei. I miei atteggiamenti da italiano nei confronti di sua figlia (mia moglie) lo mettono in imbarazzo e se ne sta praticamente tutto il giorno chiuso in camera e pranza e cena al ristorante per non doverlo mai fare con noi.
Sono schiavi di loro stessi, delle assurde regole che hanno creato e duri come sassi non riescono a capire che la fonte di tutti i loro problemi e infelicità è da ricollegare non un giorno alla Corea e l’altro alla Cina o agli stranieri in genere, ma a tutto il sistema che si sono creati per proteggere e perpetuare nel tempo la loro preziosa diversità. Ci sono delle persone che, praticamente disperate, scappano in altri paesi schiacciati da tutto questo, assolutamente impotenti nel cambiare le cose convinti che non cambieranno mai se non in peggio.
Gli stranieri (diciamo occidentali) sono gli unici a vivere bene ed essere in parte esonerati dalla cerimoniosità e follia di questa società ed è per questo che io vivo qua. Sono un privilegiato e non mi lamento della mia vita ma non per questo posso chiudere gli occhi su tutto ciò che mi circonda e che comunque esiste, è reale e per niente bello. Chi non lo vede, dai giapponesi agli stranieri che si riempiono la bocca di adulazioni nei confronti del Giappone, è perché non vuole vederlo o perché è troppo superficiale per capirlo.
I problemi esistevano anche in Italia, per quanto profondamente diversi, ma ora sono qui, assolutamente libero di bacchettare il paese in cui vivo…parliamoci chiaro, è anche uno sfogo per me molto salutare.

Minasan kiwotsukete
Urakidany

Nuove e meravigliose immagini del Jappone qui, descritte e commentate in calce da Urakidany non appena il fuso orario lo permette.

Nell'immagine:
dov'è finito il mio portafogli? Signorina, lo ha preso lei?
(immagine presa da qui - non cliccate se siete in ufficio!)

mercoledì, settembre 10, 2008

Gli stranieri non capiscono - II (reloaded) 2/3

Come promesso ieri, continua la disamina delle virtù (poche) e dei vizi (tanti) dei giapponesi fatta da un italiano che vive in Jap. Ecco quindi la seconda parte, quella piccante. Infatti il buon Urakidany oggi ci parla delle cosacce. Heike

Parte due di tre: il sesso...
Un’altra ragione della censura secondo me sta nel fatto che la mafia locale, la “yakuza” ha interesse nel conservare questo divieto visto che nei loro locali si possono vedere film non censurati ed hanno il monopolio anche di tutto l’ambiente della prostituzione. Praticamente, dopo essersi fatti degli occhi a palla davanti al mosaico si vanno a sfogare con qualcosa che dal vivo non si presenti squadrettata. Per legge la prostituzione è vietata, ma in realtà ogni città ha la sua area, a volte vastissima come la zona di Kabukicho a Shinjuku. E’ come se da noi le prostitute non fossero in strada ma nei bordelli come un tempo, con al tempo stesso un divieto a norma di legge che vieta loro ogni attività. Se noi ci lamentiamo della nostra polizia che non riesce a far sgomberare le prostitute dalla strade, figuratevi quanto sono in gamba i loro agenti che non si accorgono neanche delle insegne al neon che invitano gli avventori a vari servizietti che spesso molte minorenni fanno. E poi si raccontano le barzellette sui carabinieri!
I giapponesi hanno una vera passione per le ragazzine, soprattutto per le scolarette, e parlando di altre contraddizioni, l’esposizione dei genitali sarà pure vietata ma le minorenni sono assolutamente legali anzi, ricercatissime, tanto che le autorità ancora non hanno risposto alle richieste delle Nazioni Unite che invitavano il Giappone all’introduzione di pene severe riguardo i crimini di pedofilia e il divieto dell’apparizione di minorenni nei video per adulti.
Inoltre non dimentichiamo che i genitali sono vietati nella pornografia, ma (come segnalavo nel P.S. dello scorso post) poi si festeggia il pene e la vagina al tempio…. è o non è il paese del contrario? Se andate in una libreria internazionale vedrete che le parti intime dei protagonisti delle riviste pornografiche sono grattate via. Arrivano addirittura a rovinare del materiale nuovo e poi venduto caro perché d’importazione. Ve lo immaginate uno che di lavoro gratta gli oggetti della vergogna dalle riviste? Poveri ragazzini giapponesi, neanche vedendo un film per adulti possono avere un minimo di soddisfazione dalla vita, ovvio che poi crescono disturbati.

Minasan kiwutsukete
Urakidany

Ok, lo ammetto, questo post è un po' breve, ma prometto che compenseremo con quello di domani, bello lungo e bello bello. Per l'intanto, potete consolarvi con le stupende immagini che Urakidany ci manda dal paese del Sol Levante, cominciando dalla mia preferita, che ho messo a commento del post: il segnale di divieto di accesso alle donne e ai bambini in un quartiere erotico. Son troppo avanti 'sti tizi.
Altre immagini, qui (quelle sul quartiere a luci rosse - invero piuttosto caste) e qui (quelle sul mangiare male - per niente caste, argh)

martedì, settembre 09, 2008

Gli stranieri non capiscono - II (reloaded) 1/3

Faccio una pausa perchè in ufficio due palle, e lascio la parola ad Urakidany, che vorrebbe aggiungere due parole al suo ultimo post, però, siccome in realtà sono tante e non sono due, facciamo un post lungo e lo spezziamo in tre puntate, oggi, domani e il giorno che viene dopo porca miseria come si chiama, dopodomani, ecco. Ringraziando Uraki perché è un grande, non posso poi non complimentarmi con me perché, ammé, questa rubrica piace da impazzire.
Vostro Heike

Parte uno di tre: il cibo...
Prima di rispondere alle nuove domande, vorrei approfondire alcuni argomenti dell’ultimo post e vorrei cominciare dall’alimentazione. Ho scoperto recentemente che sembra che i giapponesi abbiano il tratto intestinale più lungo di un metro rispetto al nostro, e questo è dovuto al fatto che la loro alimentazione fosse di origine vegetariana o a base di pesce. Rispetto ai cinesi, per esempio, hanno non solo le gambe più corte ma anche la schiena più lunga, e questo deriva proprio dalla necessità di contenere più intestino. Il contrario avviene invece per esempio nei popoli carnivori come quelli dell’Africa che hanno le gambe lunghe, il torso corto e il tratto intestinale breve, visto che la carne non può rimanere a lungo se no marcisce. Per questo adesso che i nipponici sono diventati carnivori si sono incasinati i denti e infradiciate le budella dato che il Giappone detiene il record mondiale di casi di cancro all’intestino, dovuto naturalmente anche alle porcate e al frittume che mangiano.
Oltretutto nonostante se ne vantino non è una cultura dell’olio. Friggono tutto e male con oli di cattiva qualità che vengono filtrati e riciclati fino al punto di dover fare il tagliando come quello delle macchine. Alcuni sostengono addirittura che l’olio di semi o di sesamo sia di migliore qualità rispetto a quello d’oliva.
Parlando di ristorazione invece, andando in giro per le strade di Tokyo si può rimanere sorpresi da un cospicuo numero di ristoranti e convenience store. I convenience store, abbreviato a combini (abbreviano tutte le parole di origine straniera, storpiarle non bastava) sono dei negozi aperti 24 ore e sembrano un incrocio tra un nostro alimentari e una rosticceria. Naturalmente il cibo è pessimo al confronto e mai fresco e basta entrare dentro per essere colti da un odore nauseabondo e ammaliati da schifezze come gli spaghetti “Napolitan” a base di ketchup e wurstel da riscaldare al microonde. Non c’è una sola volta in cui non venga preso da dolori di stomaco dopo aver mangiato anche la cosa più innocua che vendono. Questi meravigliosi punti di ristoro sono di origine americana e quando si parla di cibo si sa che gli americani la sanno lunga, oltretutto i giappi si sorprendono o si lamentano del fatto che in Italia non ci siano questi convenientissimi negozi. In Giappone la parola “conveniente” supera per importanza la parola “buono” e “bene” e un altro paradosso riguardo questa discutibile convenienza è che mentre i combini sono perennemente aperti, gli ospedali chiudono in genere verso le 5 del pomeriggio e il sabato e la domenica. Se alle 3 di notte sei colto da improvvisa voglia di spaghetti al ketchup tipo donna incinta puoi trovarli nel combini accanto a casa tua, se poi ti vengono dei dolori lancinanti allo stomaco puoi pure morire. Nel centro i supermercanti falliscono in continuazione, per lasciare spazio a nuovi combini che sono onnipresenti e questo perché loro non cucinano praticamente mai. Solo le donne anziane non cedono a tutta questa convenienza e continuano imperterrite a cucinare (sti vecchi!) mentre tutti gli altri vivono di combini, ristoranti economici e pranzi precotti. Naturalmente se chiedi a un giapponese il cibo giapponese è il migliore del mondo e noi stranieri mangiamo grasso e male. L’ho sempre detto io, avrei dovuto essere più idiota e ignorante per vivere meglio.

Minasan kiwotsukete
Urakidany

PS: avete dubbi, curiosità, domande, questioni, ambasce sul Giappone e i Japponesi? Chiedete ad Urakidany e lui vi risponderà: blogottuso@gmail.com, o direttamente qui sotto nei commenti. Konnichiwa!

sabato, settembre 06, 2008

Annunciaziò annunciaziò

Gente, lo so che è un po' tardi per avvertirvi, ma le pulizie di casa mi hanno preso più tempo del previsto. Insomma, per chi stasera non ha niente di meglio da fare (ma anche per chi ce l'ha) c'è un'interessantissima occasione per ampliare la propria cultura.
A Prato, via Pomeria 90, presso la Casa delle Associazioni, a partire dalle ore 21.30 (ripeto: 21.30), ci saranno alcuni amici miei a celebrare la Costituzione con letture (articoli della suddetta Costituzione + brani di grandi autori contemporanei) e canti tradizionali di resistenza e lotta (c'è anche il Piave mormorò, non passa lo stranierooo) (o almeno, mi pare) (se poi non lo cantano, mea culpa).
Venite a celebrare la Costituzione! Venite a cantare brani di resistenza e lotta! Venite! C'è anche il bar con la birra a poco! E, forse, se siete abbastanza sfortunati, magari potreste anche conoscermi (sono quello con la maglietta di Tintin).

giovedì, settembre 04, 2008

Un problema sociale di ordine nazionale (perchè nessuno pensa ai bambini?)

E' inutile girarci attorno: il nostro paese sta attraversando una crisi grave, seria, senza precedenti.
Ciò che stiamo sperimentando in questi anni è un fenomeno incontrollabile, diffuso, endemico, al quale le autorità non sono in grado di porre rimedio.
Sto parlando, ovviamente, delle lucciole.
Mi direte: non è un problema nostro, a noi che ci frega, noi stiamo nelle nostre case, protetti, ci mangiamo le lasagne, guardiamo La Corrida e siamo felici.
Come siete ingenui.
Il mondo è un unico organismo vivente, un insieme di relazioni inestricabili ci lega gli uni agli altri, ciò che accade ad uno colpisce tutti gli altri.
Il destino delle lucciole è anche il nostro.
Per questo vedere i prati, i giardini, gli orti, i boschi, tutti questi luoghi, deserti dalle piccole luci che rappresentano il trionfo dei coleotteri sull'ambiente, ecco, tutto questo mi rattrista.
Dove sono finite le lucciole?
Perchè sono scomparse?
E' forse un tremendo presagio per gli anni a venire?
Io non lo so.
Una cosa sola, so.
Che un'estate senza le lucciole non è estate*.
Che si siano definitivamente estinte?
Ci attende forse un mondo sprovvisto della loro tenue, debole, fredda bioluminescenza?
I bambini del futuro dovranno forse rinunciare al sogno di ottenere 100 lire destinando una lucciola alla morte per soffocamento dentro un bicchiere?
Auguriamoci non sia così.
Auguriamocelo.

*figuriamoci poi se non c'è nemmeno il festivalbar.

Nella foto:
automobilisti e pedoni si scambiano opinioni sulla misteriosa scomparsa delle lampirydae.

lunedì, settembre 01, 2008

Get back

Non importa,
Non importa più.
Adesso su Città Cupa il cielo è coperto, sono arrivate le nuvole da nord, speriamo portino pioggia, che la pioggia, quando cade di notte, alleggerisce l'aria, poi il giorno dopo si vive meglio, meglio.
E dopo aver parcheggiato la macchina, camminavo guardando il cielo, e l'aria era strana, i palazzi illuminati dalla luce bassa del sole, e il cielo più scuro, buio, sopra.
Che strano, ho pensato, ci sono i palazzi illuminati dalla luce bassa del sole, e il cielo più scuro, buio, sopra.
Che strano, ho pensato.
E mentre camminavo, mi sono ricordato di quella storia che volevo raccontare, e non sapevo se sarebbe stato un post o un racconto o cosa, di me che la mattina vado al lavoro in bici e la sera torno a casa in bici, e le persone che incontro ogni giorno, che strano, le conosco ormai, anche se non le conosco, e su di loro vorrei scrivere qualcosa, descrivere le facce (o faccie? boh. Watkin, come si scrive?) parlare delle strane abitudini, i gesti, le posture, i piccoli segreti, quello che fanno, dicono.
Al Caffè 21, tutte le mattine alle 9, ci sono tre persone sedute a un tavolino, sono tre poseur, un tizio coi capelli cotonati e la camicia bianca (sempre bianca, sempre) aperta sul petto villoso, dev'essere il padrone del bar, e le due ragazze che sono con lui, sempre in gonna e tacchi e sigaretta accesa e occhiali scuri tirati sulla testa, e la moretta ha degli occhi incredibili, grigi.
E c'è la ragazza polacca in bici che tutti i giorni incrocio davanti al negozio di Ale, biondiccia, con la coda di cavallo, chissà che lavoro fa, la badante, la cameriera, il notaio.
E quel tipo stranissimo, nordafricano, cinquantanni, sempre in giro a ciondolare, triste come solo i maghrebini sanno essere, con in testa un cappellino da baseball rovesciato, lo porta finchè non si distrugge, gliene avrò visti succedersi tre o quattro diversi, nei mesi.
Il barbone grassone, quello coi capelli bianchi raccolti in una coda, è sempre in pantaloncini corti, anche quando piove, sempre pulito e sbarbato, seduto sui gradini di S. Francesco. A volte si sposta, ma non di tanto.
E l'agenzia immobiliare, dove lavorano due-tre ragazzi, tutti uguali, vestiti nello stesso modo e con gli stessi colori, giacca-camicia-cravatta, si metteranno d'accordo la sera per la mattina dopo?, tutti coi capelli rasati e gli occhiali scuri, l'unico diverso è un ragazzo cinese, che non si rade i capelli e non usa la giacca ed è cinese, poi per il resto è uguale anche lui.
poi, la sera, quando torno, e arrivo in piazza, la trovo sempre piena, gremita di ragazzini, tutti vestiti uguali che sembrano militari, ma di un esercito che con le magliette fucsia e le cinture e i pantaloni stretti e i capelli ritti, alti sopra la testa.
Vado a casa, ma a volte faccio il giro lungo, entro nella strada dei punkabbestia, saluto Fasil che beve un bicchiere di latte davanti al bar di Lucio, e passo sotto la statua dell'inventore della cambiale, che era ricchissimo ma non aveva nessuno che lo amava, e quando morì lasciò tutti i suoi beni ai poveri, e la sua fondazione era la Casa del Ceppo, e a Città Cupa i regali così si chiamano, si chiamano ceppo, ancora, ancora oggi.

venerdì, agosto 29, 2008

Gli stranieri non capiscono - II

Per la gioia dei miei lettori, taccio e non pubblico. Cedo invece la parola al mio amico Urakidany, che ha dedicato questo post a rispondere alle vostre più malsane e torbide curiosità. Continuate a chiedere e domandare, ogni vostro dubbio troverà risposta! Per contattare Uraki, potete lasciare i vostri quesiti nei commenti, o scrivere a blogottuso@gmail.com. Vai col Jap!

Che differenze ci sono col cinese a livello di vocabolario ed evoluzione della lingua?
(Daniel)

Cinese, giapponese e coreano hanno molti punti in comune riguardo la grammatica ma per quanto riguarda le parolacce, la lingua giapponese è un caso particolare. I giapponesi tendono a nascondere tutte le cose sgradevoli ed evitano qualsiasi tipo di discussione, anche se si tratta di una semplice divergenza di gusti riguardo a un film o altro argomento disimpegnato. Le offese verbali sono sempre state considerate come insopportabili e, per esempio, ricordo bene che nel caso Materazzi-Zidane ai mondiali 2006 quasi tutti i giapponesi davano ragione al francoalgerino per aver semplicemente reagito ad un’offesa insopportabile. Le parolacce sono disdicevoli e quindi tabù. In ogni caso la questione della lingua si presenta più complessa e forse noiosa, se ci saranno ancora persone interessate magari ne parleremo più approfonditamente in futuro.

Mi sono sempre chiesto - mi si perdoni la trivialità - perché nei porni giappi il genitale maschile viene pixellato. Ce l'hanno a quadretti? Preferiscono lasciare un alone di mistero sulle loro fantomatiche misure non all'altezza ("alla lunghezza") degli occidentali? una volta in un servizio televisivo ho sentito dire che è una questione politica, ma continua a sfuggirmi il nesso.
(Signo)
Un mio amico diceva che per capire i popoli bisogna capire come affrontano la sessualità (caro Riccardo, avevi capito un milione di cose ma che talento sprecato!) e quindi puntualmente dava sempre una sbirciatina nei sexy shop dei paesi che visitava.
Se si ha l’occasione di visionarne uno in Giappone non si può che rimanere scioccati dai loro disturbi mentali espressi nella sfera sessuale. Non starò ad elencarvi con cosa certi giapponesi riescano ad eccitarsi ma fidatevi del fatto che è roba da pazzi, oltre ogni immaginazione umana. Nasce un bel paradosso se associamo questa perversione alla censura di naturalissimi organi genitali come mamma ci ha fatto.
Questo nasce da una vecchia legge ( i giapponesi sono durissimi a cambiare le cose) che credo derivi dalla medesima mentalità per cui non si usano le parolacce: le cose sgradevoli si cancellano. Per molti giapponesi la visione dei genitali è sgradevole e per loro stessa ammissione preferiscono immaginare. Curiosamente l’ano non è censurato e sfortunatamente anche altre cose a cui esso è collegato e che trova molto spazio nei video sporcaccioni (nel vero senso della parola) giapponesi. Sono persone deformate mentalmente e spesso anche fisicamente (mens sana in corpore sano, no?) rifiutano la normalità in favore della follia o almeno ciò che è follia per tutto il resto del mondo. I giapponesi si sentono speciali ma non si accorgono che la loro diversità è tutt’altro che qualcosa di cui pregiarsi anzi, li rende anormali al resto del mondo mettendoli in uno stato di complesso di inferiorità che partorisce altre deformazioni mentali in un turbine senza fine e in continua ascesa (praticamente da dopo la seconda guerra mondiale).
Moltissime persone hanno le gambe storte e estremamente corte e questo deriva dalla posizione chiamata “seisa” ovvero “postura corretta”, quella classica che li vede seduti in terra sforzando in maniera innaturale le articolazioni. La posizione è scomodissima anche per loro ma poi naturalmente si abituano perché è importantissimo sacrificarsi, giusto dico io ma per cosa? Deformarsi le gambe?
Per il resto le ragazze incrociano volutamente i piedi perché una ragazza che da noi si chiama sciancata per loro è carina. Puntando i piedi all’interno poi non si sviluppano i glutei ed è per questo che molte hanno il culo piatto. Anche i denti storti sono ritenuti carini e quindi non se li aggiustano. A volte vedi delle belle ragazze, anche famose, con un macello in bocca. Come dicevo, deformità mentale = deformità fisica. Naturalmente anche il fatto che mangiassero solo pesce e riso deve aver fatto il suo ruolo, vedi dei vecchi che sono praticamente ripiegati su se stessi e forse anche la loro dentatura ne ha risentito col cambio dell’alimentazione. Anche se adesso mangiano diversamente (comunque molto male) e magari si siedono regolarmente, credo (ma non sono un esperto di evoluzionismo) che queste deformazioni siano entrate nel loro DNA.

Da dove ha origine il rifiuto al contatto umano? Qual è il significato di "Minasan kiwotsukete"?
(Peephee)
Anche il rifiuto del contatto con altre persone a mio parere deriva dalla loro voglia di spingersi oltre la soglia umana, il rifiuto di ciò che è naturale, visto come una debolezza, e il raggiungimento di uno stato elevato. Sei un debole se ti piace fare vacanza, se mostri i tuoi sentimenti, se dici quello che pensi, se dici alla persona amata “ti amo”, se non ti siedi alla giapponese ecc.
Ricordatevi, chi non è giapponese non è degno e gli stranieri non capiscono.

Minasan kiwotsukete (abbiate cura di voi!)
Urakidany

PS: Urakidany ci segnala inoltre l'imperdibile festa tradizionale del Dio Pene (non è una bestemmia). In pratica come la sagra del cinghiale, ma con meno cinghiale e più pene.

Nella foto: il ministro giapponese delle riforme
.

domenica, agosto 24, 2008

Il segno dei tempi

Robe serie da dire ce ne son poche, che siamo tutti in ferie e questo e quello, e il reader mi dà da leggere qualcosa tipo due-trecento post, che sembra che stiamo tutti in ferie e allora i casi sono due, o a casa ci sono rimasti solo quelli che hanno un blog, o quei dieci che ci sono rimasti sono in fase di iperproduzione per sopperire alla carenza di gioia estiva.
Bon.
Ieri torno a casa e controllo commenti e visite, che sono uno sfigato della prima, non posso stare troppe ore senza la connessione, mi cala la palpebra, e scopro che in un giorno ho ricevuto 508 visite, che io di solito, lo posso dire, me ne vergogno ma lo dico, al massimo quando va di culo ce ne ho venti-trenta, e quando arriviamo a quaranta emoziono tantissimo, come quando c'è la finanza che mi suona il campanello di casa e io faccio finta di essere la colf filippina, che tanto mi viene la vocetta acuta dall'isteria e nessuno si accorge che in realtà sono io (fino ad adesso).
Insomma, ciqnuecento (lo scrivo in lettere, che fa più effetto, e pure sbagliato, così si capisce l'emozione) visite, perchè Luigi, siccome è un uomo di grande umorismo ma scarso gusto, ha trovato divertente questo post e l'ha segnalato qui. Ora, cosa sia OkNotizie io in realtà non lo so, però m'ha fatto avere cintueqenco visite in un giorno e questa è veramente cosa buona e giusta, e poi anche se il giorno dopo son tornati ad essere i soliti venti trenta (quasi tutti robot di Google, che tanto lo so che voialtri siete tutti al mare), eh, è stato veramente emozionevole, e ho pure avuto un commento da Dario Salvelli, che, insomma, è tanta roba.
E niente, me la volevo bullare un po'.
Dice, se ti bulli di questo, c'hai davvero poche soddisfazioni te, nella vita.
Dico, le soddisfazioni son quelle che mi vengono dal far le cose con piacere, e farle piacere agli altri.
Dice, si vabbè, ma nella vita vera, non davanti a un computer, te, ce l'hai delle cose che ti puoi bullare?
Dico, si, ma adesso son qui che parlo di questo, e anche le piccole cose posso dar soddisfazione e far piacere, e a me avere un blog, a me, mi dà tante soddisfazioni, che ci son le persone che ci piace, il mio blog.
Dice, si, ma te, quando
Dico, ma c'hai tanto ancora da star qui a romper le scatole a me? No, dico, perchè non vai a giocare un po' a pallone in autostrada?
Dico, son soddisfazioni queste.

mercoledì, agosto 20, 2008

Un giustificato motivo per (parte quattordicesima)

Torno giuto cinque minuti dal freschetto, e ne approfitto per passarvi la dose mensile del più potente allucinogeno in circolazione al momento: i post di Giangi. Ecco quindi una nuova puntata di questa interminabile saga, nella quale il treno si ferma, ma lui no. Io vado a prendere un altro po' di fresco, ci becchiamo tra qualche giorno. Saluti, vostro Heike

Pochi metri, pochi secondi e ci siamo, paradossalmente sembrano essere i più duri. Il treno cincischia, borbotta e arranca tra uno scambio e l'altro degli innumerevoli binari che pettinano la ruggionosa chioma della stazione. Cerco di non perdere l'equilibrio e lascio che il mio corpo morbidamente segua il singhiozzare del treno. Ne domino il ritmo irregolare facendo perno ogni tanto sulle mie fidate valige, sfruttando il loro peso che mai come in questo momento sembra vestire i panni di un caro amico, pronto ad offrirti la sua mano. Così mi stringo a loro lasciando ogni tanto la presa per poi riavvicinarmici. Ne nasce un leggero movimento dipinto probabilmente in qualche affresco del Buonarroti e grattato via per un attimo dalla Cappella Sistina per essere impresso su un ICPlus che finalmente sta per riposarsi. Neanche il ferroso e stridente grido delle rotaie riesce a distrarmi, sono troppo concentrato su questa infinita danza che calamita il mio corpo con le valige. Intarvedo con la coda dell'occhio i passeggeri muoversi in maniera impacciata, disordinata, ostentando una falsa esperienza e sicurezza nell'autogestire il proprio corpo, volti in cui si delineano sorrisi forzati che ad ogni strattone del treno rivelano la loro natura goffa e pesante. Così mi insinuo tra i loro precari movimenti, sfrutto la scia che lascia il loro inconsistente precipitare, filtro armoniosamente con le mie valige in questo divertente disordine e mi porto in pole position davanti alla porta del treno pronto per salpare, pronto per comiciare un altro viaggio.
Bene, ma da che parte si scende? Ecco che il il caro e vecchio dubbio amletico fa breccia tra i miei pensieri. Mi dico, ma non potevi riposare per qualche minuto al bar bistot del treno ? Tanta strada, tanta disinvoltura nell'affrotare impervi tragitti e ora che sta per compiersi il gran finale sembra complicarsi tutto, subentrano incertezze paranoiche riflessioni che appesantiscono l'arrivo.Insieme al treno ho ormai superato ogni ostacolo, sto entrando liscio come l'olio fino al traguardo e non so da che parte posare la mano per afferrarlo Maledizione!, ci vuole una soluzione immediata, provo a dare uno scorcio da entrambi i lati del treno facendo capolino tra la muraglia di schiene che assalgono l'altra porta. Non posso spostarmi, rischierei di perdere il mio primato sulla porta desta, ma dall'altra parte la folla sembra crescere, come se ci fosse un arrivo,non so, più interessante del mio. Un minuto fa libero e armonico, ora tremante e paralizzato, qualcosa non va ,ci vuole della musica. Ecco le cuffie, speriamo di soffocare logiche di pensieri irrazionali con la sequenza di note soffuse. Ottimo!, in soccorso arriva Jimi, vedi di fare qualcosa! Little Wing, perfetto mi sento già meglio. Prendo coraggio dalla mia scelta e da qualche nota di uno degli assoli più replicati e riarrangiati sino ad oggi, mi stringo alle valige e do uno sguardo deciso al pubblico intorno a me, trasmettendo una baldanzosa sicurezza che sembra scrivere un nuovo finale di un interminabile romanzo il cui epilogo un istante prima pareva già essere delineato al primo capitolo. Dalla sinistra cominciano serpeggiare i primi "se", "ma" "forse", un bronzio che non fa altro che appagare la mia sete di colmare il vuoto creatosi all'affacciarsi del solito dubbio paralizzante. Intanto sull'mp3 arrivano i Blur con Tender, mi dico, è la svolta! Come on Come on!
Mi si stampa in volto un sorriso a 360°, alla fine non ho la minima idea di dove scenderò. Sarà proprio la mia porta ad aprirsi? chissa! Magari sarà qualcuno da fuori ad aprirla, magari invece aprirà l'altra
Tanti possibili finali, infinite trame di una ragnatela che fluttuano e brillano sospese in un prato notturno, sperdute, abbandonate a se stesse, non più avvolte da quella disperata esigenza di avere una direzione, ora a dirigerle è pronta un'orchestra di stelle.
Il maestro dà il la, il treno si ferma, è ora di scendere.

giovedì, agosto 14, 2008

Gli stranieri non capiscono - I

Come promesso, ecco la prima corrispondenza dal Giappone, curata interamente dal nostro Urakidany. Salutiamolo tutti con trasporto (nonostante il ferragosto incombente e leferie alla quali tutti - viliacchi - vi siete dedicati). Dalle spiaggie assolate, dai monti innevati, dalle città accaldate, un solo coro accolga Urakidany: BENVENUTO! E ora, ricordatevi tutti che siamo qui pronti ad accogliere tutte le vostre domande, dubbi e curiosità sul Jappone. Chiedete qualunque cosa, a tutto sarà dato risposta. Ed ora, mi pregio di presentrarvi, in tutta la sua magnificienza, Urakidany in Gli stranieri non capiscono.

Sabato sono andato a vedere Batman, lo avevo visto in italiano ma sono tornato volentieri a vederlo con mia moglie in lingua originale in un cinema di Shibuya, un quartiere moderno pieno di giovani stravaganti. I film al cinema in Giappone sono tutti in lingua originale, di per se è una bella cosa, se non fosse che i giapponesi lo fanno solo per immergersi in un’atmosfera internazionale che il suono di certe lingue straniere, come soprattutto l’inglese, riesce a trasmetter loro. In questo paese sono ossessionati dalle lingue, ne studiano duemila ma alla fine non parlano bene neanche la loro che posso garantire essere una lingua semplicissima e piatta come quasi tutte le lingue dell’estremo oriente. Credo che la chiave della stupidità dei giapponesi sia racchiusa proprio nella lingua. Non si sono mai sviluppati pensieri filosofici complessi proprio perché mancano gli strumenti. Mancano le parole ma soprattutto manca la grammatica. Non ci sono articoli, pronomi, coniugazione verbale, singolare e plurale, maschile e femminile, nei verbi esiste solo il tempo presente e passato…..niente futuro, imperfetto ecc. e soprattutto non esistono le parolacce. Molti dei mie studenti si accaniscono su questo punto ma non riescono a capire che “cacca” o “ scemo” non sono delle parolacce. Non riesco a leggere completamente i sottotitoli ma spesso neanche ci provo per la tristezza che ne deriva. Un discorso complesso, fantasioso o semplicemente buffo si appiattisce e spesso ricorrono all’uso di parole inglesi (storpiatissime) come “kiss” o “sex” non presenti nella loro lingua (non esiste l’espressione “fare l’amore”). Un giorno devo farmi forza e noleggiare Pulp fiction per godermi la mitica versione giapponese. Tornando al cinema, vorrei sfatare l’immagine che di solito le persone hanno di Tokyo. Tokyo non è la metropoli che i più credono, anzi spesso alcuni scorci di città ricordano degli accampamenti nomadi (dicesi anche zingani) e non credo affatto che sia la terza città più vivibile del mondo come ultimamente diceva qualcuno su internet. Immagino che questi tipi ci abbiamo passato al massimo un paio di giorni ma non ovviamente un fine settimana. Si sarebbero accorti in tal caso che i treni non sono solo puntuali ma anche pieni di ubriaconi che hanno lo strano vizio di vomitare un po’ dove capita e su chi capita a tante altre belle cose che scopriremo in futuro. Mamma mia sto divagando come al solito ma sono così tante le cose da dire e tre anni di sofferenze rischiano di esplodere in un post delirante. Dicevo che Tokyo non è tutta questa grande metropoli visto che alla prima di Batman, nel centro che più centro non si può di Tokyo sono andato a finire in un cinema grande quanto la sala di un circolo ARCI con naturale e conseguente delusione….voi che sognate Tokyo ed io che sogno il VISPATHE’. Non parliamo poi del sistema! Allora, il biglietto è carissimo, 1800 yen circa (fate il conto voi per favore) ma si può comprare una riduzione del biglietto in negozi di solito molto vicini al cinema stesso. Trattasi di vero contorsionismo mentale. Perché complicarsi la vita per questa riduzione così facile da avere e non abbassare direttamente il prezzo? Poi appena comprata la riduzione dobbiamo andare al cinema per cambiarla con il biglietto vero e proprio e mettersi in fila (ebbene sì, ai giapponesi piace molto fare la fila) per aspettare che chiamino il nostro numero, dopodiché possiamo entrare per cercare di rimediare il posto migliore. Ma dico, non potrebbero assegnarti il posto subito come fanno nei multisala normali?! Arrivati dentro la sala comincia la lotta per trovare due posti, che sia il treno o il cinema è quasi impossibile trovare due posti accanto in quanto i giapponesi rifiutano il contatto con gli altri esseri umani e si siedono sempre alternando un posto vuoto e uno occupato come una scacchiera. Per non parlare poi delle principesse che mettono accanto a loro la preziosa borsa firmata come fosse una persona e non lo fanno per tenere occupato il posto a qualcuno. Sono quasi sempre soli, vanno al ristorante e al cinema da soli e si stupiscono che noi italiani di solito facciamo queste cose in compagnia. Insomma dopo aver fatto spostare le varie borse per potermi sedere accanto a mia moglie finalmente il film inizia…..e la principessa seduta accanto a noi cambia posto perché non regge lo stress di avere accanto una persona…anzi……un GAIJIN!

Minasan kiwotsukete
Urakidany

Nella foto: un ridente angolo di Tokio. Altre foto, sempre a cura di Urakidany, qui.

mercoledì, agosto 13, 2008

Non ho vizi minori

Mi ero ripromesso di parlare di Cerebus più avanti, quando avessi finito leggerlo, ma al solito non so mantenere le promesse, nemmeno, o forse soprattutto, se le faccio a me.
Il fatto è che ormai avevo deciso metterla da parte, la rubrica sui fumetti e su come hanno cambiato il mio modo di vedere il mondo (no, non cambiato, sbaglio, dovrei dire formato, non esiste un tempo rispetto al quale "prima" non leggevo fumetti e poi "dopo" si. Io i fumetti li ho sempre letti, anche quando leggere, infante, non sapevo. Guardavo le figure, perchè ero ignorante, ma curioso, volevo sapere tutto).
Pensavo di smettere, alla zitta, così di nascosto, perchè un po' si, il tempo, gli impegni, non posso scrivere il blog, ho da fare, lavoro, come fare?, ma in realtà non è quello il problema, è la coscienza critica, la consapevolezza che non sono infinite le cose da dire, ad un certo punto vedrai basta, e se continuo divento noioso perchè ripeto il già detto.
Mm.
Non l'avevo già detto, questo?
Ma andiamo, tanto lo so come va a finire, me la tiro per fare scena e sentirmi dire "ma no, ma che dici, non cose interessanti, dimmi dimmi" e lo sapete anche voi, che è quello che voglio sentirmi dire, e allora forza, saltiamo i preliminari e veniamo al dunque, che mi è tornata voglia di scrivere e cose da dire ce ne sono uno stonfo innumerevoli.
...
A me, da sempre, genitori, scuola, libri, mondo tutto, hanno sempre insegnato la moderazione, la prudenza, il non eccedere con le cose, siano esse buone o brutte. Sarà per questo che sono uno di quei pallosini che le droghe, leggere o pesanti, no, e che le volte che ho bevuto troppo poi il mal di testa era peggio, ma tanto peggio della simpatica ebrezza dell'alcool.
Non so eccedere, mi limito ad un sano distacco, mi entusiasmo al massimo per le grandi imprese eroiche, ma poi neanche tanto, chi se ne frega in fondo.
Son fatto così.
...
Dave Sim inizia a scrivere e disegnare Cerebus a metà degli anni '70, e lancia l'idea dell'autoproduzione, svincolandosi dal mortale abbraccio autore-editore (mortale per l'autore, in genere). Ora, se a qualcuno interessano i dettagli della sua affascinante biografia, li potete trovate qui, a me interessa altro, il (qui avevo scritto un pezzo di critica piuttosto lungo, ma era davvero noioso, e non era quello che intendevo dire, quindi l'ho cancellato. Lascio solo l'ultima parola, và) lettori.
Sotto effetto di LSD, Sim decide di portare avanti la sua storia fino al numero 300. Poi l'effetto dell'acido passa, ma l'idea rimane nella sua testa. E più o meno per 28 anni, ogni mese, pubblica un numero di Cerebus.
Passano gli anni, e oggi Sim, come potete leggere praticamente ovunque, è diventato un integralista religioso misantropo e profondamente misogino. Leggo i suoi fumetti, e non trovo traccia di questa deriva verso la follia, ma sono ai primi numeri, dopo chissà che succede.
Lorenzo, che mi ha prestato i volumi di Cerebus (grazie, Lorenzo), dice che Dave Sim è la dimostrazione pratica di come il grande talento possa condurre alla follia, di come la mente umana non possa tollerare troppo a lungo la fiamma divina, prima di bruciarsi. Elle, più prosaicamente, dice che a Sim, a bruciargli il cervello è stato l'LSD, .
Io non lo so, sto zitto, e mi leggo i miei fumetti (rigorosamente in inglese, perchè Sim vieta la traduzione in qualsiasi lingua. Ora, devo essere sincero, per me non è facilissimo, ho bisogno del dizionario per capire tutto, ma leggere i fumetti è più facile che leggere libri, anche per le bestie come me. Se non capisco qualcosa allora guardo le figure, sono ignorante, ma curioso, voglio sapere tutto).
Non so chi (potrei dire Oscar Wilde, tanto gli aforismi son tutti suoi) diceva che "le strade dell'eccesso portano al palazzo della saggezza". Da ragazzo mi sembrava una filosofia affascinante e meravigliosa, perchè prometteva di ricevere un giorno un'epifania che squarciasse il velo del mistero.
Adesso invece penso sia una cagata, perchè il sentiero continua, dopo il palazzo della saggezza, e ti porta nel bosco dei lupi.
E io ho paura dei lupi.
Anche se c'è Cerebus, con me.

PS: termino questo pippone autoreferenziale con tre notazioni:
1 - di nuovo, grazie Lorenzo.
2 - per evitare che Giangi si preoccupi, il suo post l'ho ricevuto ed è pronto, ma lo pubblico la prossima settimana.
3 - ATTENZIONE! Domani inizia la nuova rubrica sul Giappone! Urakidany aspetta tutte le vostre domande e curiosità su quella nazione di finzione narrativa che è il Sol Levante. Scrivete e domandate tutto quello che volete sapere sul Jap e i Japs a blogottuso@gmail.com, o qui nei commenti dei post, ed avrete risposta! A domani!
4 - Mi sono accorto di non averlo detto, ma Cerebus è probabilmente (lo stabilirò quando lo finisco) il miglior fumetto che abbia mai letto.
5 - Si, avevo detto tre notazioni, ma perdo sempre il conto, lo sapete.

Nell'immagine: Cerebus, the Aadvark

sabato, agosto 09, 2008

Teoria e pratica della citazione

Ah! Grazie alla ricerca scientifica e all'inesausta volontà umana di progredire a discapito delle idee reazionarie di certi che vorrebbero riportare indietro di secoli la lancetta del tempo (papa Ratzinger, Zichichi, Sandra Mondaini, ED!, la società della Terra Piatta,i), ebbene, nonostante la loro inesauribile lotta, la ricerca scientifica di cui sopra ha creato il Nimesulide, e ora mi è passato il mal di denti. Viva la ricerca scientifica. Ora basta che inventano una cosa che mi fa passare il mal di lavoro e sono a posto, posso superare indenne i secoli.
Ma non è per questo che son qui davanti al computer a quest'ora una sera d'agosto, che se fossi un po' più furbo potrei fare cose più sane e dilettevoli (dormire). No, son qui per annunciare che a breve (ma non posso essere più preciso perchè sennò poi magari sbaglio e faccio una figura di merda che metà basta), a breve dicevo (che poi, voglio dire, figura di merda, con chi la faccio questa figura di merda, con voi? Ah ah ah, ma per piacere), a breve (senza offesa gente, è che pensare che ci sia ancora qualcuno che nutre delle aspettative realistiche su quello che faccio, annuncio e dico mi fa scompisciare, ah ah ah).
Beh?
No, dico.
Cosa?
Posso continuare?
In che senso?
Posso continuare o devo fare ancora il simpatico a lungo?
Ho qualche problema? Ehi amico, dico a me?
Si, dico proprio a me. Posso continuare a raccontare quello che stavo dicendo o devo ancora fare qualche altra insensata interruzione?
Prego.
Grazie. Allora, stavo dicendo...
Che permalosino.
EBBASTA!
...
Allora, stavo dicendo che a breve, con tutti i distinguo del caso, partirà una nuova rubrica nella quale confido molto. Dal lontano Jappone, Urakidany ha deciso di renderci partecipi delle difficoltà, sofferenze e mostruose atrocità che concernono la vita di un italiano emigrato nella terra del Sol Levante. Non perdetevi assolutamente questa nuova avventura, o verrò a cercarvi a casa uno per uno.
Ma non finisce qui: ispirardoci al sommo Bordone, abbiamo deciso di avviare una specie di Jappone for dummies: avete curiosità, domande, dubbi sul Giappone o sui giapponesi? Volete conoscere il modo giusto per fare il sushi, volete imparare le regole del sumo, intendete scoprire cosa i giappi pensano di Mastella? Urakidany risponderà, nei limiti della sua onniscenza, a tutte le domande che invierete a blogottuso@gmail.com o che lascerete nei commenti, eventualmente. Non perdete l'occasione di ridurre la vostra abissale ignoranza sulle cose del mondo, domandate, e vi sarà aperto (o qualcosa di simile)!

Nell'immagine: Osamu tezuka, sempre sia lodato

mercoledì, agosto 06, 2008

Festina lente

La Sicilia, e Palermo in particolare, vista con gli occhi di un ottenebrato mentale (me):
- Minchia, i carretti siciliani! Elle Elle i carretti siciliani!! Corri, guarda! Dammi la macchina fotografica, ce l'hai nella borsa, devo fare la foto ai carretti siciliani! Minchia, i carretti siciliani!
- Minchia, la granita! Ammé ammé, mi fa una granita al limone? Eh? Che bambino? Questo qui? Ma no, c'ero prima io! Sissì, c'ero prima io! Non è vero! Voglio la granita al limone! La voglioh! Oh, grazie.
- Minchia, bellissimo il Teatro Massimo. Davvero. Posso avere un'altra granita adesso?
- Il problema di Palemmo è il tciaffìgo. Ah ah. No, sul serio.
- Vorremmo visitare il duomo di Monreale, che si trova a circa 10 km dal capoluogo siciliano, ma non abbiamo la macchina e non intendiamo affrontare 10 km di deserto a piedi sotto il sole. Come possiamo fare? Ah, bene, c'è l'autobus. E ogni quanto passa? Ah, ogni ora? Vabbè, accettabile. E tra quanto passa il prossimo? Due ore? Interessante.
- "Elle, perchè stai fissando la tv della camera d'albergo con tale intensità?" "Mi aspettavo di vedere programmi in lingua straniera. Mi sento defraudata".
- Minchia che caldo.
- E così questo è il celebre mercato all'aperto di Ballarò, eh? Mah, mi aspettavo cose più esotiche di...guarda, teste di pescespada! Eh, qui i poponi li chiamano melloni! Cosa sono queste cose enormi? Azz...fichi d'India? Però... e là che c'è? (due estenuanti - per Elle - ore dopo)... Guarda! Questo tizio vende motori di frigorifero rotti! Incredibile...e, e quello! Guarda! Autoradio con i fili attaccati! Impianti stereo professionali! Sub-woofer e mixer multitraccia! Non ci credo! L'intera collezione de I Quindici! Questo posto è bellissimo!...Elle? Sei viva?
- "Andiamo a vedere l'orto botanico?" "E' lontano?" "No" "Ok".
- "Andiamo a vedere la chiesa di San cataldo?" "E' lontano?" "No" "Sei sicuro che non è lontano?" "Si" "Andiamo".
- "Andiamo a ved" "NO".
- Il treno da Punta Raisi a Palermo attraversa la campagnia più riarsa dell'emisfero (uno qualunque a scelta), con edifici multipiano ispirati alla scuola architettonica di Beirut, detta anche "della facciata crollata".
- Mi scusi signorina, è possibile imbarcare un polpo vivo? E se lo porto come bagaglio a mano?
- Abbiamo scoperto come la mafia uccide: altro che lupara, ti fa mangiare tre arancini di fila. Nessuno può farcela e sopravvivere per raccontarlo.
- Caldo gente, caldo.
- Tanto caldo.

Un saluto e un grande abbraccio a chi ci ha voluto bene, ospitati, serviti e riveriti nella bella, ma bella davvero, Palermo, e un grazie sincero al portiere di notte del nostro albergo, che con la sua allegria, simpatia, vitalità ed esuberanza, ci ha aiutato a sopportare gli ingrati scherzi del destino. Si, grazie tante, grazie, grazie, grazie, amico Crisantemo.

Nella foto: un passante, però seduto.

domenica, agosto 03, 2008

Parlami, oracolo

Amici, proseguiamo insieme lungo la strada dell'immortalità con il consueto post che ormai fanno tutti i blog che si rispettino, compreso quello di Pierluigi Diaco, e cioè il post sulle CHIAVI DI RICERCA!!
(lo so che sono tante, e leggerle tutte fa fatica, ma, davvero, ho cercato di ridurre la lista il più possibile, solo che ogni volta che ne eliminavo uno mi sembrava di stare strappandomi via un pezzo di cuore. Non sono riuscito ad andare oltre. Amateli, come io li ho amati).

Il mondo dei blogger
- blog contro gli stranieri
- blog fighi da copiare
- blog presente la sensazione
- cm mettere la scritta ganza in tutto il blog
- come posso mettere il blog in modo che ci si clicchi sopra
- questa parte della mia vita si chiama infelicità, litigi, blog
- ti aspetto tutte le sere ma tu fai sempre tardi blog
- che cazzo sono i feed

Il mondo di Quark
- In che anno fu inventato il calendario avati cristo o dopo?
- animale simile a un panda ma dai movimenti tipicamente lentissimi
- come pulire il cavallo bianco quando si sporca
- cavallo sentimentale
- orso noioso

Il mondo delle ASL

- emorroidi silenziose
- eroristeria for non erections
- formicolio braccio e bocca sinistra
- mp3 spento dal sudore
- urinoterapia per curare i brufoli
- oggi mi si è rotto un dente e sono all'ottavo mese di gravidanza c'è pericolo
- ti manca la mano sinistra
- sto scoreggiando come un forsennato
- trapianto di cervello d-i chi sarà la memoria del ricevente o del donatore

Il mondo di Paola
- Paola Barale cannottiera
- Paola Barale club
- Paola Barale culo
- Paola Barale e il negro
- Paola Barale e la cocaina
- Paola Barale e pipì addosso
- Paola Barale occhiali da vista
- Paola Barale foto dei suoi viaggi
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Le grandi domande

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Droga: parliamone
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Sesso senza amore

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- vorrei far scopare mia suocera da un cavallo

E questo è il bello e meraviglioso mondo dei miei lettori.
Vorrei concludere con la mia Top Ten personale, la Dance Floor Chart delle chiavi di ricerca più belle degli ultimi mesi, i dieci meravigliosi pazzi che hanno conquistato il mio cuore, in ordine crescente di bellezza:
10 - come evitare di essere assaltati in brasile
9 (a pari merito):
- gli spazzini non raccolgono la merda dei cani
- spia macchina accesa triangolo punto esclamativo (ndH: è il freno a mano)
8 - storia inventata in francese mentre dormivo ho sentito squillare
7 - bruno vespa pastasciutta colazione
6 - film bellissimo minchia papa
5 - incollare le orecchie a sventola
4 - pissing pipì addosso cessione iva lesbiche shemale
3 - i carabinieri mi perseguitano
2 - negroni sboroni con denti da megatron
and...
1 - se qui scrivo heike e poi una chiave di ricerca stupida poi mi scrive sul blog

martedì, luglio 29, 2008

Finchè il mondo non sarà cambiato.

Ora, è martedì pomeriggio e dovrei lavorare, ci sono un sacco di cose da fare, il tempo passa, corre, scadenze, urgenze, prestoprestopresto.
Ma le giornate son così belle, che non vale la pena sprecarle.
Presto, comunque, il resoconto dell'excursus palermitano, appena riesco a reintegrare i liquidi perduti in quella terra dimenticata da Dio e dalle nuvole.
Intanto però, ne approfitto per lasciare una traccia, 'che ieri, verso le 20.00, è nato un amico mio, che pesa quasi tre chili e si chiama Giovanni. Quando sarà grande, e l'umanità si estenderà tra i soli, potrò sempre vantarmi di conoscerlo.
A lui, e a quei due che l'hanno fatto.

giovedì, luglio 24, 2008

Deuce

Ora, siccome sono un pacifista (anche se non sembra, e anche se ogni anno devolgo il cinque per mille alla Federazione Italiana Cecchini e Assassini - che ci volete fare, mi piace il loro viso sbarazzino), ecco, dicevo, siccome sono un pacifista lascio stare Giangi e Artemisia che si bulleggiano alle mie spalle nei commenti al post precedente, 'sti simpaticoni (che tanto prima o poi vi trovo tutt'eddue...), lascio stare e parlo d'altro, che se ne sentiva il bisogno, scrivo praticamente con la stessa frequenza del...del...niente, non mi viene la battuta.
Scrivo poco, comunque.
Con poca frequenza.
Senza grande assiduità.
Sarà il caldo.
O forse lavoro troppo.
Magari non c'ho più nulla da dire.
Bòn, va bene lo stesso.
A proposito (non c'entra nulla, in realtà, ma ho sempre sognato di utilizzare "a proposito" a sproposito): se c'è una cosa che odio più di tutte è quando stai per mangiare una pescanoce, la tagli e paf!, si apre in due metà perfette e il nocciolo è esattamente diviso tra le due metà, con il seme (la mandorla, si dovrebbe dire) esposto in bella vista, piccolo, triste, moscio e squallido (ed ecco che qualcuno fa la risatina e crede di aver colto una sottile allusione metaforica. No. Sei un pervertito. Vergognati. Ed anche tu. Chiunque voi siate).
Che poi a me la pescanoce piace bella dura, crocchiona, che la mastichi e fa scroc scroc sotto i denti, dolce ma un pochino asprina, all'apice della prematurazione, mica quando sono mollaccione e se la mordi cola tutto il sugo, io c'ho la barba, non vi potete immaginare che schifo, sugo di pesca sulla barba, i moscerini mi seguono per settimane.
E insomma, la pescanoce dura dura, la tagli, si spacca a metà e poi è un casino riuscire a togliere il nocciolo, se la pescanoce è dura è un lavoro di fino, ma deve rimanere tutto intere, porca miseria, se si apre è un dramma, puoi stare lì a fare forza con la punta del coltello, è una battaglia, magari ne stacchi un pezzo, ma invariabilmente la punta della lama ti si conficca nel pollice, allora cerchi di staccarla con le mani, la polpa soggiace alla forza bruta, si spreme, ti finisce uno schizzetto nell'occhio, non ci vedi più, brucia! brucia! corri a lavarti la faccia, torni e vedi che è caduto tutto in terra.
Meglio le albicocche.
Meglio.

PS: Domani inizia il mio tour promozionale in giro per l'Italia (eh?). Sarò a Palermo fino a lunedì, i fans che mi volessero salutare mi potranno riconoscere facilmente: sono quello con la nuvola di moscerini sulla barba.